Nei
giorni scorsi su FutureBook, blog legato a Bookseller, è stato pubblicato un
interessante articolo del fantomatico Agent Orange che parla della crisi
dell’editoria in conseguenza alla crescente diffusione del self publishing.
Ecco a voi la traduzione del post, che trovate in originale a questo indirizzo.
Fino
a qualche tempo fa le cose erano molto semplici: gli editori creavano il
mercato, competevano solo tra loro e gli agenti erano coloro attraverso cui gli
autori si mettevano in contatto con gli editori. Era compito degli agenti
arricchire i manoscritti prima che arrivassero alla casa editrice per l’editing
finale. Era tutto rassicurante lineare e semplice.
Il
self publishing ha cambiato tutto. Ora le case editrici risentono della
concorrenza. Accettare l'offerta di un
editore è diventato discrezionale o, per dirla in altro modo, tutti gli
autori hanno già un contratto di pubblicazione a loro disposizione se sono
pronti a fare lo sforzo di raccoglierlo.
Alcuni
autori autoprodotti hanno avuto un successo inimmaginabile. Non hanno più
bisogno delle case editrici perché sanno già come trovare lettori e avere
introiti. Naturalmente, la maggior parte non ci riesce e gli editori non fanno
altro che menzionare questo punto come una sorta di magica profilassi contro la
minaccia del self publishing. Raramente si sente parlare di loro della
percentuale di autori pubblicati che tornano ad essere sconosciuti.
Tutto
questo non è certo una novità: i lettori lo dicono da anni, ma gli editori non si
sono ancora svegliati. Un numero crescente di autori ha un forte senso di ostilità
nei confronti degli editori dato dalla
presenza, nei loro elenchi digitali, di titoli dal dubbio merito letterario. Ma
non solo. In modo più radicale, le case editrici non riesco ancora ad
articolare le ragioni della loro esistenza puntando sulla passione per il mondo
letterario e definendo il loro lavoro come qualcosa di necessario. Io trascorro
una quantità impressionante del mio tempo a tentare di convincere gli autori che
esistono davvero buoni editori. La percezione che non sono molto bravi in quello
che fanno è terribilmente diffusa.
Sono
consapevole di alcuni recenti esempi di self publishing di grande successo, i
cui autori hanno parlato delle potenziali offerte delle case editrici, che
hanno giudicato altamente irrisorie e sintomo che gli editori mostrano una
certa riluttanza a rimpolpare i loro piani editoriali. Nonostante
tutto, la mentalità secondo la quale sono loro quelle che contano e che tutti
gli autori - non importa quanto successo
abbiano avuto con l’auto pubblicazione - segretamente desiderano una “tata”
editoriale in modo da non doversi preoccupare che della loro scrittura è ancora
estremamente radicata. Beh, questo non è vero. Ci sono un sacco di autori che
sono fiduciosi, persone di successo a cui piace avere un ruolo attivo nel loro business
letterario, anche grazie al fatto che l’auto pubblicazione è sempre più facile.
Ci sono maggiori e migliori servizi per gli autori. Le case editrici sono solo
un valore aggiunto alla statica, che giornalmente perde quotazioni.
Gli
editori devono capire che anche se fossero l’unica offerta non sono, come una
volta, la benedizione scesa dal cielo per l’autore. La realtà è che per ogni
singolo libro per cui offrono la pubblicazione, devono dimostrare di essere in
grado di dare una buona opportunità di far decollare il lavoro commercialmente
e di farlo con la totale convinzione. La
volontà o la capacità di lavorare sul singolo caso con passione e dedizione è,
in un modo o nell’altro, troppo spesso assente. Io per primo mi sono stancato
di metterle al primo posto.
Bell'articolo! Anche se forse l'autopubblicazione funziona meglio in lingua inglese che in italiano... Ma è vero che spesso gli editori se la tirano un po' troppo per quello che offrono!!
RispondiEliminaSono felice che ti abbia incuriosito e sono d'accordissimo con le tue affermazioni ;)
EliminaComplimenti. Hai detto molte cose che altri non dicono. La mia parte preferita è quando parli degli autori pubblicati che tornano a essere sconosciuti. Le case editrici devono (r)innovarsi, ma molte soffrono di pigrizia. Restano comunque importanti, ma molte preferiscono restare ancorate a un determinato terreno, non accorgendosi che è diventato sterile.
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