lunedì 9 settembre 2013

Recensione: Cate, io di Matteo Cellini, vincitore Campiello opera prima 2013


Cate, io - Matteo Cellini
Caterina è un’adolescente e vive in un paesino di provincia, Urbania. La sua vita si divide tra liceo e famiglia, come quella di una diciassettenne qualsiasi. Cate però non è come gli altri: è obesa, come tutti i suoi familiari. Una vita di discriminazioni le ha insegnato che il mondo è diviso in “persone” e “non-persone”, a seconda della taglia. Caterina è una “non-persona” che fa uno sforzo sovrumano ogni volta che esce di casa. Il coraggio che sfodera per camminare in pubblico la trasforma in una supereroina: “Cater-pillar”, “Super-Cate”, “Cate-ciccia”; una tutina stretta su un corpo enorme, ingombrante e ridicolo è il segno della sua diversità. 
Convinta che il mondo dei “normali” sia ostile per natura agli obesi, Cate usa tutta la sua intelligenza per anticipare e neutralizzare le cattiverie che gli altri sicuramente le rivolgeranno. Due persone tentano di forzare la solitudine di Caterina: la sua professoressa d’italiano, amica e complice nell’amore per la letteratura, e Anna, compagna di classe a cui Cate ha impietosamente rifilato il nomignolo “annoievole”. Ma c’è dell’altro a terrorizzare Caterina: l’imminente 17 dicembre, giorno del suo diciottesimo compleanno, simbolico giro di boa e passaggio dalla gabbia confortevole della famiglia a un’emancipazione bramata e insieme spaventosa.
Editore: Fazi
Pagine: 216
Prezzo: 16.00 euro


Voto: 


Caterina, per tutti Cate, ha a malapena diciotto anni, ma sa già fin troppo bene come il mondo possa essere crudele. Tutti, nella sua famiglia – lei compresa – sono obesi, e perciò regolarmente soggetti a limitazioni e discriminazioni. Gli unici modi che Cate trova per sopravvivere alla vita scolastica sono cucirsi addosso un alone di isolamento autoimposto, il benvolere della prof. di italiano e soprattutto la promessa di un avvenire migliore all'università, dove verrà giudicata per quello che vale e non per quanto pesa. Ma prima di arrivare a questo traguardo la nostra dovrà superare diversi scogli, sia esterni che soprattutto interni, che si presentano sotto la forma di una banale festa di compleanno...

Si possono dire tante cose della trama ideata da Matteo Cellini, ma non, purtroppo, che sia originale. Protagonista giovane con un qualcosa che la rende una specie di reietta – in questo caso l'obesità – ma allo stesso tempo talentuosa e intelligente, con tanto di insegnante che fa “il tifo” per lei. Lo stesso si può dire della composizione della sua famiglia: madre iperprotettiva, padre che prova ma non riesce a manifestare i suoi sentimenti, fratello maggiore dalla vita misteriosa, fratellino alla ricerca della sua identità, una nonna sorprendentemente perspicace.
Tutti ingredienti già visti, è inutile negarlo: sono sicura che voi, leggendo queste righe, avrete già trovato chissà quante opere con queste caratteristiche. Ma non ci dilungheremo sui punti di somiglianza con questo e quel romanzo. Perché anche una trama già sentita può funzionare, se l'autore riesce a gestirla, e per fortuna questo è il nostro caso. Cellini sceglie di affidare la narrazione alla stessa Cate, un personaggio dalla voce ben riconoscibile; e già qui si dà una patina nuova a questa vecchia idea (e non è scontato). Inoltre, i pochi colpi di scena – quelli concessi da questo genere di trama, si intende – sono dosati con cura, dando alla narrazione un ritmo né troppo veloce né troppo lento.

Senza mezzi termini possiamo dire che la carta vincente del romanzo sia proprio lei, Caterina. La sua personalità, infatti, è assolutamente credibile e scandagliata nei minimi dettagli. Le sue sconsolate riflessioni sull'obesità e su come la società la rendano un problema non solo di salute, quanto più che altro di estetica ci fanno capire di trovarci di fronte ad una ragazza acuta e soprattutto dalla grande sensibilità – anche se lei non lo ammetterebbe mai. Questo la porta a mascherare la sua carenza di autostima – il fatto che si ritenga una “nonpersona” la dice lunga – con un atteggiamento ai limiti della scontrosità, mostrandosi estremamente disillusa sulla condizione sua e di quella della famiglia. Forse persino troppo. E l'autore non ne nasconde i difetti caratteriali solo in virtù del fatto che è la protagonista, al contrario li fa diventare spunti narrativi e li mette in discussione. Naturalmente, come ogni romanzo di formazione che si rispetta, il lieto fine è dietro l'angolo, ma è bello vedere come si arrivi a questo risultato.

