martedì 29 ottobre 2013

Neil Gaiman: Perché il nostro futuro dipende da biblioteche, dalla lettura e dal sognare ad occhi aperti…




Si è tenuta il 14 ottobre presso il Barbican Centre, il più importante centro teatrale d’Europa sito nel cuore di Londra, la seconda conferenza annuale organizzata dalla Reading Agency, evento svolto per la promozione delle più originali e stimolanti idee in campo letterario. L’evento di quest’anno è stato presenziato dal famosissimo Neil Gaiman, in compagnia a figure di spicco provenienti dal settore bibliotecario, dal mondo delle arti, dell'educazione, politici ed esponenti del mondo letterario, ha presenziato l’evento con un discorso molto appassionato a sostegno del futuro della lettura e delle biblioteche, concentrandosi in particolare sull’impatto che ancora oggi la lettura può avere sui bambini e giovani e sugli obblighi morali del lettore (su impronta quasi pennacchiana). Traduco qui per voi un’interessante estratto del discorso di Gaiman, riportato dall’edizione online del 15 Ottobre dal tabloid inglese The Guardian (trovate la versione originale a questo indirizzo: http://www.theguardian.com/books/2013/oct/15/neil-gaiman-future-libraries-reading-daydreaming).




«Gli adulti possono facilmente distruggere l'amore di un bambino per la lettura - non scoraggiate i bambini dal leggere, solo perché pensate che stanno leggendo la cosa sbagliata Per i bambini non esistono né la lettura sbagliata, né la cattiva narrativa».
- Neil Gaiman

È importante che le persone ti dicano da che parte stanno e perché, ed eventualmente se sono di parte: si tratta di una dichiarazione di interessi di una comunità, di una specie. Ecco perché ho intenzione di parlare con voi di lettura. Ho intenzione di dirvi che le biblioteche sono importanti. Ho intenzione di suggerire che leggere narrativa, leggere per diletto, sono due delle cose più importanti che si possono fare. Sto per fare un appassionato appello per le coloro che vogliono informarsi su cosa sono le biblioteche e chi sono i bibliotecari, e intendono conservare entrambe le cose.

Io sono di parte, ovviamente, ed enormemente: sono un autore, spesso un autore di fiction. Scrivo per bambini e per adulti. Per circa 30 anni mi sono guadagnato da vivere con le mie parole, per lo più facendo cose e mettendole nero su bianco. È ovviamente nel mio interesse che le persone leggano, per loro leggere narrativa, per le biblioteche e bibliotecari esistere e contribuire a promuovere l'amore per la lettura e i luoghi in cui questa si può praticare.
Quindi, mi ritengo di parte in quanto scrittore. Ma mi ritengo ancor più di parte come lettore. E sono ancora più di parte in quanto cittadino britannico.
E sono qui per parlare stasera sotto gli auspici della Reading Agency: un ente di beneficenza la cui missione è di dare a tutti le stesse possibilità nella vita, aiutando le persone a diventare lettori fiduciosi ed entusiasti, che sostiene programmi di alfabetizzazione e  che incoraggia le librerie e i singoli individui all'atto della lettura. Perché, ci dicono, tutto cambia quando leggiamo.
E di questo cambiamento che ha atto con la lettura voglio parlarvi stasera. Voglio parlarvi di ciò che la lettura fa, a cosa serve.

Sono stato una volta a New York, e ho ascoltato un discorso sulla costruzione di prigioni private - una grande industria in crescita in America. L'industria carceraria ha bisogno di pianificare la propria crescita futura – di quante celle avranno bisogno? Quanti detenuti ci staranno in esse, da qui a 15 anni? E hanno scoperto che potevano predire molto facilmente, utilizzando un algoritmo piuttosto semplice che chiedeva la percentuale di ragazzi tra i 10 e gli 11 anni che non era in grado di leggere, e di certo non poteva leggere per piacere. Prendiamo la cosa con la dovuta cautela: non si può dire che una società alfabetizzata non abbia alcuna incriminazione. Ma ci sono correlazioni molto reali. E penso che alcune di queste correlazioni, la più semplice, viene da qualcosa di molto semplice: le persone alfabetizzate leggono narrativa.

