venerdì 14 settembre 2012

Il tempio degli Otaku #74 "Le bizzarre avventure di JoJo: Phantom Blood"


A cura di Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad una nuova puntata de “Il tempio degli Otaku”. Non si incontrano molte saghe – ad eccezione degli archi narrativi degli shonen – nei manga: in genere, per un autore nipponico, se una storia finisce finisce, punto e basta. Le saghe familiari, poi, sono davvero una mosca bianca.
Indovinate di che parliamo oggi? Esatto, proprio di questo... anzi, per essere più precisi, riprendiamo il discorso da dove l'avevamo lasciato. Vi ricordate la recensione di “Le bizzarre avventure di JoJo: PhantomBlood”, pubblicata due mesi fa? Questa settimana i riflettori si spostano sul primo dei suoi numerosi sequel. Fate un caloroso benvenuto, perciò, a “Le bizzarre avventure di JoJo: Battle Tendency” di Hirohiko Araki. Buona lettura!

Siamo nel 1938. Dopo la tristissima fine – leggere per credere – del protagonista della prima saga, Jonathan, la vita è andata comunque avanti. Il suo migliore amico, Speedwagon, ha fatto inaspettatamente fortuna, utilizzando i soldi guadagnati – una volta tanto onestamente - per fare ricerche sulla Maschera di Pietra. A queste si deve la scoperta che i creatori della Maschera, gli Uomini del Pilastro, si stanno risvegliando dopo un riposo millenario. Esseri mutaforma e di grande intelligenza, hanno tutte le intenzioni di riprendersi il mondo che avevano lasciato.  Per farlo hanno bisogno della Pietra Rossa dell'Asia, che può renderli invulnerabili all'unica arma che può davvero funzionare contro di loro: le Onde Concentriche.
A differenza del padre George, anch'egli morto in circostanze misteriose, il diciottenne Joseph, come suo nonno prima di lui, è in grado di sfruttare questo potere. Il ragazzo si mette dunque in viaggio alla ricerca degli Uomini del Pilastro, accompagnato dal bizzarro Caeser Antonio Zeppeli e dalla misteriosa mentore Lisa Lisa.

