venerdì 20 settembre 2013

Il tempio degli otaku #90: “A lollipop or a bullet”








Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il Tempio degli Otaku”! Ospite di oggi una serie del 2007 che soltanto cinque anni dopo è approdata in Italia. A mettere il dito nella piaga di questo poco piacevole ritardo, aggiungiamoci anche un'edizione dai bordi delle pagine colorati in toni sgargianti e dal prezzo un po' troppo alto: e voilà, la reputazione negativa del titolo è servita. Così non è stato, però, perché gli appassionati, nonostante tutto, si sono avvicinati a quest'opera, ne sono rimasti soddisfatti, hanno sparso la voce, convincendo persino una scettica patentata come me a provare l'esperimento. A dire il vero speravo in un risultato migliore, ma non c'è dubbio che l'opera di oggi, “A lollipop or a bullet” di Kazuki Sakuraba (sceneggiatura) e Igura Sugimoto (disegni). meriti il suo posto al sole nel Tempio. Buona lettura!

Nagisa Yamada, per la sua giovane età - tredici anni - ha un bel carico di problemi da affrontare. Il padre pescatore è morto dieci anni prima in una tempesta, lasciando una moglie che fa quel che può per far vivere la famiglia con il suo misero stipendio, un figlio hikikomori che passa tutto il tempo in camera sua e un'altra figlia – Nagisa, appunto - tra questi due poli. Non c'è da stupirsi, perciò, se voglia, una volta finite le medie, iscriversi ad un'accademia militare per potere mantenere i suoi cari. La sua vita all'insegna della noia e del nichilismo viene turbata dall'arrivo nella sua classe di Mozuku Umino, il cui padre è un cantante famoso per una canzone su una sirena che mischia in modo inquietante romanticismo e morbosità. Mozuku non perde occasione di dire a Nagisa – che paradossalmente sembra aver scelto come amica – di essere lei stessa una sirena, e che presto, nel corso di una tempesta, ritornerà nel mare. L'altra è tutto fuorché lusingata da queste attenzioni non richieste: non le interessa una ragazza ricca e strampalata che, inconsapevolmente, non fa altro che gettare fango sul suo dolore. Tuttavia, trascinata dagli avvenimenti, sarà costretta a rendersi conto che sotto la pelle da sirena si nasconde una grande sofferenza...

Se voleste leggere questo titolo, meglio levarsi subito il dente dolente: questa non è una storia fantastica, ma uno slice of life, e chi vuole intendere intenda. L'ambiziosa Sakuraba, infatti – autrice anche del racconto da cui è stato tratto il manga – vuole costruire una trama di attualità, dalle pesanti tematiche sociali. La violenza sui minori, con tutte le implicazioni psicologiche del caso, il reagire ad un lutto che potrebbe minare per sempre il tuo futuro, non caricarsi di pesi che non si è in grado di reggere...La carne al fuoco rimane comunque troppa per due soli volumi, che infatti a dire la verità tendono ad avere un calo narrativo nell'ultima parte, che adotta scelte opinabili per l'economia della storia. 

Ma cari quattro gatti che ancora seguono questa rubrica (ciao, fatevi sentire di tanto in tanto!), non abbiate paura. In fondo sapete che se state leggendo questa recensione significa che il titolo ha delle corde al suo arco. E, nonostante la narrazione un po' farraginosa e la trama un po' esagerata, “A lollipop or a bullet” ne ha una molto importante. Ormai lo sapete: l'introspezione psicologica

Nagisa e Umino, infatti, hanno un carattere ricco di sfaccettature, che va oltre le decisioni a volte azzardate della sceneggiatura, e che merita di essere approfondito. Nagisa, ad esempio, è partita decisamente col piede sbagliato con me: la classica ragazzina tipica di anime e manga che già a tredici anni non crede più in niente e guarda con occhi storti gli altri soltanto perché hanno una vita migliore della sua. E' dal '95 circa, con “Neon Genesis Evangelion”, che siamo assediati da questo tipo di protagonisti, che a dire il vero non mi hanno mai fatto impazzire. Questioni personali a parte, la nostra ha una caratterizzazione coerente con la sua età e con il suo trascorso: la tragedia di suo padre l'ha costretta a crescere troppo in fretta. 

Questo si nota soprattutto dal rapporto con il fratello Tomohiko, studente brillante ora diventato hikikomori. Da un lato lo ammira, perché sa che nonostante tutto rimane un ragazzo intelligente e soprattutto perché capisce la sua decisione di estraniarsi dal mondo, anche se non la convidide. Dall'altro lato, però, non può fare a meno di provare rancore per lui, perché avrebbe potuto evitare di spendere tutti i soldi dell'eredità del padre, e soprattutto avrebbe potuto aiutare non poco il resto della famiglia. E' un rancore molto sotterraneo, che probabilmente nemmeno la stessa Nagisa riconosce, visto che tende a difenderlo sempre, ma presente.

Ma il vero asso nella manica del manga è Mozuku. A volte sembra una bambina: innocente, un po' invadente e rompiscatole, sempre a raccontare delle frottole sulle sirene e a trovare una scusa per chi le fa del male. A volte invece la maschera si rompe ed emerge una ragazzina profondamente segnata, disperata, in una situazione talmente estrema da adottare la dissociazione e crearsi una specie di falsa identità, quella sirena bellissima che a breve tornerà nel mare con le sue sorelle e non soffrirà mai più. Anche molto sola: come del resto anche Nagisa pensava, tutti la vedono come la svampita e ricchissima figlia di un cantante altrettanto svampito, la cui vita è così perfettamente noiosa che la impiega nel prendere in giro il prossimo. Anche se è ovvio la faccenda della sirena non sia minimamente credibile, mai nessuno che si chieda il perché di questo comportamento, che cerchi di aiutarla. 

I pochi adulti presenti nell'opera se ne lavano completamente le mani, e lo stesso fanno i suoi coetanei – le sue nuove compagne la isolano dopo pochissimi giorni. L'unica che le rimane è Nagisa, che lei stessa, per chissà quale motivo, si è scelta: forse perché l'ha sentita più simile a lei di quello che sembrava. Non è un sano rapporto di amicizia, il loro: è piuttosto possessivo, basato sulla sofferenza che hanno in comune, pieno di momenti difficili che, invece che superati, vengono accantonati in attesa di dimenticarsene del tutto. E' una dualità che Mozuku non vede, ma che è perfettamente chiara a Nagisa, sopraffatta dagli eventi ed incapace di formarsi un'opinione univoca su quella strana ragazza. Anche il rapporto con il suo carnefice – come ci viene a dire il vero in maniera un po' pedante Tomohiko – è ricco di sfumature sempre plausibili, per quanto crudeli. Se leviamo tutte le scene esagerate ed inutilmente morbose, di “A lollipop or a bullet” rimane un manga dalle situazioni fin troppo realistiche ed attuali. 
E' venuto il momento di parlare anche dei disegni di Igura Sugimoto. Si sposano alla perfezione alla storia pur essendo morbidi e delicati, molto shojo, con un character design riconoscibile e gradevole alla vista. Ottime inoltre le inquadrature, che interpretano alla perfezione le scene dandogli sempre un tocco in più e valorizzando al massimo ogni situazione. Senza dubbio uno dei fiori all'occhiello del manga.


… E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con il Tempio degli Otaku!

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