mercoledì 29 febbraio 2012

W... w... w... Wednesdays (32)



www...wednesdays è stato creato da MizB di ShouldBeReading



Anche questa settimana è giunto il mercoledì, portando con sè il nuovo appuntamento di W...W...W... Wednesday, rubrica ideata dal blog ShouldBeReading. Partecipare è semplice, basta rispondere a queste 3 domande:

* What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)
* What did you recently finish reading? (Quale libro hai finito di recente?)
* What do you think you’ll read next?(Quale libro pensi sarà la tua prossima lettura?)


Come vi ho detto ieri, in questi giorni mi sto godendo la lettura di Tanit, l'ultimo libro di Lara Manni. Ho appena finito Green di Kerstin Gier, il capitolo conclusivo della Trilogia delle Gemme di cui potete trovare la recensione e il giveaway QUI. Il prossimo libro davvero non so quale sarà... ne ho tanti -troppi-, uno più urgente dell'altro: Il negativo dell'amore, L'armadio dei vestiti dimenticati, Il giardino di Alice, Il circo della notte sono quelli da leggere al più presto, perché sono previsti i giveaway (e ho anche da finire Vampire Empire!!). Da quale mi consigliate di iniziare? E soprattutto, cosa state leggendo?


What are you currently reading?



What did you recently finish reading?


What do you think you’ll read next?









martedì 28 febbraio 2012

Teaser Tuesdays (50)



"Teaser Tuesdays" 

  • Grab your current read
  • Open to a random page
  • Share two (2) “teaser” sentences from somewhere on that page
  • BE CAREFUL NOT TO INCLUDE SPOILERS! (make sure that what you share doesn’t give too much away! You don’t want to ruin the book for others!)
  • Share the title & author, too, so that other TT participants can add the book to their TBR Lists if they like your teasers!
Ovvero, per i non anglo-leggenti:
  • Prendi il libro che stai leggendo
  • Apri una pagina a caso
  • Copia due pezzi "teaser" da una parte di questa pagina
  • STAI ATTENTO A NON SCRIVERE SPOILERS! (assicurati di non condividere troppe cose! Non si deve rovinare il libro agli altri!)
  • Indica il titolo e l'autore, in modo che gli altri Teaser Tuesday partecipanti possano aggiungerlo alla loro lista dei desideri se il libro è piaciuto



Riprende finalmente questa rubrica, lasciata in sospeso nelle ultime due settimane per motivi che ben sapete. E finalmente sono riprese le letture, che dovranno essere veloci per recuperare tutto quello che non ho potuto leggere in due mesi. Dopo Green ho, sul comodino, il meraviglioso Tanit di Lara Manni: fantasy atipico dalla atmosfere orientaleggianti ispirato all'anime Inuyasha, scritto come sempre -potete leggere la recensione del precedente libro, Sopdet, QUI e leggere il racconto di Lara da cui ha preso spunto per Tanit QUI- meravigliosamente. Ricordo che a Teaser Tuesdays possono partecipare tutti, sono curiosa di leggere i vostri teaser!


C'è il sole, e Nadia socchiude gli occhi, impreparata. Era dolce la penombra nel Tempietto Egizio. Era bello stare seduti in circolo, attorno alla bara dove dormiva Marcello, e ascoltare i ricordi degli altri. Ha imparato tante cose, in quella mezz'ora. Non sapeva che Marcello, da bambino, aveva incendiato un pagliaio. Non volontariamente, non sarebbe stato da lui: aveva dato fuoco a un vecchio pneumatico per farsi luce, e la gomma fusa, sgocciolando, gli aveva ustionato la gamba. Così per il dolore aveva fatto cadere la torcia, su un mucchio di paglia. Bum, tutto in cenere.
Questo sì, era da lui.
[Tanit, di Lara Manni, pag. 61]