L'impalcatura della trama di “...Battle Tendency” è più o meno simile a quella di “...Phantom Blood”, così come alcuni vizi in sede di sceneggiatura come il fatto che la storia è stata evidentemente sviluppata man mano che veniva serializzata e l'uso/abuso dell'inforigurgito. Tuttavia, lungi dall'essere una sua mera copia, ha in sé diverse innovazioni. Tanto per cominciare la narrazione è senza dubbio più fluida: le didascalie inutili sono nettamente diminuite e la trama più comprensibile. Finalmente Araki ha capito l'importanza di fare degli schemi chiarificatori per i poveri lettori!
Un altro sintomo di tutto questo è l'ambientazione, più curata e variegata: sono diversi, infatti, i luoghi che Joseph visiterà durante la storia, alcuni anche in Italia, paese a cui l'autore è piuttosto affezionato e dove ambienterà anche “Vento Aureo”, la quinta parte della saga. A dire la verità, l'espediente verrà sfruttato al massimo delle sue potenzialità soltanto in seguito, ma il tentativo è comunque apprezzabile.
In ogni caso, al pubblico dell'epoca come probabilmente a quello di oggi, queste migliorie saranno interessate fino ad un certo punto, perché il fulcro della serie sono i combattimenti: e qui sì, che avrà trovato pane per i suoi denti. Le prime differenze si riscontrano già nell'allenamento: non dovendo tornare a spiegare i principi delle Onde Concentriche Araki si concentra di più sul loro utilizzo concreto, rendendo il tutto più scorrevole e piacevole da leggere.
Gli scontri effettivi, poi, sono più fantasiosi – verso la fine abbiamo pure una corsa delle bighe stile Ben-Hur... Non sono soltanto una sequenza di colpi a caso, in cui vince il più forte. Man mano che la storia procede, ha un ruolo sempre più importante l'astuzia: le Onde contano, ovviamente, ma la loro efficacia varia a seconda di come e perché vengano utilizzate. A dir la verità spesso i piani di Joseph sono l'uno più intricato ed assurdo dell'altro, a tal punto che deve intervenire il narratore onnisciente a spiegare il trucco al lettore – anche se in alcuni casi ciò contribuisce a confondergli ancora di più le idee.
A proposito di Joseph, è sicuramente lui il maggiore elemento di rottura tra “...Phantom Blood” e “...Battle Tendency”. Lui e Jonathan, infatti, sono totalmente differenti: quanto quest'ultimo è mite e è talmente sprovveduto da risultare quasi ingenuo, l'altro è sanguigno, determinatissimo a sconfiggere gli avversari e molto più consapevole del suo potenziale.
La sceneggiatura si adatta prontamente a questo “cambio della guardia” aumentando le scene comiche. Jonathan non avrebbe mai avuto il coraggio – e la sfacciataggine, visto il fisico decisamente massiccio – di vestirsi da donna. Non avrebbe mai avuto il coraggio di irridere l'avversario né la presunzione di conoscere in anticipo le sue mosse. Joseph, invece fa tutto questo e anche di più. L'esperimento darà ottimi risultati, ed anzi diventerà una delle caratteristiche più note ed amate della saga.
E' indubbio che Joseph ha diversi difetti: ed essendo il protagonista, c'era il rischio che passassero per pregi, diventando così un modello di dubbio gusto per i lettori. Ed infatti è proprio così che... Dai, non guardatemi così, scherzavo. Dovreste conoscermi, ormai, e sapere che stavo per scrivere una frase come “Ma così non succede...” e simili. Nessun personaggio sopporta i suoi eccessi, ed ogni occasione è buona per rinfacciarglielo – a ragione.
Come in ogni shonen che si rispetti, naturalmente Joseph con il passare del tempo imparerà a smussare gli angoli più spigolosi del suo carattere. Non ci riuscirà del tutto, nemmeno alla fine, ma abbastanza perché la sua evoluzione risulti soddisfacente. Spesso, però, chi giocherà un ruolo fondamentale in questi cambiamenti non saranno i suoi alleati, bensì i suoi nemici. Joseph apprenderà dal nazista Stroheim, ad esempio, la forza di non arrendersi mai se si ha un obiettivo ben preciso, nemmeno quando tutto sembra perduto; dall'Uomo del Pilastro Whamm, invece, l'accettare con dignità il proprio destino, anche se infausto. Non che gli altri personaggi non ci mettano del loro, vedi il rapporto con Caesar, partito con una rivalità piuttosto radicata per poi diventare stima, ed infine amicizia. Il processo non è durato una manciata di pagine, ma volumi interi, che sono serviti ai due per approfondire la loro conoscenza e capire che forse erano più simili di quello che volevano credere.
Siamo quindi di fronte a un ottimo protagonista, realistico sia nei pregi che soprattutto nei difetti, a cui è facile affezionarsi. Gli altri personaggi sono tratteggiati con meno cura, anche se non mancano le eccezioni come Eisidisi ed i sopraccitati Caesar e Stroheim. Per altri invece si poteva fare molto di più, come il “Big Bad” Cars o, per i buoni, Lisa Lisa. Su quest'ultima, i tentativi di Araki per migliorare le cose non fanno altro che peggiorarle, visto che la backstory datale all'ultimo secondo è forzata e non fa altro che alimentare incongruenze narrative. Ma nessuno è perfetto...

...Nemmeno lo stile di disegno, anzi. Rispetto a “...Phantom Blood” ci sono pochi miglioramenti: le solite inquadrature caotiche, le solite proporzioni inaccurate, i soliti personaggi che non solo si assomigliano un po' tutti – Lisa Lisa sembra anche lei un uomo... - ma hanno capigliature e scelte di vestiario davvero opinabili. Ma anche questo fa parte de “Le bizzarre avventure di JoJo”. Prendere o lasciare.

...E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per aver condiviso la tua opinione!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...