Il precedente sondaggio ha avuto un esito davvero sorprendente! Non era mai successo che venisse data unanimemente la stessa risposta... Il 100% dei votanti alla domanda "recensioni negative: sì o no?" ha risposto che "sì, le recensioni negative servono a mettere in guardia i lettori e a "mandare un messaggio" alle case editrici"
anziché "no, non è giusto stroncare un libro o comunque parlare di un prodotto che non merita una discussione a riguardo". E' un risultato che in qualche modo incoraggia noi blogger, che spesso ci troviamo nell'imbarazzo di dover fare critiche, anche forti, ai libri che recensiamo...
Il nuovo sondaggio affronta invece un argomento piuttosto scottante.
Al di là del fatto che il nostro sia un paese dove la percentuale media pro capite di libri letti durante l'anno è piuttosto imbarazzante, c'è invece un mestiere che, paradossalmente, sembra ambitissimo dai più: quello dello scrittore. E, insomma, possiamo dire che date le pubblicazioni degli ultimi anni fare lo scrittore non sia nemmeno così difficile. Basta avere la pazienza di scrivere un centinaio di pagine -che saranno poi abilmente gonfiate dalle case editrici grazie a font e margini "riposanti"-, inserire un accozzaglia di personaggi stereotipati e situazioni banali accompagnati da uno stile piuttosto elementare -ma questo non è mica un difetto, è che così la narrazione risulta molto piAù scorrevole...*ironico*- e il gioco è fatto. Ah, c'è un altro piccolo dettaglio.
Riuscire a far pubblicare il libro.
Se il primo passo dell'operazione "voglio fare lo scrittore, non importa se non so parlare l'italiano" risulta abbastanza semplice secondo la metodologia sopra illustrata, il secondo, purtroppo, incontra qualche difficoltà. Il nostro scrittore/la nostra scrittrice provetto/a, infatti, dopo aver partorito il suo sudato lavoro, comincerà a mandarlo a tutte le case editrici esistenti sulla terra.
Non voglio forzare la mano su quella che è una situazione in cui, immagino, si sono trovate centinaia di persone: speranze disilluse, risposte mai arrivate, momenti di scoraggiamento. Non è di questo che voglio parlare in questo articolo, che si rivolge principalmente ad un modello preoccupantemente diffuso di scrittore "improvvisato".
(Per la cronaca: scrittori non ci si improvvisa. Non basta avere la passione "da quando si era bambini". Ci vuole talento e, possibilmente, tanto studio. Sì, per fare gli scrittori bisogna studiare. Come in tutte le cose d'altronde.)
Ma ritorniamo al nostro aspirante scrittore. Dopo aver imprecato/accusato/additato il sistema editoriale italiano adducendo come causa del rifiuto le celeberrime raccomandazioni -comuni nel bel paese a più o meno tutti gli ambiti- il nostro scrittore, che deve assolutamente pubblicare la sua opera d'arte, deve ricorrere ai mezzi estremi. Il suo sogno deve essere realizzato.E l' *unico* mezzo sono le case editrici a pagamento. Finalmente siamo giunti al nocciolo della questione: le tanto contestate (e a ben ragione) case editrici a pagamento.
L'argomento mi è stato suggerito da un post letto su un blog -di cui non riporto il nome perché, davvero, odio la polemica priva di consistenza e la blogger in questione non ha nessuna giustificazione- in cui si asseriva che le case editrici a pagamento non esistono. Non esistono perché, innanzitutto, non si può pretendere che le case editrici, soprattutto quelle piccole, si sobbarchino di tutte le spese. Ed inoltre non esistono perché, quando pubblichi gratuitamente, una volta che vuoi una copia del tuo libro devi andarla a comprare in libreria. Quindi che differenza fa con una casa editrice che ti costringe a comprare un tot di tuoi libri (spesa che affronteresti comunque se vuoi pubblicare con ce non a pagamento)? Vi chiederete: per quale motivo avrei bisogno di ricomprare numerose copie del mio stesso libro?