La narrativa ha due funzioni. In primo luogo, è un vera e propria droga alla lettura. La necessità di sapere cosa succede dopo, il bisogno di voltare pagina, l’esigenza di andare avanti, anche se ciò che leggiamo ci appare difficile, perché qualcuno è in difficoltà e bisogna sapere come tutto andrà a finire... è una vera e propria droga. Poi ti costringe a imparare nuove parole, a pensare nuovi pensieri per andare avanti, per scoprire che la lettura di per sé è piacevole. Una volta imparato questo, siete sulla buona strada per leggere di tutto. E la lettura è fondamentale. Alcuni anni fa circolava l'idea che stessimo vivendo in un mondo post-alfabetizzato in cui la capacità di dare un senso alle parole scritte fosse in qualche modo ridondante, ma quei giorni sono passati. Le parole sono più importanti di quanto non siano mai state: si naviga il mondo con le parole, e visto che il mondo scivola sul web, abbiamo bisogno di seguire, di comunicare e di comprendere ciò che stiamo leggendo. Le persone che non riescono a capirsi l'un l'altro non possono scambiarsi idee, non possono comunicare, e i programmi di traduzione hanno una funzionalità piuttosto limitata.
Il modo più semplice per fare in modo di allevare bambini alfabetizzati è quello di insegnare loro a leggere e mostrare loro che la lettura è un'attività piacevole. E questo significa – non potrebbe essere più semplice – capire quali libri possano piacergli dando loro accesso a quei volumi, e facendo sì che li leggano. Non credo esistano libri “cattivi” per bambini. Ogni tanto diventa di moda tra alcuni adulti puntare il dito contro una categoria di libri per bambini, un genere forse, o un autore, e dichiararli cattivi libri, libri che ai bambini non dovrebbe essere permesso leggere. L'ho visto accadere più e più volte; Enid Blyton è stato dichiarato un cattivo scrittore, così come RL Stine e tanti altri. I fumetti sono stati denigrati come cattiva lettura che favorisce l'analfabetismo.

Sono solo fesserie, è snobismo ed è stoltezza. Non ci sono cattivi autori per bambini: essi amano e vogliono leggere e cercare ciò che vogliono leggere, perché ogni bambino è diverso. Si possono trovare le storie di cui hanno bisogno, e loro stessi portano alle storie. Il “trito e ritrito”, un’idea logora, per loro non è mai tale perché il bambino la incontra per la prima volta. Non si devono scoraggiare i bambini dal leggere perché si sente che stanno leggendo la cosa sbagliata. Se la narrativa non vi attrae, si possono preferire altri generi, ma sta di fatto che non tutti hanno gli stessi gusti. Ben intenzionati adulti possono facilmente distruggere l'amore di un bambino per la lettura: gli impediscono di leggere ciò che gli piace per dare loro libri “degni di essere letti” che piacciono loro, l’equivalente per il ventunesimo secolo di quello che nella letteratura vittoriana era il "miglioramento". Altrimenti finiremo con una generazione convinta che la lettura non è cool, o peggio, sgradevole.

Abbiamo bisogno dei nostri bambini per creare una classifica di letture: tutto ciò che a loro piace si sposta in su, gradino su gradino, nella scala dell’alfabetizzazione. (Inoltre, vi consiglio di non fare ciò che il sottoscritto ha fatto quando sua figlia undicenne stava leggendo RL Stine: sono andato a prendere una copia di Carrie di Stephen King, dicendole che se le era piaciuto il primo, del secondo si sarebbe innamorata. Holly adesso non leggerà altro che storie di colonizzatori nelle praterie per il resto della sua adolescenza, e ancora mi fissa con sguardo torvo quando menziono Stephen King).

