mercoledì 25 settembre 2013

L’era degli ebook: Apple condannata per violazione dell'antitrust



Che gli ebook stiano rivoluzionando il mondo dell’editoria è certo, ma pare che in America la cosa abbia assunto un certo peso, tanto da trascinare niente poco di meno che la Apple in tribunale. La famosissima azienda del fu Steve Jobs, è stata accusata infatti  dal Dipartimento di Giustizia Statunitense (DOJ) di aver cospirato con cinque case editrici per alzare i prezzi degli ebook. Ciò implica un cartello, volto per altro a sbaragliare la principale concorrente nella vendita di libri elettronici e non: Amazon. 
E’ cartello che la politica americana non tollera, come dimostra la sentenza emessa dal giudice Denise Cote di Manhattan a conclusione del processo iniziato il 3 Giugno 2010, che prevede un forte rimborso danni a spese del colosso di Silicon Valley. 

Andiamo però con ordine: tutto comincia dal ritrovamento di alcune mail, tra cui una di Jobs a Steve Mardoch, della NewCorp, società proprietaria di Harper Collins. 

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In questa simpatica comunicazione del Gennaio 2010, il beneamato fondatore della Mela elenca le possibilità
che si parano davanti alla  Harper Collins, mostrando quella che prevede la collaborazione con la Apple come la più vantaggiosa. La prima possibilità è infatti quella di unirsi a Apple e creare un mercato di massa degli ebook a 12,99 e 14,99 dollari. La seconda possibilità prevede di rimanere con Amazon e guadagnare di più a breve termine, ma con un guadagno del 70% sui 9,99 dollari a cui Amazon vende gli ebook.  La terza è di abbandonare Amazon, ma senza abbandonare parimenti i canali di vendita che dovrebbero essere affidati –è sottinteso- a Apple, per evitare la pirateria da parte degli utenti. 
A due giorni dalla mail, stando alle prove raccolte, l’editore della Harper Collins firmò l’accordo e così fecero altre quattro case editrici: Hachette, Mcmillan, Penguin e Simon&Schuster. Tutto in previsione del lancio dell’iPad e dell’iBookstore di che in un’altra mail incriminata viene dichiarato  da Steve Jobs non competitivo proprio a causa di Amazon.

Quest’ultimo retailer infatti, stipula con le case editrici un tipo di contratto detto “wholesale”, che prevede una quota fissa agli editori e la libera scelta del prezzo degli ebook. La Apple invece si serve di un tipo di contratto detto “agency pricing”, per il quale gli editori stabiliscono un prezzo per gli ebook e il retailer (la Apple in questo caso) prende una percentuale su ogni singola vendita.  

Il piano, per nulla semplice, consisteva nel contratto agency pricing tra la Apple e le case editrici che avrebbero dunque abbandonato Amazon se questo non fosse passato dal wholesale al modello agency pricing, dovendo di conseguenza innalzare il prezzo degli ebook a 9,99 dollari a 14-15 dollari. Il tutto si sarebbe tradotto - secondo il giudice - in prezzi più alti per i consumatori -anche del 50%- e in profitti illeciti per Apple e per gli editori, che avrebbero trovato un alleato per rallentare Amazon.

La Apple ovviamente si è difesa, affermando di aver trattato con ogni  editore separatamente –quindi senza l’intenzione di fare cartello-e di aver puntato a un livellamento dei prezzi che non favorisse solamente Amazon. La cosa non ha convinto il giudice che alla fine del processo, il 10 Luglio 2013, ha giudicato  Apple colpevole di aver violato le norme antitrust e di aver complottato con cinque case editrici –che hanno preferito patteggiare e fare da testimoni- per alzare il prezzo degli ebook in corrispondenza del lancio dell’Ipad. Battagliera, la Apple ha annunciato che presenterà ricorso e ha definito il tutto una “montagna di false accuse”. 

 Sia come sia, è possibile toccare con mano quanto l’avvento degli ebook stia sconvolgendo il mondo dell’editoria. Non è stata infatti trovata  ancora una strategia che possa far contenti editori e consumatori e in questo campo vige una sostanziale anarchia. I primi tentativi, tra quelli che puntano sulla quantità e quelli che vogliono mantenersi a un prezzo più basso del cartaceo ma senza esagerare, si sono rivelati poco soddisfacenti. Alcuni addirittura loschi. C’è quindi chi si chiede se il verdetto del giudice Cote non abbia minato la fiducia del pubblico nelle case editrici, ma è pronta la risposta di chi fa notare che di rado i lettori distinguono le case editrici l’una dall’altra e ancor più raramente ne seguono le traversie, come le innovazioni. Triste verità. 
A contare veramente per i lettori sono i prezzi, dunque quello che bisogna chiedersi è se fa bene Amazon a contare sulla quantità o fanno bene le case editrici a mantenere prezzi più alti, scoraggiate dalla pirateria che, è innegabile, coinvolge ogni cosa riguardi la rete e i prodotti elettronici. 
Gli ebook sono quindi un bene o un danno per l’editoria? Molti, fatalisti, propendono per la seconda opzione. Altri vedono nella maggiore fruibilità dei libri elettronici, così come nei prezzi chiaramente più contenuti, un incentivo alla lettura, già in netto declino di questi tempi. 
Non c’è però da stupirsi. Come ogni innovazione l’ebook è un’arma a doppio taglio. Bisogna capire solo qual è il modo corretto di utilizzarla, a vantaggio di tutti. 
In ballo, stavolta, c’è la rinascita o la morte dell’editoria.  

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