mercoledì 17 luglio 2013

Recensione: Apnea di Lorenzo Amurri


Apnea - Lorenzo Amurri
La faccia immersa nella neve, come ovatta soffice che gli toglie il fiato. È la vertigine dell'apnea. Pochi attimi prima Lorenzo stava sciando insieme a Johanna, la sua fidanzata. Un momento spensierato come tanti, ormai irrimediabilmente ricacciato indietro, in un passato lontano. Poi la corsa in ospedale in elicottero, il coma farmacologico e un'operazione di nove ore alla colonna vertebrale. Dai capezzoli in giù la perdita completa di sensibilità e movimenti. D'ora in avanti Lorenzo e il suo corpo vivranno da separati in casa. Ma l'unica cosa che conta, adesso, sono le mani. Poter riprendere a muoverle, poter ricominciare a suonare la chitarra, perché la musica è tutta la sua vita. Dalla terapia intensiva ai lunghi mesi di riabilitazione in una clinica di Zurigo, fino al momento di lasciare il nuovo grembo materno che lo ha tenuto recluso ma lo ha accudito e protetto durante la convalescenza. E il difficile reinserimento in un mondo dove all'improvviso tutto è irraggiungibile e tutti sono diventati più alti, giganti minacciosi dalle ombre imponenti. Con coraggio e determinazione Lorenzo Amurri racconta il suo ritorno alla vita. La voglia di vedere, di toccare, di sentire. Di riprendere a far tardi la notte insieme agli amici, di abbandonarsi all'amore della sua donna e riconquistare la libertà che gli è stata rubata. Ogni tappa è una lenta risalita verso la superficie, un'apnea profonda che precede un perfetto e interminabile respiro.
Editore: Fandango
Pagine: 251
Prezzo: 16,00 €


Voto: 

Apnea. Lorenzo Amurri non avrebbe potuto trovare un titolo più calzante per il suo romanzo di esordio, perché, in certi momenti, quando lo leggi, pare proprio di rimanere senz'aria e devi prenderti una pausa, “tirare il fiato” per proseguire. In questo libro l'autore narra infatti la propria storia, partendo dallo sconvolgente incidente sulle piste da sci che lo ha reso paraplegico e attraversando il calvario del percorso ospedaliero e riabilitativo, fino al momento cruciale in cui, ormai impantanato in una palude di nera disperazione, ha deciso, se così si può dire, che la vita merita ancora di essere vissuta.
L'incipit del romanzo è subito di forte impatto: Lorenzo Amurri sembra dare informazioni apparentemente banali (“È quasi l'ora di pranzo. Sto sciando insieme alla mia fidanzata”) che sono però un preambolo alla drammaticità del momento subito successivo, quando, presumibilmente dopo lo schianto, è a faccia giù nella neve, come ovattato e non può respirare finché qualcuno non gli gira la testa. Da quel momento, entriamo con lui nel suo labirinto di dolore: le allucinazioni, la corsa in ospedale, l'operazione di 9 ore per cercare di limitare i danni per quanto possibile, il coma farmacologico... e già incomincia a mancare l'aria quando pensi a un ragazzo giovane a cui un momento fatale cambia per sempre il futuro: un corpo insensibile e immobile per l'80%, una situazione già insostenibile a cui si accompagnano altri disturbi di salute legati a questo corpo che non può più “comandare” autonomamente, la consapevolezza di non poter tornare indietro e la paura di riaffrontare una vita dove tutto appare più alto, minaccioso e ingombrante (“È tutto più alto di me. Questa è la verità, è l'altezza del mondo a sconcertarmi. Pag. 137) .
Lorenzo Amurri si rende subito conto che non potrà più camminare. Unico barlume di speranza è il recupero dell'uso delle mani, fondamentali per un musicista professionista. Non è difficile immaginare quindi lo sgomento quando una terapista della clinica svizzera di riabilitazione dove è ricoverato - e lo sarà per  lunghi mesi - gli rivela subito che anche quelle sono perse per sempre:

“Ma le mani?”
“Le mani cosa?”
“Quando sarò in grado di muoverle di nuovo?”
Lascia il braccio su cui stava lavorando e mi guarda dritto negli occhi:
“Non so chi ti abbia parlato in questi termini, ma certe idee è meglio eliminarle subito: le mani non le muoverai più.”
Le parole escono dalla sua bocca affilate come rasoi e cadono in picchiata sul mio corpo paralizzato aprendo nuove ferite profonde e dolorose.[pag. 29]

