venerdì 10 febbraio 2012

Il tempio degli Otaku: cinquantesimo appuntamento "What a wonderful world!"


A cura di Surymae Rossweisse


Il mangaka Inio Asano
[NdM: secondo me somiglia lui stesso
al personaggio di un manga o.O]
Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi parliamo di un autore  piuttosto giovane – è nato nel 1980 – ma che ha già saputo ritagliarsi il proprio posto al sole nell'affollata industria dei manga. Il motivo è probabilmente da ricercarsi nei temi da lui affrontati, che riguardano la società moderna, soprattutto dal punto di vista dei giovani. Tale successo non è sfuggito agli editori italiani; soprattutto Planet Manga, che a velocità supersonica ha raccattato le opere precedenti, almeno quelle che non erano state già prese dalla Kappa Edizioni. A dire il vero, la serie di oggi è proprio pubblicata da quest'ultima; è la prima di questo già prolifico autore, ma i semi del successo futuro ci sono tutti. Diamo il benvenuto perciò ad Inio Asano ed al suo “What a wonderful world!

La serie non è formata da una storia unita, ma da vari racconti più o meno collegati fra di loro da un meccanismo semplice quanto realistico: il caso. In una Tokyo più moderna e contraddittoria che mai, ecco che la giovane musicista che si scontra con la dura realtà dell'industria discografica – tema piuttosto ricorrente nelle opere di Asano – incrocia la propria strada con una studentessa assediata dal bullismo, che esprime il proprio inconscio desiderio di morire sotto forma di corvo parlante. Mentre parla con un'amica passa un camion; sopra vi è una ragazza rapita da un uomo il cui volto è nascosto da una maschera a forma d'orso. Alla fine del racconto sulla maschera si poggia una libellula, che in seguito “migra” sulla testa di un ex musicista conoscente della protagonista della prima storia. Dopodiché... avete capito come funziona, no?

“... And I think to myself: what a wonderful world!”
Andiamo, la citazione è d'obbligo: e a proposito della canzone... permettetemi di fare una piccola digressione. Una volta partecipavo ad un saggio di musica. Ecco arrivare questo allievo con il registro vocale più scuro di tutti, il basso: pezzo eseguito, ovviamente abbassata di varie tonalità, “What a wonderful world”. Se leggete il testo, scoprirete che è decisamente solare: in cielo c'è l'arcobaleno con i suoi colori sgargianti; il narratore vede i bambini crescere e le rose fiorire, ecc. ecc. Beh, con quell'esecuzione non l'avreste mai detto: non per colpa del povero allievo, ma era talmente bassa da essere lugubre ed inquietante. Sembrava quasi che la morte in persona ti stesse dicendo quanto il mondo sia meraviglioso: un punto di vista un po' poco credibile...
Vi starete chiedendo, e pure a ragione, che diavolo c'entri tutto questo con il manga. Beh, io ritengo che l'aneddoto riassuma tutti i colori dell'opera, che si gioca sul contrasto tra il messaggio positivo del seguire i propri sogni a tutti i costi ma con le intromissioni, decisamente negative, della dura realtà.
Molti dei protagonisti delle storie sono disadattati: magari in sé non fanno nulla di male, ma  per un motivo o per l'altro vengono esclusi dalla nostra società – che, lo sappiamo bene, si finge tollerante ed aperta ma è sempre pronta ad emarginare chiunque non rientri nei suoi valori. Ce n'è per tutti i gusti. Ad esempio, la sopraccitata vittima di bullismo, una piaga piuttosto diffusa in Giappone. Asano non spiega mai come è cominciata, ma queste cose cominciano con un nonnulla, al punto che dopo qualche tempo nemmeno gli stessi bulli se lo ricordano più. Da notare come le autorità appaiano solo alla fine del racconto: l'insegnante si scusa, la madre diventa ansiosa e il padre rimane silenzioso. Reazioni tristemente realistiche.
Andiamo avanti con un “peccato” più insignificante: preferire una possibile carriera musicale ad un determinato, ma monotono, lavoro in ufficio. E' quello che succede al protagonista del quarto racconto: dopo aver finalmente deciso di mandare al diavolo il suo monotono mestiere ed inseguire di nuovo il suo sogno, viene nell'ordine abbandonato dalla fidanzata e per di più scopre che i suoi vecchi compagni che sembravano avercela fatta non fanno altro che rimpiangere i tempi in cui non erano manipolati dalle case discografiche. Che cosa deciderà di fare, quindi, il nostro? A voi scoprirlo.
Non tutti i protagonisti delle storie si possono definire disadattati: ci sono alcune storie (leggermente) più leggere, sebbene ancora realistiche. Nel secondo volume conosciamo un bambino talmente “pompato” dal padre che lo vuole genio, da crederlo veramente. Effettivamente dal punto di vista didattico non c'è niente da dire, ma sarà così maturo anche nella vita reale? Una sua compagna di classe, una comune mortale, non crede proprio...
Un altro classico del mondo della scuola: l'amica di infanzia che rigetta la propria personalità originaria per diventare popolare; tutta presa a mettere a punto un sorriso perenne che le consentirà di far colpo sui ragazzi, si dimentica persino della sua migliore amica. La storia è raccontata dal punto di vista di quest'ultima, delusa e disgustata da quanto avvenuto.
Naturalmente non posso raccontarvi tutte le storie presenti, visto che sono circa una ventina. Penso però abbiate capito che se c'è una cosa che a “What a wonderful world” non manca è l'introspezione psicologica. Essendo tanti, naturalmente ci sono racconti più o meno riusciti, ma in tutti i personaggi sono tridimensionali: in alcuni casi, come quelli che vi ho citato, è anche probabile che nella vita abbiamo incontrato, prima o poi, gente così. Anche se i loro nomi vengono detti pochissimo, ci ricordiamo di loro anche dopo la lettura. E – lo sapete – è una cosa che riesce difficile ai più, è sorprendente che riesca ad un autore alla sua opera prima. Eppure, i risultati si vedono.
Mi sono riempita la bocca della parola “realistico”, in questa recensione. Eppure, nel manga ci sono alcune scene che realistiche non lo sono per niente. Capita più volte che il protagonista di turno abbia un'allucinazione con un animale parlante, ad esempio. Non sempre queste scene fuori dall'ordinario sono gestite bene – a volte stridono con l'ambientazione verosimile – ma sono comunque un tocco originale che mette ulteriore carne al fuoco ad un mondo tanto strano e contraddittorio quanto meraviglioso.

Il tratto di Inio Asano è limpido, ed ha un sapore cinematografico. Dalla disposizione delle vignette e dalle inquadrature utilizzate si ha proprio quest'impressione, complice anche l'uso controllato dei retini. Ci si può mettere un po' ad abituarsi a questo stile, soprattutto per quanto riguarda le persone,  dagli occhi grandi e distanziati. L'unico neo è che le fisionomie si assomigliano un po' tutte; potrebbe anche essere voluto, considerando il tema del caso presente nell'opera, ma onestamente credo sia inesperienza...

...L'unico briciolo, comunque, per un autore che di immaturità ne ha ben poca. Per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!






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