Che profumo. Buono. Verdure.
Ne ha mangiate tante durante la gravidanza e Caterina è nata bella sana. Nonostante le botte che ha preso.
Non vuole dimenticare, non deve dimenticare. Deve contarle, anzi, le tirate di capelli e gli schiaffi che le facevano girare la testa, e tutte  le volte in cui la nuca urtava contro il muro e davanti agli occhi fiorivano stelline rosse.
Quante volte? Deve cominciare a segnarsele, affinché nulla vada perduto, ora che la Nuova Caterina sta per affacciarsi e già pulsa nel ventre come un sole. Perché nessun uomo si accosti più a lei, per ripetere quello che ha fatto Davide. Perché Caterina viva.
Aggiunge sale. Prende il parmigiano per grattugiarlo. Proteine. Tutto deve essere perfetto, lo dirà al dottore. Non subito, ma lo farà.
Il campanello.
Eccolo.
 [Tanit, di Lara Manni, pag. 116]



lunedì 27 febbraio 2012

Anteprima: Una mano piena di nuvole di Jenny Wingfield

Proclamato nel 2011 miglior libro dall'associazione dei librai indipendenti americani, Una mano piena di nuvole di Jenny Wingfield ha riscosso un notevolissimo successo tra il pubblico e la critica d'oltreoceano: ambientato nel sud Arkansas degli anni '50 e paragonato a Il buio oltre la siepe di Harper Lee, racconta una storia di amicizia e di coraggio contro la violenza più feroce e animalesca. Protagonista è una bambina di undici anni, Swan, che non ha paura di nulla: nemmeno di quel Ras Ballenger, rozzo allevatore di cavalli temuto da tutti. L'amicizia con il figlio di Ras, Blade, potrebbe costarle molto, ma la bambina non esita a nasconderlo in casa sua. I risvolti tragici della vicenda -pericolosamente reali- non le importano. Lei lo salverà.
In uscita l'8 marzo per Garzanti a 16.40 euro (363 pagine) Una mano piena di nuvole promette di tenere col fiato sospeso: raccontando speranza, amore, innocenza e coraggio la talentuosa Wingfield ci racconta una storia dura e commovente. 


Una mano piena di nuvole - Jenny Wingfield 
Swan ha solo undici anni, ma non ha paura di niente. Non ha paura di dire quello che pensa, non ha paura di azzuffarsi con i suoi fratelli, non ha paura delle bugie. Ma soprattutto non ha paura di fare quello che le è proibito. Anzi, lo adora. Quando una sera d'estate decide di sgusciare fuori di casa, non immagina di certo che nel bosco si nasconda l'incontro che le cambierà per sempre la vita. Lui è Blade, un bambino tutto pelle e ossa, dall'aria timida e smarrita, gli occhi neri e fieri. È il figlio di un addestratore di cavalli, uomo torvo e brutale, temuto da tutto il paese. Per Blade quella ragazzina è l'unica via di salvezza. Ha bisogno di lei per fuggire dalla violenza. Swan decide di aiutarlo e di nasconderlo. Perché, al contrario di tutti gli abitanti del paese, lei non teme il padre di Blade. L'unico posto sicuro è la grande fattoria di famiglia vicino al negozio del nonno, la drogheria che non chiude mai e vende di tutto. Ma non sarà facile. Non solo perché la famiglia è stata appena sconvolta da una tragedia, ma anche perché troppi sono gli occhi attenti e curiosi dei parenti. Ma Swan non vuole lasciare andare la piccola mano di Blade. Ed è determinata a tenere il segreto. Un segreto che sancirà un'amicizia forte e tenera ma estremamente pericolosa. Perché forse, in quell'estate in cui finalmente sono fioriti i papaveri, tutto l'amore del mondo potrebbe non essere sufficiente a fermare l'atroce vendetta di un essere animato dal male.Jenny Wingfield è considerata dai media, dai librai e dai lettori il nuovo astro nascente della letteratura americana. Una mano piena di nuvole è stato inserito fra i migliori libri dell'anno dall'associazione dei librai indipendenti americani e ha scalato le classifiche di tutto il paese grazie al passaparola. Una storia di innocenza e di coraggio, di amore e di grande speranza che mostra la forza di un'amicizia eterna che niente e nessuno può spezzare.


