giovedì 20 giugno 2013

Recensione: Io che amo solo te di Luca Bianchini

Io che amo solo te – Luca Bianchini
Ninella ha cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze. Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia.
Gli occhi dei 287 invitati non saranno però puntati sugli sposi, ma sui loro genitori. Ninella è la sarta più bella del paese, e da quando è rimasta vedova sta sempre in casa a cucire, cucinare e guardare il mare. In realtà è un vulcano solo temporaneamente spento. Don Mimì, dietro i baffi e i silenzi, nasconde l'inquieto desiderio di riavere quella donna solo per sé. A sorvegliare la situazione c'è sua moglie, la futura suocera di Chiara, che a Polignano chiamano la "First Lady". È lei a controllare e a gestire una festa di matrimonio preparata da mesi e che tutti vogliono indimenticabile: dal bouquet "semicascante" della sposa al gran buffet di antipasti, dall'assegnazione dei posti alle bomboniere - passando per l'Ave Maria -, nulla è lasciato al caso. Ma è un attimo e la situazione può precipitare nel caos, grazie a un susseguirsi di colpi di scena e a una serie di personaggi esilaranti: una diciassettenne che deve perdere cinque chili e la verginità; un testimone gay che si presenta con una finta fidanzata; una zia che da quando si è trasferita in Veneto dice "voi meridionali" e un truccatore che obbliga la sposa a non commuoversi per non rovinare il make-up.
Editore: Mondadori
Pagine: 262
Prezzo: 16,00 €
Voto: 






