Pubblicata in Italia dalla casa editrice Voland, vincitrice di vari premi letterari e resa famosa dalla sua opera Igiene dell'assassino, Amélie Nothomb -belga ma giapponese d'adozione- torna in libreria il 23 febbraio con il suo ventesimo romanzo, Uccidere il padre (122 pagine, 9.00 euro). Riprendendo la teoria freudiana per cui per divenire adulti è necessario aver "ucciso il padre" (e quindi aver sviluppato una morale autonoma e indipendente), Amélie Nothomb racconta la storia di due maghi, un quindicenne e il suo patrigno, e del conflitto filiale che affligge il primo. In un'intervista al France-soir la Nothomb ha raccontato di essere stata un'adolescente anoressica e depressa (Je me demandais si j’allais survivre, "mi chiedevo se sarei sopravvissuta"), e di aver trovato una via di fuga nella scrittura. E i suoi genitori?, le hanno chiesto. Mes parents ne voyaient pas à quel point j’allais mal. Ils ne l’ont jamais su. Ils ont lu mes livres, même ceux qui sont autobiographiques, mais ne les ont pas compris. Ce n’est pas grave, on écrit pas pour ses parents. "I miei genitori non vedevano fino a che punto stessi male. Loro non l'hanno mai saputo. Hanno letto i miei libri, anche quelli autobiografici, ma non li hanno mai compresi. Non è grave, non si scrive per i propri genitori".
“L’ostinazione è contraria alla natura, è contraria alla vita. Le sole persone perfettamente ostinate sono le persone morte”
Aldous Huxley
Joe è un ragazzo che accumula patrigni e che ha una passione per la magia. Cerca un mentore e lo trova in Norman, che diventerà il suo padre acquisito. Norman lo accoglie in casa propria e a questo punto la situazione precipita. Il ragazzo farà di tutto per “uccidere il padre” e superarlo, arrivando al punto di volergli rubare la donna e cercando persino di superarlo con le carte. Un romanzo dai risvolti filosofici ben congegnati.
"Il 6 ottobre 2010, L’Illegal festeggiava i suoi dieci anni. Avevo approfittato della confusione per imbucarmi a questa festa a cui non ero stata invitata. Erano arrivati maghi da tutto il mondo. Parigi non era più una capitale della magia, ma la forza della nostalgia aveva sempre il suo peso. Gli habitué si scambiavano ricordi. – Bella idea travestirsi da Amélie Nothomb – mi disse qualcuno. Lo salutai con un sorriso perché non riconoscesse la mia voce. Indossare un grande cappello in un club di magia, non garantiva l’anonimato. Non volevo spiare quelli che mostravano i loro nuovi trucchi, munita di una coppa di champagne, andai nella sala in fondo. Per la maggior parte dei maghi giocare a poker senza barare è un po’ come stare in vacanza. Affidarsi alla sorte è spassarsela e, attorno a questo tavolo, avevano tutti l’aria distesa. Tranne uno, che non parlava, non rideva e vinceva"
Amélie Nothomb
Scrittrice belga di lingua francese, figlia di diplomatici, Amélie Nothomb è nata a Kobe, in Giappone, nel 1967. Nel 1992 viene pubblicato in Francia da Albin Michel il suo primo romanzo, Igiene dell’assassino, che diventa il caso letterario dell’anno: 100.000 copie vendute, due riduzioni teatrali, un film. Nelle edizioni tascabili lo stesso romanzo vende altre 125.000 copie. Da quel momento pubblica un romanzo all'anno, fedele alla stessa casa editrice, Albin Michel, come in Italia è fedele alla Voland. Il romanzo Stupore e tremori (Albin Michel 1999) ha venduto in Francia 400.000 copie. Tradotta in 25 lingue, ha ottenuto numerosissimi premi letterari tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori (da cui è stato tratto anche un film diretto da Alain Corneau), il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Dal suo primo romanzo Amélie Nothomb ha imposto uno stile: sguardo incisivo, spesso impietoso e crudele, umorismo fulmineo. Il conflitto, l’amore, i poli estremi dell’estetica (la bellezza abbacinante e la bruttezza irrimediabile), la morte, la duplice valenza simbolica del cibo sono il perno di storie originali che lasciano il lettore senza respiro, in balia di una scrittura irriverente e ironica allo stesso tempo. Ogni romanzo è una breve opera teatrale, un’arena in cui si affrontano due, tre, quattro personaggi. Dispute, sarcasmi, ironie, scambi, complotti, minacce, colpi di scena. La cosa più strabiliante dell’universo “nothombiano” – che mette d’accordo la critica, il grande pubblico e gli accademici – è la genialità delle ambientazioni, la capacità di Amélie di accaparrarsi il lettore, di indagare l’insondato e trasformare un dato di fatto nel suo contrario. Una forma di vita è l’ultimo romanzo di Amélie Nothomb tradotto in Italia.
Sembra molto interessante :) lo metto nella lista dei libri da prendere!!!
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