Semplice: perché i libri degli esordienti di piccole case editrici non li compra nessuno, ergo è lo scrittore che deve "rimboccarsi le maniche" e vendere autonomamente il proprio libro. L'editore non può mica stare dietro a tutti, acciderbolina.
Lo so cosa state pensando. Questo ragionamento non ha senso. E infatti non ne ha.
Inutile dire che l'autrice di questa apologia abbia pubblicato con una delle più tristemente note case editrici a pagamento. La sua tesi di fonda sui seguenti punti:
- è impossibile per un esordiente pubblicare libri presso grandi case editrici a meno di non fare lavoro di "lecchinaggio" o raccomandazione;
- è inutile pubblicare con le case editrici minori, perché comunque per fare in modo che il libro sia venduto devi essere tu stesso a comprare le tue stesse copie e distribuirle (gli editori non possono certo fare uno sforzo così immane);
- le case editrici a pagamento non sono diverse da quelle non a pagamento. In ogni caso paghi. Ma se vuoi diventare famoso devi fare sacrifici.
Credo che possiate trarre da soli le conclusioni.
Il primo punto mi ha lasciato molto, molto perplessa. Mi è sembrata la scusa ideale dello scrittore che deve dare a questo mondo infame e cattivo la colpa del proprio insuccesso. Nessuno capisce il valore inestimabile del suo libro. Tutti gli altri sono furbi e raccomandati mentre quelli che hanno davvero talento devono essere pubblicati a pagamento.
Sapete quanto io critichi molte recenti pubblicazioni davvero, a mio parere, di basso livello. Ma mi sembra che gente di qualità -faccio un nome, Lara Manni, perché è una delle poche esordienti che ho avuto il piacere di leggere- sia riuscita ugualmente, da esordiente ripeto, ad arrivare ad una casa editrice importante come la Fazi.Gli altri due punti sono probabilmente la giustificazione più fantasiosa che io abbia mai sentito. Degna di ore di elucubrazioni mentali sul tema "come inventare una scusa per negare la disonestà delle case editrici a pagamento".
Non credo sia necessario enumerare i motivi per cui le case editrici a pagamento siano una vergogna. Non credo nemmeno sia necessario spiegare che approfittino il più delle volte di persone che, spesso incapaci di mettere in fila due parole, vogliono gratificare il proprio ego dicendo in giro di aver pubblicato (nonostante il libro non si trovi in alcuna libreria). Allo stesso modo è superfluo dire che magari le case editrici a pagamento sono scadenti perché non fanno nessuna selezione, ma, dopo aver succhiato per bene i soldi allo scrittore, si disinteressano al lavoro di distribuzione e, ovviamente, di editing. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma quale sarà la percentuale di autori validi pubblicati con case editrici a pagamento? 1-2%?
Ma dato che questo è un sondaggio, devo anche prendere le parti della fazione opposta.
Prendiamo questa bassa percentuale di autori di talento che, per essere pubblicati, sono stati costretti a ricorrere alle case editrici a pagamento. Diamo per vero che sia assolutamente impossibile, per un esordiente, lavorare con le grandi case editrici. A questo punto, perché dare per sprecate le proprie capacità?
Può davvero, come sostiene la blogger-scrittrice, autofinanziarsi.
Va bene, non riesco proprio a sostenere questa tesi. Magari potrà farlo meglio di me chi, commentando, ci renderà partecipi dei vantaggi di pubblicare con le case editrici a pagamento.
Possiamo finalmente giungere, quindi, alla domanda del sondaggio del mese: siete a favori o contrari alle case editrici a pagamento?
Il nuovo sondaggio affronta invece un argomento piuttosto scottante.
Al di là del fatto che il nostro sia un paese dove la percentuale media pro capite di libri letti durante l'anno è piuttosto imbarazzante, c'è invece un mestiere che, paradossalmente, sembra ambitissimo dai più: quello dello scrittore. E, insomma, possiamo dire che date le pubblicazioni degli ultimi anni fare lo scrittore non sia nemmeno così difficile. Basta avere la pazienza di scrivere un centinaio di pagine -che saranno poi abilmente gonfiate dalle case editrici grazie a font e margini "riposanti"-, inserire un accozzaglia di personaggi stereotipati e situazioni banali accompagnati da uno stile piuttosto elementare -ma questo non è mica un difetto, è che così la narrazione risulta molto piAù scorrevole...*ironico*- e il gioco è fatto. Ah, c'è un altro piccolo dettaglio.
