Le sorgenti del male, Zygmunt Bauman Erickson 112 pag, 10.00 euro |
Bauman diviene subito noto per i suoi studi sui legami tra modernità e olocausto e sul consumismo postmoderno, ma il concetto che viene più di frequente associato al suo nome è quello di società o modernità liquida, volto a spiegare come l'uomo di oggi viva in una società in continuo cambiamento, in cui le strutture si compongono e scompongono in continuazione, proprio come avviene in un liquido. Per Bauman l'unica soluzione sembra essere un adattamento cosciente a questa realtà.
Le sorgenti del male è un saggio che cerca di indagare le origini del male e le cause che spingono l’uomo a perpetrare atti malvagi nei confronti dei propri simili. L'attenta e puntuale analisi dell’autore ci conduce immediatamente al fulcro del problema, portando alla luce quelle che sono le credenze più comuni e che spesso finiscono per celare scomode verità. Ad esempio, si cade spesso nell’errore di credere che le persone siano malvagie dalla nascita, che abbiano una naturale predisposizione verso il male, o che alcuni comportamenti devianti siano scaturiti da un trauma.
Bauman mette al vaglio diverse teorie e linee di pensiero, alcune delle quali portate avanti da studiosi di chiara fama, ma sempre lasciando al lettore la possibilità di valutare le informazioni fornitegli alla ricerca della propria verità, ammesso che ce ne sia una. Ciò che colpisce, già dalle prime pagine, è la serenità con la quale il sociologo ci parla del male e dell'undemalum. Ed è proprio la rassegnazione con cui Bauman accetta la presenza della malvagità nel mondo a catturarci.
L'undemalum – sintagma che più volte troviamo all'interno del testo e che letteralmente significa “da dove viene il male” – è assimilato alla domanda che molti di noi si saranno posti nel corso della vita, ovvero: «come mai le persone buone diventano cattive?». Tale quesito è uno dei più diffusi tra i filosofi e i pensatori di ogni tempo, un interrogativo che affascina e insieme spaventa, perché privo di una risposta sicura ed esauriente. Neppure Bauman dispone di una soluzione, ma il suo studio fornisce gli strumenti per comprendere meglio la natura di chi circonda e forse anche la nostra.
Uno degli esempi più significativi riportati nel libro è uno studio del 2007 di Philip Zimbardo intitolato L'effetto Lucifero, che documenta come un gruppo di ragazze e ragazzi americani portati in Iraq e incaricati di sorvegliare un gruppo di prigionieri del luogo ritenuti responsabili di azioni criminose, si siano trasformati in terribili aguzzini, autori di atroci torture.
Ciò che più sconvolge e disorienta è che i soggetti in questione erano tutti ragazzi di buona famiglia, intelligenti e con un curriculum scolastico di tutto rispetto: modelli di equilibro e “normalità”.
Non sorprende, pertanto, che in molti abbiano preferito mettere in discussione la veridicità di tale studio, i cui esiti sono destabilizzanti e difficili da razionalizzare.
Per spiegare il paradossale comportamento dei ragazzi sono state avanzate diverse ipotesi, nessuna delle quali del tutto esaustiva. Una delle più interessanti è quella di Ervin Staub: secondo questo studioso nella maggior parte degli uomini esiste un malevolo dormiente, ovvero un potenziale latente che spinge a fare del male al prossimo. Il mondo dipinto da Staub si configura dunque come un luogo popolato d’individui pronti a cedere ai loro istinti più oscuri e brutali, perché «il male […] commesso da gente comune è la norma, non l’eccezione».
Per spiegare il paradossale comportamento dei ragazzi sono state avanzate diverse ipotesi, nessuna delle quali del tutto esaustiva. Una delle più interessanti è quella di Ervin Staub: secondo questo studioso nella maggior parte degli uomini esiste un malevolo dormiente, ovvero un potenziale latente che spinge a fare del male al prossimo. Il mondo dipinto da Staub si configura dunque come un luogo popolato d’individui pronti a cedere ai loro istinti più oscuri e brutali, perché «il male […] commesso da gente comune è la norma, non l’eccezione».
Il saggio di Bauman ci lascia insomma col sottile e insinuante dubbio che nessuno sia immune alla malvagità, costringendoci a dubitare persino della nostra stessa natura. Così facendo, spinge il lettore a una riflessione profonda sulla società e sul complesso sistema di falsità e ipocrisie che regolano le relazioni umane.
È davvero sorprendente come nello spazio di un centinaio di pagine Bauman riesca ad approfondire un concetto articolato e complesso come l'undemalum, ma forse il segreto risiede proprio nella sua capacità di toccare solo i punti salienti della questione, senza lasciarsene travolgere e riuscendo persino a lasciarci con una nota di speranza: ciascuno di noi, infatti, ha la facoltà di agire da protagonista della propria vita, rifiutando di cedere in modo cieco e acritico a false verità e luoghi comuni.
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