Si
è tenuta il 14 ottobre presso il Barbican Centre, il più importante centro
teatrale d’Europa sito nel cuore di Londra, la seconda conferenza annuale
organizzata dalla Reading Agency, evento svolto per la promozione delle più
originali e stimolanti idee in campo letterario. L’evento di quest’anno è stato
presenziato dal famosissimo Neil Gaiman, in compagnia a figure di spicco
provenienti dal settore bibliotecario, dal mondo delle arti, dell'educazione,
politici ed esponenti del mondo letterario, ha presenziato l’evento con un
discorso molto appassionato a sostegno del futuro della lettura e delle
biblioteche, concentrandosi in particolare sull’impatto che ancora oggi la
lettura può avere sui bambini e giovani e sugli obblighi morali del lettore (su
impronta quasi pennacchiana). Traduco qui per voi un’interessante estratto del
discorso di Gaiman, riportato dall’edizione online del 15 Ottobre dal tabloid
inglese The Guardian (trovate la
versione originale a questo indirizzo: http://www.theguardian.com/books/2013/oct/15/neil-gaiman-future-libraries-reading-daydreaming).
«Gli adulti possono
facilmente distruggere l'amore di un bambino per la lettura - non scoraggiate i
bambini dal leggere, solo perché pensate che stanno leggendo la cosa sbagliata
Per i bambini non esistono né la lettura sbagliata, né la cattiva narrativa».
- Neil Gaiman
È
importante che le persone ti dicano da che parte stanno e perché, ed
eventualmente se sono di parte: si tratta di una dichiarazione di interessi di
una comunità, di una specie. Ecco perché
ho intenzione di parlare con voi di lettura. Ho intenzione di dirvi che le
biblioteche sono importanti. Ho intenzione di suggerire che leggere
narrativa, leggere per diletto, sono due delle cose più importanti che si
possono fare. Sto per fare un appassionato appello per le coloro che vogliono
informarsi su cosa sono le biblioteche e chi sono i bibliotecari, e intendono
conservare entrambe le cose.
Io
sono di parte, ovviamente, ed enormemente: sono un autore, spesso un autore di fiction. Scrivo per bambini e per
adulti. Per circa 30 anni mi sono guadagnato da vivere con le mie parole, per
lo più facendo cose e mettendole nero su bianco. È ovviamente nel mio interesse
che le persone leggano, per loro leggere narrativa, per le biblioteche e
bibliotecari esistere e contribuire a promuovere l'amore per la lettura e i
luoghi in cui questa si può praticare.
Quindi,
mi ritengo di parte in quanto scrittore. Ma mi ritengo ancor più di parte come
lettore. E sono ancora più di parte in quanto cittadino britannico.
E
sono qui per parlare stasera sotto gli auspici della Reading Agency: un ente di
beneficenza la cui missione è di dare a tutti le stesse possibilità nella vita,
aiutando le persone a diventare lettori fiduciosi ed entusiasti, che sostiene
programmi di alfabetizzazione e che
incoraggia le librerie e i singoli individui all'atto della lettura. Perché, ci dicono, tutto cambia quando
leggiamo.
E
di questo cambiamento che ha atto con la lettura voglio parlarvi stasera. Voglio parlarvi di ciò che la lettura fa, a
cosa serve.
Sono
stato una volta a New York, e ho ascoltato un discorso sulla costruzione di
prigioni private - una grande industria in crescita in America. L'industria
carceraria ha bisogno di pianificare la propria crescita futura – di quante celle
avranno bisogno? Quanti detenuti ci staranno in esse, da qui a 15 anni? E hanno
scoperto che potevano predire molto facilmente, utilizzando un algoritmo
piuttosto semplice che chiedeva la percentuale di ragazzi tra i 10 e gli 11 anni
che non era in grado di leggere, e di certo non poteva leggere per piacere.
Prendiamo la cosa con la dovuta cautela: non si può dire che una società
alfabetizzata non abbia alcuna incriminazione. Ma ci sono correlazioni molto
reali. E penso che alcune di queste correlazioni, la più semplice, viene da
qualcosa di molto semplice: le persone alfabetizzate leggono narrativa.