E la seconda cosa che la narrativa produce è la costruzione dell'empatia. Quando si guarda la TV o un film, si osservano cose che accadono ad altre persone. La prosa narrativa è qualcosa che si costruisce attraverso la combinazione di 26 lettere e una manciata di segni di punteggiatura e voi,  solo voi, usando la vostra immaginazione, create un mondo e la gente che lo abita, in modo che possiate guardare attraverso altri occhi. Si arriva a sentire cose, visitare luoghi e mondi che altrimenti non avreste mai conosciuto. Si impara che anche il resto delle persone là fuori è un “io”. Ci si comporta come qualcun altro, e quando si torna al proprio mondo, si procede in modo che questo si trasformi leggermente.
L'empatia è lo strumento che trasforma le persone in gruppi, per permetterci di essere altro che semplici individui auto-ossessionati.
E si scopre che leggere è fondamentale per camminare a proprio modo nel mondo nel quale si vive. Ed è così: il mondo non deve essere per forza come lo vediamo, le cose possono essere diverse.
Sono stato in Cina nel 2007 in occasione del primo convegno approvato dal partito (nella storia cinese) sulla fantasia e la fantascienza. E a un certo punto ho preso un alto funzionario da parte e gli ho chiesto: perché? Lo Sci-fi era stato disapprovato per lungo tempo. Che cosa era cambiato?
È semplice, mi ha detto. I cinesi sono stati brillanti nel trasformare i piani degli altri in fatti concreti, ma non creano innovazione e invenzione, non immaginano. Allora mandarono una delegazione negli Stati Uniti, ad Apple, Microsoft, Google per studiare il modo in cui i loro dipendenti creavano, e si accorsero che tutti avevano letto fantascienza da ragazzi o ragazze.

La narrativa è in grado di mostrare un mondo diverso, trasporta in un luogo in cui non si è mai stati. Una volta che hai visitato altri mondi, come quelli in cui si mangia frutta fatata, non si può mai essere del tutto a proprio agio con il mondo nel quale si è cresciuti, e il malcontento è una buona cosa: le persone scontente possono modificare e migliorare i loro mondi, li vivono meglio e li rendono diversi.
E già che siamo in tema, vorrei dire qualche parola sull’evasione. Ho sentito il termine sbandierato come se fosse una cosa negativa, come se l’evasione nella finzione fosse un oppiaceo a buon mercato utilizzato da una farragine di stolti e illusi e l'unica finzione degna di essere letta da adulti e bambini fosse la finzione mimetica, che rispecchia  il lato peggiore del mondo nel quale il lettore si ritrova1. Se si è rimasti intrappolati in una situazione impossibile, in un luogo sgradevole, con persone i cui fini sono poco onorevoli, e qualcuno offre una fuga temporanea, perché non si dovrebbe approfittarne? E l’evasione narrativa è proprio questo: la narrativa apre una porta, mostra la luce del sole al di fuori, ti dà un posto dove andare, del quale si ha il controllo, nel quale si è con le persone con cui si desidera essere (e i libri sono luoghi reali, senza margine d’errore) e, soprattutto durante la fuga, i libri possono costruire consapevolezza del mondo e della propria situazione, dare armi e armatura: cose reali che possono essere recuperate nella propria prigione, competenze, conoscenze e strumenti utili per scappare per davvero. Come JRR Tolkien ci ha ricordato, le uniche persone che hanno il diritto di inveire contro l’evasione sono i “carcerieri”.

Un altro modo per distruggere l'amore di un bambino per la lettura, ovviamente, è quello di assicurarsi che non ci siano libri di ogni genere in giro e non dare loro un posto dove leggere quei libri. Io sono stato fortunato, avevo un ottimo locale biblioteca da piccolo. Ho avuto quel tipo di genitori che potevano essere persuasi ad accompagnarmi biblioteca sulla strada per andare a lavoro durante vacanze estive, e il tipo di bibliotecari ai quali non importava che un piccolo ragazzo non accompagnato tornasse in biblioteca ogni mattina per sbirciare nelle schede del catalogo per bambini alla ricerca di libri con fantasmi, magia, razzi spaziali, oppure vampiri, investigatori, streghe e altre meraviglie. E quando finii di leggere la biblioteca dei bambini, cominciai a gettarmi sui libri per adulti. Erano bravi bibliotecari, apprezzavano i libri e volevano che i libri venissero letti. Mi hanno insegnato come ordinare i libri di altre biblioteche per un prestito interbibliotecario. Non hanno mai snobbato le mie letture; mi vedevano come un bambino che amava la letteratura e la leggeva ad occhi spalancati, mi parlavano dei libri che leggevo, mi avrebbero trovato altri libri della stessa serie, mi avrebbero aiutato. Mi hanno trattato come un lettore - niente di meno o di più - il che significa trattare l’altro con rispetto. Non ero abituato ad essere trattato con rispetto, come un bambino di otto anni.