«La Wingfield ha un dono che pochi scrittori sono capaci di dimostrare: la straordinaria sensibilità nel descrivere i personaggi. È così brava che ti sembra di conoscerli da anni e sai che ti faranno compagnia per sempre.»
 «USA Today»

 Un cast di personaggi memorabile, una storia che strappa il cuore, una scrittura piena di grazia.» 
«Booklist»

 «Pagine di grande commozione e tensione. Straordinario.» 
«Publishers Weekly»


Anteprima Jenny Wingfield 
è nata in Arkansas, dopo la laurea ha insegnato per alcuni anni inglese, francese e storia dell’arte. È una sceneggiatrice di successo; tra le sue sceneggiature più importanti si ricordano quelle dei film The Man in the Moon (con Reese Waterspoon), The outsider (con Naomi Watts) e A dog named Christmas, adattamento dell’omonimo bestseller di Greg Kincaid. Al momento sta coproducendo la sceneggiatura di Talking in bed insieme con Sissy Spacek. Vive in Texas con quattordici cani, sette gatti e due cavalli di nome Rowdy e Jack. Una mano piena di nuvole è il suo primo romanzo.

domenica 26 febbraio 2012

Recensione: Green di Kerstin Gier


Eccovi finalmente la recensione di un libro che ho atteso moltissimo: Green di Kerstin Gier è stata una lettura piacevole, ma da cui mi sarei aspettata qualcosa di più. 




Che si fa quando si ha il cuore spezzato? Si telefona alla migliore amica, si mangia cioccolato e ci si macera nel proprio dolore. Solo che Gwendolyn, viaggiatrice nel tempo suo malgrado, dovrebbe conservare tutte le sue energie per altre cose: sopravvivere, per esempio. Perché la trappola che il temibile conte di Saint Germain ha costruito nel passato è pronta a scattare nel presente. E per riuscire a trovare la soluzione dell'oscuro segreto, Gwen e Gideon, fra un litigio e l'altro, dovranno buttarsi a capofitto nei secoli passati cercando di schivare pericoli mortali.










Recensione


Voto:            