La
narrativa ha due funzioni. In primo
luogo, è un vera e propria droga alla lettura. La necessità di sapere cosa
succede dopo, il bisogno di voltare pagina, l’esigenza di andare avanti, anche
se ciò che leggiamo ci appare difficile, perché qualcuno è in difficoltà e
bisogna sapere come tutto andrà a finire... è una vera e propria droga. Poi ti costringe a imparare nuove parole,
a pensare nuovi pensieri per andare avanti, per scoprire che la lettura di per
sé è piacevole. Una volta imparato questo, siete sulla buona strada per leggere
di tutto. E la lettura è fondamentale. Alcuni anni fa circolava l'idea che stessimo
vivendo in un mondo post-alfabetizzato in cui la capacità di dare un senso alle
parole scritte fosse in qualche modo ridondante, ma quei giorni sono passati. Le
parole sono più importanti di quanto non siano mai state: si naviga il mondo
con le parole, e visto che il mondo scivola sul web, abbiamo bisogno di
seguire, di comunicare e di comprendere ciò che stiamo leggendo. Le persone che
non riescono a capirsi l'un l'altro non possono scambiarsi idee, non possono
comunicare, e i programmi di traduzione hanno una funzionalità piuttosto
limitata.
Il
modo più semplice per fare in modo di allevare bambini alfabetizzati è quello
di insegnare loro a leggere e mostrare loro che la lettura è un'attività
piacevole. E questo significa – non potrebbe essere più semplice – capire quali
libri possano piacergli dando loro accesso a quei volumi, e facendo sì che li
leggano. Non credo esistano libri “cattivi” per bambini. Ogni tanto diventa di
moda tra alcuni adulti puntare il dito contro una categoria di libri per
bambini, un genere forse, o un autore, e dichiararli cattivi libri, libri che ai
bambini non dovrebbe essere permesso leggere. L'ho visto accadere più e più
volte; Enid Blyton è stato dichiarato un cattivo scrittore, così come RL Stine
e tanti altri. I fumetti sono stati denigrati come cattiva lettura che
favorisce l'analfabetismo.
Sono
solo fesserie, è snobismo ed è stoltezza. Non ci sono cattivi autori per
bambini: essi amano e vogliono leggere e cercare ciò che vogliono leggere,
perché ogni bambino è diverso. Si possono trovare le storie di cui hanno
bisogno, e loro stessi portano alle storie. Il “trito e ritrito”, un’idea
logora, per loro non è mai tale perché il bambino la incontra per la prima
volta. Non si devono scoraggiare i bambini dal leggere perché si sente che
stanno leggendo la cosa sbagliata. Se la narrativa non vi attrae, si possono
preferire altri generi, ma sta di fatto che non tutti hanno gli stessi gusti. Ben
intenzionati adulti possono facilmente distruggere l'amore di un bambino per la
lettura: gli impediscono di leggere ciò che gli piace per dare loro libri
“degni di essere letti” che piacciono loro, l’equivalente per il ventunesimo secolo
di quello che nella letteratura vittoriana era il "miglioramento". Altrimenti
finiremo con una generazione convinta che la lettura non è cool, o peggio,
sgradevole.
Abbiamo
bisogno dei nostri bambini per creare una classifica di letture: tutto ciò che
a loro piace si sposta in su, gradino su gradino, nella scala
dell’alfabetizzazione. (Inoltre, vi consiglio di non fare ciò che il sottoscritto
ha fatto quando sua figlia undicenne stava leggendo RL Stine: sono andato a
prendere una copia di Carrie di Stephen King, dicendole che se le era piaciuto il
primo, del secondo si sarebbe innamorata. Holly adesso non leggerà altro che
storie di colonizzatori nelle praterie per il resto della sua adolescenza, e
ancora mi fissa con sguardo torvo quando menziono Stephen King).
E la seconda cosa che
la narrativa produce è la costruzione dell'empatia.
Quando si guarda la TV o un film, si osservano cose che accadono ad altre
persone. La prosa narrativa è qualcosa che si costruisce attraverso la
combinazione di 26 lettere e una manciata di segni di punteggiatura e voi, solo voi, usando la vostra immaginazione,
create un mondo e la gente che lo abita, in modo che possiate guardare
attraverso altri occhi. Si arriva a
sentire cose, visitare luoghi e mondi che altrimenti non avreste mai conosciuto.
