mercoledì 11 dicembre 2013

Recensione: Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio di Efraim Medina Reyes



Può capitare durante la giornata che il nostro corpo abbia bisogno di una pastiglia per il mal di testa o di un po' di bicarbonato per digerire. Lo stesso succede al nostro cervello e al nostro spirito: per questo esiste l'arte, che si tratti di musica, letteratura o cinema. Poi ci sono quei libri che apri a caso e che ti regalano ogni volta una qualche perla di saggezza di cui far tesoro o su cui riflettere più avanti: purtroppo mi riferisco anche a quei pensieri che restano incollati al nostro cervello e non ci lasciano dormire la notte. Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio, uscito nel luglio di quest'anno, è proprio questo, un libro che fa riflettere e ci salva la vita come un analgesico. Medina Reyes ha affinato le sue capacità di scrittore regalandoci pensieri sempre più profondi e affiancando questa volta una trama ancora più complessa e serrata che, una volta avviata, ci guida con ansia fino all'ultima pagina.

Teo Goldman, aspirante comico di quasi trent'anni, esce pochissimo e dorme ancor meno a causa del lupus, una malattia che lo affligge da quando era bambino; insieme all'inseparabile registratore parte alla ricerca di dialoghi da poter poi utilizzare nei suoi monologhi e in uno dei suoi vagabondaggi notturni conosce in un bar chiamato appunto Pesce Ghiaccio un'affascinante e ricca avvocatessa in crisi. Questo incontro cambia radicalmente la vita del protagonista, che si vede catapultato in un mondo lontano e ben più sregolato del suo, dove rimanere a galla non è per niente facile. Teo è anche il pesce del titolo e, come molti di noi, ha la sue caratteristiche: vive al buio nelle profondità del mare ignorando tutto il resto, è trasparente e non vuole affatto essere trovato; una volta però scoperta la luce si muove verso la superficie con le sue piccole pinne con un pizzico di incoscienza e tanta perseveranza.

In Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio la trama complessa e gli "aforismi" di vita vissuta con cui inizia ogni capitolo convivono coi monologhi di Teo riservati ad un'idea di comicità particolare e scomoda, sempre dissacrante, imprevedibile ed enigmatica: "il comico non imita, interpreta e deforma", deve essere "anarchico, indifferente ai codici". La realtà diventa così un "nemico mortale" e il palcoscenico un luogo reale e ostile. Il protagonista è ancora alla ricerca di un suo stile partendo dai suoi miti personali, tra cui spicca in particolare Lenny Bruce, comico americano degli anni '50-'60 famoso per non avere peli sulla lingua, che per primo incise i propri monologhi come fossero canzoni ed entrò nelle hit parade come una vera rockstar aprendo la strada ad una futura generazione di artisti. Tra i vari comici citati troviamo anche Andy Kaufman (alla sua vita è ispirato il film Man On The Moon diretto da Miloš Forman e interpretato da Jim Carrey e l'omonima canzone dei R.E.M.), Woody Allen e addirittura il nostro Paolo Villaggio. Nell'esplorazione che Teo intraprende alla ricerca del suo stile spesso e volentieri il suo "io" si scinde in due persone ben distinte: da un lato troviamo il protagonista del libro, dall'altro ci capita di "dialogare" con il suo alter ego comico.

Anche gli altri personaggi che vivono a Città Immobile sono ben definiti: i fratelli di Teo, Ariel e Marlon, la madre, la fidanzata Vlues e poi gli amici di Lena l'avvocatessa, un gruppo assurdo e variopinto composto da un poeta, un cinese omosessuale e un italiano cocainomane. La caratterizzazione consiste di poche pennellate ma ricche di sfumature e così "spesse" da sembrare tridimensionali. Su tutti aleggia una persistente nuvola di incomunicabilità che li fa somigliare quasi a pesci in un acquario: per quanto possano parlare tra di loro e per quanto i dialoghi siano convincenti e compiuti, la difficoltà nel condividere pensieri definitivi propria dell'uomo non tarda a venire a galla. Anche per questo il rapporto di Teo con la fidanzata Vlues, densa e malinconica come un blues, è così particolare e sembra quasi basarsi più sul sesso e sui pensieri del protagonista che su un dialogo vero e proprio: addirittura la ragazza si eccita soprattutto ascoltando i monologhi erotici ma anche satirici che Teo incide per lei con voce roca e strascicata e durante i loro rapporti mette gli auricolari per ascoltarli.

Lo stile è complesso e vario, si alterna tra storia, riflessioni e annotazioni; è composto da registri diversi ma mai noioso, anche grazie ad un ritmo narrativo davvero movimentato, soprattutto sul finale incredibile e trascinante che premia il lettore. Le tematiche sono tante e tutte valide: dal rapporto figli genitori alla ricerca di se stessi, dai problemi sociali alla droga, dall'amore al sesso. Personalmente ho trovato davvero divertente e acuta la critica che Teo esprime sui film sulla droga come Trainspotting, considerati quasi sempre uguali ed elegiaci e di cui dieci minuti finiscono per essere spesso come cinquanta. Rispetto agli altri volumi ambientati a Città Immobile troviamo un'analisi definitiva e crudele della città caraibica e una prospettiva in un certo senso più ampia.

Per concludere Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio è un libro che non ha paura di nessuno e spara tranquillamente a zero su tutto. Ci fa ridere e piangere, sorridere e riflettere, ed è dotato di una grande forza espressiva. E' ricco di riferimenti e collegamenti di ogni tipo che spesso portano a rileggere alcune parti per capirne meglio la struttura ma non appartiene a nessun genere preciso, anche se a tratti ci tiene sulle spine come un giallo e a tratti ci stupisce con riflessioni quasi filosofiche.


Voto: 





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