Il volume conclusivo della Trilogia delle gemme non poteva non chiamarsi Green, non avere una copertina bellissima ed evocativa e non richiedere qualche pagina in più degli altri due volumi. Anche questa  volta i requisiti da “episodio conclusivo” sono stati esauditi: approcciarsi ad esso non è semplice, sia per chi lo scrive che per chi lo legge. Ed è ovvio che le aspettative siano alte, da entrambe le parti.
Green non si smentisce, nel senso che non è né più né meno dei volumi precedenti: ironia, humor, romanticismo, mistero, salti nel tempo e una storia che si divora pagina dopo pagina.
La forza della Gier sta appunto in questo mix di caratteristiche, nella volontà di non prendersi mai sul serio e nella consapevolezza di star scrivendo un libro per ragazzi, che non vuole avere grandi pretese ma solo appassionare. C’è l’intelligenza di  un’autrice che fa sorridere con personaggi veri, che crea una protagonista che suscita empatia, senza essere banale con quello stile così vivace e divertente.
La trama è presto detta. Gwendolyn Shepherd ha una migliore amica, una grande casa a Londra e un “difetto” genetico: sa viaggiare nel tempo. Fa parte infatti di una misteriosa cerchia, la setta dei Guardiani, che si è impegnata, sotto la guida del Conte di Saint Germain –vissuto due secoli fa-, a raccogliere il sangue di tutti i viaggiatori del tempo della storia, dodici in tutto di cui Gwen è l’ultima. Accanto a lei c’è il bellissimo e tenebroso Gideon -anche lui viaggiatore nel tempo- con cui la ragazza fa un po’ il tira e molla durante tutta la trilogia. Personaggi accattivanti, divertenti, antipatici o pericolosi costellano questa trilogia, che si concentra intorno al segreto di ciò che succederà una volta raccolto il sangue di tutti i viaggiatori. Qualcuno negli anni precedenti ha però tentato di sventare i piani dei Guardiani: Lucy e Paul –anche loro viaggiatori- hanno rubato anni fa il cronografo, mezzo indispensabile per la trasmigrazione negli altri secoli, e si sono nascosti nel passato. Sono convinti che il conte sia un uomo malvagio, e che la sua missione non debba compiersi.
Ho già parlato nelle recensioni precedenti di quanto mi stupisca che questa trilogia riesca a fare tanta presa (anche su di me), nonostante gli evidenti cliché di cui è intrisa e i misteri facilmente intuibili già parecchie pagine prima che vengano svelati.
Ho amato Red e Blue (a mio parere l’episodio migliore) ma, sebbene Green mantenga le stesse caratteristiche degli altri due, lamenta una forzata corsa verso la fine: piani temporali troppo frequenti e contrapposti, situazioni spesso troppo veloci, finale affrettato e, oserei dire, tronco in alcuni aspetti. Avrei infatti preferito una maggiore incisività, sia per i personaggi che per le scene.
Non avrebbe nuociuto, per esempio, un maggiore approfondimento psicologico su Charlotte, la cugina perfetta e inviperita di Gwen, o sul rapporto tra Leslie e Raphael, il fratello minore di Gideon che resta un personaggio sin troppo di contorno, nonostante le potenzialità che poteva manifestare.
La Gier non ci svela un vero e proprio asso nella manica, ma lascia che la narrazione proceda senza troppe sorprese. Non c’è quindi un vero e proprio colpo di scena, soprattutto alla fine quando sembra che la scrittrice dica meno di quanto voglia effettivamente rivelare.
Molto spazio è invece lasciato alla parte romance, alle sviolinate dei giovani protagonisti e al cuore in frantumi –tragicamente comico- di Gwen. Si assiste però alla vicenda con una sete di particolari che non viene in tutto e per tutto soddisfatta. Alcune trovate sembrano un po’ improbabili, altre scene sprigionano il massimo dell’ilarità suscitando domande a cui non viene data risposta – e anche in questo caso mi riferisco a Charlotte.
Pur ammettendo che da Green mi sarei aspettata qualcosa di più, la Trilogia delle Gemme resta, a mio parere, uno degli young adult migliori degli ultimi tempi. Al di là delle apparenze voglio sottolineare ancora una volta la distanza –netta e innegabile- che la Gier pone dalle altre banali scrittrici YA, convinte autrici di capolavori e narratrici di grandi, impossibili e pretenziosi amori adolescenziali. Kerstin Gier riesce a far rivivere la freschezza tipica di quest’ età, mettendo al primo posto spontaneità e umorismo, senza quell’ombra di insopportabile tragicità che accompagna le sue (davvero poco) talentuose colleghe.

On my wishlist (24)

Hosted by Book Chick City




Dopo settimane di assenza torna il nostro On my wishlist! Una sbirciata nella mia lista dei desideri -divisa, come sempre, tra classici e contemporanei- che, chissà, magari servirà a rimpinguare la vostra. Cosa c'è in questa puntata? L'ultimo esame -avevo da studiare una raccolta di saggi sulla relazione tra il cinema e l'ambiente- mi ha ulteriormente incuriosito verso un recente premio Pulitzer che sfoglio sempre in libreria: ed ecco che l'apocalittico La strada, di Cormac mcCarthy, è finito sulla mia wishlist, accompagnato dall'antitetico La straordinaria invenzione di Hugo Cabret -di Brian Selznick-, oggetto di una trasposizione cinematografica uscita meno di un mese fa. Tra i classici c'è, invece, Cent'anni di solitudine di Marquez.


