Scritto da Surymae Rossweisse.
Salve a tutti, ed eccoci di nuovo tutti insieme a “Il tempio degli Otaku”. Voglio essere chiara sin da subito: oggi parliamo di una serie con un argomento delicato, delicatissimo, che potrebbe disturbare qualcuno. Nel tal caso, me ne scuso in anticipo: ma vi inviterei a cogliere l'occasione per far luce (sì, grazie ad un manga!) su un problema che, seppure affligga poche persone, è spesso oggetto di disinformazione e discriminazione. Si tratta del “disturbo dell'identità di genere”. Questa patologia (riconosciuta anche nella letteratura ufficiale e dall'OMS) vede i malati non riconoscersi nel loro corpo biologico: si comportano infatti come se fossero del sesso opposto. Non parliamo di un semplice atteggiarsi da maschiaccio – nel caso di una femmina – o viceversa, e nemmeno di un capriccio temporaneo: la loro è una profonda convinzione che ci sia una disparità tra il loro sesso biologico e quello che ritengono di essere in realtà. Come è facile immaginare, questa contrapposizione fa avere ai malati una scarsa qualità della vita: il rapporto con il proprio corpo è ai minimi termini, ogni semplice azione – come recarsi nei bagni pubblici, o nel caso della scuola, fare educazione fisica – è fonte di sofferenze e complessi. In età infantile, la cura può essere un'adeguata terapia psicologica; da adulti, però, l'unico modo per arginare il problema è fare un'operazione per cambiare sesso, con tutte le conseguenze del caso. Prima di parlare del manga, infine, ancora qualche piccola precisazione. Innanzitutto: il disturbo dell'età di genere non ha alcun legame con l'omosessualità. Nella serie di cui parliamo c'è una scena emblematica, che vi anticipo. Il/la protagonista (un/a FtM, ossia una donna che desidera diventare uomo) si vede corteggiato/a da un ragazzo che gli chiede di uscire. Il/la nostro/a rifiuta: “Non sono gay, io!”, sbotta. Questo per farvi capire che il collegamento tra disforia di genere e omosessualità è un luogo comune privo di fondamento. Seconda precisazione: qualche volta alla televisione appaiono dei transessuali, ma – con tutto il rispetto – non sempre fanno una bella figura. Non per colpa loro, voglio precisare, ma per l'inettitudine dei giornalisti, che li fanno quasi sembrare dei fenomeni da baraccone che non avevano niente di meglio da fare che una dolorosissima e pericolosa operazione chirurgica o, peggio ancora, il/la prostituta/gigolò. Anche qui, niente di più sbagliato. Il malato di DIG è un vero e proprio malato, e non un pagliaccio di facili costumi. Ma adesso, lasciamo parlare il manga “G.I.D” di Yoko Shoji.
Al momento di chiedere che regalo desidera la figlioletta Akiko per natale il padre, l'onorevole Tendo, rimane basito: la bambina dichiara di volere un “pisellino”. La piccola non capisce la reazione del padre: lei è un maschio, e allora perché non ce l'ha come il padre ed il fratello? I genitori di Akiko credono – o meglio, vogliono credere – che si tratti di un capriccio passeggero, ma gli atteggiamenti strani della figlia continuano. Detesta indossare il kimono fatto apposta per lei perché “da femmine”, all'asilo si dirige caparbiamente verso il bagno dei maschietti, non vuole farsi vedere in costume intero. Anche più avanti negli anni, il suo comportamento assomiglia sempre di meno a quello di una femmina e sempre più a quello di un maschio. Ormai in casa Tendo, sia da parte di Akiko che da parte della famiglia, c'è una dolorosa tregua sull'argomento. Ma non si può ignorare la realtà per sempre. La rottura arriva il giorno in cui ad Akiko vengono le mestruazioni: un vero shock per lei. Dopo lo sconvolgimento, la ragazza (?), cerca su internet informazioni su quello che prova, e finalmente è capace di dare un nome al suo problema. Si chiama disturbo dell'identità di genere, in inglese G.I.D., e l'unica soluzione possibile è il cambio di sesso. Ormai Akiko ha deciso la strada da prendere, forte anche del fatto che il partito del padre ha votato una legge sulla possibilità per chi ha fatto l'operazione di cambiare anche all'anagrafe. Ma si sa che i politici spesso non votano quello che pensano, e proprio questo è il caso del signor Tendo, che si oppone fermamente alla decisione della figlia. La rottura è definitiva: Akiko scappa di casa, lasciando dietro di sé anche il suo vecchio nome per adottare, almeno informalmente, quello di Akira. Per fortuna il ragazzo non sarà da solo nell'affrontare la dura strada che lo porterà a risolvere la sua terribile malattia. Per prima cosa troverà l'appoggio della nonna paterna, che adotterà Akira come suo figlio permettendogli così di cominciare a fare le cure ormonali prima dell'operazione. Dopodiché troverà un amico, il giornalista Shohei Tachibana, che lo accoglierà in casa e sarà il prim a comprendere la sofferenza di Akira e a sostenerlo. Quindi quest'ultimo adesso non è più solo, nonostante non abbia l'appoggio del resto della famiglia. Ma, come già detto, la strada per coronare il sogno è ancora piuttosto lunga, e non facile...
