venerdì 19 luglio 2013

Il tempio degli otaku #89: “Genkaku Picasso”








Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il Tempio degli Otaku”! Oggi torna con noi un mangaka che avevamo già ospitato, molto tempo fa, in un'occasione di una sua raccolta di storie, “Happiness”, che si distinguevano per essere piuttosto deprimenti e sull'orlo di una sana follia artistica. Questa volta è il turno di un'altra sua opera, anch'essa ad episodi autoconclusivi, ma molto più positiva ed organica: sto parlando di Usamaru Furuya con il suo “Genkaku Picasso”. Buona lettura!

Hikari Haruma ha quella che, più che “passione”, sarebbe forse più corretto definire “vocazione”: l'arte. Innamorato di Leonardo da Vinci, a scuola si distingue per stare sempre chinato sul suo block notes a scarabocchiare ancora ed ancora senza mai fermarsi e soprattutto senza mai cercare un contatto con la gente. I compagni, un po' attoniti ed un po' divertiti, lo chiamano Picasso, soprannome che lo irrita e lo indispone ancora di più. L'unica che – nemmeno troppo – riesce a penetrare la barriera del nostro è Chiaki, sua compagna che crede in egual misura sia al talento di Hikari che ai suoi studi di psicanalisi. Sfortunatamente i due rimangono coinvolti in un assurdo incidente. Chiaki muore, ma apparentemente Picasso ne è uscito illeso. Solo apparentemente, però. La stessa ragazza, ora uno spiritello, gli fa capire la verità: in realtà era morto anche lui ma gli dei, in virtù delle sue doti artistiche, hanno deciso di salvargli la vita. Per sdebitarsi dovrà usare l'arte come mezzo per aiutare le persone, una prospettiva che certo non gli sorride... Ma è sempre meglio che vedere il proprio corpo marcire lentamente. E' così che Hikari, accompagnato dalla fida Chiaki, comincia a tuffarsi nell'oscurità di chi lo circonda, aiutando sé stesso e gli altri.

La recensione è positiva, ma è meglio togliersi il dente subito ed affrontare l'unica, vera pecca di “Genkaku Picasso”: la ripetitività. La premessa è interessantissima, i disegni di Furuya valgono tutto il prezzo del biglietto (ma ne parleremo meglio dopo), i personaggi sono ben caratterizzati... il problema è che compiono sempre le stesse cose. Non ci vuole molto a vedere come i vari episodi abbiano sempre la stessa struttura: Picasso sembra dimenticarsi della sua maledizione, Chiaki gli fa invece vedere lo stato di rovina del suo corpo. In quel momento il nostro nota un compagno di scuola con un'aura particolarmente negativa, presto immortalata in un disegno. Con una scusa spesso assurda il nostro cerca di venire a capo del problema senza per forza doversi tuffare nel disegno, ma le cose non andranno come vuole... Seguono vari tentativi fino alla soluzione dell'impasse. E ora ripetere.
Non è certo un difetto da poco, anzi per alcuni l'opera risulta insopportabile proprio per questo motivo. Tuttavia, dal punto di vista dei contenuti, gli episodi non vengono minimamente inficiati dalla presenza del solito canovaccio: non brilleranno per imprevedibilità, ma hanno tante altre qualità che li rendono godibili ed alle volte decisamente belli. Quali?
Uno tra quelli che spicca per primo è il desiderio di non rendere l'atmosfera troppo seriosa. La storia è cupa, ma Furuya fa di tutto per trovarne i lati più divertenti, anche riuscendoci. Ad esempio, ci sono un sacco di gag su come Picasso sia un inetto dal punto di vista sociale: la sua maniera di affrontare i problemi degli altri lo fanno sembrare un anormale, tant'è che all'interno della scuola è quasi un'istituzione per questo. In una storia, ad esempio, un personaggio rassicura un altro: non può essere peggio di Picasso! Più volte all'interno di un disegno, inoltre, Hikari si abbandona a comportamenti decisamente inadatti al contesto, come perdere tempo dietro a particolari inutili, ma belli dal punto di vista artistico. Persino Chiaki, che ormai conosce bene le sue bizze, è esasperata da certi suoi atteggiamenti.
Ma “Genkaku...”, ovviamente, è un'opera seria, ed anche in questo caso non sfigura. Spesso molti manga con aventi protagonisti adolescenti hanno delle tematiche anche troppo importanti, non adatte all'età di chi le porta al lettore – i classici shojo dove i bambini delle medie si dichiarano reciproco amore. Qui, invece, i problemi sono a misura di adolescente: le turbe interiori sono plausibili, e potrebbero facilmente essere state provate anche da noi. L'aver subito un rifiuto importante per realizzare i propri sogni, amorosi e lavorativi, il doversi scontrare con le aspettative dei genitori, spesso differenti dalle nostre, il non accettare la propria sessualità, e questi sono solo alcuni. Ancora più realistico è il fatto che chi cerca di risolverli è una persona anch'essa problematica, che all'inizio non sa da che parte cominciare ma che alla fine (anche con l'aiuto di Chiaki) opta per usare l'unica cosa che sappia davvero fare nella vita: i dipinti. E' chiaro il messaggio che ci vuole lanciare l'autore.
Anche Picasso è un personaggio piuttosto curato, forse basato sul mangaka, a cui assomiglia un po' fisicamente. Terribilmente misantropo, ma non si capisce quanto perché assorbito dal suo amore per la pittura quanto perché non vuole essere ferito dagli altri più di quanto sia necessario. Per intenderci, per lui la giornata perfetta è quella in cui può passare tutto il tempo a disegnare e a fantasticare sul suo Leonardo. Invece è costretto ad interagire con gli altri, anzi di più: entrare letteralmente nel loro cuore. Una missione difficile già di per sé, ma per lui più di tutti, incapace della minima empatia. Eppure, dietro la scorza dura, si nasconde una persona spasmodica del contatto, che aiuta gli altri non solo perché deve farlo altrimenti morirà, ma anche perché in fondo lo desidera veramente. Purtroppo non sempre la gente se ne accorge, quantomeno non consciamente, ma per fortuna tutti i nodi verranno al pettine.

Mai come in quest'opera il tratto di Usamaru Furuya mostra i suoi veri colori (scusate per la pessima, ed inconsapevole, battuta). In generale è molto limpido, grazioso, con un uso molto sapiente dei retini ed un ottimo intuito per le inquadrature, ma rimane comunque un disegno da manga. Quando invece i riflettori vengono puntati sulle opere di Picasso, la musica cambia: lo stile diventa molto realistico, attingente a piene mani da diverse correnti d'arte, a seconda della situazione. I cuori delle persone sono rappresentazioni surreali, curatissime nei minimi particolari, non sempre facili da interpretare, ma soprattutto ci mostrano un mangaka che sa il fatto suo e che rispetta in maniera pedissequa le esigenze della storia. Ce ne fossero di più come lui...


...E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima volta, con “Il Tempio degli Otaku!”

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