mercoledì 11 maggio 2011

Recensione Break.Ossa rotte

Break - Ossa rotte

(Leggi trama e info qui)

Voto: 


Ci sono realtà che sembrano esistere soltanto nei libri, e talvolta nemmeno lì. Si parla di adolescenti con disagi sociali e psicologici, ma non si conoscono veramente. Non si sa chi siano, o quale sia la loro storia. Un libro non può cambiare le cose, ma può aiutare a comprendere.
Questa è la storia di Jonah, che ogni tanto –diciamo sempre- pomicia con Charlotte, che adora suo fratello minore Jesse e ama stare con gli amici. E che, in particolare, suole rompersi qualche osso cadendo dallo skate. La maggior parte delle volte lo fa passare per un incidente, ma dopo 17 ossa rotte la scusa della fatalità non regge più.
Filmato dall’amica Naomi che lo incoraggia entusiasticamente –vede in lui una sorta di superuomo, una ribellione alla società-, Jonah si libra in aria e poi avverte il dolore cocente della caduta, del corpo che si frantuma. Fa così male che piange e singhiozza sempre come un bambino, ma deve farlo.

Si sa che le ossa rotte ricrescono più forti. E’ una specie di meccanismo naturale. Se ti rompi una gamba, te ne ricresce una migliore. Se ti rompi tutto il corpo, ne avrai uno migliore.
Più stai male, più fore diventi.

Jonah vuole un corpo più forte perché con il suo non è più in grado di reggere le allergie alimentari del fratello. E’ sufficiente che Jesse senta anche solo l’odore del latte per scatenare in lui pericolose reazioni asmatiche ed epidermiche -tanto da finire più volte in ospedale- e da quando è nato il piccolo Will l’ambiente domestico è diventato invivibile per il ragazzo. Il senso di responsabilità e l’apprensione che nutre Jonah nei confronti di Jesse –che non è tuttavia un sedicenne debole e mingherlino, ma uno sportivo robusto e molto alto- sono soffocanti per entrambi. Per Jonah, il terrore che al fratello succeda qualcosa (soprattutto a causa di qualche sua disattenzione) è così destabilizzante da far nascere in lui il desiderio di diventare più forte. E l’unico mezzo è quello di rompersi le ossa. Tutte le 216 ossa del corpo.

Break è un romanzo crudo. Non si tratta soltanto delle tematiche urtanti o della storia allucinante. E’ crudo perché la Moskowitz usa uno stile spezzato, frammentato da molti punti, privo di descrizioni e di qualsiasi sorta di romanticismo. Il linguaggio di Jonah è sì adolescenziale, ma “grezzo” e caratterizzato da punte di durezza, suoni aspri, frasi scarne.
Tra un episodio e l’altro, in mezzo alla narrazione, sbocciano lentamente le motivazioni del comportamento di Jonah. Non parla quasi mai direttamente della storia della sua vita, ogni tanto si rivolge al lettore ma lo fa esclusivamente per pronunciare sentenze amare e pessimiste  -o meglio, realiste-. L’elemento psicologico viene dedotto dai suoi atteggiamenti, da alcune frasi sporadiche, e da alcuni dialoghi. Possiamo dire che Jonah non si racconta, ma sono le azioni che parlano per lui. I suoi pensieri illogici assumono nella sua testa addirittura una parvenza di credibilità. E’ soltanto dopo metà romanzo, che capiamo.

 Se è vero che la nostra famiglia è l’unità minima, allora ogni volta che Jesse sta male, tutti noi stiamo male. Il suo dolore è il nostro dolore. Perciò se lui non può stare bene…tocca a me. Io mi faccio male, poi guarisco. E divento più forte. E la mia forza è la forza di mia madre. La forza di mio padre. La forza di Jesse.

Questa spiegazione, al limite della follia, è quella su cui Jonah basa il proprio sacrificio. Ed è forse nel legame con la famiglia che troviamo la chiave di volta. Il legame che lega Jonah a Jesse è quasi patologico, è un amore che il protagonista, fino alla fine, non capisce quanto sia opprimente per il fratello. E non lo comprendiamo nemmeno noi fin quando non è Jesse –che cerca di vivere la propria vita normalmente, ma a causa dell’apprensione di Jesse non ci riesce-  a dirlo a chiare lettere al fratello. E’ grazie al chiarimento, in un litigio liberatorio, che Jesse capisce. Prima di finire nuovamente in ospedale… ma adesso, per la prima volta, Jonah non ha rimpianti. E può ricominciare.

1 commento:

  1. Recenzione bellissima, ci hai convinte ad affrontare questa lettura, che dobbiamo dire in a primo acchito ci spaventava un po'.

    Grazie Casmi e Rosbì :)

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