A cura di Surymae Rossweisse
Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi torniamo a parlare di un
grande
regista di anime, Kunihiko Ikuhara, capace di rendere qualsiasi opera su
cui metta le mani un nugulo di simbolismi, coppie omosessuali/incestuose, e
situazioni che non si capisce se siano delle colossali prese in giro dello
spettatore o meno. Lo avevamo lasciato con “La rivoluzione di Utena” - ne
abbiamo parlato mesi fa, ricordate? - e a dire il vero da allora non ha fatto
molto anche nella vita reale: ha collaborato a qualche opening qui e lì,
dedicatosi alla sua carriera di mangaka, ma non ha più lavorato seriamente ad
un anime.
Almeno fino allo scorso anno,
quando ha proposto un nuovo soggetto che ha trasformato in serie animata.
Conoscendo i miei schemi, lo avrete già capito: parliamo proprio di questa.
Naturalmente, non è un'opera di facile comprensione, ed Ikuhara in questo è –
purtroppo? - una garanzia. Ma che importa? Godiamoci il viaggio, invece di
concentrarci sulla destinazione. Ecco a voi l'anime “Mawaru Penguindrum”. Buona
lettura (e visione)!
La partita di Himari Takakura,
malata da tempo, è giunta al fischio finale. Dopo un allegro pomeriggio passato
con i fratelli Shoma e Kanba all'acquario – una delle sue passioni, soprattutto
i pinguini – è stata colpita da un attacco della sua malattia. Purtroppo, non
c'è più niente da fare.
O meglio, sembra; ed è qui che un
quadro quanto triste quanto realistico diventa bizzarro. All'acquario Himari
aveva comprato un cappello: ebbene, questo cappello è abitato da una misteriosa
entità che la riporta in vita sotto gli occhi atterriti dei fratelli. L'entità
– una versione più sexy e tagliente della dolce ragazza – non lo fa certo per
gentilezza: vuole un qualcosa che chiama “Penguindrum”. Incarica Shoma e Kanba
di trovarlo a tutti i costi: altrimenti Himari morirà una seconda volta, e
davvero non ci sarà più niente da fare. In loro “aiuto” arrivano tre buffi
pinguini – uno per ogni fratello – invisibili agli altri e che capiscono il
linguaggio umano.
Ma i nostri hanno solo un
indizio: il Penguindrum è nelle mani di una liceale, Ringo Oginome.
Quest'ultima sembra un'adolescente normale: chiacchiera con le amiche, va
sempre in giro con il suo diario, le piacciono il curry ed uno dei professori
di Shoma e Kanba, il signor Tabuki. Peccato soltanto che la ragazza creda che
sul diario vi sia scritto il futuro, e che lei e Tabuki – di cui ha una vera e
propria ossessione – siano destinati a stare insieme, nonostante lui sia
fidanzato con la bella attrice Yuri Tokikago. Per sbarazzarsi della “rivale”
farebbe veramente di tutto. Non c'è bisogno di dire che i due fratelli – soprattutto il mite Shoma – non siano per
niente entusiasti dall'idea di avere a che fare con i piani di Ringo, ma la
vita di Himari è più importante. Inoltre, meglio affrettarsi: i fili del fato
si stanno annodando a gran velocità, formando un disegno al cui centro ci sono
il famigerato diario e la famiglia Takakura...
Ragazzi, non fate l'errore che ho
fatto io. Credevo di guardare una serie tutto sommato realistica, in cui la
cosa più stramba erano dei pinguini. Mi sbagliavo, e di grosso: “Mawaru
Penguindrum” non è per niente realistico. Come al solito nelle opere di
Ikuhara, infatti, ogni sua caratteristica è portata all'estremo, che siano le
scenette comiche – alcune davvero divertenti, come le seghe mentali di Ringo su
Yuri – le evidenti turbe psichiche del nostro cast, o i loro drammatici
passati. Nessuno ha un trascorso normale; anzi, quelli che nei primi episodi
sembrano i più sereni (come Himari, o il professor Tabuki) in realtà sono
coloro che nascondono più scheletri nell'armadio. Come al solito, ripeto.