Riuscire a far pubblicare il libro.
Se il primo passo dell'operazione "voglio fare lo scrittore, non importa se non so parlare l'italiano" risulta abbastanza semplice secondo la metodologia sopra illustrata, il secondo, purtroppo, incontra qualche difficoltà. Il nostro scrittore/la nostra scrittrice provetto/a, infatti, dopo aver partorito il suo sudato lavoro, comincerà a mandarlo a tutte le case editrici esistenti sulla terra.
Non voglio forzare la mano su quella che è una situazione in cui, immagino, si sono trovate centinaia di persone: speranze disilluse, risposte mai arrivate, momenti di scoraggiamento. Non è di questo che voglio parlare in questo articolo, che si rivolge principalmente ad un modello preoccupantemente diffuso di scrittore "improvvisato".
(Per la cronaca: scrittori non ci si improvvisa. Non basta avere la passione "da quando si era bambini". Ci vuole talento e, possibilmente, tanto studio. Sì, per fare gli scrittori bisogna studiare. Come in tutte le cose d'altronde.)
Ma ritorniamo al nostro aspirante scrittore. Dopo aver imprecato/accusato/additato il sistema editoriale italiano adducendo come causa del rifiuto le celeberrime raccomandazioni -comuni nel bel paese a più o meno tutti gli ambiti- il nostro scrittore, che deve assolutamente pubblicare la sua opera d'arte, deve ricorrere ai mezzi estremi. Il suo sogno deve essere realizzato.E l' *unico* mezzo sono le case editrici a pagamento. Finalmente siamo giunti al nocciolo della questione: le tanto contestate (e a ben ragione) case editrici a pagamento.
L'argomento mi è stato suggerito da un post letto su un blog -di cui non riporto il nome perché, davvero, odio la polemica priva di consistenza e la blogger in questione non ha nessuna giustificazione- in cui si asseriva che le case editrici a pagamento non esistono. Non esistono perché, innanzitutto, non si può pretendere che le case editrici, soprattutto quelle piccole, si sobbarchino di tutte le spese. Ed inoltre non esistono perché, quando pubblichi gratuitamente, una volta che vuoi una copia del tuo libro devi andarla a comprare in libreria. Quindi che differenza fa con una casa editrice che ti costringe a comprare un tot di tuoi libri (spesa che affronteresti comunque se vuoi pubblicare con ce non a pagamento)? Vi chiederete: per quale motivo avrei bisogno di ricomprare numerose copie del mio stesso libro?
Semplice: perché i libri degli esordienti di piccole case editrici non li compra nessuno, ergo è lo scrittore che deve "rimboccarsi le maniche" e vendere autonomamente il proprio libro. L'editore non può mica stare dietro a tutti, acciderbolina.
Lo so cosa state pensando. Questo ragionamento non ha senso. E infatti non ne ha.
Inutile dire che l'autrice di questa apologia abbia pubblicato con una delle più tristemente note case editrici a pagamento. La sua tesi di fonda sui seguenti punti:
- è impossibile per un esordiente pubblicare libri presso grandi case editrici a meno di non fare lavoro di "lecchinaggio" o raccomandazione;
- è inutile pubblicare con le case editrici minori, perché comunque per fare in modo che il libro sia venduto devi essere tu stesso a comprare le tue stesse copie e distribuirle (gli editori non possono certo fare uno sforzo così immane);
- le case editrici a pagamento non sono diverse da quelle non a pagamento. In ogni caso paghi. Ma se vuoi diventare famoso devi fare sacrifici.
Credo che possiate trarre da soli le conclusioni.
