Salve a tutti, e benvenuti ad una
nuova puntata de “Il Tempio degli Otaku”! E' da tempo immemorabile, lo so, che
non parliamo di anime: francamente nemmeno io mi ricordo più quand'é stata
l'ultima volta! E' tempo di rimediare, ma forse in modo parziale, perché non
parliamo di una serie, bensì di un mediometraggio con un'ambientazione e una
tematica che non si trovano molto spesso negli anime: rispettivamente, la Spagna
e il ciclismo. Cominciate ad essere curiosi? Bene: allora seguite la
recensione di “Melanzane – Estate Andalusa”. Buona lettura, e buona
visione!
Non é una gara facile quella che
si prospetta per il ciclista andaluso Pepe Benangeli. In primis
l'ambiente, inospitale sì, ma soprattutto quello della sua infanzia, da cui è
praticamente fuggito. Non aiuta inoltre la consapevolezza che in
quest'occasione così delicata dovrà aiutare il suo compagno di squadra a
vincere, mentre a lui non solo toccheranno le briciole, ma con tutta
probabilità verrà licenziato a breve a causa delle sue prestazioni deludenti.
Basterebbe ed avanzerebbe questo, ma aggiungiamoci anche il fatto che proprio
quel giorno, a pochi chilometri di distanza, suo fratello Angel si sposerà
con colei che una volta era la sua ragazza... Facile capire come non sia
esattamente al settimo cielo. Tuttavia, durante la gara, una serie di
circostanze porteranno la sua scuderia a puntare proprio su di lui per la
vittoria. Riuscirà Pepe a non deludere la squadra e, soprattutto, la sua
famiglia, che ne segue amorevolmente le mosse?
Se vi vengono i brividi nel
pensare a come i giapponesi, che manco sanno parlare inglese, abbiano dipinto
la Spagna, vi comprendo: li avevo anch'io. Tuttavia mi sono dovuta ricredere,
perché l'ambientazione è curata nei minimi dettagli. Dalle tradizioni
alle musiche tipiche, passando ovviamente per il paesaggio, tutto è curato e
plausibile, rendendo la visione ancora più piacevole di quanto già non lo
fosse. A tal proposito, tanto di cappello anche per i curatori italiani – il
titolo è stato portato in Italia dalla Shin Vision – sia per quanto riguarda la
colonna sonora che soprattutto l'ottima pronuncia dei nomi spagnoli. Purtroppo
non è affatto scontato...
Entrando piú nei dettagli, la narrazione
si distingue in due filoni collegati: la gara vera e propria di Pepe e la
sua famiglia che ne segue le gesta. Questi, a dispetto della breve durata
dell'opera (nemmeno cinquanta minuti), non si rubano lo spazio a vicenda, ma
anzi “collaborano” nel dare allo spettatore l'idea della gara non solo sportiva
ma anche “privata” che il nostro sta conducendo. A completare il tutto, una
garbata telecronaca che d'accordo, sempre di inforigurgito trattasi, ma che non
è per niente invasivo ed anzi è piuttosto utile per comprendere gli aspetti più
tecnici della storia... E che, per di più, mostra la gran mole di
documentazione degli sceneggiatori.
Senza ombra di dubbio, però, il
vero fiore all'occhiello di “Melanzane” è... dai che lo sapete. Sono passato
quasi cento recensioni, non ditemi che non l'avete ancora capito! Esatto: l'introspezione
psicologica. Come dicevo anche poco più sopra, infatti, è come se Pepe
stesse disputando due gare in una, entrambe portatrici di conflitti ed
insicurezze. La prima è quella che tutti possiamo vedere, quella
agonistica: partita sotto i peggiori auspici, all'improvviso si prospetta
meglio del previsto, e la vittoria non sembra più così lontana... ammesso che
le gambe reggano. Ma a questo comprensibile stress si aggiunge il fatto che,
prima che gli avvenimenti avversi facessero il loro corso, il team e gli
sponsor non avevano minimamente pensato a Pepe per raggiungere l'obiettivo
finale. Lui doveva soltanto aiutare il compagno, ed anzi dopo questa gara
avrebbe dovuto preparare i bagagli e magari anche ringraziare. La voglia di
vincere insita in ogni sportivo si mischia quindi a un desiderio di rivalsa,
di dimostrare che anche lui può fare la differenza, e non solo come gregario.
Ma, seppure importante, la
vicenda che preme più al nostro è un'altra. Proprio quel giorno, infatti, si
ritrova a correre nella sua terra natia, in cui non ci sono prospettive
lavorative per i più giovani – la disoccupazione è a livelli molto alti – e in
cui le tradizioni giocano una parte ancora importante, forse troppo, nella vita
di tutti i giorni. Con il procedere della storia, inoltre, scopriamo che i
motivi di inquietudine di Pepe non si limitano solo a questi. Sin
dall'infanzia, infatti, ha provato una grande competizione nei confronti di suo
fratello Angel, anch'egli ciclista amatoriale – e tutti pensavano (di nuovo)
che sarebbe stato proprio lui ad avere un futuro in quel campo. Gli anni
dimostrano il contrario, e tutto sembra andare per il meglio, ma ecco di nuovo
farsi viva la sfida, stavolta in amore, e stavolta persa. La narrazione non ci
suggerisce nulla in proposito, ma è facile immaginare che proprio quella sia
stata una spinta fortissima nel dedicarsi ancora di più al ciclismo: per sfuggire
al proprio passato, e crearsi un futuro indipendente da questi
condizionamenti. La corsa in Andalusia, perciò, e in occasione del matrimonio
di Angel, non fa altro che riportare alla luce questi eventi che forse Pepe
avrebbe voluto dimenticare una volta per tutte... o almeno provarci. C'è quindi
la voglia di non fallire per la carriera lavorativa – e non dover tornare una
volta per tutte in Spagna da sconfitto – ma soprattutto dal punto di vista
privato. È facile provare simpatia e parteggiare per questo eroe che in realtà
non è così eroico, ma che anzi convince proprio per questo. Anche gli altri
personaggi non sono da meno, comunque, anche se per forza di cose il loro ruolo
appare ridimensionato dal dipingere costantemente il ritratto di Pepe. Il
quadro è positivo, comunque.
L'anime è del 2003: dieci anni fa
sono tanti per quanto riguarda il comparto tecnico, ad esempio per
quanto riguarda le animazioni, ma la cosa non disturba eccessivamente lo
spettatore. Il character design è semplice ma d'effetto: colpisce nel segno
senza strafare. Ottima, in compenso, la regia, sempre puntuale, sia che si
tratti di riprendere i ciclisti in azione sia nei momenti più rilassanti. Come
accennato sopra, molto buona anche la colonna sonora, che riprende le sonorità
(ehm...) tipiche dell'Andalusia, e che perciò si sposa molto bene alle
immagini. Un quadro molto positivo, quindi... che aspettate a vedervi
“Melanzane”?
… E anche per oggi è tutto, cari
amici. Arrivederci alla prossima volta, con il Tempio degli Otaku!
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