domenica 21 luglio 2013

Recensione “Vernice Fresca” di Antonio Grassi

Un fantasma aleggia sulla Terra: lo spettro della contaminazione biologica. La responsabilità della scienza è chiamata in causa nel quarto romanzo di Antonio Grassi che propone con Vernice fresca nuovi inquietanti scenari per il nostro futuro. Se infatti la scienza promette di regalarci utili e strepitose scoperte, è dai potenti della politica e dell’economia che deriva la scelta di una ricerca indirizzata al benessere di tutti, oppure alla catastrofe.

Casa Editrice: Libreria Dornetti Editore
Pagine: 489

Prezzo: 17,00 euro





Voto: 





Ambientato in un paesino lombardo immaginario, Vernice Fresca sfiora il tema dell’attacco biologico e del bioterrorismo, ma lo affronta su un campo che nulla a che vedere con la corsa contro il tempo e l’azione. Lo affronta con gli occhi di un quasi-sessantenne che guarda alla propria vita passata con rimpianto e amarezze, con nostalgia e disillusione e che allo stesso tempo non vuole invecchiare. "Forever Young", ripete spesso il nostro “eroe”, Duilio Cattaneo, che scoprendo di una presunta manovra volta apparentemente alla guerra biologica, riprende il suo ruolo di combattente ideologo e tenta di sventare la minaccia. No, non si trasforma in una sorta di action man dalle qualità nascoste. Affronta la situazione come lo farebbe qualsiasi uomo che conosce la giungla imprenditoriale e politica. Raccoglie informazioni, consulta i suoi contatti, continua nel frattempo con la vita di tutti i giorni. Ciò che lo circonda è un paese di doppi volti, degno delle rappresentazioni di Pirandello, ma molto più cinico, molto meno elegante e rarefatto. Avvocati, medici, imprenditori, investigatori, politici, segretarie, persino casalinghe: Grassi ne ha per tutti e di ognuno rivela il doppio volto, improntato al guadagno, alla vendetta, all'ambizione. Si spinge più in là, tirando in ballo le multinazionali, le grandi case farmaceutiche, i servizi segreti e i governi, disposti a fabbricare virus in provetta e a disperderli in zone disagiate pur di vendere i vaccini o acquistare influenza politica o scatenare una vera e propria guerra biologica. Temi scottanti certamente, interessanti e utili a comprendere in che mondo viviamo perché sì, tutto quello che Grassi ci dice di case farmaceutiche e multinazionali è vero. Tuttavia, una tale dissertazione disattende completamente quello che inizialmente viene annunciato come “tema portante” del libro e inoltre comporta un accavallarsi di temi realmente collegati tra loro, ma che risultano eccessivi e difficili da incastrare bene in un organico di eventi senza risultar eccessivi o frammentari nel modo in cui vengono affrontati. Anche la politica vien tirata in ballo. Leader in gioventù di un gruppo attivista di sinistra, Babeuf, il nostro protagonista si ritrova, adulto, azionista e impiegato di una multinazionale, accusato di trasformismo, rincorso dal suo passato, minacciato di morte. Anche qui reagisce con disincanto, con distacco e non diventa una spia dei servizi segreti anzi mostra come, da privato cittadino con qualche contatto, ne vien manipolato, volente o nolente, dall'inizio alla fine. Dal paesino lombardo, la storia spazia e nomina organizzazioni da tutte le parti del mondo, giri di soldi e droga che rientrano nel mix di generi e temi di cui il libro è impregnato, senza tuttavia centrarsi su uno di questi. Insomma, troviamo un giro politico-imprenditoriale macchinoso, pesante da seguire, privo d’azione che non invoglia poi troppo alla lettura e non instaura nessun sentimento di suspence. Quanto allo stile, non manca di particolarità. Descrizioni meticolose che tuttavia sfociano spesso nella divagazione, elenchi di proposizioni brevi, lapidarie, associazioni di idee che seguono le linee di pensiero del protagonista. Questo è lo stile di Grassi: meticoloso e tuttavia tortuoso, unisce flusso di pensiero e precisione scientifica, a volte forse dilungandosi e facendo perdere il filo del discorso al lettore che non può permettersi assolutamente cali d’attenzione. 
Una miriade di personaggi affiancano poi Duilio Cattaneo. Di ognuno di loro vengono svelate pian piano le piccole ipocrisie, le forze e le debolezze, ma sono talmente tanti che inizialmente si ha la sensazione di esser stati invitati a una festa e d’aver dimenticato i nomi di tutti coloro che ci son stati presentati nei primi cinque minuti. Confusione, quindi, sopra ogni cosa. Discorso simile si può dire della trama: ogni personaggio scopre un pezzetto di storia, ma quella storia è condizionata da quel particolare punto di vista e si rivela spesso e volentieri falsa, fraintesa da chi la racconta. Fino alla fine, con tutte le rivelazioni e le svolte, non si riesce mai ad avere un’idea precisa di tutti gli intrecci che coinvolgono i personaggi, un’idea della trama complessiva, poi stravolta da una semplificazione che nulla, nel corso del romanzo, poteva in qualche modo preannunciare. Negli ultimi capitoli poi, una sorpresa che lascio ai coraggiosi che affronteranno le quasi cinquecento pagine del  romanzo, utile a dare una struttura circolare alla trama e a sottolineare ancora una volta il cinico realismo che su ogni cosa domina. Immancabile il riferimento ai giovani d’oggi senza futuro: sentenza senza via d’uscita. Grazie Sig. Grassi, per avercelo ricordato. 



Antonio Grassi
Giornalista e scrittore, è responsabile della redazione del quotidiano La Provincia di Cremona. Ha pubblicato la trilogia Macramè, L’erba del diavolo, Il cuore batte ancora, romanzi gialli a sfondo sociale e due pamphlet su questioni ambientali: Golflandia e altre storie e Forte Apache.

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