Si impara che anche il resto delle persone là fuori è un “io”. Ci si comporta
come qualcun altro, e quando si torna al proprio mondo, si procede in modo che
questo si trasformi leggermente.
L'empatia
è lo strumento che trasforma le persone in gruppi, per permetterci di essere
altro che semplici individui auto-ossessionati.
E
si scopre che leggere è fondamentale per camminare a proprio modo nel mondo nel
quale si vive. Ed è così: il mondo non deve essere per forza come lo vediamo, le
cose possono essere diverse.
Sono
stato in Cina nel 2007 in occasione del primo convegno approvato dal partito (nella
storia cinese) sulla fantasia e la fantascienza. E a un certo punto ho preso un
alto funzionario da parte e gli ho chiesto: perché? Lo Sci-fi era stato
disapprovato per lungo tempo. Che cosa era cambiato?
È
semplice, mi ha detto. I cinesi sono stati brillanti nel trasformare i piani
degli altri in fatti concreti, ma non creano innovazione e invenzione, non immaginano.
Allora mandarono una delegazione negli Stati Uniti, ad Apple, Microsoft, Google
per studiare il modo in cui i loro dipendenti creavano, e si accorsero che tutti
avevano letto fantascienza da ragazzi o ragazze.
La
narrativa è in grado di mostrare un mondo diverso, trasporta in un luogo in cui
non si è mai stati. Una volta che hai visitato altri mondi, come quelli in cui
si mangia frutta fatata, non si può mai essere del tutto a proprio agio con il
mondo nel quale si è cresciuti, e il
malcontento è una buona cosa: le persone scontente possono modificare e
migliorare i loro mondi, li vivono meglio e li rendono diversi.
E
già che siamo in tema, vorrei dire qualche parola sull’evasione. Ho sentito il
termine sbandierato come se fosse una cosa negativa, come se l’evasione nella
finzione fosse un oppiaceo a buon mercato utilizzato da una farragine di stolti
e illusi e l'unica finzione degna di essere letta da adulti e bambini fosse la
finzione mimetica, che rispecchia il
lato peggiore del mondo nel quale il lettore si ritrova1.
Se si è rimasti intrappolati in una situazione impossibile, in un luogo
sgradevole, con persone i cui fini sono poco onorevoli, e qualcuno offre una
fuga temporanea, perché non si dovrebbe approfittarne? E l’evasione narrativa è
proprio questo: la narrativa apre una porta, mostra la luce del sole al di
fuori, ti dà un posto dove andare, del quale si ha il controllo, nel quale si è
con le persone con cui si desidera essere (e i libri sono luoghi reali, senza
margine d’errore) e, soprattutto durante la fuga, i libri possono costruire
consapevolezza del mondo e della propria situazione, dare armi e armatura: cose
reali che possono essere recuperate nella propria prigione, competenze, conoscenze
e strumenti utili per scappare per davvero. Come JRR Tolkien ci ha ricordato,
le uniche persone che hanno il diritto di inveire contro l’evasione sono i “carcerieri”.
Un
altro modo per distruggere l'amore di un bambino per la lettura, ovviamente, è
quello di assicurarsi che non ci siano libri di ogni genere in giro e non dare
loro un posto dove leggere quei libri. Io sono stato fortunato, avevo un ottimo
locale biblioteca da piccolo. Ho avuto quel tipo di genitori che potevano
essere persuasi ad accompagnarmi biblioteca sulla strada per andare a lavoro
durante vacanze estive, e il tipo di bibliotecari ai quali non importava che un
piccolo ragazzo non accompagnato tornasse in biblioteca ogni mattina per
sbirciare nelle schede del catalogo per bambini alla ricerca di libri con
fantasmi, magia, razzi spaziali, oppure vampiri, investigatori, streghe e altre
meraviglie. E quando finii di leggere la biblioteca dei bambini, cominciai a
gettarmi sui libri per adulti. Erano bravi bibliotecari, apprezzavano i libri e
volevano che i libri venissero letti. Mi hanno insegnato come ordinare i libri
di altre biblioteche per un prestito interbibliotecario. Non hanno mai snobbato
le mie letture; mi vedevano come un bambino che amava la letteratura e la
leggeva ad occhi spalancati, mi parlavano dei libri che leggevo, mi avrebbero
trovato altri libri della stessa serie, mi avrebbero aiutato. Mi hanno trattato come un lettore - niente
di meno o di più - il che significa trattare l’altro con rispetto. Non ero
abituato ad essere trattato con rispetto, come un bambino di otto anni.