Il primo punto mi ha lasciato molto, molto perplessa. Mi è sembrata la scusa ideale dello scrittore che deve dare a questo mondo infame e cattivo la colpa del proprio insuccesso. Nessuno capisce il valore inestimabile del suo libro. Tutti gli altri sono furbi e raccomandati mentre quelli che hanno davvero talento devono essere pubblicati a pagamento.
Sapete quanto io critichi molte recenti pubblicazioni davvero, a mio parere, di basso livello. Ma mi sembra che gente di qualità -faccio un nome, Lara Manni, perché è una delle poche esordienti che ho avuto il piacere di leggere- sia riuscita ugualmente, da esordiente ripeto, ad arrivare ad una casa editrice importante come la Fazi.Gli altri due punti sono probabilmente la giustificazione più fantasiosa che io abbia mai sentito. Degna di ore di elucubrazioni mentali sul tema "come inventare una scusa per negare la disonestà delle case editrici a pagamento".
Non credo sia necessario enumerare i motivi per cui le case editrici a pagamento siano una vergogna. Non credo nemmeno sia necessario spiegare che approfittino il più delle volte di persone che, spesso incapaci di mettere in fila due parole, vogliono gratificare il proprio ego dicendo in giro di aver pubblicato (nonostante il libro non si trovi in alcuna libreria). Allo stesso modo è superfluo dire che magari le case editrici a pagamento sono scadenti perché non fanno nessuna selezione, ma, dopo aver succhiato per bene i soldi allo scrittore, si disinteressano al lavoro di distribuzione e, ovviamente, di editing. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma quale sarà la percentuale di autori validi pubblicati con case editrici a pagamento? 1-2%?
Ma dato che questo è un sondaggio, devo anche prendere le parti della fazione opposta.
Prendiamo questa bassa percentuale di autori di talento che, per essere pubblicati, sono stati costretti a ricorrere alle case editrici a pagamento. Diamo per vero che sia assolutamente impossibile, per un esordiente, lavorare con le grandi case editrici. A questo punto, perché dare per sprecate le proprie capacità?
Può davvero, come sostiene la blogger-scrittrice, autofinanziarsi.
Va bene, non riesco proprio a sostenere questa tesi. Magari potrà farlo meglio di me chi, commentando, ci renderà partecipi dei vantaggi di pubblicare con le case editrici a pagamento.
Possiamo finalmente giungere, quindi, alla domanda del sondaggio del mese: siete a favori o contrari alle case editrici a pagamento?
Premetto che non ho trovato form per "votare" quindi ti rispondo qui con un bel "OVVIAMENTE contrario all'editoria a pagamento".
RispondiEliminaPartiamo dal presupposto che sfondi una porta aperta. Ormai chiunque voglia fare lo scrittore, che sia capace o meno, sa che l'editoria a pagamento non è il traguardo giusto (o almeno lo sa chiunque segua i blog letterari, quindi lo saprà chiunque segue te ^^). La questione è semplice: se paghi, l'editore ha avuto il suo compenso e non è spronato a farti promozione. Lineare, matematico :D ne ho parlato anche sul mio sito, meno di un mese fa.
Quindi Contrario :D
Maurizio Vicedomini
Ciao, grazie per il commento :)
RispondiEliminaSembrava abbastanza ovvio anche a me, ma dopo aver letto quel post mi sono resa conto che non deve essere per tutti così -d'altronde non lo è per chi pubblica a pagamento-.
