A cura di OracoloDiDelfi
La parola poetica è una parola magica.
Evocatrice e misteriosa, mistica e profetica come un oracolo, essa si rivolge direttamente al cuore degli uomini che sono pronti ad ascoltarla, attenti e silenti, come in attesa di una fulminea rivelazione sul senso delle cose e dell’essere.
Oggi la sentiremo parlare dell’Amicizia attraverso i versi di Kahlil Gibran, autore, nel 1923, di un volume composto da 26 saggi poetici e intitolato “Il profeta”.
“Il profeta” è un poema strutturato a domande e risposte, nel quale vengono affrontate tematiche fondamentali dell’essere umano:
In un tempo tanto lontano quanto la luna e in un luogo prossimo all’Oriente più estremo, un uomo decise di separarsi dal suo popolo per moltissimi anni, deciso a riflettere senza sosta sulla vita umana e sull’essenza dell’uomo.Oggi è tornato nel suo villaggio d’origine, ed è conosciuto semplicemente come “Profeta”; nessuno, neanche tra i più anziani, ne ricorda il nome di battesimo, Almustafa, che significa “Colui che è bene amato”.
Quest’antico nome è caduto in disuso in seguito al ritorno al suo viaggio: dopo il lungo periodo di riflessione, l’asceta ha rimesso piede nella propria terra, deciso a rivelare, grazie ai propri versi, una verità raggiunta attraverso molti anni di profonda meditazione; egli risponderà alle domande della sua gente, avida di sapere e conoscere il vero, condensando nella propria poesia una visione del mondo e dell’uomo ricca di misticismo filosofico e religiosità eclettica, toccando le tematiche più tragiche e delicate della natura umana, come l’Amore, la Morte, il Castigo, la Colpa e il Matrimonio.
Nella cornice quasi evangelica in cui agisce, il Profeta instaura direttamente un dialogo con il suo pubblico, e indirettamente un colloquio con il lettore, che si sente attivamente coinvolto nell’attività retorica e rivelatrice del protagonista: in questo affascinante intreccio dialogico la parola poetica di Almustafa si configura come suprema portatrice di verità, assumendo un tono pedagogico e confidenziale che cattura fin da subito l’attenzione di chi legge.
Alla richiesta tanto ingenua quanto profonda di un giovane, ( “Maestro, parlaci dell’Amicizia” ), il Profeta ha risposto con queste parole:
“Il vostro amico è i vostri bisogni esauditi.
È il vostro campo, che seminate con amore e che mietete con gratitudine.
Egli è la vostra mensa e l'angolino accanto al fuoco.
Perché vi recate da lui con la fame, e lo cercate per avere pace.
Se il vostro amico vi apre la mente, non temete il "no" nella vostra, né trattenete il vostro "sì".
E se lo vedrete silenzioso, il vostro cuore non cessi d'ascoltare il suo cuore;
Perché senza parlare, nell'amicizia, tutti i pensieri, tutti i desideri,
tutte le aspettazioni, nascono e sono condivisi con una gioia priva di clamori.
Non vi attristate, quando vi dividete dall'amico;
Perché le cose che amate di più in lui saranno più evidenti durante l'assenza,
come la montagna a chi sale, che è più nitida dal piano.
E non vi sia altro scopo nell'amicizia che l'approfondimento dello spirito.
Perché l'amore che non cerca unicamente lo schiudersi del proprio mistero,
non è amore, ma una rete che pesca soltanto cose inutili.
La parte migliore di voi sia per l'amico.
Se egli deve conoscere il deflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso.
Perché cos'è il vostro amico, se andate in cerca di lui per uccidere il tempo?
Cercatelo invece avendo tempo da vivere.
Perch'egli è lì per servire al vostro bisogno, non per riempire il vostro vuoto.
E nella soavità dell'amicizia fate che abbondino risa, e piaceri condivisi.
Perché è nella rugiada delle piccole cose che il cuore trova il suo mattino e si ristora.”
Il messaggio di questo testo è universale: parla a tutti gli uomini, perché ogni uomo ha avuto almeno un amico, così come ogni
uomo ha conosciuto il mistero del legame che lo lega ad un altro, la complicità di un gesto fraterno, la meraviglia di due cuori che battono all’unisono o la magia di due sguardi diversi rivolti allo stesso orizzonte.
Il Profeta ci fa conoscere l’emozione di questi momenti attraverso il ritmo dei suoi versi, e ci invita ad accogliere lo spirito rivelatore della propria poesia per vivere più autenticamente il profondo lirismo di questi attimi tanto preziosi.
Kahlil Gibran è un poeta e pittore libanese che ben rappresenta il punto d’incontro tra lingua araba e cultura cristiana.
Nasce nel 1883 a Bisharri, cittadina del Libano settentrionale, e riceve fin dall’infanzia un’educazione religiosa ben precisa grazie agli insegnamenti della famiglia cristiano maronita da cui proviene; mostrando un precoce talento letterario e intellettuale, si trasferisce a Boston per completare gli studi, ma è costretto a far ritorno anzi tempo nella sua terra d’origine a causa della malattia della madre.
Dopo un attento confronto filologico con le Sacre Scritture cristiane e un fine approfondimento della lingua araba, asseconda la sua passione per le arti figurative e decide di spostarsi a Parigi per studiare pittura: rimarrà nella capitale francese dal 1908 al 1910, assistendo all’ondata rinnovamento culturale in Europa che vedeva Parigi come principale epicentro.
In questi anni compone in arabo “Spiriti Ribelli”, un’opera dai toni aspri ma nostalgici sulla lontana società libanese; trascorre il resto della sua vita a New York, dove da un lato prosegue lo studio della lingua araba, e dall’altro pubblica prima due opere in inglese ( “Il folle” e “il precursore”), e infine il suo famosissimo capolavoro “Il Profeta”, a cui fa seguire anche “Il giardino del Profeta”, riscuotendo ulteriore successo sia dalla critica sia dal pubblico dei lettori.
Nel 1926 conclude il proprio percorso letterario con la struggente raccolta di poesia intitolata “Sabbia e schiuma”, da cui è tratto uno dei suoi versi più famosi, considerato un il manifesto della sua poetica:
“Half of what I say is meaningless, but I say it so that the other half may reach you”
Muore a New York nel 1931, dopo essersi ammalato di tubercolosi e cirrosi epatica, lasciando ai posteri la preziosissima eredità della sua poesia immortale.
Gran bell'articolo, complimenti :)
RispondiEliminaBellissimo articolo, poi "Il Profeta" di Gibran è uno dei miei testi preferiti :)
RispondiEliminaLe parole di Gibran sono davvero magiche :)
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