Abbiamo tradotto questo articolo - che poco ha a che fare con i blog letterari - comparso su Salon.com il 28 luglio. L'argomento abbraccia alcuni aspetti della vita del blogger: la necessità di "staccare la spina", la paura di non ritrovare il proprio seguito al ritorno, o di raccontare fallimenti personali a numerosissime persone che nutrono delle aspettative; ma anche l'incremento di blog che sprizzano gioia e positività piuttosto inverosimili, soprattutto se legati alla "monetizzazione", cioè al guadagno oggettivo ricavato dalle visite sul blog - e la monetizzazione potrebbe avere facce diverse, non per forza dipendenti da un guadagno immediatamente economico.
![When blogs go dark](http://media.salon.com/2013/07/depression_blogger-620x412.jpg)
Nell'epoca dei “blog come marchi”, prendersi una pausa
potrebbe essere una maledizione. Ma a volte è proprio ciò di cui gli scrittori
hanno bisogno.
Di Anna North
Quando Allie Brosh pubblicò il famoso resoconto illustrato
sulla depressione sul suo sito Hyperbole and a Half, ricevette molti
apprezzamenti, e tutti meritati, per aver prodotto una delle descrizioni più
commoventi sulla malattia dai tempi di David Foster Wallace. Ma ciò che è
degno di nota di questo brano è che la sua pubblicazione è avvenuta un anno e
mezzo dopo il suo ultimo importante post: un'eternità ai tempi di internet. Da
ottobre 2011 a Maggio 2013, Allie Brosh è infatti sparita dalla faccia del web.
Non si tratta di pigrizia – il suo primo romanzo uscirà
questo autunno – ma questa lunga interruzione ci ricorda come il ritmo delle
pubblicazioni via internet possa oggi farci sentire come se vivessimo, in tempo
reale, la vita di un estraneo. Fino a che, improvvisamente, ci accorgiamo che
non è così.
È possibile che, in una certa misura, Twitter e Facebook
abbiamo rimpiazzato i blog personali, ma per molti scrittori i siti personali
rimangono importanti, soprattutto se sperano di ricavare denaro dal proprio
lavoro. E l'atmosfera da confessionale dei primi anni 2000 è stata, secondo
alcuni, eclissata da una più professionale, in cui ogni post è un'opportunità
di promozione del proprio “marchio”: voltare le spalle a tutto questo, o
persino ammettere di desiderare di farlo, può essere particolarmente difficile.
Kelly Diels |
![]() |
Carrie Arnold |
Un timore condiviso anche da Kelly Diels: “Ecco che cosa mi
risuonava in mia testa, come il nastro di una telescrivente: che razza di
leader sono? Non riesco a ricomporre nemmeno le mie stronzate. È dura ammettere
pubblicamente fallimenti o malessere, soprattutto quando la blogosfera sembra
essere trascinata da un'ondata implacabile di positività. Rose e fiori!
Stupendo! Sonocosìfelice,felice,chegioia,chegioia!”
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Esme Weijun Wang |
Aggiunge inoltre: “La sempre più ampia monetizzazione dei
blog, e con questo intendo la tormentosa sensazione che non ci sia più spazio
in Internet per quei blogger che non sono interessati al guadagno, influenza
anche il modo che oggi ho di rapportarmi con la rete.” Coloro che cercano di
ricavare denaro dal proprio blog potrebbero essere meno inclini a rivelare gli
aspetti bui della vita, e più propensi a usare l'approccio “rose e fiori”.
Avere un blog per chi intende monetizzare il proprio sito è,
ovviamente, un lavoro ed è difficile voltare le spalle al lavoro, per le
molteplici ragioni per cui non si può fare (possono anche non esserci capi con
cui giustificarsi, ma nemmeno coperture assicurative). E per i molti blogger
che si sono costruiti un certo seguito, è come essere un po' una celebrità: non
puoi lasciare senza che gli altri non se ne accorgano. Eleazar Eusebio,
terapista e professore in psicologia, ha notato come postare sulle malattie
mentali crei una certa aspettativa: “Se metti qualcosa là fuori, alla fine devi
quasi portare un qualche tipo di prodotto finito. Siamo sempre alla ricerca di
quello che è successo poi.” E se non lo otteniamo, “ci sentiamo come se
pensassimo: ma che fine ha fatto quella persona?”