Le biblioteche sono
sinonimo di libertà, libertà di leggere, libertà di idee, libertà di comunicazione.Creano l'educazione (che non è un
processo che termina il giorno in cui lasciamo la scuola o università), intrattenimento, creazione di spazi sicuri e facile
accesso alle informazioni. Temo che qui nel 21° secolo le persone fraintendano
quello che sono le biblioteche e il loro scopo. Se si percepisce la biblioteca
come uno scaffale di libri, questo può sembrare antiquato o obsoleto in un
mondo in cui la maggior parte - ma non tutti - i libri a stampa esistono
digitalmente. Ma credo che in questo caso si perda di vista il punto
fondamentale. Io penso che abbia a che fare con la natura delle informazioni. Le
informazioni hanno un valore, le informazioni giuste hanno un enorme valore.
Per tutta la storia umana abbiamo vissuto in un tempo di scarsità di
informazione; avere le informazioni necessarie è sempre stato importante e
apprezzabile: potevamo sapere quando si piantava una coltura, dove si cercavano
le sementi, avere le mappe, la storia del territorio e i suoi racconti – erano
una cosa fondamentale per il sostentamento della società. Le informazioni sono
sempre state una cosa preziosa e chi le possedeva o poteva ottenere si faceva
pagare per il servizio.
Negli
ultimi anni, siamo passati da un'economia di scarse informazioni ad una guidata
da un eccesso di informazioni. Secondo Eric Schmidt di Google, ogni due giorni
la razza umana crea tante informazioni quante quelle costruite dagli albori
della civiltà al 2003, che è circa cinque exobyte di dati al giorno, per quelli
di voi che tengono il conto. La sfida diventa, non più trovare quella pianta
poco presente che cresce nel deserto, ma trovare un impianto specifico che
cresce in una giungla. Stiamo cominciando ad avere bisogno di aiuto per
navigare le informazioni in modo da trovare ciò di cui effettivamente necessitiamo.
Le
biblioteche sono luoghi dove le persone vanno per reperire informazioni. I
libri sono solo la punta dell’iceberg: le informazioni sono lì, e le
biblioteche possono fornirle liberamente e legalmente attraverso i libri. Oggi
più bambini che mai stanno prendendo in prestito i libri dalle biblioteche - libri
in tutti i formati, cartaceo, digitale e audio. Ma le biblioteche sono anche,
per esempio, luoghi in cui chi non possiede computer può connettersi e andare
online senza pagare nulla: estremamente importante se si pensa che oggi la
ricerca del lavoro sta migrando sempre più on-line. I bibliotecari possono
aiutare queste persone a navigare quel mondo.
Non
credo sarà mai possibile che tutti i libri vengano digitalizzati: come Douglas
Adams una volta mi ha fatto notare, più di 20 anni prima che il Kindle venisse
concepito, un libro fisico è come uno squalo: gli squali sono antichi, c'erano
squali nell'oceano prima dei dinosauri. E la ragione per cui ci sono ancora gli
squali in giro è che gli squali hanno chiara la loro identità. I libri fisici
sono duri, difficili da distruggere, resistenti al bagno, funzionano ad energia
solare, stanno bene in una mano: sono bravi ad essere libri, e ci sarà sempre
un posto per loro. Essi appartengono alle biblioteche, così come le biblioteche
sono già diventati luoghi in cui si può ottenere l'accesso a ebooks, audiolibri,
DVD e contenuti web.
La
biblioteca è un archivio di informazioni e dà ad ogni cittadino la parità di
accesso ad esso; include informazioni sulla salute, sulla salute mentale. Si
tratta di uno spazio comunitario, un luogo sicuro, un rifugio dal mondo. È un
posto con i bibliotecari. Come saranno le biblioteche del futuro è qualcosa che
dobbiamo iniziare ad immaginare sin da ora.
L'alfabetizzazione
è più importante che in passato in questo mondo di testo ed e-mail, un mondo di
informazioni scritte. Abbiamo bisogno di
leggere e scrivere, abbiamo bisogno di cittadini globali che possano leggere
comodamente, comprendere ciò che stanno leggendo, capire le sfumature e farsi
capire.
