Può capitare durante la giornata che il nostro corpo abbia bisogno di una pastiglia per il mal di testa o di un po' di bicarbonato per digerire. Lo stesso succede al nostro cervello e al nostro spirito: per questo esiste l'arte, che si tratti di musica, letteratura o cinema. Poi ci sono quei libri che apri a caso e che ti regalano ogni volta una qualche perla di saggezza di cui far tesoro o su cui riflettere più avanti: purtroppo mi riferisco anche a quei pensieri che restano incollati al nostro cervello e non ci lasciano dormire la notte. Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio, uscito nel luglio di quest'anno, è proprio questo, un libro che fa riflettere e ci salva la vita come un analgesico. Medina Reyes ha affinato le sue capacità di scrittore regalandoci pensieri sempre più profondi e affiancando questa volta una trama ancora più complessa e serrata che, una volta avviata, ci guida con ansia fino all'ultima pagina.
Teo Goldman, aspirante comico di quasi trent'anni, esce pochissimo e dorme ancor meno a causa del lupus, una malattia che lo affligge da quando era bambino; insieme all'inseparabile registratore parte alla ricerca di dialoghi da poter poi utilizzare nei suoi monologhi e in uno dei suoi vagabondaggi notturni conosce in un bar chiamato appunto Pesce Ghiaccio un'affascinante e ricca avvocatessa in crisi. Questo incontro cambia radicalmente la vita del protagonista, che si vede catapultato in un mondo lontano e ben più sregolato del suo, dove rimanere a galla non è per niente facile. Teo è anche il pesce del titolo e, come molti di noi, ha la sue caratteristiche: vive al buio nelle profondità del mare ignorando tutto il resto, è trasparente e non vuole affatto essere trovato; una volta però scoperta la luce si muove verso la superficie con le sue piccole pinne con un pizzico di incoscienza e tanta perseveranza.
In Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio la trama complessa e gli "aforismi" di vita vissuta con cui inizia ogni capitolo convivono coi monologhi di Teo riservati ad un'idea di comicità particolare e scomoda, sempre dissacrante, imprevedibile ed enigmatica: "il comico non imita, interpreta e deforma", deve essere "anarchico, indifferente ai codici". La realtà diventa così un "nemico mortale" e il palcoscenico un luogo reale e ostile. Il protagonista è ancora alla ricerca di un suo stile partendo dai suoi miti personali, tra cui spicca in particolare Lenny Bruce, comico americano degli anni '50-'60 famoso per non avere peli sulla lingua, che per primo incise i propri monologhi come fossero canzoni ed entrò nelle hit parade come una vera rockstar aprendo la strada ad una futura generazione di artisti. Tra i vari comici citati troviamo anche Andy Kaufman (alla sua vita è ispirato il film Man On The Moon diretto da Miloš Forman e interpretato da Jim Carrey e l'omonima canzone dei R.E.M.), Woody Allen e addirittura il nostro Paolo Villaggio. Nell'esplorazione che Teo intraprende alla ricerca del suo stile spesso e volentieri il suo "io" si scinde in due persone ben distinte: da un lato troviamo il protagonista del libro, dall'altro ci capita di "dialogare" con il suo alter ego comico.
Anche gli altri personaggi che vivono a Città Immobile sono ben definiti: i fratelli di Teo, Ariel e Marlon, la madre, la fidanzata Vlues e poi gli amici di Lena l'avvocatessa, un gruppo assurdo e variopinto composto da un poeta, un cinese omosessuale e un italiano cocainomane. La caratterizzazione consiste di poche pennellate ma ricche di sfumature e così "spesse" da sembrare tridimensionali. Su tutti aleggia una persistente nuvola di incomunicabilità che li fa somigliare quasi a pesci in un acquario: per quanto possano parlare tra di loro e per quanto i dialoghi siano convincenti e compiuti, la difficoltà nel condividere pensieri definitivi propria dell'uomo non tarda a venire a galla. Anche per questo il rapporto di Teo con la fidanzata Vlues, densa e malinconica come un blues, è così particolare e sembra quasi basarsi più sul sesso e sui pensieri del protagonista che su un dialogo vero e proprio: addirittura la ragazza si eccita soprattutto ascoltando i monologhi erotici ma anche satirici che Teo incide per lei con voce roca e strascicata e durante i loro rapporti mette gli auricolari per ascoltarli.
Lo stile è complesso e vario, si alterna tra storia, riflessioni e annotazioni; è composto da registri diversi ma mai noioso, anche grazie ad un ritmo narrativo davvero movimentato, soprattutto sul finale incredibile e trascinante che premia il lettore. Le tematiche sono tante e tutte valide: dal rapporto figli genitori alla ricerca di se stessi, dai problemi sociali alla droga, dall'amore al sesso. Personalmente ho trovato davvero divertente e acuta la critica che Teo esprime sui film sulla droga come Trainspotting, considerati quasi sempre uguali ed elegiaci e di cui dieci minuti finiscono per essere spesso come cinquanta. Rispetto agli altri volumi ambientati a Città Immobile troviamo un'analisi definitiva e crudele della città caraibica e una prospettiva in un certo senso più ampia.
Per concludere Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio è un libro che non ha paura di nessuno e spara tranquillamente a zero su tutto. Ci fa ridere e piangere, sorridere e riflettere, ed è dotato di una grande forza espressiva. E' ricco di riferimenti e collegamenti di ogni tipo che spesso portano a rileggere alcune parti per capirne meglio la struttura ma non appartiene a nessun genere preciso, anche se a tratti ci tiene sulle spine come un giallo e a tratti ci stupisce con riflessioni quasi filosofiche.
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