Nel sangue – Francesca Petrizzo
Terribili
e densissime sono le parole di Dante, piene di tristezza e rimpianto, di
comprensione e tenerezza verso gli amanti maledetti legati per sempre da un
sentimento che li ha sopraffatti e perduti. Lo stesso sentimento invincibile
che unisce Lucrezia e Cesare. I Borgia. Nati dalla relazione di un papa con una
donna bellissima e presto dimenticata. Marchiati dal nome di una famiglia
potentissima nella quale intrigo, violenza e sete di conquista segnano il loro
destino fin dalla culla. Consegnati alla Storia in un'aura di leggenda nera:
lui spietato e sanguinario, lei avvelenatrice immorale dai mille amanti. Ma le
leggende sono fatte di cartapesta, e cancellano la carne e il sangue, la mente
e il cuore dei protagonisti. Esiste di certo un'altra verità: quella di un Cesare
coraggioso e ribelle, protettivo e appassionato. Quella di una Lucrezia tenera
e indifesa, romantica e sognante. Quella di due fratelli che si amano forse di
un amore proibito, ma certamente unico e immortale. Quella di un uomo e di una
donna che saranno costretti a separarsi, dolorosamente, per la ragion di Stato,
eppure non si lasceranno mai nello spirito, fino alla morte. Perché ogni loro
pensiero, ogni sogno, ogni gesto, fino alla fine, sarà imbevuto del ricordo
perfetto di una breve stagione vissuta l'uno per l'altra. La stagione di una
possibile innocenza.
Editore: Frassinelli
Pagine: 239
Prezzo: 18,50
Voto:
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in libreria Francesca Petrizzo, giovane autrice conosciuta per il precedente Memorie di una cagna (2010), in cui racconta la storia della bella Elena di Troia dal suo punto di vista.
Nel nuovo romanzo, Nel sangue, è il Rinascimento a fare da sfondo alle vicende narrate, ambientate nella Roma dei Borgia, una famiglia che deve la sua fama non solo alla controversa elezione al papato di Alessandro VI e alla sua formidabile conoscenza dei meccanismi di potere, ma soprattutto alla spregiudicatezza e crudeltà dell'intera casata, sulla quale si narrano tante leggende nere.
La Petrizzo studia storia alla facoltà di Oxford e, partendo da questo presupposto, mi ero
fatta l'idea che
quello che stavo per leggere fosse un libro interessante e
ricco di particolari su un'epoca storica così piena di eventi, giochi di potere
e sfarzose manifestazioni di ricchezza.
Purtroppo l'autrice si è tenuta alla larga da una vera e
propria ricostruzione storica, procedendo per lo più di pura inventiva, cosa
che in un contesto simile ho trovato poco appropriata. Un conto è favoleggiare
su personaggi inventati o su fatti poco chiari, un altro è storpiare
volutamente eventi comprovati proponendosi di scrivere un romanzo storico.
Quando si parla di una delle famiglie protagoniste della storia
rinascimentale, sulla cui vita e nefandezze ci sono ampie documentazioni, la licenza narrativa
dovrebbe concentrarsi su particolari marginali e fare da contorno agli eventi
reali.
Tralasciando
per un attimo gli aspetti negativi, vediamo cosa c'è di buono in questo libro.
La
narrazione procede alternando diversi punti di vista, nello specifico quelli di Cesare, Lucrezia e del narratore. Fin dalle prime pagine emergono la
grande competenza e padronanza che l'autrice ha della lingua italiana; quello
che ci accompagna lungo tutto il romanzo è un linguaggio ricco e ben lavorato,
con una terminologia mai banale e sempre raffinata, sebbene non così tanto da allontanare
il lettore meno esperto.
Ho
molto apprezzato, inoltre, il modo in cui viene affrontato il rapporto fra Cesare e Lucrezia:
l'amore fra i due è di fatto una leggenda non comprovata da alcuna fonte degna
di credito, e la Petrizzo si attiene a questa incertezza dipingendo un
amore fraterno molto forte, con qualche sottinteso appena accennato, che sta al
lettore interpretare in un modo o nell'altro. Il suo
tentativo di mettere in risalto la crudeltà di Cesare nella vita reale e il suo essere, di contro, estremamente
premuroso verso la sorella è abbastanza riuscito. Utilizzare gli stessi
protagonisti come narratori dà una dimensione molto introspettiva alla narrazione, ed è forse l'espediente che colpisce maggiormente il lettore: l'autrice è riuscita in modo brillante ad analizzare gli
svariati tipi di sentimento che di volta in volta colgono i suoi due
personaggi. Messi insieme tutti questi elementi, i primi capitoli del libro
scorrono in fretta e in modo molto piacevole.
Alla
lunga, però, questa scrittura stanca. È un tipo di
narrazione in cui accade poco o niente, gli eventi sono solo accennati e
lasciati all'immaginazione, in un modo di esprimersi quasi onirico e
completamente staccato dalla realtà. Se il romanzo è perfetto nel suo modo di
trattare i sentimenti dei personaggi, è terribilmente carente nel raccontare il
momento dell'azione o nel descrivere qualunque fatto concreto: il suo più
grande difetto è proprio questo, sorvolare quasi completamente
- tranne in pochi punti, dove la narrazione non lo consente – gli avvenimenti esterni
all'amore fra Cesare e Lucrezia. In questo modo, come già accennavo, si finisce
per ignorare accanimenti storici estremamente interessanti che arricchirebbero non poco i contenuti ma, soprattutto, si finisce per
darvi così poca importanza da ritenere di doverli cambiare e raccontare in
modo falsato. Ad esempio, non viene detto praticamente nulla di Alfonso
d'Aragona, che Lucrezia amava moltissimo e che aveva tentato di fuggire con lei, se non per raccontare la sua morte in modo poco congruente alla realtà.
Non si accenna nemmeno a Rodrigo d'Aragona, il figlio di Lucrezia e Alfonso. In
generale, ho trovato le scelte narrative della Petrizzo davvero limitanti sul
piano contenutistico.
Ciò
che si ottiene non è altro che un qualcosa di magistralmente scritto
ma piuttosto vuoto da
qualsiasi altro punto di vista.
Per
concludere, se volete leggere qualcosa sulla famiglia Borgia, o sul
Rinascimento italiano, sia di romanzato
sia di storico, potete sicuramente aspirare a materiale migliore. Se vi
interessa una semplice storia d'amore, invece, questo libro potrebbe
soddisfarvi.
Francesca Petrizzo
È
nata a Empoli il 17 maggio 1990. Dopo la Maturità classica, si è iscritta alla
facoltà di Storia di Firenze, ma è stata anche ammessa all'Università di
Oxford, che frequenta dall'autunno 2010. Ama il cinema, la musica, la lettura
e ha molti amici, senza bisogno di Facebook. Da sempre coltiva la passione per
la scrittura, ha esordito nel 2010 con Memorie
di una cagna.
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