Le biblioteche sono
davvero le porte al futuro. Quindi è un peccato che, intorno
al mondo, osserviamo le autorità locali cogliere l'opportunità per chiudere le
biblioteche come un modo semplice per risparmiare denaro, senza rendersi conto
che ci stanno derubando del futuro per pagare una necessità momentanea. Si
stanno chiudendo porte che dovrebbero essere aperte.
Secondo
un recente studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico, l'Inghilterra è "l'unico paese in cui il range di popolazione
che ha un’età più elevata ha una maggiore competenza letteraria e matematica
rispetto al range più giovane, presi in esame fattori quali il genere, il contesto
socio-economico ed il tipo di occupazione del campione preso in esame".
O,
per dirla in altro modo, noi siamo più bravi ad esprimerci e far di conto dei
nostri figli e nipoti. Questi hanno minore capacità di navigare il mondo per
capire come risolvere i problemi, possono essere più facilmente ingannati e
fuorviati, saranno meno capaci di cambiare il mondo in cui si trovano, di
trovarsi un lavoro. Tutte queste cose. E l'Inghilterra come paese si ritroverà
indietro rispetto ad altri paesi sviluppati, perché mancherà una forza lavoro
qualificata.
I
libri sono il modo in cui comunichiamo con i morti. Il modo in cui impariamo da
coloro che non sono più con noi, sul cui pensiero l'umanità ha costruito se
stessa, è progredita, adeguandosi alla conoscenza incrementale piuttosto che
alla riscoperta. Ci sono storie che sono più vecchie di molti paesi, racconti
che da tempo sono sopravvissute alle culture e agli edifici in cui sono state
raccontate per la prima volta.
Penso
che abbiamo una responsabilità verso il futuro. Responsabilità e obblighi verso i bambini, verso gli adulti che questi
bambini diventeranno, verso il mondo che si ritroveranno ad abitare. Tutti noi
- come lettori, scrittori, cittadini – abbiamo obblighi. Credo che mi
piacerebbe provare e precisare alcuni di questi obblighi.
Abbiamo l'obbligo di
leggere per piacere, in privato e in luoghi pubblici. Se
leggiamo per piacere, se gli altri ci vedono leggere, allora impariamo, esercitiamo
la nostra immaginazione. Mostriamo agli altri che la lettura è una buona cosa.
Abbiamo l'obbligo di
sostenere le biblioteche, utilizzarle per incoraggiare gli
altri ad usufruirne, protestare contro la chiusura delle biblioteche. Se non si
pensa che queste abbiano valore, allora non hanno più valore nemmeno le
informazioni, la cultura o la saggezza. Si stanno mettendo a tacere le voci del
passato e si sta danneggiando il futuro.
Abbiamo l'obbligo di
leggere ad alta voce ai nostri figli, leggere le cose di
cui godono, leggere loro storie anche quando siamo stanchi. Fare le vocine, per
renderle interessanti, e non smettere di leggere loro solo perché imparino a
leggere da sé. Bisogna utilizzare il tempo della lettura ad alta voce come un momento di legame, dove non si sta lì
a controllare il cellulare e le distrazioni del mondo vengono messe da parte.
Abbiamo l'obbligo di
usare la lingua, spingere noi stessi a scoprire il significato
delle parole e come distribuirle, per comunicare in modo chiaro cosa
intendiamo. Non dobbiamo cercare di congelare lingua, o di far finta che sia una
cosa morta che deve essere venerata, ma dovremmo usarla come una cosa viva, che
scorre, che prende in prestito le parole, che permette a significati e pronunce
di cambiare con il tempo.