L'introspezione psicologica degli altri personaggi è pesantemente condizionata dalla percezione che ha di loro la protagonista, ma non è un difetto, anzi. Spesso si creano delle discrepanze – volute – tra come li vede Cate e cosa fanno durante la narrazione: le due cose si completano a vicenda, evitando così di creare personaggi bidimensionali. Un ottimo esempio potrebbe essere Anna, una dei pochi compagni di scuola che è amichevole nei suoi confronti. Perché? Per la nostra è senza dubbio per pietà; per il lettore, invece, dietro potrebbe “persino” esserci del genuino affetto. Anche il resto del cast, chi più chi meno, ha una buona caratterizzazione, dovuta principalmente al crescere della consapevolezza di Caterina su di loro, come dimostrano Gionata, suo fratello maggiore, ed ancor più il padre. A onor del vero non sempre questo metodo funziona, e alle volte si vede la mano di Cellini che dall'alto dirige i personaggi secondo le indicazioni della trama: è il caso della prof. di italiano, che compie una scelta per niente coerente con il suo carattere, ma necessaria per l'economia della storia. In generale, comunque, il quadro è positivo.

Lo stile di Matteo Cellini è elaborato per essere un romanzo d'esordio. E' piuttosto duttile, si affida molto alla lunghezza della frase e alla sua impaginazione per convogliare le sensazioni di Caterina. Inoltre – cosa ahimè niente affatto scontata – vengono usati anche segni di punteggiatura diversi dagli onnipresenti punti e virgole. Come tutte le cose, però, c'è il rovescio della medaglia: la presenza abbondante di espressioni un po' troppo forti che vogliono chiaramente suscitare la meraviglia del lettore; tuttavia non sempre riescono nell'intento. Se teniamo conto del fatto che a narrare è una diciottenne, infatti, queste sembrano poco credibili ed artefatte. Parti come “il caffè macchia di un odore forte l’aria come un cane dalmata” o “sono una crepa sui loro calici di birra, una crepa preoccupante sui loro digestivi” avrebbero potuto e dovuto essere limate in fase di editing o quantomeno riadattate alla voce narrante. Questi, comunque, sono gli unici momenti in cui si nota la mano dell'autore in sede di scrittura e non del personaggio.

Pur non aggiungendo niente di realmente nuovo, “Cate, io” è un romanzo che ha molto da dire, considerando anche che è la prima opera di Cellini, che rielabora in maniera personale e sentita una trama già testata da molti altri. E, mi si permetta di aggiungere, che dipinge una figura di giovane realistica, a cui è facile credere e rapportarsi, che non vuole tanto esporre una morale – per quanto ben presente – quanto, semplicemente, raccontare una storia. Cosa purtroppo non scontata nel nostro panorama letterario, dove la narrativa per adolescenti alle volte appare troppo didascalica e “mirata” a veicolare un determinato messaggio più o meno condivisibile. Come dimostrano anche i successi letterari del romanzo, vincitore del premio Campiello ed entrato nella selezione dello Strega di quest'anno, Matteo Cellini è senza dubbio un autore “da tenere d'occhio”.   




Motivazione premio Campiello opera prima: 

"Opera di forte maturità e di elegante felicità stilistica, racconta con leggerezza la condizione di sofferenza propria di chi, diciottenne e smisuratamente obesa, si trova a fare i conti non solo con se stessa e il proprio fisico, ma anche con una famiglia di autentici "eroi della dismisura". Il racconto si sviluppa nel segno d'una tenera, amabile, sorridente autoironia proprio grazie allo spirito combattivo di Cate, tanto da farne uno "stile di sopravvivenza""


Matteo Cellini 
è nato a Urbino nel 1978, vive a Urbania e insegna lettere in una scuola media. Cate, io è il suo primo romanzo.

12 commenti:

  1. bella recensione, ma non credo lo leggerò. Sono un po' stufa di queste storie :)

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    1. Non credo che in questo troveresti nulla di nuovo

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    2. Grazie per i complimenti, tanto più se il romanzo non ti interessa :) Se ti ritorna la passione per questo genere di storie, comunque, questo libro è assolutamente consigliabile.

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  2. Bella recensione, mi hai incuriosita. E poi mi fa sempre piacere leggere il romanzo di un esordiente.

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    1. Comunque ha vinto il Campiello Opera Prima - che per me è uno dei pochi premi ancora rispettabili. Secondo me comunque vale la pena provare, io stessa forse gli darò un'occhiata :)

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  3. A me non è piaciuto, e non solo perché sa di già visto. L'ho trovato affrettato e buonista, ma quello che più mi ha infastidito è stato lo stile, certe costruzioni veramente assurde di cui non ho capito il senso, più che una cifra stilistica sembravano frasi messe nel frullatore.

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    1. Come già scritto nella recensione, effettivamente lo stile è uno dei punti deboli del romanzo; senza dubbio l' editing poteva essere migliore. Per il resto, io non l' ho trovato buonista, perché non c'è solo il "volemmose bbene" ma anche e soprattuto la crescita della protagonista, che impara dai propri errori. Ciao e grazie!

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  4. Grazie a tutti per i commenti, anche di chi non concorda con il mio parere!
    Surymae

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  5. È la seconda recensione abbastanza positiva che leggo, eppure il libro non mi convince del tutto... non al punto da invogliarmi a leggerlo...
    Magari se più avanti lo troverò in biblioteca ci farò un pensierino :)

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