Tra i classici:

Cent'anni di solitudine - Gabriel  García Márquez
E' la storia centenaria della famiglia Buendia e della città di Macondo. In un intreccio di vicende favolose, secondo il disegno premonitorio tracciato nelle pergamene di un indovino, Melquiades, si compie il destino della città dal momento della sua fondazione alla sua momentanea e disordinata fortuna, quando i nordamericani vi impiantarono una piantagione di banane, fino alla sua rovina e definitiva decadenza. La parabola della famiglia segue la parabola di solitudine e di sconfitta che sta scritta nel destino di Macondo, facendo perno sulle 23 guerre civili promosse e tutte perdute dal colonnello Aureliano, padre di 17 figli illeggittimi e descrivendo in una successione paradossale le vicende e le morti dei vari Buendia.




Tra i contemporanei:

La strada - Cormac McCarthy
Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c'è storia e non c'è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all'olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d'infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l'uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d'acqua grigia, senza neppure l'odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile...


La straordinaria invenzione di Hugo Cabret - Brian Selznick
La luna, le luci di una città, una stazione affollata, due occhi spaventati. Le immagini a carboncino scorrono come in un cinema di carta fino a inquadrare il volto di Hugo Cabret, l'orfano che vive nella stazione di Parigi. Nel suo nascondiglio segreto, Hugo coltiva il sogno di diventare un grande illusionista e di portare a termine una missione: riparare l'automa prodigioso che il padre gli ha lasciato prima di morire. Ma, sorpreso a rubare nella bottega di un giocattolaio, Hugo si imbatterà in Isabelle, una ragazza che lo aiuterà a risolvere un affascinante mistero in cui identità segrete verranno svelate e un grande, dimenticato maestro del cinema tornerà in vita. Tra romanzo, cinema e graphic novel, un libro in cui le parole illustrano le immagini.

Anteprima: L'ultimo uomo nella torre di Aravind Adiga

Aravind Adiga non è nuovo del panorama editoriale italiano: pubblicato da Einaudi, ha esordito con La tigre bianca -che vanta la vincita del Booker Prize 2008, 4 stelle su Anobii sebbene la prima recensione sia dissacrante-, seguito due anni dopo da Fra due omicidi, che per i nostrani ha invece valore 3 stelline e mezzo. La Einaudi ci riprova allora con Last man in tower, L'ultimo uomo nella torre, in uscita domani per ben 20.00 euro e  454 pagine. Valutato 4 stelle dai lettori americani di Goodreads, alterna giudizi entusiastici ad altri molto meno positivi -delusi, più che altro, dal confronto con La tigre bianca-. Ambientato a Mumbai (Bombay) in India, racconta la vicenda di un gruppo di condomini del Vishram: corrotti dal costruttore Dharmen Shah, sono disposti, dietro lauta compensa, a far distruggere il proprio stabile per lasciar spazio a grattacieli di lusso. Tutti d'accordo tranne uno, l'ultimo uomo nella torre, che si frappone alla decisione capitalistica di eliminare non solo l'emblema di un crogiolo di culture che convivono pacificamente, ma anche una parte del cuore della città.

