lunedì 15 luglio 2013

Recensione: La donna del fango di Joyce Carol Oates




La donna del Fango di Joyce Carol Oates
"Devi essere preparata" dice la donna con voce calma, e nel silenzio della notte lungo una strada tortuosa estrae dalla borsa di tela delle forbici. Preparata a cosa? Le sue parole risultano incomprensibili alla bambina che tra poco verrà abbandonata sulle rive melmose del Black Snake River, sotto un cielo cupo dove i corvi volano alti. Preparata lo è sempre, Meredith "M.R." Neukirchen. La prima donna rettore di un'università della Ivy League non è tipo da lasciarsi cogliere alla sprovvista. La sua dedizione alla carriera e il fervore morale con cui vi si dedica sono esemplari, e finora le hanno fatto affrontare ogni ostacolo, ogni nemico senza timori, uscendo trionfante da tutti i conflitti. Adesso però i molti fili, più o meno segreti, della sua vita rischiano di intrecciarsi in un groviglio che potrebbe mettere a dura prova la sua sicurezza: un amore da tenere nascosto, il clima politico negli Stati Uniti che stanno per scendere in guerra contro l'Iraq, le insinuazioni imprevedibili di uno studente. E poi c'è un incauto viaggio in macchina che la spinge in luoghi remoti, al contempo intimamente familiari e irriconoscibili: quella strada tortuosa lungo il fiume melmoso, la bimba del fango, il Re dei Corvi, un'intera vita che M.R. Neukirchen crede di essersi lasciata alle spalle... Joyce Carol Oates dà vita a un mondo dove il passato bussa implacabile alle porte del presente, pronto a mettere in questione ogni divisione pacificata tra il mondo dell'infanzia e quello dell'età adulta...


Voto: 




Di Joyce Carol Oates ho letto solo un libro, notevole e appassionante. La ragazza tatuata (QUI la mia recensione) era un racconto coinvolgente, viscerale, che faceva del tratto psicologico il suo indelebile punto di forza. Credo che la Oates sia proprio questo genere di autrice: una che, dei suoi personaggi, conosce le più intima paura e ossessione, e che riesce a renderli davvero reali e in carne e ossa.
In questo caso l’approfondimento è stato talmente magistrale da ripiegarsi su se stesso. Ne La donna del fango la psicologia della protagonista, quasi morta, da piccolissima, perché affogata nel fango dalla madre e ora rettrice di un’università prestigiosa, sfuma fino a raggiungere i confini dell’insanità e dell’immaginazione.  Non viene mai chiarita la differenza tra realtà e follia – e nemmeno di follia potremmo parlare, quanto di visioni e sogni -, quindi spetta al lettore scindere le due componenti e cercare – vanamente – un significato che probabilmente solo Freud potrebbe trovare.
M. R. è infatti una donna apparentemente equilibrata, amante da anni di un uomo freddo ed egocentrico, nei confronti del quale, nonostante i meriti ottenuti, si sente una bambina. Non si è mai ritenuta figlia di quei genitori che l’hanno adottata e da cui si è allontanata per frequentare l’università, contraddicendo le aspirazioni modeste che loro avevano sul suo futuro. I rapporti con l’altro sesso, con la sua femminilità e con la sua posizione di potere sono difficoltosi: M.R. cerca continuamente di emulare un modello maschile autorevole, essendo consapevole che il ruolo di rettrice donna la svantaggia. Il carico di aspettative e di avvoltoi che attendono un suo passo falso la pone in difficoltà prima di tutto con se stessa: M.R. cerca continuamente di essere all’altezza, controlla i suoi comportamenti, vuole essere materna e comprensiva e contemporaneamente ferma, autorevole e stimata. Vuole essere perfetta: la donna di cui l’intera università manterrà il ricordo e l’uomo efficiente che la porterà in auge.
Da queste forti aspettative e dalla conflittualità con se stessa – M.R. è l’abbreviativo del suo nome, Meredith Ruth, con cui spera di presentarsi in maniera asessuata – nasce il contrasto tra l’ “io” apparente di M.R., forte, determinata, controllata e irreprensibile, e quello del suo subconscio che si manifesta in maniera efferata, attraverso visioni di omicidi e incontri sessuali violenti.
Il percorso di M.R. confluisce nel ritorno al luogo in cui è nata e a quello in cui è cresciuta. Della sua formazione conosciamo ogni dettaglio: i capitoli della M.R. adulta si alternano a quelli della M.R. bambina e adolescente.
La narrazione è nevrotica, nervosa, spesso pesante. Il libro non decolla prima di pagina centocinquanta e il quadro della Oates è troppo minuzioso, così complesso da dare l’idea di non essere riusciti a cogliere moltissime delle sfumature del personaggio protagonista. I momenti di tensione sono pochi perché La donna del fango non ha una specifica trama, ma è quanto più un viaggio nell’interiorità di M.R., nei disturbi che la ossessionano e sfoceranno in un gesto finale che – forse – dà per perduto quel ritorno alla normalità apparentemente ormai ricostituito.
Ho letto il libro con difficoltà e senza troppo entusiasmo, con l’impressione che La donna del fango non fosse stato scritto per i comuni mortali. Non la definirei una lettura appassionante ma profondamente riflessiva,  a tratti incomprensibile eppure affascinante, se si coglie la chiave di volta con cui Joyce Carol Oates ha voluto caratterizzare M.R.