Le biblioteche sono sinonimo di libertà, libertà di leggere, libertà di idee, libertà di comunicazione.Creano l'educazione (che non è un processo che termina il giorno in cui lasciamo la scuola o università),  intrattenimento, creazione di spazi sicuri e facile accesso alle informazioni. Temo che qui nel 21° secolo le persone fraintendano quello che sono le biblioteche e il loro scopo. Se si percepisce la biblioteca come uno scaffale di libri, questo può sembrare antiquato o obsoleto in un mondo in cui la maggior parte - ma non tutti - i libri a stampa esistono digitalmente. Ma credo che in questo caso si perda di vista il punto fondamentale. Io penso che abbia a che fare con la natura delle informazioni. Le informazioni hanno un valore, le informazioni giuste hanno un enorme valore. Per tutta la storia umana abbiamo vissuto in un tempo di scarsità di informazione; avere le informazioni necessarie è sempre stato importante e apprezzabile: potevamo sapere quando si piantava una coltura, dove si cercavano le sementi, avere le mappe, la storia del territorio e i suoi racconti – erano una cosa fondamentale per il sostentamento della società. Le informazioni sono sempre state una cosa preziosa e chi le possedeva o poteva ottenere si faceva pagare per il servizio.
Negli ultimi anni, siamo passati da un'economia di scarse informazioni ad una guidata da un eccesso di informazioni. Secondo Eric Schmidt di Google, ogni due giorni la razza umana crea tante informazioni quante quelle costruite dagli albori della civiltà al 2003, che è circa cinque exobyte di dati al giorno, per quelli di voi che tengono il conto. La sfida diventa, non più trovare quella pianta poco presente che cresce nel deserto, ma trovare un impianto specifico che cresce in una giungla. Stiamo cominciando ad avere bisogno di aiuto per navigare le informazioni in modo da trovare ciò di cui effettivamente necessitiamo.

Le biblioteche sono luoghi dove le persone vanno per reperire informazioni. I libri sono solo la punta dell’iceberg: le informazioni sono lì, e le biblioteche possono fornirle liberamente e legalmente attraverso i libri. Oggi più bambini che mai stanno prendendo in prestito i libri dalle biblioteche - libri in tutti i formati, cartaceo, digitale e audio. Ma le biblioteche sono anche, per esempio, luoghi in cui chi non possiede computer può connettersi e andare online senza pagare nulla: estremamente importante se si pensa che oggi la ricerca del lavoro sta migrando sempre più on-line. I bibliotecari possono aiutare queste persone a navigare quel mondo.

Non credo sarà mai possibile che tutti i libri vengano digitalizzati: come Douglas Adams una volta mi ha fatto notare, più di 20 anni prima che il Kindle venisse concepito, un libro fisico è come uno squalo: gli squali sono antichi, c'erano squali nell'oceano prima dei dinosauri. E la ragione per cui ci sono ancora gli squali in giro è che gli squali hanno chiara la loro identità. I libri fisici sono duri, difficili da distruggere, resistenti al bagno, funzionano ad energia solare, stanno bene in una mano: sono bravi ad essere libri, e ci sarà sempre un posto per loro. Essi appartengono alle biblioteche, così come le biblioteche sono già diventati luoghi in cui si può ottenere l'accesso a ebooks, audiolibri, DVD e contenuti web.
La biblioteca è un archivio di informazioni e dà ad ogni cittadino la parità di accesso ad esso; include informazioni sulla salute, sulla salute mentale. Si tratta di uno spazio comunitario, un luogo sicuro, un rifugio dal mondo. È un posto con i bibliotecari. Come saranno le biblioteche del futuro è qualcosa che dobbiamo iniziare ad immaginare sin da ora.