Non aiuta il fatto che detti
passati orribili sono svelati a poco a poco, traendo in inganno lo spettatore
sulla vera natura di “...Penguindrum”. All'inizio sembra che la storia sia
piuttosto semplice: la nostra allegra famigliola deve sporcarsi le mani con i
piani di una malata di mente che non ha niente di meglio da fare che
infastidire un'affiatata coppia. Per contorno una ragazza ossessionata con
Kanba, Masako, che per ottenere quello che vuole utilizza quasi esclusivamente
la violenza. Eppure, tutto quello che ho appena scritto è sbagliato: la
situazione è molto più complicata di così.
Ad ogni episodio lo spettatore
crede che finalmente non ci sia più altro da sapere... ed invece no. Ecco arrivare qualcosa di ancora più triste, che rimescola le carte in tavola, forma
legami impensabili e scioglie quelli che sembravano indistruttibili. Ad ogni
episodio un nuovo interrogativo: e non è detto che alla fine della serie venga
risolto. A volte, purtroppo, nell'intelaiatura di “...Penguindrum” si
riscontrano dei buchi, o delle forzature. Ad esempio: di che diavolo è malata
Himari? Oppure: nel passato di alcuni personaggi – inutile, non vi svelo chi! -
ci sono delle storie di abusi, in un caso anche sessuali. Mai, e dico mai,
degli adulti che lo notino. Infine: è evidente come nella nostra timeline molti
personaggi abbiano seri problemi psicologici. Possibile che nessuno gli
proponga una terapia adeguata? Eppure vediamo dei medici...
Come per “La rivoluzione di
Utena” i personaggi sono un coacervo di insicurezze e psicosi. Gente che ha
preso mazzate di tutti i tipi dalla vita, che rincorre la propria felicità
anche a costo di quella degli altri, che sorridono anche quando in realtà
vorrebbero dare in escandescenza o piangere. Se da un'opera cercate
l'immedesimazione nei personaggi, qui non ne troverete: e per fortuna,
aggiungo. Nonostante però siano quanto di più lontano ci possano essere da noi
– almeno spero – finiamo comunque per affezionarci a loro, detestarli se fanno
qualcosa di sbagliato o dispiacerci quando per l'ennesima volta le cose gli
vanno male.
Il fato è crudele, con questi
personaggi. Tutti ci provano, ma nessuno riesce a controllarlo, nonostante se
ne riempiano la bocca – vero, Ringo? Chi cerca di uscire da questo circolo
vizioso di sofferenze è destinato a fallire, o a pagare un prezzo
insopportabilmente alto. I ripetuti tentativi dei personaggi, però, danno il la
ad una serie stuzzicante di interrogativi morali: è giusto lasciare che nella
nostra vita tutto sia già scritto senza che noi possiamo farci niente? Dobbiamo
arrenderci, o continuare a rivendicare una nostra autonomia? E che fare quando
il destino si accanisce sulle persone che amiamo?
Inoltre: cosa sei disposto a fare
per la persona a cui tieni di più al mondo? Se fosse il caso, useresti anche la
violenza, oppure il tuo senso morale è più forte dell'amore? Ogni personaggio
sarà costretto a porsi questa domanda, e naturalmente ognuno risponderà in
maniera diversa. Senza spoilerare troppo, le loro risposte diverse causeranno
delle frizioni tra Shoma e Kanba. Il primo mette dei paletti al suo desiderio
di salvare la vita ad Himari; giusto, per carità, ma se magari si usassero
metodi legali non sarebbe male. Il secondo, invece, pensa l'esatto contrario:
non conta il mezzo, ma il fine. I loro contrasti si accentueranno sempre di
più, fino al climax raggiunto negli ultimi episodi. E voi chi pensate abbia
ragione? O forse in realtà non c'è una risposta certa a questo quesito?
Il comparto tecnico è buono, come
sempre del resto oggigiorno. Il character design è un po' anonimo e standard,
ma è lontano dall'essere inguardabile; la fotografia è molto buona; e la
regia... dai, c'è bisogno di dirlo? Ovviamente è ottima, sia nelle inquadrature
che nel ritmo. Anche le musiche accompagnano con cura ogni scena,
sottolineandone con forza le parti salienti. Unico neo a riguardo sono le due
opening, la cui cantante non ha tutta questa gran voce; ma sono solo
sottigliezze.
Insomma, “Mawaru Penguindrum” non
è un capolavoro, ma rimane comunque un lavoro originale e godibile. Che dire?
Speriamo solo che lo portino anche qui da noi, perché merita davvero.
E per oggi è tutto, cari amici.
Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
N.d.M.: adoro questi pinguini!! |
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