A cura di Surymae Rossweisse
Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi parliamo di un'opera che qui
in Italia è stata piuttosto sfortunata: la casa editrice che ne aveva
cominciato la pubblicazione è fallita, lasciando così il titolo monco – tra l'altro,
prima che la storia prendesse definitivamente il volo. Qualche “aficionados”
rimane: ogni anno, in vista della tonnellata di annunci portati dalle maggiori
fiere, qualcuno prova a chiedere ai principali editori se, per caso, non
desiderano riesumare questo titolo. La risposta, inevitabilmente, è no. Come
biasimarli, del resto? Non siamo più negli anni '90, quando gli incauti editori
portavano di tutto e di più, infischiandosene altamente della lunghezza - e a
volte anche dell'effettiva appetibilità del titolo di turno; oggi, per portare
una serie di 37 volumi come questa, devi essere certo che le vendite
ripagheranno i tuoi sforzi. Ma la certezza non c'è, perché per ogni aficionado
c'è un neofita che non ha mai sentito parlare del titolo e probabilmente
nemmeno gli interesserebbe.
Come sapete, io sguazzo in queste
storie tristissime, e quindi mi sono buttata a pesce sul titolo. Ero un po'
indecisa se parlarvene ma in fondo perché no? Se lo merita. Perciò, ecco a voi
“Il violinista di Hamelin” di Michiaki Watanabe!
In un mondo simil medioevale che
più standard non si può, le forze del male imperversano. Pandora ha infatti aperto il famigerato vaso,
liberando il re dei demoni Chestra ed i suoi scagnozzi. Questi ultimi non trovano
di meglio da fare che opprimere la popolazione. Come dite? Qualcuno potrebbe
muovere battaglia contro di loro? Che razza di domanda: ci hanno già provato.
Ma i Mazoku sono troppo furbi, e troppo cattivi; e nella loro roccaforte, la
città di Hamelin, nessuno riesce a entrare senza pagarne le conseguenze. C'è
quindi una soluzione al problema?
Se ricordate la leggenda del vaso
di Pandora ricorderete che, in fondo in fondo, un po' di speranza c'era. Ed
anche qui c'è: l'unico problema è che si tratta di una speranza decisamente
labile. Il suo nome è Hamel, è diretto alla capitale dei demoni, la sua unica
arma è un violino e viaggia con un corvo parlante chiamato Oboe. Non vi deve
stupire che non abbia compagni, e non perché è una missione pericolosa da cui
dipendono le sorti dell'umanità. Cioè, non solo, ma la ragione è molto più
semplice: Hamel ha un caratteraccio. Scontroso, asociale, e soprattutto avido:
per soldi farebbe di tutto.
Eppure, in qualche modo, il
nostro anti eroe riesce a trovare qualcuno con cui condividere i suoi fardelli.
La prima è Flute, una giovane abbandonata in fasce che spera di trovare le
proprie origini; in seguito si
aggiungono l'unico amico di Hamel, Raiel, e Trom Bone, principe di un reame
distrutto. Insieme andranno verso la capitale, ma non sarà un tragitto facile:
i più fedeli sottoposti di Chestra sono alle loro calcagna; ed Hamel ha diversi
scheletri nell'armadio...
Dalla trama qui sopra, “Il
violinista di Hamelin” sembra un'opera seria e drammatica; ed in un certo
senso, lo è. Ma più che altro... è divertente. Dico sul serio! I problemi
psicologici del protagonista – l'incapacità di legare con qualcuno senza per
forza rendergli la vita un inferno – sono riletti in chiave comica. Questo è
messo in chiaro sin dalla sua prima scena: per prima cosa soccorre un'orfanella da un Mazoku. Dopodiché gli chiede soldi per la prestazione e si
mangia impunito il suo cibo, pur sapendo benissimo che non naviga nell'oro.
La principale vittima delle
angherie di Hamel è Flute, costretta regolarmente a mangiare zuppa di vermi (un
tormentone), vestirsi da mucca, e persino essere lanciata contro il nemico di
turno. Il povero Oboe, invece, visto il suo status di volatile non solo diventa
anche lui un'arma, ma rischia pure di finire in pentola piuttosto spesso. Come
fanno a sopportarlo? Come dice il sito Tv Tropes – un portale che raccoglie
tutti gli stereotipi della fiction - “Rule of funny”.