Noi
scrittori - soprattutto gli scrittori di letteratura per bambini, ma in
definitiva tutti gli scrittori - abbiamo un obbligo nei confronti dei nostri
lettori: è l'obbligo di scrivere cose
vere, particolarmente importante quando stiamo creando storie di persone
che non esistono, in luoghi in cui non sono mai stati - per capire che verità
non è in ciò che accade, ma ciò che ci viene svelato rispetto a chi siamo. La narrativa è la menzogna che dice la
verità, dopo tutto. Abbiamo l'obbligo di non annoiare i nostri lettori e
fare in modo che abbiano bisogno di girare le pagine. Una delle migliori cure
per un lettore riluttante, dopo tutto, è una storia che non può smettere di
leggere. Mentre noi dobbiamo dire ai nostri lettori cose vere e dare loro le
armi e le armature e trasmettere tutto ciò che riteniamo saggezza e che abbiamo raccolto dal nostro
breve soggiorno in questo verde mondo; abbiamo l'obbligo di non predicare, non tenere
conferenze, non forzare una predigerita morale e spingere messaggi verso il
basso della gola dei nostri lettori come gli uccelli adulti alimentano i loro
bambini con vermi pre-masticati, e abbiamo l'obbligo di non scrivere mai
qualcosa che da bambini non avremmo letto noi stessi.
Abbiamo l'obbligo di
capire e riconoscere che come scrittori di letteratura per l’infanzia stiamo
facendo un lavoro importante, perché se roviniamo tutto
scrivendo libri noiosi che allontanano i bambini dalla lettura abbiamo ridotto
il nostro futuro e il loro .
Noi tutti - adulti e
bambini, scrittori e lettori - abbiamo l'obbligo di sognare ad occhi aperti.
Abbiamo l'obbligo di immaginare. È facile fingere che
nessuno può cambiare nulla, che ci troviamo in un mondo in cui la società è
enorme e l'individuo è meno di niente: un atomo in un muro, un chicco di riso
in un campo di riso. Ma la verità è che le persone cambiano il loro mondo più e
più volte, le persone fanno il futuro, e lo fanno immaginando che le cose possano
essere diverse.
Guardatevi
intorno: dico sul serio. Fermatevi per un attimo e guardatevi intorno nella
stanza in cui vi trovate perché voglio sottolineare qualcosa di così ovvio che spesso
si tende a dimenticare. È questo: tutto ciò che è possibile vedere tra queste
mura è stato, ad un certo punto, immaginato. Qualcuno ha deciso che era più
facile sedersi su una sedia che per terra e immaginò la sedia. Qualcuno ha
immaginato di farci incontrare qui a Londra in un posto nel quale non sarebbe
potuto piovere dentro. Questo e le cose in esso, e tutte le altre cose in
questo edificio, questa città, esistono perché, più e più volte, la gente ha
immaginato.
Abbiamo
l'obbligo di rendere le cose belle. Per non lasciare il mondo più brutto di
quello che l’abbiamo trovato, per non svuotare gli oceani, per non lasciare che
i nostri problemi ricadano sulla prossima generazione. Abbiamo l'obbligo di fare pulizia prima di scomparire, e non
lasciare ai nostri figli un mondo si ritrovino in un mondo miope, incasinato, immutabile
e paralizzato.
Abbiamo
l'obbligo di dire ai nostri politici quello che vogliamo, di votare contro i
politici di qualsiasi partito che non capiscono il valore della lettura nella
creazione di cittadini meritevoli, che non vogliono agire per preservare e
proteggere le conoscenze e favorire l'alfabetizzazione. Questa non è una questione di politica di partito. Questa è una
questione di umanità comune.
Ad
Albert Einstein è stato chiesto una volta come possiamo rendere i nostri figli
intelligenti. La sua risposta fu semplice e saggia: "Se volete che i
vostri figli siano intelligenti leggetegli le fiabe. Se volete che siano più
intelligenti, leggetegli più favole". Ha capito il valore della lettura, e
dell’immaginazione. Spero che possiamo dare ai nostri figli un mondo in cui si
leggerà, che possa essere letto, immaginato, e compreso.
***
1 Qui per finzione mimetica si fa riferimento alla
mimesi nel senso platonico del termine, come imitazione del mondo, sebbene il
filosofo greco la ritenesse diseducativa in quanto copia imperfetta del mondo
naturale, che a sua volta è copia del mondo delle idee. Per altre informazioni,
si veda ciò che è stato scritto da Auerbach riguardo la mimesis.
Intro e traduzione a cura di
Neil Gaiman era uno dei miei sceneggiatori di fumetti preferiti.
RispondiEliminaEra? :)
EliminaDavvero un ottimo articolo! I miei più sinceri complimenti! =)
RispondiEliminaE' merito di Gaiman xD
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