L'ultimo uomo nella torre

Inaugurata il 14 novembre 1959, nel settantesimo compleanno di Jawaharlal Nehru, la società edile cooperativa Vishram è la nonna di tutti i condomìni pucca da allora sorti in un quartiere di Mumbai, Vakola, che decoroso non è affatto. I suoi abitanti, suddivisi in cattolici, indù e perfino qualche musulmano «del tipo migliore», come in una felice applicazione dei valori nehruviani di cooperazione e convivenza, difendono a oltranza quello status borghese, a dispetto degli inequivocabili segni di decadenza mostrati da uno stabile dove i muri fioriscono di umidità, il tetto rischia di cedere sotto la pressione dei monsoni e l'acqua scorre dai rubinetti per poche ore al giorno. Ma a Mumbai il nuovissimo scalza il nuovo alla velocità di un treno in corsa, il lusso scalza il decoro, e chi non salta in tempo può facilmente finire stritolato sotto le sue ruote. Nella folle corsa per accaparrarsi terra da edificare, il grande costruttore Dharmen Shah fa ai condòmini un'offerta irrifiutabile: acquistare i vari appartamenti al doppio del loro valore di mercato per poter demolire l'edificio ed erigere al suo posto quel luccicante coacervo di stili che sarà lo Shanghai, il progetto di tutta la sua vita. Sono previsti un «regalino» extra per invogliare i dubbiosi, le minacce del truce «braccio sinistro» Shanmugham per ammorbidire i refrattari, e una condizione per tutti: che l'offerta sia firmata all'unanimità. In un attimo la cooperativa torna ad essere accozzaglia di individui non cooperanti - i coniugi Puri e il loro diciottenne figlio down; lo spregiudicato agente immobiliare Ramesh Ajwani, appassionato di donne e comodità, e il gioviale Ibrahim Kudwa, proprietario di un internet café e paradigmatico «uomo medio» del condominio, ansioso di compiacere e partecipare; l'ambiguo amministratore dello stabile, Ashvin Kothari, con un sogno in ogni cassetto, e la «Corazzata» Georgina Rego, assistente sociale abbandonata dal marito con due figli adolescenti; gli anziani coniugi Pinto e il loro amico di vecchia data Yogesh Murthy, detto Masterji, insegnante in pensione da poco rimasto vedovo; la donna delle pulizie Mary e la guardia giurata dello stabile Ram Khare - ciascuno determinato a fare i conti nelle tasche proprie e altrui. Non appena l'esito si profila negativo - tutti i condòmini a favore della vendita tranne uno - l'armonia cinquantennale deflagra e fra i potenziali firmatari dell'accordo e «l'ultimo uomo nella torre» si scava un solco che nessun comune senso di umanità sembra più saper colmare.


 «Adiga riesce a dare voce e senso dello humor agli ultimi, a chi non ha potere: l 'umorismo è "la nostra unica arma" dice un personaggio. E, fortunatamente, questo libro è pieno di "armi" del genere. Magnifico».
 «The Tatler»


Gli altri libri dell'autore:


La Tigre BiancaLa tigre bianca
Seduto alla sua scrivania, l'imprenditore autodidatta Balram Halway, detto la Tigre Bianca, scrive sette lucide e impietose lettere al primo ministro cinese che si appresta a visitare l'India. Gli racconta delle proprie origini e delle propria storia: la storia di un ragazzo di una delle caste piú basse che da un fangoso villaggio all'interno del paese (dove «ogni buona notizia si tramuta in una cattiva notizia, e in fretta») arriva a New Delhi, dove mall luccicanti, sontuosi palazzi e auto tirate a lucido da magri autisti in ciabatte si accostano a bordelli di lusso con bionde prostitute dell'Europa dell'est. Qui, nel nuovissimo quartiere di Gurgaon, Balram Halway assiste alla progressiva e inarrestabile corruzione del suo padrone, ne assimila la mentalità e intuisce che il modo per fuggire dalla gabbia della miseria esiste: commettere un omicidio, rubare e mettersi in proprio. Grazie a un duro lavoro, a pasti trangugiati in fretta, a un codice morale dettato dalle necessità produttive, ma soprattutto applicando le auree regole degli affari apprese da Mr Ashok, il suo defunto ex principale, il successo non tarda ad arrivare. Per il futuro si vedrà: forse potrebbe investire parte del proprio capitale in una scuola per bambini poveri di Bangalore: una scuola piena di Tigri Bianche, in cui non si parla né di Gandhi, né dei 36 milioni di divinità indiane.