A parte questo spiacevole episodio, infermieri e terapisti della clinica di Zurigo saranno un prezioso supporto per l'autore, aiutandolo, per quanto possibile, a recuperare dal punto di vista fisico e psicologico e a prepararsi al ritorno a casa a Roma. E proprio qui assistiamo, se così si può dire, alla sua implosione, dopo un primo momento sereno grazie anche alle manifestazioni di affetto ricevute dai propri cari. Amurri infatti non è solo ad affrontare il percorso della disabilità: al suo fianco ci sono la fidanzata Johanna e la numerosa famiglia, composta da madre, due sorelle e un fratello. Può contare inoltre su alcuni amici veri. E, almeno in questo, si può dire fortunato perché sono molte le persone che dopo un incidente simile si ritrovano progressivamente il vuoto intorno, i rapporti di coppia e amicali spesso si rompono e in alcuni casi, anche le famiglie tendono ad allontanarsi. Eppure, anche rendendosi conto di essere circondato da persone che gli vogliono bene, l'impatto della sua nuova condizione, il continuo scontro con barriere, anche burocratiche (paradossale la visita medica per il rilascio del certificato di invalidità descritta a pag. 133: Trenta secondi sono bastati per stabilire il mio grado di invalidità. Tre ore di preparazione, salita in auto colazioni e viaggio, contro trenta secondi di visita. Una proporzione che mi lascia interdetto […]) di fatto insormontabili, la gente a volte insensibile lo fanno scivolare in uno stato negativo, che gli impedisce di esprimere a voce il proprio disagio e dove l'unica via di uscita intravista è proprio la morte. Il tema del suicidio è molto presente in tutto il libro sin dai primi momenti in clinica a Zurigo: l'autore è consapevole che suicidarsi non farebbe altro che aumentare il dolore della sua famiglia e di Johanna, che probabilmente si sentirebbero traditi dopo tutti gli sforzi compiuti per rendere il suo fardello più leggero, ma come ammette lui stesso il suo non “è un egoismo cosciente. È piuttosto dettato dalla disperazione, dalla confusione […]” (pag. 166). Lapidaria la frase: “La mia vita è in mano ad altri, la mia morte deve essere in mano mia. Devo avere l'ultima parola [...]” (pag. 167). Tuttavia, almeno all'inizio, questo pensiero suicida è condito di una certa ironia e involontaria comicità, come il tentativo “sventato” da un banale salvavita (pag. 170-171) oppure l'autista del bus dal quale vuole farsi travolgere, che “ce lo manda” (pag. 174-175). In seguito, invece, con il trascorrere dei giorni, segnati dalla rottura (anche se non definitiva) con Johanna, esausta della sua chiusura, l'idea del suicidio si fa più concreta, più reale e cupa e soltanto la forza dei ricordi dei momenti belli vissuti dopo l'incidente, belli anche se vissuti da un disabile, gli permetteranno di trovare dentro di sé la voglia di andare avanti.
Pochi giorni fa ho visto sul canale youtube l'intervista “barbarica” che Lorenzo Amurri ha avuto con Daria Bignardi, e la persona che ha partecipato alla trasmissione appare come una che ha saputo imboccare, pur nelle immense difficoltà in cui versa, la via per ritrovare un certo gusto per la vita; una persona schietta che ha saputo raccontare con tranquillità gli aspetti più duri di quello che gli è successo: l'immobilità, il suicidio, il rapporto con il sesso.

Terminato “Apnea”, ho sì “tirato il fiato”, ma sono anche corsa a consigliarlo a tutti gli amanti della lettura che mi circondano, perché non si tratta di un libro tetro, perché oltre al dramma, Lorenzo Amurri ha parlato molto anche di quello che amava prima, della musica, dei viaggi, dell'amore per il padre Antonio (anche lui scrittore), perché arrivati all'ultima pagina (con il delizioso contributo extra “Mamma Anatra”) si ha la sensazione che, come dice lui, il futuro può essere “un po' più limpido di prima”.


Lorenzo Amurri
Lorenzo Amurri è nato a Roma nel 1971. Musicista, produttore musicale e scrittore. Ha suonato e collaborato con diversi artisti (Tiromancino, Lola Ponce, Lory d, Asia Argento, Califano). Ha poi deciso di dedicarsi alla scrittura, prima attraverso un blog (tetrahi. blogspot.com), poi scrivendo racconti, uno dei quali pubblicato nella raccolta Amore Caro a cura di Clara Sereni (Cairo Editore). Apnea è il suo primo romanzo. - See more at: http://www.fandango.it/scheda.php/it/apnea/703#sthash.O1et95cO.dpuf

2 commenti:

  1. Questo deve essere uno di quei libri che ti lascia qualcosa, non ti può lasciare indifferente. Riscoprire come vivere per una persona attiva deve essere un incubo.
    Grazie della segnalazione, terrò presente questo libro per qualche momento 'sgombro' dallo stress del lavoro, per cui potrò avvicinarmi a questo libro con la giusta predisposizione.

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  2. Grazie a te che ci lasci sempre un commento, spero questa lettura ti piacerà :)

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