domenica 30 giugno 2013

Case editrici Vs Self Publishing: quando gli elementi discrezionali della scelta sono passione e determinazione

Nei giorni scorsi su FutureBook, blog legato a Bookseller, è stato pubblicato un interessante articolo del fantomatico Agent Orange che parla della crisi dell’editoria in conseguenza alla crescente diffusione del self publishing. Ecco a voi la traduzione del post, che trovate in originale a questo indirizzo.

Fino a qualche tempo fa le cose erano molto semplici: gli editori creavano il mercato, competevano solo tra loro e gli agenti erano coloro attraverso cui gli autori si mettevano in contatto con gli editori. Era compito degli agenti arricchire i manoscritti prima che arrivassero alla casa editrice per l’editing finale. Era tutto rassicurante lineare e semplice.
Il self publishing ha cambiato tutto. Ora le case editrici risentono della concorrenza. Accettare l'offerta di un editore è diventato discrezionale o, per dirla in altro modo, tutti gli autori hanno già un contratto di pubblicazione a loro disposizione se sono pronti a fare lo sforzo di raccoglierlo.
Alcuni autori autoprodotti hanno avuto un successo inimmaginabile. Non hanno più bisogno delle case editrici perché sanno già come trovare lettori e avere introiti. Naturalmente, la maggior parte non ci riesce e gli editori non fanno altro che menzionare questo punto come una sorta di magica profilassi contro la minaccia del self publishing. Raramente si sente parlare di loro della percentuale di autori pubblicati che tornano ad essere sconosciuti.
Tutto questo non è certo una novità: i lettori lo dicono da anni, ma gli editori non si sono ancora svegliati. Un numero crescente di autori ha un forte senso di ostilità nei confronti degli editori  dato dalla presenza, nei loro elenchi digitali, di titoli dal dubbio merito letterario. Ma non solo. In modo più radicale, le case editrici non riesco ancora ad articolare le ragioni della loro esistenza puntando sulla passione per il mondo letterario e definendo il loro lavoro come qualcosa di necessario. Io trascorro una quantità impressionante del mio tempo a tentare di convincere gli autori che esistono davvero buoni editori. La percezione che non sono molto bravi in quello che fanno è terribilmente diffusa.
Sono consapevole di alcuni recenti esempi di self publishing di grande successo, i cui autori hanno parlato delle potenziali offerte delle case editrici, che hanno giudicato altamente irrisorie e sintomo che gli editori mostrano una certa riluttanza a rimpolpare i loro piani editoriali. Nonostante tutto, la mentalità secondo la quale sono loro quelle che contano e che tutti gli autori -  non importa quanto successo abbiano avuto con l’auto pubblicazione - segretamente desiderano una “tata” editoriale in modo da non doversi preoccupare che della loro scrittura è ancora estremamente radicata. Beh, questo non è vero. Ci sono un sacco di autori che sono fiduciosi, persone di successo a cui piace avere un ruolo attivo nel loro business letterario, anche grazie al fatto che l’auto pubblicazione è sempre più facile. Ci sono maggiori e migliori servizi per gli autori. Le case editrici sono solo un valore aggiunto alla statica, che giornalmente perde quotazioni.
Gli editori devono capire che anche se fossero l’unica offerta non sono, come una volta, la benedizione scesa dal cielo per l’autore. La realtà è che per ogni singolo libro per cui offrono la pubblicazione, devono dimostrare di essere in grado di dare una buona opportunità di far decollare il lavoro commercialmente e di farlo con la totale convinzione. La volontà o la capacità di lavorare sul singolo caso con passione e dedizione è, in un modo o nell’altro, troppo spesso assente. Io per primo mi sono stancato di metterle al primo posto.


3 commenti:

  1. Bell'articolo! Anche se forse l'autopubblicazione funziona meglio in lingua inglese che in italiano... Ma è vero che spesso gli editori se la tirano un po' troppo per quello che offrono!!

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    1. Sono felice che ti abbia incuriosito e sono d'accordissimo con le tue affermazioni ;)

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  2. Complimenti. Hai detto molte cose che altri non dicono. La mia parte preferita è quando parli degli autori pubblicati che tornano a essere sconosciuti. Le case editrici devono (r)innovarsi, ma molte soffrono di pigrizia. Restano comunque importanti, ma molte preferiscono restare ancorate a un determinato terreno, non accorgendosi che è diventato sterile.

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