Fra due omicidiFra due omicidi
A volere dare credito alle guide turistiche, Kittur - città immaginaria, ma fin troppo reale, che sorge sulla costa sudoccidentale dell'India, circa a metà strada fra Goa e Calicut - è un centro di grande interesse storico, in cui convivono pacificamente uomini di religioni, razze e lingue diverse. Ma a osservare le cose più da vicino, ci si accorge quanto sia drammaticamente difficile viverci. Della stazione ferroviaria le guide parlano diffusamente: non dicono però, che è qui che vive Ziauddin, un giovanissimo musulmano spedito in città dai genitori senza un centesimo in tasca; dorme per strada, è maltrattato e ricattato da tutti a causa della sua religione, sino a quando un tale, non inizia a pagarlo perché tenga d'occhio i treni adibiti al trasporto di soldati; il suo sussulto di rivolta gli costerà caro. Al maidan dedicato a Jawaharlal Nehru, è invece facile imbattersi in una specie di santone che sta sempre appollaiato su una balaustra spartitraffico e si nutre piluccando in mezzo agli escrementi animali. Si chiama Keshava, e un tempo era il re dell'autobus numero cinque, un vero diavolo quando si trattava di rubare passeggeri alle compagnie concorrenti. Poi c'è Cool Water Well Junction, la zona elegante della città, dove in un cantiere edile lavora il padre tossicomane di Soumya: la bambina assiste alle sue umiliazioni e nella vana speranza di un gesto di affetto, passa la giornata insieme al fratellino a chiedere l'elemosina per potere così comprare al padre la dose quotidiana di crack. Collegate fra loro dal contesto urbano e dalla cornice di un preciso periodo storico - gli anni che vanno dalla morte di Indira Gandhi a quella di suo figlio Rajiv - le quattordici vicende narrate in Fra due omicidi fanno emergere uno straordinario microcosmo fatto di solitudini, delusioni, ambizioni mancate, e ci propongono l'immagine di un'umanità lasciata disperatamente ai margini



Aravind Adiga
Aravind Adiga 
è nato a Madras nel 1974. Dopo avere soggiornato in vari paesi - fra cui l'Australia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti - attualmente vive a Mumbai. Con La Tigre Bianca («Supercoralli», 2008 e «Super ET», 2010) ha vinto il Booker Prize 2008. Per Einaudi ha pubblicato anche Fra due omicidi (2010) e L'ultimo uomo nella torre («Supercoralli», 2012).

sabato 25 febbraio 2012

Anteprima: L'eredità di Jenna di Mary E. Pearson + estratto del libro

Uscito lo scorso anno, Dentro Jenna di Mary E. Pearson -vincitore del prestigioso ALA Best Books for Young Adults- ha ottenuto un buon riscontro tra i lettori italiani: 4 stelle su Anobii in cui si parla di una vicenda inquietante, intrigante e originale. Ambientato nel futuro, fantascientifico ma, contemporaneamente molto -troppo- vicino alla nostra realtà, il romanzo che racconta la distopia di Jenna Fox, risvegliatasi dopo un anno di coma in un presente e con una famiglia che non riconosce, sta per avere il suo seguito: pubblicato anch'esso da Giunti Y, L'eredità di Jenna sarà disponibile in libreria dal 7 marzo a 14.50 euro (per 448 pagine).






Mi sorride con due occhi freddi come il ghiaccio. Non riesco a smettere di fissarla, ma so che sarebbe la cosa migliore da fare. Non riesco a smettere di fissarla perché lei ha un vantaggio su di me. Non riesco a smettere di fissarla per una ragione che lei conosce fin troppo bene. Perché la amo. Lei è tutto quello che ho.

 Jenna, Kara e Locke, tre amici inseparabili, tornando da una festa rimangono uccisi in un terribile incidente. I loro corpi non possono essere salvati ma le loro menti vengono tenute in vita e intrappolate in un computer. Jenna è la prima a risvegliarsi con un corpo artificiale grazie a un esperimento di biotecnologia avanzata. Kara e Locke invece vengono dimenticati e rimangono in un lunghissimo limbo dove esistono solo i loro pensieri e i loro sentimenti. Passano gli anni e poi i secoli e finalmente Locke e Kara si trovano di nuovo nelle loro sembianze, riprodotte in laboratorio. Ma il mondo in cui si risvegliano è un luogo estraneo dove tutto e tutti quelli che conoscevano sono ormai scomparsi. Tutti tranne Jenna Fox. 

