mercoledì 18 settembre 2013

Recensione: Una donna misteriosa di Lesley Lokko



Una donna misteriosa - Lesley Lokko
Chi è davvero Anneliese Zander de St Phalle? Conosciuta nel mondo intero come una delle più celebrate stiliste di moda, a capo di un impressionante impero economico, è sicuramente una donna affascinante e con una carriera di tutto rispetto. Ma nessuno sa chi lei sia veramente, quale sia la sua storia familiare, che cosa si nasconda dietro la sua impenetrabilità. È una donna riservatissima che non lascia trapelare nulla di sé. Una perfezionista nel lavoro e un mistero per tutti, anche i più fedeli collaboratori. Anneliese non parla mai del suo passato e della sua vera identità, tantomeno alla sua unica figlia, Callan, e alla figlia adottiva Tara, compagna di college di Callan, perché è fermamente convinta di avere per sempre seppellito i suoi anni bui. Ma un giorno, proprio quando ha ormai deciso di ritirarsi silenziosamente dalla scena, il suo passato doloroso, colmo di rimorsi e inganni, rientra violentemente e inaspettatamente nella sua vita e sconvolge tutte le sue certezze.
Editore: Mondadori
Pagine: 600
Prezzo: euro 19,00


Voto



Premetto che credo che questo sarà l’ultimo romanzo che leggerò della Lokko, sebbene tutti mi parlino bene de L’estate francese e Cioccolato amaro. Sono arrivata a stento a finire questo libro, estremamente lungo – non che abbia avuto mai un problema con il libri “voluminosi”, tutt’altro -, eccessivamente ridondante e malinconico allo svilimento. Potrei ripetermi, menzionando più o meno le stesse pecche che avevo riscontrato in Un perfetto sconosciuto, ma in questo caso direi che il tutto è più grave, avendo constatato che l’utilizzo dello stesso schema narrativo non fa altro che stancare il lettore.
Incontriamo Anneliese Zander de Saint Phalle, una famosissima stilista londinese che si appresta a concludere la propria carriera. Ha un marchio prestigioso e tutto quello che si possa desiderare, ma il suo successo deriva dall’aver messo da parte tutto ciò che concerneva la sua vita sociale e familiare.
Scopriamo dunque la storia di Hannelore von Riedesal, una ragazza di origini tedesche che vive la sua infanzia con la famiglia in Sudafrica nel 1940, per poi frequentare le scuole a Città del Capo. Forse i racconti della madre o il forte disprezzo per la società autoctona del padre, le fanno decidere di prendere una nave per la Germania, alla scoperta di un mondo nuovo e così diverso dalla sua Africa. Inutile dire che Hannelore e Anneliese sono la stessa persona, e che la stilista rifiuta fortemente il suo passato che prima o poi verrà a galla. Costruendo il proprio destino da zero, Anneliese è diventata fredda e impassibile, tanto da avere un rapporto di odi et amo con la figlia appena ventenne Callan, che sembra avere ereditato il carattere della madre e aver rinunciato a tentare di snodare le fila del suo passato. Compare anche Tara, amica di Callan e orfana, che Anneliese prenderà sotto la sua ala protettiva. Motore maschile della storia è invece l’architetto Ree Herz, sposato con l'ex top model Hayley, assunto da Annaliese per la progettazione del suo showroom londinese, e che sembra avere una malcelata attrazione nei confronti di Callan. Ruolo importante è poi quello di Lindi, la cui storia viene svelata solo nelle battute conclusive del romanzo, della quale si sa solo che i genitori, come quelli di Ree, hanno partecipato come attivisti alla lotta per l’indipendenza del Sud Africa.

Il romanzo, come avevo già accennato all’inizio della recensione, è lento, in alcuni casi lentissimo. Il salto temporale e continentale non fa altro che rendere pesante la lettura, come anche il continuo mutare dei punti di vista. Sono tante le tematiche delle quali si tratta, tra cui la diversità, la segregazione razziale, la lotta per ciò che si ritiene giusto, la difficoltà delle relazioni madre-figlia che abbraccia più generazioni. Nonostante l’intento, quello che dovrebbe essere un romanzo di formazione, alla fine risulta essere un lungo e esasperante monologo categorizzabile come chick-lit.

L’impressione è che il romanzo sia una commistione di storie che si susseguono su un continuum storico disarticolato non solo dagli improvvisi sbalzi temporali - ai quali la Lokko ci abbondantemente abituato – ma anche dalla promessa della trama dell’opera che ci portava a pensare fosse ambientato prevalentemente in Africa, mentre questa fa solo parte del passato dei protagonisti. Inoltre, l’intento di stimolare emozioni forti e melanconiche viene surclassato da una prosa altamente ricca di subordinate. La mia convinzione è che la Lokko avrebbe potuto scrivere una storia ben più toccante e leggibile servendosi di sole trecento pagine. Non ho trovato nulla di diverso da tanti romanzi che si trovano in circolazione, ma soprattutto, non ho trovato un motivo valido che potesse trattenermi su quelle pagine, mentre continuavano a vorticarmi nel pensiero i diritti del lettore di Daniel Pennac.
  

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