lunedì 29 luglio 2013

Recensione: Una stanza piena di sogni di Ruta Sepetys



Una stanza piena di sogni – Ruta Sepetys
New Orleans. Josie ha diciassette anni, ma non sa cosa sia un abbraccio. Non ha mai conosciuto l'affetto di una carezza, non ha mai ascoltato il suono di una voce dolce. Sua madre è una prostituta e l'ha sempre trattata come un'estranea. Eppure, da sempre, Josie custodisce un segreto, un luogo speciale tutto suo: la stanza sopra la libreria del quartiere, dove lavora. Lì si rifugia nei pochi momenti liberi delle sue giornate. Lì, tra le pagine di Charles Dickens, Jane Austen e Francis Scott Fitzgerald, immagina un futuro lontano. Quando, un giorno, nel negozio entra Hearne, un uomo misterioso con la passione per le poesie di Keats, Josie per la prima volta crede che il sogno di una nuova vita potrebbe diventare realtà. Hearne è diverso da tutti. Hearne si preoccupa per lei, le chiede come sta, le offre parole di conforto. È come il padre che non ha mai avuto. Ma, quando tutto sembra possibile, anche scappare da New Orleans, Hearne viene ucciso. La vita ha deciso di mettere ancora una volta alla prova Josie. Non solo Hearne non c'è più, ma a venire accusata della sua scomparsa è la madre della ragazza. Adesso Josie deve scegliere. Scegliere tra la donna che non le ha mai dato amore, e la fuga. Scegliere tra il cuore e la speranza. Gettare la paura alle spalle e spiccare il volo. Perché a volte si può volare anche con un'ala ferita.
Editore: Garzanti
Pagine: 320
Prezzo: € 17,60




Voto: 



Una stanza piena di sogni (in originale Out of the Easy, che non traduco col vero significato perché rischierei di svelarvi il finale) è la storia di Josie Moraine, una ragazza che vive in una piccola stanza sopra la libreria in cui lavora insieme a Patrick, il figlio del proprietario, e fa da domestica nella casa di appuntamenti di Willie, donna austera e affarista. Fin da piccola, la ragazza ha dovuto cavarsela da sola, ignara di chi fosse suo padre e costretta a rimediare agli errori della madre, anche lei prostituta alle dipendenze di Willie e personaggio assai opportunista, che non ha mai amato la figlia e anzi le ruba spesso i risparmi per gozzovigliare con uomini facoltosi, il più delle volte dei gangster. Ma quando alla libreria arriva Hearne, un misterioso uomo del Tennessee, Josie comincia a fantasticare che si tratti del padre mai conosciuto e, spinta dalla conversazione con l’uomo, inizia a credere di poter lasciare New Orleans e ottenere prestigiosa istruzione universitaria. Tutto sembra andar bene fin quando Hearne non viene ritrovato morto e quella che sembra una morte accidentale viene dichiarato un caso d’omicidio nel quale è implicata la madre di Josie. Come spesso accade, la polizia comincia a sospettare la complicità della ragazza, mentre una serie di eventi continua a sconvolgerle l’esistenza, e quando crede di aver raggiunto i suoi sogni, le sue ali vengono immediatamente tarpate. Ma, nonostante tutto, la speranza rimane nei suoi sogni, quando vede strade e luoghi lontani mai visti, la sua unica possibilità di fuga.

Tantissimi personaggi colorano questo romanzo di formazione che ha il sapore di David Copperfield di Charles Dickens (“onni-citato” nell’opera insieme al poeta Keats), in una vera e propria analisi etnografica della New Orleans degli anni Cinquanta: c’è il quartiere elitario e ricco, dove vivono gli uomini colti e di buon gusto, il quartiere dei neri e quello della classe operaia, il malfamato Quartiere Francese – dove si svolge l’azione. Incontriamo la burbera Willie, donna che gestisce il commercio del sesso ma che sembra veramente affezionata a Josie, abituata al lusso e a viaggiare sulla sua luccicante Cadillac nera che ha battezzato come Mariah. Louise, madre di Josie, è una donna becera e interessata ai beni materiali, senza un reale istinto materno e nata per la sua professione. Poi c’è Cokie, autista di taxi di colore che ha sempre una parola di conforto per la protagonista, insieme a Sadie, la cuoca della casa di piacere, muta ma capace di dimostrare una grande profondità d’animo. Poi c’è Jesse, un ragazzo che fa il fioraio e, per arrotondare la paga, ripara auto, che sembra essere attratto da Josie, che affettuosamente chiama Motor City (poiché lei è nata a Detroit). Infine ci sono Charlie e Patrick, il primo uno scrittore proprietario della libreria e da tempo affetto da una patologia neurologica degenerativa, il secondo un ragazzo molto sensibile che ama scommettere con Josie che tipo di libri acquisteranno i clienti e suonare il pianoforte. Altri personaggi si insinuano nella storia della ragazza, alcuni più importanti, altri meno, splendidamente dipinti su uno scenario vivido e lucente, a tratti cupo e spaventoso, che riesce a rapire il lettore e renderlo parte di una narrazione fluida e rocambolesca.

Ho trovato interessante, inoltre, le tematiche affrontate: si parla di omosessualità, razzismo, criminalità e rispettabilità, ed ogni argomento è ben amalgamato alla storia e affrontato con la delicatezza del caso, rilevando le mille facce della realtà e soprattutto focalizzando l’attenzione su quando sia importante la reputazione che si ha, non dovuta necessariamente a quello che si è, ma al peso che hanno le scelte degli altri sulla propria vita.

Avevo adocchiato questo romanzo a gennaio, quando ve ne avevo parlato nella mia rubrica dedicata alle uscite internazionali, e da allora sono rimasta in attesa della versione italiana. Ho amato sin dalla prima pagina lo stile della Sepetys che, sospeso tra cronaca, romanzo storico e romanzo di appendice, ne riprende il ritmo cadenzato in episodi in alcuni casi autoconclusivi. La parola è utilizzata magistralmente, sebbene non ci siano stratagemmi linguistici particolari. Ho apprezzato il modo in cui, nella traduzione italiana, alcune espressioni gergali tipiche del Quartiere francese siano state tradotte. Il romanzo sembra un vero e proprio tributo alla letteratura dickensiana, ai suoi tempi complessi e rocamboleschi, alla sua scrittura immediata eppure impregnata di significato. La lettura è veloce, soprattutto nelle ultime cento pagine, e gli eventi si susseguono in modo inaspettato; non c’è tempo per fare supposizioni su quello che succederà, perché l’autrice riesce a smontarle in men che non si dica. La fine potrebbe sembrare scontata, ma io direi che è lineare con la storia. 

Come in ogni romanzo dickensiano, infine, ad un certo punto della narrazione si utilizza un deus ex machina, non rappresentato da un personaggio, ma da una situazione. Non vi svelo nulla!

Consiglio questo romanzo a chi ama la letteratura classica, a chi ha sempre sognato di lavorare in una libreria, a chi ha già apprezzato lo stile della Sepetys in Avevano spento anche la luna e a chi ha voglia di una storia “vera”. Questo romanzo non vi deluderà di certo.

3 commenti:

  1. Sembra davvero un bel libro, complesso e sfaccettato nei personaggi. Un buon consiglio :)

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    1. Di questa autrice ho cominciato a leggere Avevano spento anche la luna, che secondo me merita anche :)

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    2. Effettivamente era da un bel po' che non leggevo un così bel romanzo, ricco e particolare.

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