Per alcuni, franchezza e trasparenza possono essere
l'antidoto. Dice Carrie Arnold: “Ho realizzato che le versioni della guarigione
troppo zuccherose e felici non mi “suonavano”. Non sembravano realistiche”.
Alla fine, si è sentita orgogliosa della decisione di scrivere delle ragioni
per cui è sparita per una settimana:
“Sento davvero che presentare la realtà con tutte le sue imperfezioni è molto
più d'aiuto che fingere che le ricadute non avvengano.”
Kelly Diels, che è ritornata dal suo periodo off e ha in
seguito scritto un brano profondamente personale riguardo ai suoi conflitti,
afferma: “Sono impegnata a scrivere mentre sono ancora nel pieno della
depressione. Non sto cercando di rendere accettabile la mia esperienza o di
insistere nel confezionare un lieto fine quando non ce n'è uno. E, spero, che
parlare in toni reali della depressione possa aiutare anche altre persone che
ne soffrono.”
Se torniamo indietro ai tempi di Live Journal come fa Esme
Wang, allora vediamo che pubblicare sui blog non è iniziato come un lavoro o
come una strada per raggiungere la fama, seppur limitata. Tutto è iniziato come
un modo di condividere le emozioni, a volte esagerando. E sebbene alcuni
settori della blogosfera siano ormai stati travolti da un' “ondata implacabile di
positività”, ci saranno sempre quei lettori che si avvicinano ai blog in primo
luogo per la personalità di chi scrive, per dare uno sguardo, seppur breve,
alla sua vita. E a volte, quella vita richiede semplicemente di prendersi una
pausa dalla scrittura. La Wang dice di sentirsi in ansia quando ha bisogno di
lasciare “incolto” il suo sito, preoccupata “dal timore che, quando ritornerò,
i miei lettori non si ricorderanno più di me.” Ma poi aggiunge: “Ma ho scoperto
che i miei lettori tendono ad essere fedeli, e di solito, quando ritorno, li
ritrovo lì.”
Qualche informazione sulle blogger citate
Alice Brosh
http://hyperboleandahalf.blogspot.it
Americana, autrice del blog Hyperbole and a Half, dove, inserendo molti elementi grafici, parla con umorismo delle sue esperienze di vita in Montana e della sua depressione.
Americana, autrice del blog Hyperbole and a Half, dove, inserendo molti elementi grafici, parla con umorismo delle sue esperienze di vita in Montana e della sua depressione.
Kelly Diels
Dal Canada, madre di ben 4 figli, scrive di tutto ciò che è
importante (per lei): sesso, denaro, vita... senza dimenticareil femminismo.
Carrie Arnold
Americana, si definisce scrittrice freelance di materie
scientifiche e disegnatrice di gioielli. Sta uscendo da una battaglia contro
l'anoressia lunga ben 10 anni. Finora ha pubblicato 3 libri.
Esme Weijung Wang
Americana di origine taiwanese, anni fa le fu diagnosticato
un disturbo dell'umore. Nel suo blog si parla di disturbi mentali, ma non solo!
Even of whether the cartridges are loaded with ink, however, the cartridges are not introduced accurately, you will in any case wind up with clear printouts. So you need to watch that the establishment of the cartridges is properly done. Why is my printer printing blank Eliminate the cartridges and reinstall them, no doubt. With low ink or void cartridges, a printer undoubtedly won't create a printout. You need to check your cartridges' ink or toner level to guarantee the ink is sufficient for the printer to print. Else, you need to supplant the cartridges with the new ones. Sometimes, when the ink solidifies up, it might make a stop up the spouts. What you need to do is tidy up the ink cartridges, and you are a great idea to go. Much of the time, this issue is brought about by the printer's product itself. On the off chance that that is the situation, your solitary alternative is to investigate to recognize the issue. On the off chance that the printer driver is the issue, odds are you have an obsolete or degenerate driver. You need to refresh the driver to tackle this issue. This issue for the most part happens when you've set the default paper size of your printer. So when you embed some unacceptable paper size, the printer may print clear pages. You need to change the settings of the printer likewise before you begin to print once more.
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