Il box per votare si trova in alto a sinistra :)
Ok, sono cieco XD pensavo fosse insito nel post, ora ho votato :D
RispondiEliminaMaurizio Vicedomini
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaRiposto perché ho trovato un sacco di errori di battitura causa tastiera terribile:
RispondiEliminaCaro Maurizio, parti dal presupposto che chi vuole pubblicare si degni di affacciarsi alla finestrella del suo studio per vedere come va il mondo :D ti dipingo uno scenario:
Io sono Pinco Pallino. Ho appena scritto un meraviglioso fantasy, e magari di fantasy non ne ho mai letti a parte Eragon e Licia Troisi, quindi sono strasicuro che il mio fantasy sia meraviglioso. A questo punto inizio a inviare il mio manoscritto, e purtroppo da Mondadori, Einaudi, Fanucci, Nord, Gargoyle, Casini eccetera non ho ricevuto risposta o la risposta era negativa. Tutti raccomandati! Il mio libro è meraviglioso e innovativo, non può essere stato scartato per ragioni di qualità! Non demordo, e passo a case editrici minori: torno a spedire il manoscritto confidando in loro, ma, ancora una volta, la risposta è negativa. Ma ecco che finalmente arriva un risposta positiva, e il mio cuore si accende di speranza: fatto sta che, casualmente, ho spedito il libro anche a una CE a pagamento. L'editore loda il mio libro (finalmente qualcuno che lo ha letto per intero!), lo trova meritevole di pubblicazione... ma accidenti, la lettera allegata spiega che al giorno d'oggi le piccole case editrici non possono più sobbarcarsi l'intera spesa della pubblicazione... e cosa ci vuoi fare? Dato che con Mondadori pubblicano solo i raccomandati, mi tocca pagare. Il mio libro è stampato (gioia per i miei occhi, ora posso regalarlo orgoglioso a tutto il parentame), ho speso milleseicentoeuro per comprarne trecento copie con la promessa che stamperanno le altre appena esaurite queste, adesso tutto ciò che devo fare è rimboccarmi le maniche e venderle, perché, purtroppo, alla Feltrinelli queste copie non arrivano... mi hanno spiegato che è così che funziona, che il mio libro lo trovi solo online e in DUE librerie italiane. E purtroppo non posso nemmeno autocelebrarmi in giacca e cravatta alla presentazione alla Scala di Milano, perché la mia CE ha troppe spese per pagare le presentazioni, ma se proprio le voglio posso aprire il portafoglio e affittare una sala ricevimenti con qualche bottiglia di spumante e un cartoccio di dolcetti. Ma cosa ci vuoi fare? Italia, il paese dei racomandati... se non hai conoscenze e vuoi pubblicare devi pagare!
Trovi davvero così strano questo scenario? :D purtroppo non tutti si documentano, altri sono plagiati da persone, come l'autore del blog citato da Malitia (il cui intervento ho letto per intero, polemiche tra i commenti comprese) che semplicemente attingono acqua al proprio mulino. C'è gente seriamente convinta che le CE Free siano solo per raccomandati. Ora, che al 70% un editore preferisca pubblicare ciò che vende piutosto che ciò che è buono, questo è attestato. Che una piccola CE tiri poche centinaia di copie, un migliaio quando va bene, quindi di fatto il ricavo è davero minimo, è chiaro. Ma affermare che le CE a pagamento siano 'un metodo democratico di pubblicazione' e che il denaro richiesto sia 'una ragionevole divisione delle spese e dei rischi imprenditoriali' è una cavolata grande quanto una casa.
@Sakura87: Certo, sono sicuro che questo tipo di scenario è possibile e magari anche frequente, ma dubito che un qualunque utente che si trovi anche solo a "passare" per un blog letterario appartenga alla categoria da te illustrata :)
RispondiEliminaMi rendo conto che, se le case editrici a pagamento esistono ancora, vuol dire che ci sono ancora sciocchi che ci pubblicano ^^ Ma sono abbastanza convinto che queste siano solo persone che non abbiano mai aperto una pagina web per dire "mah, fammi vedere un po' come funziona" e che al contrario abbiamo MOLTI soldida buttare.
Non mi vergogno a dire che, qualora funzionasse proprio come credono queste persone, rinuncerei traquillamente al desiderio di essere pubblicato per mancanza di fondi. Se uno ha a disposizione mille e passa euro per pubblicare un libro (che, si sa, non porta un introito considerevole se non in rari casi), allora è facile che non ne abbia bisogno.
Purtroppo non avevo considerato che anche gli imbecilli vogliono fare gli scrittori ^^ Non imbecilli perché pubblicano a pagamento (magari non gli importa di spendere soldi e si vogliono far passare lo sfizio), ma imbecilli perché sguazzano nella loro ignoranza e ne vanno anche fieri.
ciao,
RispondiEliminanon ho letto l'articolo per intero, sono di corsa, né ho letto i commenti predenti, tornerò a farlo in seguito, ma lascio una riflessione veloce veloce: la parola chiave è "obbliga" ad acquistare, rendendo l'acquisto di copie da parte dell'autore la conditio sine qua non per la pubblicazione.