I principali punti di forza di G.I.D. sono due. Il primo è certamente la cura di Yoko Shoji nell'affrontare questo difficile argomento. Scordatevi i pressapochismi che ho citato nell'introduzione, e scordatevi anche errori in campo medico. Pur senza scadere in inforigurgiti – in narrativa, quando il lettore viene sovraccaricato di informazioni, integrate pure male nella
narrazione – è evidente la documentazione fatta dall'autrice. Ogni piccolo particolare medico, dalla visita preliminare per accertare la disforia di genere all'operazione vera e propria, viene spiegato in maniera dettagliata, ma senza mai essere troppo pesante o incomprensibile per chi legge. Si unisce l'utile al dilettevole, quindi: ci si intrattiene ma si impara anche qualcosa di nuovo! Tuttavia, la cura della mangaka non si limita solamente al campo medico, ma anche a quello della storia. I più beceri luoghi comuni sui transessuali – anche questi li ho già citati, e sono talmente offensivi per i malati da non meritare altro spazio – vengono evitati, ma se è per questo viene anche evitato di edulcorare la realtà. Una delle parole d'ordine di G.I.D. è sicuramente realismo: realismo nel mettere in luce le difficoltà nel percorso di Akiko/Akira; realismo nel far vedere che ottenere un nuovo corpo non sempre significa risolvere tutti i problemi psicologici del caso; realismo nel far vedere come spesso molta gente – anche piuttosto vicina al malato - non capisca del tutto che chi soffre di disforia di genere non è un deviato, ma anzi soffre della sua condizione. Ad esempio nel primo volume di G.I.D. vediamo Akir discriminato perfino da una ragazza che frequenta un'organizzazione per i diritti civili. Il secondo punto di forza del manga, collaterale al primo, è l'introspezione psicologica. Naturalmente chi ne beneficia di più è Akiko/Akira: seguiamo il suo difficile percorso, e quindi è lui quello su cui Yoko Shoji si sofferma di più. Ogni suo piccolo stato d'animo viene scandagliato, sia che si tratti dell'esultanza quando gli cresce il primo pelo di barba sia quando ha dei contrasti con i genitori che non capiscono quanto egli soffra. Akira è perciò un personaggio tridimensionale, che cambia nel corso della storia: e non mi riferisco soltanto ai mutamenti fisici. Oltre al corpo, il nostro maturerà anche psicologicamente, capendo che l'operazione non è né il capolinea né il centro della vita, ma una tappa – seppure importante – a cui comunque devono seguirne altre. L'Akiko adolescente che scappa di casa è piuttosto diversa dall'Akira divenuto uomo, come è giusto che sia nel caso di un personaggio caratterizzato come si deve. Anche gli altri personaggi, comunque, hanno una buona introspezione: a partire dal padre, che non riesce ad accettare che la sua unica figlia sia in realtà un maschio, ma senza tralasciare il buon Shohei, che gradualmente capisce e rispetta il punto di vista del ragazzo fino a diventarne il principale alleato, oppure ancora la dolce Kaori, che amerà Akira al di là di ogni differenza e difficoltà.
Lo stile di Yoko Shoji non è male: è piuttosto da shojo nell'uso dei retini e del tratto, ma questo non è male. Peggio invece sono i nasi dei personaggi, un po' troppo “importanti”. E' comunque funzionale alla storia, e questa è la cosa che conta. Menzione d'onore anche alla traduzione italiana: in genere non la cito mai nelle recensioni, perché a volte non l'ho vista e perché alcune case editrici hanno la cattiva abitudine di adattare troppo il testo per renderlo più gradevole al target – vedi il manga della settimana scorsa, Nodame Cantabile, il cui testo tradotto sembra renderlo tutta un'altra serie. Pur senza aver mai letto l'originale, la traduzione di G.I.D, a cura di Rebecca Suter, è fatta molto bene ed accurata. Capirete da voi che questo non è certo un testo facile, vuoi per le differenze linguistiche tra la nostra lingua e quella del Sol Levante – loro ad esempio hanno pronomi di prima e seconda persona singolare maschili e femminili, ma i loro aggettivi e participi passati (non so neanche se li abbiano, questi ultimi) non si concordano per genere e numero – vuoi per il delicato argomento, che passa anche dalla grammatica. Questa traduzione, per fortuna, riesce a mantenere un certo equilibrio sfruttando i sovraccitati aggettivi e participi, scegliendo di concordarli o meno in base allo specifico personaggio. Ad esempio, Akira li accorderà esclusivamente al maschile, il padre esclusivamente al femminile, altri invece come la nonna o Shohei passano gradualmente dal femminile al maschile. Avendo poi io in passato fatto il liceo linguistico a queste cose ci faccio ancora più attenzione. E nel caso di G.I.D, sono rimasta molto soddisfatta.
Per oggi è tutto. Spero che vi sia piaciuto questa recensione di un manga un po' atipico, ma non per questo meno pregevole di altri più “standardizzati”. Arrivederci al prossimo venerdì, con “Il tempio degli Otaku”!
Ma questo manga deve essere stupendo *_* Ho letto la recensione e sono rimasta davvero stupita. Non mi è mai capitato di leggere un manga che parli di problematiche del genere e penso che quest'opera possa essere importante in futuro per l'educazione dei giovani che spesso banalizzano la questione ^^ Complimenti davvero per l'ottima scelta e grazie per averlo presentato a noi lettori del blog ^^
RispondiEliminaGrazie a te, Surymae sarà contentissima di questo commento!
RispondiEliminaNon lo conoscevo nemmeno io, e ora mi è venuta voglia di leggerlo! Quando si tratta di manga così profondi è difficile resistere... grazie per avermelo fatto conoscere! :D
RispondiEliminaCara Valentina, come ha predetto Malitia sono felicissima del tuo commento. Devo dire che, pur credendo tantissimo nelle potenzialità del manga (altrimenti che lo recensivo a fare? xD) non mi aspettavo una reazione così positiva, anche considerando il difficile argomento trattato. Devo dire che i due volumetti non costano poco, però credo il valore dell'opera meriti tutto il prezzo. Ciao e buona lettura!
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