Sempre a proposito di stereotipi,
una delle attrazioni de “Il violinista di Hamelin” è la messa in ridicolo dei
principali cliché delle storie fantastiche. Chiedetelo a Raiel: in un comune
shonen la sua intima amicizia con Hamel sarebbe stata onorevole e virile. In
questo manga, invece, virile non lo è per niente, anzi viene spesso tacciata
per omosessualità – con scenette davvero esilaranti. Anche la fangirl dell'eroe
se la vede davvero brutta, salvo poi diventare più importante a livello di
trama.
Insomma, ce n'è per tutti i
gusti: ma la cosa più buffa di tutte è notare come la scena successiva alla gag
di turno sia davvero drammatica. La serie è sì comica, ma sin da subito si
notano elementi che stonano con l'atmosfera ilare. Il più evidente è Hamel: è
infatti per metà Mazoku, e quando la sua parte demoniaca prende il sopravvento
sono guai – come sa bene Raiel. Ecco spiegato il suo atteggiamento
insopportabile: cerca di allontanare gli altri perché non vuole fargli del
male. Anche la storia di Flute e della sua famiglia – che non spoilererò – non
è proprio il massimo dell'allegria.
L'ago della bilancia tra
drammatico e divertente si sposta durante i volumi 10/11 verso il primo; e da
allora, le scene leggere rischiano l'estinzione. Il motivo ha un nome: Sizer.
E' una dei quattro demoni più potenti alla corte di Chestra ma ha un passato
oscuro, con molte caratteristiche in comune a quello di Hamel; ciò le farà fare
una scelta spiazzante, che rivoluzionerà la trama e le dinamiche personali del
nostro piccolo drappello di eroi. Tale storia strappalacrime verrà svelata
piano piano lungo l'opera, e non ci sarà assolutamente niente da ridere. Qualcuno
sostiene che le venga dato anche fin troppo spazio, e forse è vero, ma fa
passare un comune manga parodistico ad un qualcosa di decisamente più
originale.
La varietà è la dote principale
di questa storia, ma non è l'unica. Un'altra è sicuramente la musica, che gioca
un ruolo centrale nella trama: come già detto, Hamel usa il suo violino per
sconfiggere i nemici, usando melodie realmente esistenti – ad esempio, voci di
corridoio sostengono che la trasposizione animata è fatta a basso costo perché
tutto il budget era stato speso in diritti d'autore – e Raiel fa lo stesso con
il piano. Non solo: tutti i personaggi hanno nomi a tema, che riflettono a
puntino la loro personalità. E' vero che Flute è dolce come un flauto, così
come il cattivo Drum è chiassoso e disorganizzato, ecc.
In tutto questo, insomma, non si
può certo dire che Michiaki Watanabe non abbia pensato alla psicologia dei suoi
personaggi, che qui è resa in maniera soddisfacente sia nei momenti più leggeri
che gli altri. A parte i Mazoku – non del tutto vero, come Sizer insegna –
tutto il cast evolve durante la storia, sfoggiando un carattere tridimensionale
e convincente. L'esempio più lampante è dato da Hamel, che nonostante tutte le
mazzate subite dalla vita si riscatta trovando dei veri amici che gli vogliono
bene in ogni caso e hanno fiducia nella sua umanità. Il drappello di eroi
comincia a fidarsi l'uno dell'altro e a combattere insieme per il bene comune,
ecc. Insomma, un manga decisamente in salita...
...Cosa che non si può proprio
dire del tratto del mangaka, ahimè. Se da un lato lo si può giustificare
dicendo che, in fondo, è figlio degli anni '90, non si può soprassedere sulle
figure aguzze e sproporzionate, dagli occhi troppo grandi e taglienti e dalle
scene di combattimento sconclusionate, che si riducono a qualche linea
indistinta e macchia di inchiostro; non parliamo nemmeno del character design
tamarro – la falce di Sizer ha il suo nome scritto a caratteri cubitali sulla
lama, non so se mi spiego...
Per oggi è tutto, cari amici: ci
lasciamo con questa nota supertamarra, per una puntata che supertamarra, spero,
non è. A voi giudicare. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio
degli Otaku”!
Ah, che bei ricordi ç_ç nonostante si sia interrotta al numero 9, rimarrà sempre una delle mie serie preferite. Così geniale ed esilarante... Che perdita terribile, la rivoglio T__T
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