venerdì 24 febbraio 2012

Il tempio degli Otaku: cinquantaduesimo appuntamento "Mawaru Penguindrum"



A cura di Surymae Rossweisse

Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi torniamo a parlare di un grande  regista di anime, Kunihiko Ikuhara, capace di rendere qualsiasi opera su cui metta le mani un nugulo di simbolismi, coppie omosessuali/incestuose, e situazioni che non si capisce se siano delle colossali prese in giro dello spettatore o meno. Lo avevamo lasciato con “La rivoluzione di Utena” - ne abbiamo parlato mesi fa, ricordate? - e a dire il vero da allora non ha fatto molto anche nella vita reale: ha collaborato a qualche opening qui e lì, dedicatosi alla sua carriera di mangaka, ma non ha più lavorato seriamente ad un anime.
Almeno fino allo scorso anno, quando ha proposto un nuovo soggetto che ha trasformato in serie animata. Conoscendo i miei schemi, lo avrete già capito: parliamo proprio di questa. Naturalmente, non è un'opera di facile comprensione, ed Ikuhara in questo è – purtroppo? - una garanzia. Ma che importa? Godiamoci il viaggio, invece di concentrarci sulla destinazione. Ecco a voi l'anime “Mawaru Penguindrum”. Buona lettura (e visione)!

La partita di Himari Takakura, malata da tempo, è giunta al fischio finale. Dopo un allegro pomeriggio passato con i fratelli Shoma e Kanba all'acquario – una delle sue passioni, soprattutto i pinguini – è stata colpita da un attacco della sua malattia. Purtroppo, non c'è più niente da fare.
O meglio, sembra; ed è qui che un quadro quanto triste quanto realistico diventa bizzarro. All'acquario Himari aveva comprato un cappello: ebbene, questo cappello è abitato da una misteriosa entità che la riporta in vita sotto gli occhi atterriti dei fratelli. L'entità – una versione più sexy e tagliente della dolce ragazza – non lo fa certo per gentilezza: vuole un qualcosa che chiama “Penguindrum”. Incarica Shoma e Kanba di trovarlo a tutti i costi: altrimenti Himari morirà una seconda volta, e davvero non ci sarà più niente da fare. In loro “aiuto” arrivano tre buffi pinguini – uno per ogni fratello – invisibili agli altri e che capiscono il linguaggio umano.
Ma i nostri hanno solo un indizio: il Penguindrum è nelle mani di una liceale, Ringo Oginome. Quest'ultima sembra un'adolescente normale: chiacchiera con le amiche, va sempre in giro con il suo diario, le piacciono il curry ed uno dei professori di Shoma e Kanba, il signor Tabuki. Peccato soltanto che la ragazza creda che sul diario vi sia scritto il futuro, e che lei e Tabuki – di cui ha una vera e propria ossessione – siano destinati a stare insieme, nonostante lui sia fidanzato con la bella attrice Yuri Tokikago. Per sbarazzarsi della “rivale” farebbe veramente di tutto. Non c'è bisogno di dire che i due fratelli  – soprattutto il mite Shoma – non siano per niente entusiasti dall'idea di avere a che fare con i piani di Ringo, ma la vita di Himari è più importante. Inoltre, meglio affrettarsi: i fili del fato si stanno annodando a gran velocità, formando un disegno al cui centro ci sono il famigerato diario e la famiglia Takakura...

