Un fantasma aleggia sulla Terra:
lo spettro della contaminazione biologica. La responsabilità della scienza è
chiamata in causa nel quarto romanzo di Antonio Grassi che propone con Vernice
fresca nuovi inquietanti scenari per il nostro futuro. Se infatti la scienza
promette di regalarci utili e strepitose scoperte, è dai potenti della politica
e dell’economia che deriva la scelta di una ricerca indirizzata al benessere di
tutti, oppure alla catastrofe.
Casa
Editrice: Libreria Dornetti Editore
Pagine: 489
Prezzo: 17,00 euro
Voto:
Ambientato in un paesino lombardo immaginario, Vernice Fresca sfiora il tema
dell’attacco biologico e del bioterrorismo, ma lo affronta su un campo che
nulla a che vedere con la corsa contro il tempo e l’azione. Lo affronta con gli
occhi di un quasi-sessantenne che guarda alla propria vita passata con
rimpianto e amarezze, con nostalgia e disillusione e che allo stesso tempo non
vuole invecchiare. "Forever Young", ripete spesso il nostro “eroe”, Duilio
Cattaneo, che scoprendo di una presunta manovra volta apparentemente alla
guerra biologica, riprende il suo ruolo di combattente ideologo e tenta di
sventare la minaccia. No, non si trasforma in una sorta di action man dalle
qualità nascoste. Affronta la situazione come lo farebbe qualsiasi uomo che
conosce la giungla imprenditoriale e politica. Raccoglie informazioni, consulta
i suoi contatti, continua nel frattempo con la vita di tutti i giorni. Ciò che
lo circonda è un paese di doppi volti, degno delle rappresentazioni di
Pirandello, ma molto più cinico, molto meno elegante e rarefatto. Avvocati,
medici, imprenditori, investigatori, politici, segretarie, persino casalinghe: Grassi
ne ha per tutti e di ognuno rivela il doppio volto, improntato al guadagno,
alla vendetta, all'ambizione. Si spinge più in là, tirando in ballo le
multinazionali, le grandi case farmaceutiche, i servizi segreti e i governi,
disposti a fabbricare virus in provetta e a disperderli in zone disagiate pur
di vendere i vaccini o acquistare influenza politica o scatenare una vera e
propria guerra biologica. Temi scottanti certamente, interessanti e utili a comprendere
in che mondo viviamo perché sì, tutto quello che Grassi ci dice di case
farmaceutiche e multinazionali è vero. Tuttavia,
una tale dissertazione disattende completamente quello che inizialmente viene
annunciato come “tema portante” del libro e inoltre comporta un accavallarsi di
temi realmente collegati tra loro, ma che risultano eccessivi e
difficili da incastrare bene in un organico di eventi senza risultar eccessivi
o frammentari nel modo in cui vengono affrontati. Anche la politica vien tirata
in ballo. Leader in gioventù di un gruppo attivista di sinistra, Babeuf, il nostro protagonista si
ritrova, adulto, azionista e impiegato di una multinazionale, accusato di
trasformismo, rincorso dal suo passato, minacciato di morte. Anche qui reagisce con disincanto, con
distacco e non diventa una spia dei servizi segreti anzi mostra come, da
privato cittadino con qualche contatto, ne vien manipolato, volente o nolente, dall'inizio alla fine. Dal paesino lombardo, la storia spazia e nomina
organizzazioni da tutte le parti del mondo, giri di soldi e droga che rientrano
nel mix di generi e temi di cui il libro è impregnato, senza tuttavia centrarsi
su uno di questi. Insomma, troviamo un
giro politico-imprenditoriale macchinoso, pesante da seguire, privo d’azione
che non invoglia poi troppo alla lettura e non instaura nessun sentimento di
suspence. Quanto allo stile, non manca di particolarità. Descrizioni meticolose
che tuttavia sfociano spesso nella divagazione, elenchi di proposizioni brevi,
lapidarie, associazioni di idee che seguono le linee di pensiero del
protagonista. Questo è lo stile di Grassi: meticoloso e tuttavia tortuoso,
unisce flusso di pensiero e precisione scientifica, a volte forse dilungandosi
e facendo perdere il filo del discorso al lettore che non può permettersi
assolutamente cali d’attenzione.
Una miriade di personaggi affiancano poi Duilio Cattaneo. Di ognuno di loro
vengono svelate pian piano le piccole ipocrisie, le forze e le debolezze, ma
sono talmente tanti che inizialmente si ha la sensazione di esser stati
invitati a una festa e d’aver dimenticato i nomi di tutti coloro che ci son
stati presentati nei primi cinque minuti. Confusione, quindi, sopra ogni cosa.
Discorso simile si può dire della trama: ogni personaggio scopre un pezzetto di
storia, ma quella storia è condizionata da quel particolare punto di vista e si
rivela spesso e volentieri falsa, fraintesa da chi la racconta. Fino alla fine,
con tutte le rivelazioni e le svolte, non si riesce mai ad avere un’idea
precisa di tutti gli intrecci che coinvolgono i personaggi, un’idea della trama
complessiva, poi stravolta da una semplificazione che nulla, nel corso del
romanzo, poteva in qualche modo preannunciare. Negli ultimi capitoli poi, una
sorpresa che lascio ai coraggiosi che affronteranno le quasi cinquecento pagine
del romanzo, utile a dare una struttura
circolare alla trama e a sottolineare ancora una volta il cinico realismo che
su ogni cosa domina. Immancabile il riferimento ai giovani d’oggi senza
futuro: sentenza senza via d’uscita. Grazie Sig. Grassi, per avercelo
ricordato.
Giornalista e scrittore,
è responsabile della redazione del quotidiano La Provincia di Cremona.
Ha pubblicato la trilogia Macramè, L’erba del diavolo, Il
cuore batte ancora, romanzi gialli a sfondo sociale e due pamphlet su
questioni ambientali: Golflandia e altre storie e Forte Apache.
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