Immergersi nella lettura di “Io che amo solo te” è stato piacevolissimo e rigenerante (del resto, già la copertina, con quei due peperoncini avvinghiati, è una gioia per gli occhi), come bere un bicchiere d'acqua fresca quando non ne puoi più dalla sete oppure riposare all'ombra dopo una camminata sotto il sole. Già, perché questo romanzo, ultima fatica del torinese Luca Bianchini, racconta con vivacità e brio i tre giorni che precedono il matrimonio dell'anno: quello fra Domenico, rampollo primogenito del “re delle patate” Don Mimì, e Chiara, figlia di Ninella, la “sarta più bella del paese”, nella splendida cornice di Polignano a Mare, uno degli angoli più magici della Puglia.
Sin dai primi capitoli, Bianchini è abile nel presentare i suoi protagonisti, caratterizzandoli attraverso pochi tratti salienti e restituendo così al lettore vivide immagini delle loro personalità.
Facciamo così la conoscenza di una girandola di personaggi spassosi, tra cui i veri cardini della vicenda: la sarta Ninella, madre della sposa, vedova cinquantenne ancora molto affascinante, piena di ansie e preoccupazioni come il ruolo impone e Don Mimì, ricco imprenditore agricolo che vive in una casa battezzata “il Teatro Petruzzelli di Polignano” (due piani, uno dei quali condonato, pag. 17), ancora piacente e concupito dalle signore del paese, da sempre innamorato, ricambiato, di Ninella, che non ha potuto sposare in gioventù. Il destino ha voluto però “metterci lo zampino”: infatti, quello che non fu permesso ai genitori, è ora permesso ai figli. Grazie alla loro unione Chiara e Damiano, i due impegnatissimi promessi sposi, colti nelle loro fragilità e nei loro dubbi prematrimoniali, offriranno la possibilità a Ninella e Don Mimì di riavvicinarsi.
Accanto a loro, è tutto un caleidoscopio di coprotagonisti e figure secondarie che con maestria l'autore rappresenta nelle loro manie e peculiarità, a tratti forse un po' stereotipate ma certamente calzanti, come Nancy (vero nome Annunziata), sorella adolescente nonché testimone della sposa, con due ossessioni, perdere peso e la verginità (non necessariamente in quest'ordine); la zia Dora, “salita al nord”, un po' snob e piena di sé che dice “voi meridionali” e soprattutto Orlando, il fratello omosessuale non dichiarato di Damiano che finalmente trova un'accompagnatrice (a sua volta lesbica) da poter sfoggiare al matrimonio per mettere a tacere le voci (che già avevano cominciato a girare, dato che Orlando da alcuni veniva soprannominato “la biunda”). Senza dimenticare uno dei miei preferiti, Vito Photographer, nome d'arte del maestro fotografo, tutto frasi d'effetto e inglesismi fuori luogo, che per la modica cifra di 2700€  senza fattura, immortalerà tutti i momenti più belli della festa, senza dimenticare i vari video da girare prima della cerimonia e un tentativo mezzo fallito di un flirt clandestino con la sposa.
Bianchini ha saputo mescolare nel suo romanzo tradizione e modernità, conciliando alla perfezione temi come il rispetto per le consuetudini, qui rappresentato da una cerimonia nuziale “da manuale”: ricca, sfarzosa e impegnativa, in cui tutto si attiene a una regola non scritta ma per questo non meno presente, a quelli più contemporanei come l'amore gay, un amore che è fonte di imbarazzo e disagio, che è lecito mascherare, altrimenti che cosa penserà la gente, anche se la gente in fondo lo sa o perlomeno lo intuisce e tutto sommato poco le importa. Che dire poi di Chiara, la cui ambizione è di essere sposata, di avere un uomo che l'attenda all'altare per unirsi in matrimonio, così demodé in un'epoca di donne rampanti, sfacciate, che inorridiscono al solo pensiero di avere un uomo solo? Il genere di ragazza che forse è il sogno di molti, cresciuta con frasi del tipo “gli uomini lasciali comandare, o almeno lasciaglielo credere. L'amore è innanzitutto non rompere i coglioni(pag. 26). Emerge inoltre molto forte la centralità del legame genitore/figlio, che se da una parte è fonte di preoccupazione, come nel caso di Don Mimì che teme di aver reso “arido” il figlio, insegnandogli i “piccoli calcoli piuttosto che i grandi sogni” (pag.19) , dall'altra si evolve e matura: come Chiara, che la sera prima delle nozze riceve una confidenza fondamentale da parte di Ninella, una confidenza che le renderà più unite che mai (Per la prima volta, sentì di essere stata accettata da sua madre e questo le diede gioia. Anche Ninella […] stava meglio.” pag. 131). Ma l'aspetto che più ho apprezzato di questo libro è il tema dell'amore giovanile, l'amore vero che, forse perché non si è consumato nel fuoco della passione, è ancora in grado di esercitare su chi lo prova una malia a cui non si può resistere. Ho apprezzato l'idea di far ballare Ninella e Don Mimi durante il ricevimento di nozze, la loro attrazione ancora viva e la loro dedizione sotto gli occhi di tutti, senza reticenze. Dopo tanti anni, finalmente la vita restituisce loro ciò che gli aveva sottratto tanto tempo prima e il futuro si tinge di un colore vivace inaspettato.
Riallacciandomi al mio incipit, leggere “Io che amo solo te” è piacevole come fare una passeggiata sulla spiaggia accarezzati dalla brezza marina oppure ispirare fortemente il profumo dei fiori in un giardino di primavera: è un invito a cui non si può rifiutare. Il dietro le quinte del matrimonio “Scagliusi & Casarano” si apre anche per voi, mi raccomando... non arrivate in ritardo!

Luca Bianchini
Per Mondadori ha pubblicato i romanzi Instant Love (2003), Ti seguo ogni notte (2004), Se domani farà bel tempo (2007) e Siamo solo amici (2010). Nel 2005 ha scritto la biografia di Eros Ramazzotti Eros - Lo giuro.
Dal 2007 conduce "Colazione da Tiffany" su Radio2.
Collabora con "Repubblica" e "Vanity Fair", per cui tiene anche un seguitissimo blog: "Pop Up".
Ha intervistato gli Abba, "Harry Potter" e Michael Stipe, e ne è molto orgoglioso.


1 commento:

  1. Questo libro mi ispira un sacco, una bella dose d'ironia in un libro mi piace sempre, trovarla in una storia ampia e corale è una ricetta per un libro piacevolissimo da leggere.

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