venerdì 22 febbraio 2013

Il tempio degli Otaku #83: “The Climber”






Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il Tempio degli Otaku”. Invece del solito pip... ehm, paragrafo introduttivo – che sono certa tutti voi leggerete con ansia e coinvolgimento – stavolta voglio arrivare al manga di oggi per gradi. Vediamo un po': quanti seinen conoscete? Oh, vedo che avete una certa cultura. Okay, domanda più difficile? Quanti sono stati conclusi, anche in Italia? La lista si deve essere accorciata di parecchio. E ora, la domanda da un milione di euro: quanti di questi parlano di alpinismo?
No, non è vero che non ce ne sono, ed oggi ve lo dimostrerò. Ecco a voi “The Climber” di Jiro Nitta e Shinichi Sakamoto ai disegni, tratto da un libro narrante una vicenda realmente accaduta. Buona lettura!

Buntaro ha appena cambiato a scuola in seguito ad una storia drammatica in cui è rimasto coinvolto.  Le sue maniere riservate attirano, in negativo, l'attenzione di un compagno di classe: e siccome quest'ultimo pratica alpinismo, l'unico modo che trova per mettere alla prova il nuovo venuto è proprio quello di scalare la scuola, naturalmente senza reti o altri mezzi di protezione.
Quella che doveva essere l'ennesima umiliazione, però, per Buntaro diventa una rivelazione, una vera e propria ragione di vita. Il prezzo da pagare per tanta dedizione sarà altissimo, quanto la facciata Est del K2 che è ormai diventato l'unico posto dove voglia andare.

Per i primi quattro volumi “The Climber” è stato pubblicato su una rivista di shonen, e si vede. Per quanto molto godibili da leggere, infatti, si sprecano le situazioni assurde – lo stesso antefatto, oppure l'insolita concentrazione tra alpinisti professionisti e non tra le conoscenze del protagonista – e i cliché tipici di questo genere, ad esempio l'amico-rivale e il possibile love interest.
E' soltanto una fase transitoria, comunque, dovuto al fatto che si verifica un cambiamento “in camera di regia”: Shinichi Sakamoto prende il controllo non solo dei disegni ma anche della sceneggiatura, al posto di Yoshio Nabeta. Si tratta di un gran miglioramento: e da quel momento, si dovrà dire addio ai rassicuranti stilemi precedenti. Le conoscenze si dimostrano non all'altezza del loro ruolo di guide, l'amico-rivale non sarà una figura molto positiva, e il possibile love interest deraglia nella peggiore maniera possibile. Per non parlare della passione per la montagna, che dà grandi soddisfazioni ma toglie altrettanto, in alcuni casi anche la vita.

Chi ne fa le spese è principalmente Buntaro, il quale – è evidente – ha seri problemi psicologici.
All'inizio il nostro ancora subisce gli strascichi di un evento traumatico, che inibiscono la sua capacità di socializzare con gli altri. Questo capita prima del suo grande amore. Il lettore allora potrebbe essere portato a pensare – forse ingenuamente – che questo è il giro di boa, e che questo tormentato antieroe si immetterà presto sulla strada per diventare un eroe vero e proprio, o comunque meno anti. Sbagliato. La montagna, invece che curare, spesso alimenta ed amplifica le sue psicosi.
I (pochi) tentativi di Buntaro di uscire dal guscio sono, sfortunatamente, rivolti verso le persone sbagliate, che per negligenza o semplice menefreghismo li respingono. Per quanti sforzi faccia, quindi, finisce sempre per trovarsi da solo. E' avulso dalla società, dove viene considerato un fallito ed un immaturo, tutto preso dietro ad un hobby di lusso; e soprattutto, è avulso dalle persone, con cui non sa lavorare. Anche i pochi che gli dimostrano affetto o simpatia, infatti, vengono da lui guardati con sospetto, memore delle numerose disillusioni.
C'è soltanto una cosa da cui egli non si sente respinto: la montagna. Ambiente inospitale per l'uomo, per lui diventa l'habitat naturale. La montagna è come una madre da cui rifugiarsi in caso di difficoltà. Non è sempre una madre benigna, perché può portare alla morte, e Buntaro lo sa benissimo. Tuttavia i suoi ambienti sterminati ed inesplorati, ed i suoi sentieri impervi, hanno il potere di consolarlo e di fargli dimenticare le brutture della sua vita.
Potremmo quasi definire il manga una storia d'amore tra lui e la montagna, un amore totalizzante, anche se forse non corrisposto, e struggente. Lo stesso discorso potrebbero farlo anche altri personaggi. Molti di loro hanno una casa, un lavoro diurno, delle donne che li aspettano, ma non riescono a fare a meno dell'adrenalina che la montagna gli regala, è più forte di loro. Questo dimostra ancora una volta che la montagna è la coprotagonista, se non la protagonista assoluta, dell'opera.
Parlando anche del resto del cast, comunque, anche loro sono ottimamente caratterizzato, soprattutto grazie all'uso di diverse tecniche narrative e di frequenti cambi di punti di vista. Tutti loro si faranno ricordare dal lettore per qualche ragione, anche successivamente alla lettura del manga. La maggior parte, a dire il vero, in negativo: forse perché simpatizziamo con Buntaro, ma spesso sono persone squallide, dalle vite piuttosto tristi. Riescono a lavorare meglio in gruppo di Buntaro, ma avranno la sua stessa onestà e sensibilità?
Naturalmente il discorso è molto più complesso e delicato, come dimostra il caso di Nimi, un sempai del protagonista. E' ambizioso, geloso, alle volte accecato dai propri obiettivi, ma ha le sue ragioni per farlo, che risalgono sin dall'infanzia. Oppure Miyamoto, il bulletto che avvicinerà il nostro alla montagna: fa tanto il gradasso, ma anche lui ha le sue insicurezze, e non è detto che alla fine riuscirà ad averne la meglio. E come non citare Yumi, compagna di classe di Buntaro e il sopraccitato Miyamoto: la incontreremo più volte, e sempre più spregiudicata e disperata di come l'avevamo lasciata. Sì, è quel genere di manga: molto allegro, vero?

Come già detto, “The Climber” ha subito dei cambiamenti durante la stesura, e la cosa si può notare anche dal tratto. All'inizio, infatti, pur non essendo affatto sgradevole, è quasi scolastico: pochi tratteggi, fisionomie più elementari, poca cura negli sfondi. In seguito, però, il miglioramento è sensibile: lo stile si fa più sicuro e personale, la regia della tavola diventa molto particolareggiata e personale, che si adatta facilmente alla narrazione. Vi sono tavole mute – in occasione dei magnifici paesaggi, ad esempio – oppure altre quasi psichedeliche, capaci di rendere più l'idea di mille parole. Davvero un tratto maturo e assolutamente godibile...

...Come l'opera in generale, una tra le migliori portate di recenti in Italia. E con questo è tutto, cari amici: arrivederci alla prossima volta, con “Il Tempio degli Otaku”!

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