Ragazzi, non fate l'errore che ho fatto io. Credevo di guardare una serie tutto sommato realistica, in cui la cosa più stramba erano dei pinguini. Mi sbagliavo, e di grosso: “Mawaru Penguindrum” non è per niente realistico. Come al solito nelle opere di Ikuhara, infatti, ogni sua caratteristica è portata all'estremo, che siano le scenette comiche – alcune davvero divertenti, come le seghe mentali di Ringo su Yuri – le evidenti turbe psichiche del nostro cast, o i loro drammatici passati. Nessuno ha un trascorso normale; anzi, quelli che nei primi episodi sembrano i più sereni (come Himari, o il professor Tabuki) in realtà sono coloro che nascondono più scheletri nell'armadio. Come al solito, ripeto.
Non aiuta il fatto che detti passati orribili sono svelati a poco a poco, traendo in inganno lo spettatore sulla vera natura di “...Penguindrum”. All'inizio sembra che la storia sia piuttosto semplice: la nostra allegra famigliola deve sporcarsi le mani con i piani di una malata di mente che non ha niente di meglio da fare che infastidire un'affiatata coppia. Per contorno una ragazza ossessionata con Kanba, Masako, che per ottenere quello che vuole utilizza quasi esclusivamente la violenza. Eppure, tutto quello che ho appena scritto è sbagliato: la situazione è molto più complicata di così.
Ad ogni episodio lo spettatore crede che finalmente non ci sia più altro da sapere... ed invece no. Ecco arrivare qualcosa di ancora più triste, che rimescola le carte in tavola, forma legami impensabili e scioglie quelli che sembravano indistruttibili. Ad ogni episodio un nuovo interrogativo: e non è detto che alla fine della serie venga risolto. A volte, purtroppo, nell'intelaiatura di “...Penguindrum” si riscontrano dei buchi, o delle forzature. Ad esempio: di che diavolo è malata Himari? Oppure: nel passato di alcuni personaggi – inutile, non vi svelo chi! - ci sono delle storie di abusi, in un caso anche sessuali. Mai, e dico mai, degli adulti che lo notino. Infine: è evidente come nella nostra timeline molti personaggi abbiano seri problemi psicologici. Possibile che nessuno gli proponga una terapia adeguata? Eppure vediamo dei medici...
Come per “La rivoluzione di Utena” i personaggi sono un coacervo di insicurezze e psicosi. Gente che ha preso mazzate di tutti i tipi dalla vita, che rincorre la propria felicità anche a costo di quella degli altri, che sorridono anche quando in realtà vorrebbero dare in escandescenza o piangere. Se da un'opera cercate l'immedesimazione nei personaggi, qui non ne troverete: e per fortuna, aggiungo. Nonostante però siano quanto di più lontano ci possano essere da noi – almeno spero – finiamo comunque per affezionarci a loro, detestarli se fanno qualcosa di sbagliato o dispiacerci quando per l'ennesima volta le cose gli vanno male. 
Il fato è crudele, con questi personaggi. Tutti ci provano, ma nessuno riesce a controllarlo, nonostante se ne riempiano la bocca – vero, Ringo? Chi cerca di uscire da questo circolo vizioso di sofferenze è destinato a fallire, o a pagare un prezzo insopportabilmente alto. I ripetuti tentativi dei personaggi, però, danno il la ad una serie stuzzicante di interrogativi morali: è giusto lasciare che nella nostra vita tutto sia già scritto senza che noi possiamo farci niente? Dobbiamo arrenderci, o continuare a rivendicare una nostra autonomia? E che fare quando il destino si accanisce sulle persone che amiamo?
Inoltre: cosa sei disposto a fare per la persona a cui tieni di più al mondo? Se fosse il caso, useresti anche la violenza, oppure il tuo senso morale è più forte dell'amore? Ogni personaggio sarà costretto a porsi questa domanda, e naturalmente ognuno risponderà in maniera diversa. Senza spoilerare troppo, le loro risposte diverse causeranno delle frizioni tra Shoma e Kanba. Il primo mette dei paletti al suo desiderio di salvare la vita ad Himari; giusto, per carità, ma se magari si usassero metodi legali non sarebbe male. Il secondo, invece, pensa l'esatto contrario: non conta il mezzo, ma il fine. I loro contrasti si accentueranno sempre di più, fino al climax raggiunto negli ultimi episodi. E voi chi pensate abbia ragione? O forse in realtà non c'è una risposta certa a questo quesito?

Il comparto tecnico è buono, come sempre del resto oggigiorno. Il character design è un po' anonimo e standard, ma è lontano dall'essere inguardabile; la fotografia è molto buona; e la regia... dai, c'è bisogno di dirlo? Ovviamente è ottima, sia nelle inquadrature che nel ritmo. Anche le musiche accompagnano con cura ogni scena, sottolineandone con forza le parti salienti. Unico neo a riguardo sono le due opening, la cui cantante non ha tutta questa gran voce; ma sono solo sottigliezze.

Insomma, “Mawaru Penguindrum” non è un capolavoro, ma rimane comunque un lavoro originale e godibile. Che dire? Speriamo solo che lo portino anche qui da noi, perché merita davvero.
E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!


N.d.M.: adoro questi pinguini!!

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