Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il Tempio degli Otaku”. Invece del solito pip... ehm,
paragrafo introduttivo – che sono certa tutti voi leggerete con ansia e
coinvolgimento – stavolta voglio arrivare al manga di oggi per gradi. Vediamo un
po': quanti seinen conoscete? Oh,
vedo che avete una certa cultura. Okay, domanda più difficile? Quanti sono
stati conclusi, anche in Italia? La lista si deve essere accorciata di
parecchio. E ora, la domanda da un milione di euro: quanti di questi parlano di
alpinismo?
No, non è vero che non ce ne
sono, ed oggi ve lo dimostrerò. Ecco a voi “The Climber” di Jiro Nitta e
Shinichi Sakamoto ai disegni, tratto da un libro narrante una vicenda
realmente accaduta. Buona lettura!
Buntaro ha appena cambiato
a scuola in seguito ad una storia drammatica in cui è rimasto coinvolto. Le sue maniere riservate attirano, in
negativo, l'attenzione di un compagno di classe: e siccome quest'ultimo pratica
alpinismo, l'unico modo che trova per mettere alla prova il nuovo venuto è
proprio quello di scalare la scuola, naturalmente senza reti o altri mezzi di
protezione.
Quella che doveva essere
l'ennesima umiliazione, però, per Buntaro diventa una rivelazione, una
vera e propria ragione di vita. Il prezzo da pagare per tanta dedizione sarà
altissimo, quanto la facciata Est del K2 che è ormai diventato l'unico
posto dove voglia andare.
Per i primi quattro volumi “The
Climber” è stato pubblicato su una rivista di shonen, e si vede. Per quanto
molto godibili da leggere, infatti, si sprecano le situazioni assurde – lo
stesso antefatto, oppure l'insolita concentrazione tra alpinisti professionisti
e non tra le conoscenze del protagonista – e i cliché tipici di questo genere,
ad esempio l'amico-rivale e il possibile love interest.
E' soltanto una fase
transitoria, comunque, dovuto al fatto che si verifica un cambiamento “in
camera di regia”: Shinichi Sakamoto prende il controllo non solo dei disegni ma
anche della sceneggiatura, al posto di Yoshio Nabeta. Si tratta di un gran
miglioramento: e da quel momento, si dovrà dire addio ai rassicuranti stilemi
precedenti. Le conoscenze si dimostrano non all'altezza del loro ruolo di
guide, l'amico-rivale non sarà una figura molto positiva, e il possibile love
interest deraglia nella peggiore maniera possibile. Per non parlare della
passione per la montagna, che dà grandi soddisfazioni ma toglie altrettanto, in
alcuni casi anche la vita.
Chi ne fa le spese è
principalmente Buntaro, il quale – è evidente – ha seri problemi psicologici.
All'inizio il nostro ancora
subisce gli strascichi di un evento traumatico, che inibiscono la sua capacità
di socializzare con gli altri. Questo capita prima del suo grande amore. Il
lettore allora potrebbe essere portato a pensare – forse ingenuamente – che questo
è il giro di boa, e che questo tormentato antieroe si immetterà presto sulla
strada per diventare un eroe vero e proprio, o comunque meno anti. Sbagliato. La
montagna, invece che curare, spesso alimenta ed amplifica le sue psicosi.
I (pochi) tentativi di Buntaro di
uscire dal guscio sono, sfortunatamente, rivolti verso le persone sbagliate,
che per negligenza o semplice menefreghismo li respingono. Per quanti sforzi
faccia, quindi, finisce sempre per trovarsi da solo. E' avulso dalla società,
dove viene considerato un fallito ed un immaturo, tutto preso dietro ad un
hobby di lusso; e soprattutto, è avulso dalle persone, con cui non sa lavorare.
Anche i pochi che gli dimostrano affetto o simpatia, infatti, vengono da lui
guardati con sospetto, memore delle numerose disillusioni.
C'è soltanto una cosa da cui egli
non si sente respinto: la montagna. Ambiente inospitale per l'uomo, per lui
diventa l'habitat naturale. La montagna è come una madre da cui rifugiarsi in
caso di difficoltà. Non è sempre una madre benigna, perché può portare alla
morte, e Buntaro lo sa benissimo. Tuttavia i suoi ambienti sterminati ed
inesplorati, ed i suoi sentieri impervi, hanno il potere di consolarlo e di
fargli dimenticare le brutture della sua vita.
Potremmo quasi definire il manga
una storia d'amore tra lui e la montagna, un amore totalizzante, anche
se forse non corrisposto, e struggente. Lo stesso discorso potrebbero farlo
anche altri personaggi. Molti di loro hanno una casa, un lavoro diurno, delle
donne che li aspettano, ma non riescono a fare a meno dell'adrenalina che la
montagna gli regala, è più forte di loro. Questo dimostra ancora una volta che
la montagna è la coprotagonista, se non la protagonista assoluta, dell'opera.
Parlando anche del resto del
cast, comunque, anche loro sono ottimamente caratterizzato, soprattutto
grazie all'uso di diverse tecniche narrative e di frequenti cambi di punti di
vista. Tutti loro si faranno ricordare dal lettore per qualche ragione, anche
successivamente alla lettura del manga. La maggior parte, a dire il vero, in
negativo: forse perché simpatizziamo con Buntaro, ma spesso sono persone
squallide, dalle vite piuttosto tristi. Riescono a lavorare meglio in gruppo di
Buntaro, ma avranno la sua stessa onestà e sensibilità?
Naturalmente il discorso è molto
più complesso e delicato, come dimostra il caso di Nimi, un sempai del
protagonista. E' ambizioso, geloso, alle volte accecato dai propri obiettivi,
ma ha le sue ragioni per farlo, che risalgono sin dall'infanzia. Oppure
Miyamoto, il bulletto che avvicinerà il nostro alla montagna: fa tanto il
gradasso, ma anche lui ha le sue insicurezze, e non è detto che alla fine
riuscirà ad averne la meglio. E come non citare Yumi, compagna di classe di
Buntaro e il sopraccitato Miyamoto: la incontreremo più volte, e sempre più
spregiudicata e disperata di come l'avevamo lasciata. Sì, è quel genere di
manga: molto allegro, vero?
Come già detto, “The Climber” ha
subito dei cambiamenti durante la stesura, e la cosa si può notare anche dal tratto.
All'inizio, infatti, pur non essendo affatto sgradevole, è quasi scolastico:
pochi tratteggi, fisionomie più elementari, poca cura negli sfondi. In seguito,
però, il miglioramento è sensibile: lo stile si fa più sicuro e personale, la
regia della tavola diventa molto particolareggiata e personale, che si adatta
facilmente alla narrazione. Vi sono tavole mute – in occasione dei magnifici
paesaggi, ad esempio – oppure altre quasi psichedeliche, capaci di rendere più
l'idea di mille parole. Davvero un tratto maturo e assolutamente godibile...
...Come l'opera in generale, una
tra le migliori portate di recenti in Italia. E con questo è tutto, cari amici:
arrivederci alla prossima volta, con “Il Tempio degli Otaku”!
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