Do una stellina in meno rispetto a La ragazza tatuata per l’obiettivo fallito del coinvolgimento emotivo da parte del lettore, seppur il tentativo di costruire un mosaico complesso – e anche riuscito, ma a danno della scorrevolezza e della piacevolezza della storia – lo renderebbe superiore alla storia dell’antisemita Alma. 










Joyce Carol Oates 
Nata nel 1938 a Lockport vicino a New York, Joyce Carol Oates ha scritto romanzi, raccolte di racconti e di poesie, lavori teatrali e saggi critici. Dal 1977 insegna all'Università di Princeton. Nel corso della sua carriera, ha ottenuto il National Book Award e il PEN/Malamud Award. E' unanimemente riconosciuta come una delle voci più importanti della letteratura mondiale 

6 commenti:


  1. Della Oates avevo letto 'Sorella, mio unico amore' che prendeva spunto dalla morte di una bambina che fece eco in America e non solo negli anni '90. Sono protagonisti i rapporti familiari contorti indagati con grande minuzia, indubbiamente anche quello è un romanzo molto complesso. Però mi aveva coinvolta, tutto sommato mi era piaciuto, anche se non lo consiglierei a cuor leggero.

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    1. Anche io avevo intenzione di leggere "Sorella, mio unico amore", perché questa autrice mi ha sempre affascinato e sono convinta sia un genio - La ragazza tatuata me lo ha confermato. Ne La donna del fango sembra voler dare il meglio di sé, e questo sforzo si nota. Il problema sta nel fatto che la lettura, questa volta, risulta davvero pesante e pochissimo coinvolgente. Sembra che la Oates abbia voluto strafare dimenticando la parte meno tecnica della scrittura

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  2. E' un testo molto autobiografico, e questo bisogna capirlo. La storia c'è e come hai sottolineato non è convenzionale, ma avviene all'interno della sua stessa psiche, il viaggio è infatti, quello di una donna dalla sanità mentale alla pazzia e il ricongiungimento della stessa col suo passato. A me è piaciuto molto. Ma sono di parte, perché Oates è una delle mie scrittrici preferite.
    Ciao!

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    1. Anche a me piace molto la Oates proprio perché è così complessa e cervellotica, ma sarei ipocrita se negassi che questo libro mi ha creato qualche difficoltà :)
      Grazie per aver commentato!

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