L'alfabetizzazione è più importante che in passato in questo mondo di testo ed e-mail, un mondo di informazioni scritte. Abbiamo bisogno di leggere e scrivere, abbiamo bisogno di cittadini globali che possano leggere comodamente, comprendere ciò che stanno leggendo, capire le sfumature e farsi capire.

Le biblioteche sono davvero le porte al futuro. Quindi è un peccato che, intorno al mondo, osserviamo le autorità locali cogliere l'opportunità per chiudere le biblioteche come un modo semplice per risparmiare denaro, senza rendersi conto che ci stanno derubando del futuro per pagare una necessità momentanea. Si stanno chiudendo porte che dovrebbero essere aperte.
Secondo un recente studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l'Inghilterra è "l'unico paese in cui il range di popolazione che ha un’età più elevata ha una maggiore competenza letteraria e matematica rispetto al range più giovane, presi in esame fattori quali il genere, il contesto socio-economico ed il tipo di occupazione del campione preso in esame".
O, per dirla in altro modo, noi siamo più bravi ad esprimerci e far di conto dei nostri figli e nipoti. Questi hanno minore capacità di navigare il mondo per capire come risolvere i problemi, possono essere più facilmente ingannati e fuorviati, saranno meno capaci di cambiare il mondo in cui si trovano, di trovarsi un lavoro. Tutte queste cose. E l'Inghilterra come paese si ritroverà indietro rispetto ad altri paesi sviluppati, perché mancherà una forza lavoro qualificata.

I libri sono il modo in cui comunichiamo con i morti. Il modo in cui impariamo da coloro che non sono più con noi, sul cui pensiero l'umanità ha costruito se stessa, è progredita, adeguandosi alla conoscenza incrementale piuttosto che alla riscoperta. Ci sono storie che sono più vecchie di molti paesi, racconti che da tempo sono sopravvissute alle culture e agli edifici in cui sono state raccontate per la prima volta.
Penso che abbiamo una responsabilità verso il futuro. Responsabilità e obblighi  verso i bambini, verso gli adulti che questi bambini diventeranno, verso il mondo che si ritroveranno ad abitare. Tutti noi - come lettori, scrittori, cittadini – abbiamo obblighi. Credo che mi piacerebbe provare e precisare alcuni di questi obblighi.

Abbiamo l'obbligo di leggere per piacere, in privato e in luoghi pubblici. Se leggiamo per piacere, se gli altri ci vedono leggere, allora impariamo, esercitiamo la nostra immaginazione. Mostriamo agli altri che la lettura è una buona cosa.

Abbiamo l'obbligo di sostenere le biblioteche, utilizzarle per incoraggiare gli altri ad usufruirne, protestare contro la chiusura delle biblioteche. Se non si pensa che queste abbiano valore, allora non hanno più valore nemmeno le informazioni, la cultura o la saggezza. Si stanno mettendo a tacere le voci del passato e si sta danneggiando il futuro.

Abbiamo l'obbligo di leggere ad alta voce ai nostri figli, leggere le cose di cui godono, leggere loro storie anche quando siamo stanchi. Fare le vocine, per renderle interessanti, e non smettere di leggere loro solo perché imparino a leggere da sé. Bisogna utilizzare il tempo della lettura ad alta voce  come un momento di legame, dove non si sta lì a controllare il cellulare e le distrazioni del mondo vengono messe da parte.

Abbiamo l'obbligo di usare la lingua, spingere noi stessi a scoprire il significato delle parole e come distribuirle, per comunicare in modo chiaro cosa intendiamo. Non dobbiamo cercare di congelare lingua, o di far finta che sia una cosa morta che deve essere venerata, ma dovremmo usarla come una cosa viva, che scorre, che prende in prestito le parole, che permette a significati e pronunce di cambiare con il tempo.