E questo non è assolutamente necessario, neanche per una piccola casa editrice che ha pochi mezzi. Il rapporto tra autore ed editore è regolato da un contratto, e il contratto, anche quello proposto da una piccola casa editrice, può benissimo prevedere alcune copie omaggio per l'autore, e la possibilità (non l'OBBLIGO!) di acquistarne altre con uno "sconto autore". Se la casa editrice non ve lo propone, chiedetelo! Perché all'editore conviene comunque, e voi, autore dell'opera, non sarete obbligati "ad andare in libreria" per avere qualche copia da regalare ad amici o parenti o da inviare ai blog per una recensione :)
P.S. Ovviamente "contraria" all'editoria a pagamento, che abbatte ogni benché minimo filtro di qualità, perché per loro ogni pubblicazione acquisita diventa solo un modo per fare soldi
Precisazioni random (cavolo, ogni volta con questi sondaggi mi trovo a esprimere la mia opinione a mozziconi perché mi sento di puntualizzare):
RispondiElimina- Secondo me, una minima percentuale di buone idee pubblicate a pagamento c'è. Libri, magari onestamente scartati dalle CE perché non potevano essere inseriti in nessuna collana, o di un genere al momento con poco mercato, o troppo 'particolari' per poter essere facilmente commercializzati al grande pubblico (faccio un esempio limite: Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa fu scartato da Mondadori ed Einaudi, che ancora si strappano i capelli per l'errore, prima di essere pubblicato da Feltrinelli). Libri che, con un buon editing, potrebbero valere qualcosa. E non fa molta più rabbia leggerli e pensare che l'autore ha venduto le perle ai porci quando, con l'aiuto di persone del mestiere, avrebbe potuto fare un buon lavoro?
- La CE a pagamento non è una CE. E' una stamperia che ti fornisce in più solo il codice ISBN. La CE accetta il rischio imprenditoriale, è il suo lavoro: seleziona i romanzi da vendere e se ne occupa, perché se non vendono ci rimette. Semplice. La CE a pagamento non si assume nessun rischio, il suo mestiere non è vendere i libri ai clienti, ma vendere la pubblicazione agli autori: quando avete pagato, i suoi obblighi sono finiti.
C'è un ottimo blog/forum, nel caso in cui ancora qualcuno non lo conoscesse, il Writer's Dream di Ayame, che si occupa da anni proprio di editoria a pagamento, e sviscera a fondo ogni aspetto, quindi la smetto di sottolineare l'ovvio :D
Simo la cosa preoccupante è che sono tutte cose ovvie e scontate... ma le ce a pagamento continuano comunque a proliferare XD
RispondiEliminaHo votato anch'io, contro naturalmente! Anche se non è così ovvio per tutti. Secondo il mio modesto parere il problema non è solo ed esclusivamente voler pubblicare a tutti i costi, il problema è non voler fare la gavetta! Sarò antiquata è vero, me lo dico da sola ma osservando il mondo lì fuori ( e anche qui nel web!!!) mi sono resa conto che tutti vorrebbero fare il grande salto senza essersi preparati al lancio! Io ho pubblicato il mio mio primo libro con una casa editrice talmente piccola e anonima che distribuiva i libri pubblicati solo nella regione della seda della casa editrice, successivamente mi sono proposta dei traguardi più "lontani" sbagliando comunque in alcuni casi ma imparando dagli errori. L'ultima casa editrice con cui ho pubblicato soddisfa le mie attuali esigenze soprattutto perché so che non sono ancora pronta "al grande salto" "al grande pubblico" ... da brava aspirante scrittrice desidero fare la mia gavetta e meritarmi davvero "la vetta"! Per il resto ho letto anch'io l'articolo da te citato, la mia verità è questa: certe persone creano intorno a sé una particolare situazione da rendersi personaggi, il personaggio poi vende più del romanzo, si rende necessario a fini ancora da definire.
