martedì 2 luglio 2013

Recensione: Nel sangue di Francesca Petrizzo

Nel sangue – Francesca Petrizzo 
Terribili e densissime sono le parole di Dante, piene di tristezza e rimpianto, di comprensione e tenerezza verso gli amanti maledetti legati per sempre da un sentimento che li ha sopraffatti e perduti. Lo stesso sentimento invincibile che unisce Lucrezia e Cesare. I Borgia. Nati dalla relazione di un papa con una donna bellissima e presto dimenticata. Marchiati dal nome di una famiglia potentissima nella quale intrigo, violenza e sete di conquista segnano il loro destino fin dalla culla. Consegnati alla Storia in un'aura di leggenda nera: lui spietato e sanguinario, lei avvelenatrice immorale dai mille amanti. Ma le leggende sono fatte di cartapesta, e cancellano la carne e il sangue, la mente e il cuore dei protagonisti. Esiste di certo un'altra verità: quella di un Cesare coraggioso e ribelle, protettivo e appassionato. Quella di una Lucrezia tenera e indifesa, romantica e sognante. Quella di due fratelli che si amano forse di un amore proibito, ma certamente unico e immortale. Quella di un uomo e di una donna che saranno costretti a separarsi, dolorosamente, per la ragion di Stato, eppure non si lasceranno mai nello spirito, fino alla morte. Perché ogni loro pensiero, ogni sogno, ogni gesto, fino alla fine, sarà imbevuto del ricordo perfetto di una breve stagione vissuta l'uno per l'altra. La stagione di una possibile innocenza.
Editore: Frassinelli
Pagine: 239
Prezzo: 18,50
Voto: 





Torna in libreria Francesca Petrizzo, giovane autrice conosciuta per il precedente Memorie di una cagna (2010), in cui racconta la storia della bella Elena di Troia dal suo punto di vista. Nel nuovo romanzo, Nel sangue, è il Rinascimento a fare da sfondo alle vicende narrate, ambientate nella Roma dei Borgia, una famiglia che deve la sua fama non solo alla controversa elezione al papato di Alessandro VI e alla sua formidabile conoscenza dei meccanismi di potere, ma soprattutto alla spregiudicatezza e crudeltà dell'intera casata, sulla quale si narrano tante leggende nere.
La Petrizzo studia storia alla facoltà di Oxford e, partendo da questo presupposto, mi ero fatta l'idea che quello che stavo per leggere fosse un libro interessante e ricco di particolari su un'epoca storica così piena di eventi, giochi di potere e sfarzose manifestazioni di ricchezza.
Purtroppo l'autrice si è tenuta alla larga da una vera e propria ricostruzione storica, procedendo per lo più di pura inventiva, cosa che in un contesto simile ho trovato poco appropriata. Un conto è favoleggiare su personaggi inventati o su fatti poco chiari, un altro è storpiare volutamente eventi comprovati proponendosi di scrivere un romanzo storico.
Quando si parla di una delle famiglie protagoniste della storia rinascimentale, sulla cui vita e nefandezze ci sono ampie documentazioni, la licenza narrativa dovrebbe concentrarsi su particolari marginali e fare da contorno agli eventi reali.
Tralasciando per un attimo gli aspetti negativi, vediamo cosa c'è di buono in questo libro.
La narrazione procede alternando diversi punti di vista, nello specifico quelli di Cesare, Lucrezia e del narratore. Fin dalle prime pagine emergono la grande competenza e padronanza che l'autrice ha della lingua italiana; quello che ci accompagna lungo tutto il romanzo è un linguaggio ricco e ben lavorato, con una terminologia mai banale e sempre raffinata, sebbene non così tanto da allontanare il lettore meno esperto.
Ho molto apprezzato, inoltre, il modo in cui viene affrontato il rapporto fra Cesare e Lucrezia: l'amore fra i due è di fatto una leggenda non comprovata da alcuna fonte degna di credito, e la Petrizzo si attiene a questa incertezza dipingendo un amore fraterno molto forte, con qualche sottinteso appena accennato, che sta al lettore interpretare in un modo o nell'altro. Il suo tentativo di mettere in risalto la crudeltà di Cesare nella vita reale e il suo essere, di contro, estremamente premuroso verso la sorella è abbastanza riuscito. Utilizzare gli stessi protagonisti come narratori dà una dimensione molto introspettiva alla narrazione, ed è forse l'espediente che colpisce maggiormente il lettore: l'autrice è riuscita in modo brillante ad analizzare gli svariati tipi di sentimento che di volta in volta colgono i suoi due personaggi. Messi insieme tutti questi elementi, i primi capitoli del libro scorrono in fretta e in modo molto piacevole.
Alla lunga, però, questa scrittura stanca. È un tipo di narrazione in cui accade poco o niente, gli eventi sono solo accennati e lasciati all'immaginazione, in un modo di esprimersi quasi onirico e completamente staccato dalla realtà. Se il romanzo è perfetto nel suo modo di trattare i sentimenti dei personaggi, è terribilmente carente nel raccontare il momento dell'azione o nel descrivere qualunque fatto concreto: il suo più grande difetto è proprio questo, sorvolare quasi completamente - tranne in pochi punti, dove la narrazione non lo consente – gli avvenimenti esterni all'amore fra Cesare e Lucrezia. In questo modo, come già accennavo, si finisce per ignorare accanimenti storici estremamente interessanti che arricchirebbero non poco i contenuti   ma, soprattutto, si finisce per darvi così poca importanza da ritenere di doverli cambiare e raccontare in modo falsato. Ad esempio, non viene detto praticamente nulla di Alfonso d'Aragona, che Lucrezia amava moltissimo e che aveva tentato di fuggire con lei, se non per raccontare la sua morte in modo poco congruente alla realtà. Non si accenna nemmeno a Rodrigo d'Aragona, il figlio di Lucrezia e Alfonso. In generale, ho trovato le scelte narrative della Petrizzo davvero limitanti sul piano contenutistico.
Ciò che si ottiene non è altro che un qualcosa di magistralmente scritto ma piuttosto vuoto da qualsiasi altro punto di vista.
Per concludere, se volete leggere qualcosa sulla famiglia Borgia, o sul Rinascimento italiano, sia di romanzato sia di storico, potete sicuramente aspirare a materiale migliore. Se vi interessa una semplice storia d'amore, invece, questo libro potrebbe soddisfarvi.

Francesca Petrizzo
È nata a Empoli il 17 maggio 1990. Dopo la Maturità classica, si è iscritta alla facoltà di Storia di Firenze, ma è stata anche ammessa all'Università di Oxford, che frequenta dall'autunno 2010. Ama il cinema, la musica, la lettura e ha molti amici, senza bisogno di Facebook. Da sempre coltiva la passione per la scrittura, ha esordito nel 2010 con Memorie di una cagna.

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