venerdì 12 luglio 2013

Recensione: Di me diranno che ho ucciso un angelo di Gisella Laterza



Di me diranno che ho ucciso un angelo - Gisella Laterza
È quasi l'alba. Aurora, di ritorno da una festa, sta per addormentarsi sul tram che la porta a casa. Forse è stanca e stordita, forse sta solo fantasticando, ma lo sconosciuto che all'improvviso le rivolge la parola ha un fascino così misterioso da non sembrare umano. In un'atmosfera sospesa tra sogno e realtà, Aurora ascolta la sua storia. La storia di un angelo caduto sulla terra per amore di una demone, deciso a compiere un lungo viaggio alla scoperta dei sentimenti umani per divenire mortale. Un'avventura che forse non è soltanto una fiaba, perché raccontare una storia - e ascoltarla - è il primo passo per farla diventare reale. Età di lettura: da 12 anni.









Voto: 

Un libro non dovrebbe giudicarsi dalla copertina, ma è difficile non lasciarsi affascinare da quella di Di me diranno che ho ucciso un angelo: un disegno retrò, delicato, con sfondo marroncino che sa di antico e consunto. Rispecchia molto il contenuto, una storia senza tempo che parla al cuore con delicatezza, senza affettazione – come è facile che succeda in quei romanzi alla “va' dove ti porta il cuore”, troppo leziosi e troppo “facili” nel raggiungere l’obiettivo di toccare le corde del cuore dei lettori.

Il romanzo della giovanissima Gisella Laterza, ventun anni, è invece un racconto di candida bellezza ma, più tecnicamente, potremmo definirlo una storia di formazione. Un angelo, caduto dal cielo, incontra una demone e se ne innamora, ricambiato. L’angelo è imperturbabile, non prova sentimenti: non sa che quella cosa che lo scuote e che lo spinge a spiare ogni sera la demone, a cui non rivolge mai la parola, è amore. Non conosce il freddo, il caldo, la paura, né tutta la gamma delle sensazioni umane. Accudito da un’anziana signora che vive nel mezzo del bosco, perennemente bloccata al capitolo 8 del suo libro, l’angelo mantiene la sua natura fredda e disincantata fin quando non capirà che, per raggiungere la demone, deve intraprendere un viaggio e diventare uomo. Anche la demone, accortasi che l’angelo non si reca più a trovarla, andrà a cercarlo. I due sentieri separati, i loro incontri strambi, emozionanti e talvolta terribili, ma i cui protagonisti sono tutti collegati l’un l’altro, li renderanno partecipi della pienezza della vita umana, trasformandoli a sua volta. Elemento cardine e incipit della vicenda è però Aurora, una ragazzina che, in piena notte, sta tornando a casa un po’ sbronza da una festa in cui qualcuno le ha spezzato il cuore. E’ a lei che l’angelo racconta la sua storia, in un attimo infinitamente dilatato di tempo.

Già così è semplice intuire il profondo simbolismo di cui è intrisa la storia. Non si tratta semplicemente di frasi significative ma davvero poco, in questo libro, è lasciato al caso. Ogni immagine e ogni personaggio hanno un significato molto profondo, da quello più celato al più palese: il bosco, ad esempio, è lo scenario del surreale. Non è nuova nell’immaginario collettivo – soprattutto ripensando alle origini medievali delle fiabe – l’associazione del bosco ad un universo oscuro e misterioso, luogo dell’irreale e dell’impossibile, dove le percezioni diventano sfumate. E non a caso l’angelo, per diventare uomo – per diventare corpo – deve uscire dalla dimensione paranormale e addentrarsi nella realtà del mondo. Qui le sensazioni sono quasi troppo disturbanti: odio, amore, passione, omicidio, morte, oblio. C’è molto poco di positivo, anche se tutto verte sull’amore, e persino le scelte etiche – l’angelo che decide di aiutare un assassino, che a sua volta uccide “per amore” la propria amante – sono dubbie e pericolose.

“La vita è fumo?” chiese.“Sì, rispose la donna, piena di malinconia. “La vita è fumo, la vita è cenere. E l’unico modo per vivere è lasciare che entri, che penetri fino in fondo, lasciare che ti annerisca i polmoni. Ed è per questo che ti fa così paura, angelo candido: perché vivere significa inquinare se stessi. Ed è per quello che ti affascina tanto: perché la vita, proprio nell’istante in cui si consuma più intensamente, prende, nell’aria, una bella forma”.

Questo “sporco” della vita è sintetizzato da molti personaggi incontrati dai due protagonisti, i cui insegnamenti  - quelli buoni - traspaiono in maniera cristallina. Ognuno aggiunge un pezzo al mosaico dell’umanità in divenire dell’angelo e della demone.

Il romanzo, breve ma molto intenso, è bello, pulito, allusivo, pieno di frasi da sottolineare cento volte. Lo stile è infatti molto poetico eppure semplice, lineare: riesce ad esprimere grandi concetti con una naturalezza disarmante. Tuttavia non è esente da difetti perché, sospeso in questa nuvola di ingenue – eppur graffianti – parole, potrebbe risultare talvolta acerbo e alcuni elementi sembrare forzati  – Aurora che, sentendo la storia dell’angelo, piange calde lacrime una volta sì e l’altra pure. 

Ho trovato il capitolo finale superfluo, laddove la storia sarebbe potuta finire al penutimo (“Un nome”) , come se fosse un’aggiunzione posticcia e quasi insensata. Non incoerente, a conti fatti, perché il concetto della tragicità della natura umana trova coronamento in questa fine, eppure mi sembra abbia stonato all’interno del racconto dandomi l'impressione, appunto, di una forzatura.


Di me diranno che ho ucciso un angelo è comunque un ottimo esordio, che mantiene i contorni della favola ma che si modella sulla realtà: un eccellente spunto di riflessione e una storia che lascia una piacevole sensazione.




Gisella Laterza
Gisella Laterza ha ventun anni e studia Lettere moderne all’Università di Pavia. Ha cominciato a lavorare a questo romanzo quando ne aveva sedici.


3 commenti:

  1. Questo libro è nella mia WL, gli estratti che ho letto mi hanno colpito, sono così poetici eppure diretti da colpire e centrare il bersaglio.
    Complimenti a Rizzoli che ha pubblicato un libro così delicato e fuori dal mainstream per giunta di un'esordiente italiana.

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    Risposte
    1. Sono sicura che ti piacerebbe, è difficile non farsi affascinare dalla scrittura e dalla storia :)

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    2. Se non mi ammazza il mio ragazzo, vorrei fare una 'puntata' in libreria questo week end!

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Grazie per aver condiviso la tua opinione!

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