Noi scrittori - soprattutto gli scrittori di letteratura per bambini, ma in definitiva tutti gli scrittori - abbiamo un obbligo nei confronti dei nostri lettori: è l'obbligo di scrivere cose vere, particolarmente importante quando stiamo creando storie di persone che non esistono, in luoghi in cui non sono mai stati - per capire che verità non è in ciò che accade, ma ciò che ci viene svelato rispetto a chi siamo. La narrativa è la menzogna che dice la verità, dopo tutto. Abbiamo l'obbligo di non annoiare i nostri lettori e fare in modo che abbiano bisogno di girare le pagine. Una delle migliori cure per un lettore riluttante, dopo tutto, è una storia che non può smettere di leggere. Mentre noi dobbiamo dire ai nostri lettori cose vere e dare loro le armi e le armature e trasmettere tutto ciò che riteniamo  saggezza e che abbiamo raccolto dal nostro breve soggiorno in questo verde mondo; abbiamo l'obbligo di non predicare, non tenere conferenze, non forzare una predigerita morale e spingere messaggi verso il basso della gola dei nostri lettori come gli uccelli adulti alimentano i loro bambini con vermi pre-masticati, e abbiamo l'obbligo di non scrivere mai qualcosa che da bambini non avremmo letto noi stessi.
Abbiamo l'obbligo di capire e riconoscere che come scrittori di letteratura per l’infanzia stiamo facendo un lavoro importante, perché se roviniamo tutto scrivendo libri noiosi che allontanano i bambini dalla lettura abbiamo ridotto il nostro futuro e il loro .
Noi tutti - adulti e bambini, scrittori e lettori - abbiamo l'obbligo di sognare ad occhi aperti. Abbiamo l'obbligo di immaginare. È facile fingere che nessuno può cambiare nulla, che ci troviamo in un mondo in cui la società è enorme e l'individuo è meno di niente: un atomo in un muro, un chicco di riso in un campo di riso. Ma la verità è che le persone cambiano il loro mondo più e più volte, le persone fanno il futuro, e lo fanno immaginando che le cose possano essere diverse.
Guardatevi intorno: dico sul serio. Fermatevi per un attimo e guardatevi intorno nella stanza in cui vi trovate perché voglio sottolineare qualcosa di così ovvio che spesso si tende a dimenticare. È questo: tutto ciò che è possibile vedere tra queste mura è stato, ad un certo punto, immaginato. Qualcuno ha deciso che era più facile sedersi su una sedia che per terra e immaginò la sedia. Qualcuno ha immaginato di farci incontrare qui a Londra in un posto nel quale non sarebbe potuto piovere dentro. Questo e le cose in esso, e tutte le altre cose in questo edificio, questa città, esistono perché, più e più volte, la gente ha immaginato.
Abbiamo l'obbligo di rendere le cose belle. Per non lasciare il mondo più brutto di quello che l’abbiamo trovato, per non svuotare gli oceani, per non lasciare che i nostri problemi ricadano sulla prossima generazione. Abbiamo l'obbligo di fare pulizia prima di scomparire, e non lasciare ai nostri figli un mondo si ritrovino in un mondo miope, incasinato, immutabile e paralizzato.

Abbiamo l'obbligo di dire ai nostri politici quello che vogliamo, di votare contro i politici di qualsiasi partito che non capiscono il valore della lettura nella creazione di cittadini meritevoli, che non vogliono agire per preservare e proteggere le conoscenze e favorire l'alfabetizzazione. Questa non è una questione di politica di partito. Questa è una questione di umanità comune.
Ad Albert Einstein è stato chiesto una volta come possiamo rendere i nostri figli intelligenti. La sua risposta fu semplice e saggia: "Se volete che i vostri figli siano intelligenti leggetegli le fiabe. Se volete che siano più intelligenti, leggetegli più favole". Ha capito il valore della lettura, e dell’immaginazione. Spero che possiamo dare ai nostri figli un mondo in cui si leggerà, che possa essere letto, immaginato, e compreso.

***
1 Qui per finzione mimetica si fa riferimento alla mimesi nel senso platonico del termine, come imitazione del mondo, sebbene il filosofo greco la ritenesse diseducativa in quanto copia imperfetta del mondo naturale, che a sua volta è copia del mondo delle idee. Per altre informazioni, si veda ciò che è stato scritto da Auerbach riguardo la mimesis.




Intro e traduzione a cura di 


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