RispondiEliminaUn abbraccio :)
già precedentemente mi ero informata su come pubblicare un libro caso mai le grandi e famose case editrici avessero scartato il libro in questione! la risposta era: devi pagare! ebbene si con le case editrici a pagamento, chiamatele anche private, piccole, ecc ti fanno pagare la quasi totalità dei costi. sinceramente la trova una cosa spregevole, ingiusta e amorale. perché pagare per qualcosa di cui sono l'autrice?
RispondiEliminaper quanto riguarda gli scrittori esordienti credo che se un libro vale, se l'autore VALE una casa editrice, anche una di quelle famose, noterà il tuo libro! se sei sicuro di te non dei farti scoraggiare e venderti a qualcuno solo per appagare il tuo ego!
ricordiamo che gli scrittori prima non erano scrittori di professione, ma perché si dilettavano a scrivere per riempire l'animo di qualcosa che allietava le giornate! ricordiamoci che prima di tutto nella vita bisogna cercare di essere felici e di far qualcosa che non si riveli stressante e meccanico e che solo un lavoro che ci appassiona può renderci felici! se si decide di fare lo scrittore si deve essere convinti della propria volontà e delle proprie capacità perchè per quanto si ami far qualcosa ricordiamoci che senza una base solida (che può essere lo studio, master, esperienze) non si va avanti! anche io vorrei far tante di quelle cose perchè le amo e mi appassionano ma rimaniamo con i piedi per terra, prima o poi tutti trovano la propria strada nella vita e se qualcuno non riuscisse a fare quello che si era prefissato non deve scoraggiarsi,ad esempio si può scrivere per diletto e no perché si cerca la notorietà e la fama!
ultima questione e poi la smetto. il sapere non è in vendita!! è una delle frasi che ripeto più spesso, non ci si deve vendere o "svendre" ma far in modo che tutti abbiano le stesse possibilità di arrivare alle stesse conoscenze. per questo ritengo che una vera casa editrice compri un sapere, un libro, se lo merita e vuole condividere il sapere con i lettori, noi tutti!
questa apre anche una piccola parentesi, su prezzi di libri che a volte sono proprio troppo alte, che ora richiudo subito.
Il post fa confusione e tende a gettare tutto dentro lo stesso calderone. Nel sottobosco della piccola editoria occorre distinguere bene tra finte ce, al cui interno si nascondono truffatori e furbetti che lavorano con il solo scopo di spillare quattrini a persone con un ego forse leggermente alterato, che pur di vedere una loro opera "stampata" (evito di usare il termine di "pubblicata") pagano tutto quanto c'è da pagare, senza prima chiedersi che fine farà il frutto del loro lavoro. Poi ci sono le piccole ce serie, talentuose, con poche risorse, ma che investono quanto gli è concesso. Magari ti chiederanno un contributo (sempre una tantum e modesto), ma il lavoro che vedrai sulla tua opera (correzioni, acquisto foto per la copertina, distribuzione reale nei negozi, partecipazioni a fiere) ti farà capire di quanto l'investimento dell'editore sarà stato largamente superiore al tuo. In una situazione del genere l'impegno comune diventa quello di vendere più copie possibili (che è poi l'unica fonte reale di guadagno di chi non lucra sullo sventurato esordiente), al fine di generare quel profitto che soddisfi e copra l'investimento iniziale. Capitolo ce "big"; per chi è esordiente rappresentano porte non chiuse, ma sbarrate, a meno di non ha una protezione politica bella robusta alle spalle. Le grandi sono diventate industrie meccanizzate, dove l'unica politica è il guadagno selvaggio. Quindi nessuna forma di meritocrazia, nè di amore per la cultura. Il sondaggio dovrebbe contenere una terza voce, relativa alla presenza di queste piccole ce serie, che possono contemplare un aiuto economico da parte dell'autore meritevole (e non da chiunque si rivolga a loro con uno scritto in mano), ma che hanno come fine una politica basata sul reale successo di un libro su cui decidono di puntare
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