giovedì 31 ottobre 2013

Tirando le somme dell'editoria: l'Italia e fiera del libro di Francoforte

A cura di #Laura Giuntini


Buchmesse
Da qualche giorno si è conclusa la sessantacinquesima edizione della Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, l’importantissimo appuntamento internazionale che ogni anno ha luogo in ottobre ed è riservato agli operatori del settore: editori, agenti letterari, grandi distributori.

Ancora una volta ad uscire sconfitta e a testa bassa dall’inevitabile confronto con gli altri Paesi è l’Italia, la cui crisi non riguarda più soltanto l’economia e la politica, ma anche l’editoria e prima ancora l’istruzione, presupposto necessario e indispensabile per lo sviluppo e la crescita del Paese. Secondo il rapporto Isfol siamo infatti un popolo di analfabeti funzionali, cosa che di riflesso impedisce il decollo della Nazione. Severe, a proposito, le parole di Gian Arturo Ferrari, Presidente del Centro per il libro e la lettura e indiscussa autorità nel campo dell’editoria: “Nei corridoi semivuoti della Fiera di Francoforte il declino italiano diventa palpabile”.

È quanto emerge anche dai dati riportati dall’AIE in occasione della presentazione dello stato dell’editoria in Italia, un paradosso se pensiamo che, nel secondo dopoguerra, è stata proprio l’Italia a inventare un nuovo modello di editoria, poi copiato e ricopiato in tutto il mondo, miscelando ingredienti quali la cultura, l’acume e l’eleganza.

Nel giro di due anni il fatturato è diminuito del 14%. Sempre più librerie indipendenti chiudono i battenti, probabilmente perché, a causa della crisi, aumenta il numero dei lettori indirizzati verso i libri della fascia più bassa di prezzo. Non è solo questo l’unico motivo della riduzione delle vendite: l’ebook, il cui crescente mercato sarebbe, per alcuni, colpevole della perdita di terreno delle librerie fisiche, starebbe condizionando e trasformando in questo modo anche i canali di vendita oltre alle modalità di lettura. Indicativi a tal proposito sono i dati numerici secondo i quali perde progressivamente quota la libreria fisica passando dal 79% di vendite nel 2008 al 73% oggi, mentre cresce considerevolmente la vendita online dei libri fisici passando dal 3% nel 2008 all’11% nel 2013. Alla luce di questi eventi il 2012 è stato dichiarato annus horribilis per il libro, in quanto si stima che il mercato ebook abbia raggiunto una quota di mercato compresa tra l’1,8% e il 2%, valori modesti, ma in prevedibile ascesa. In calo invece l’export del libro fisico (-10%) e la vendita di diritti: diminuiscono infatti i libri tradotti da altre lingue. Erano il 25% nel 1995, il 23% nel 2000, sono oggi il 20%, segno che l’editoria dipende sempre meno dall’estero. Allo stesso tempo però cala del 7,5% la vendita di diritti di autori italiani all’estero.

Le possibili soluzioni del problema provengono dallo stesso presidente dell’AIE, Marco Polillo, il quale chiede un’IVA parificata tra ebook e libri di carta, una vera e propria promozione del libro e della lettura, sostegno alle biblioteche con l’aumento degli sconti per gli acquisti libri, un aggiornamento serio delle normative sul diritto d’autore oltre a un supporto basato su regolamentazione, misure in favore dell’innovazione e promozione culturale.

Fortunatamente, in mezzo a un siffatto scenario, oserei dire quasi catastrofico, si intravede un barlume di speranza, dal momento che pare che la lettura sia in fase di crescita, anche se di poco poiché questo riguarda appena il 46% della popolazione. In particolare sono proprio i libri digitali a offrire nuove aspettative: nel 2012 il 3% della popolazione con più di 14 anni, complessivamente 1,6 milioni di italiani, si dedica alla lettura di ebook. Inoltre, secondo un’indagine della società Nielsen, è probabile che saranno i più giovani a salvare le sorti dell’editoria, essendosi registrato, nei primi quattro mesi dell’anno, un incredibile boom dell’editoria per ragazzi. Di certo questa è una buona notizia in vista del futuro: i piccoli lettori di oggi saranno con molta probabilità i lettori forti di domani. È soprattutto la fascia dei più piccoli, quella da zero a cinque anni, a far crescere il segmento. Un grande contribuito l’ha dato il successo della serie di Peppa pig, i cui libri sono in cima alle classifiche da mesi.

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