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Dentro Jenna - Mary E. Pearson
La diciassettenne Jenna Fox, dopo più di un anno di coma, si risveglia in un corpo e in un presente che stenta a riconoscere. I genitori le raccontano che è stata vittima di un gravissimo incidente automobilistico, ma sono tante le lacune sulla sua identità e molti gli interrogativi irrisolti sulla sua vita attuale. Perchémai la sua famiglia si è trasferita di colpo in California, abbandonando tutto a Boston? Perché la nonna la tratta con inspiegabile scontrosità? Perché i genitori le proibiscono di parlare del loro improvviso trasloco? E come mai Jenna riesce a ricordare intere pagine delWalden di Thoreau,ma riporta a stento allamemoria stralci disordinati del suo passato? Assetata di verità e inquieta, la ragazza cerca di riappropriarsi della sua vita passata. Guardando i filmati dell’infanzia, strani ricordi riaffiorano nella sua mente confusa e, lentamente, Jenna realizza di essere prigioniera di un terribile segreto. 


Recensione: DENTRO JENNA di Mary E. PearsonMary E. Pearson 
è un’autrice pluripremiata di romanzi YA. Fra le sue opere troviamo The Miles Between, Scribbler of Dream e A room on Lorelei Street. L’eredità di Jenna è l’atteso seguito di Dentro Jenna che si è aggiudicato premi prestigiosi come l’ALA Best Books for Young Adults e di cui la 20th Century Fox ha acquisito i diritti per la trasposizione cinematografica.

venerdì 24 febbraio 2012

Dubbi da blogger (e un forte grazie!)

La scimmia mi ispirava troppo XD

Scrivo questo post per ringraziarvi della pazienza e dei commenti che mi avete lasciato, siete stati tutti molto carini e gentili, e l'ho apprezzato davvero molto (per chi non lo avesse letto su Facebook, ho preso TRENTA! :D).  E' stato un periodo super-stressante e non so se valutare l'ipotesi di cercare dei collaboratori per tenere attivo il blog quando queste occasioni si ripeteranno. Sono gelosissima delle mie cose, motivo per cui non l'ho ancora fatto. Non mi piace condividere qualcosa che è mio, e non voglio che il blog perda il tocco personale... Non parlo delle recensioni, quelle sono un'altra cosa. Ma tutti gli altri articoli, quelli in cui vi aspettate che sia io a parlare, l'idea che troviate un'altra persona mi lascia un po'... perplessa. Non sono abituata ai lavori di gruppo, questo è vero. Faccio sempre tutto da sola, mi ostino a lavorare secondo la mia testa, i miei ritmi, i miei gusti. Trasformare -un giorno- il blog in un blog collettivo sarebbe certamente un bene. Lo accrescerebbe, lo arricchirebbe, ci sarebbero molti più contenuti. Vorrebbe dire mettere il Dusty pages prima di me. Tuttavia l'idea non mi piace ancora. (Egoismo? Massì). O forse cercherò altre soluzioni per questi -inevitabili- periodi di vuoto. Ecco, mi piacerebbe anche sapere che cosa ne pensate voi. Ho trascurato rubriche, non ho letto libri (quindi niente recensioni), non ci sono stati giveaway. Questo è un male, ma se, per ovviarvi, aprissi il blog a dei collaboratori... andrebbe bene lo stesso?

Il tempio degli Otaku: cinquantaduesimo appuntamento "Mawaru Penguindrum"



A cura di Surymae Rossweisse

Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi torniamo a parlare di un grande  regista di anime, Kunihiko Ikuhara, capace di rendere qualsiasi opera su cui metta le mani un nugulo di simbolismi, coppie omosessuali/incestuose, e situazioni che non si capisce se siano delle colossali prese in giro dello spettatore o meno. Lo avevamo lasciato con “La rivoluzione di Utena” - ne abbiamo parlato mesi fa, ricordate? - e a dire il vero da allora non ha fatto molto anche nella vita reale: ha collaborato a qualche opening qui e lì, dedicatosi alla sua carriera di mangaka, ma non ha più lavorato seriamente ad un anime.
Almeno fino allo scorso anno, quando ha proposto un nuovo soggetto che ha trasformato in serie animata. Conoscendo i miei schemi, lo avrete già capito: parliamo proprio di questa. Naturalmente, non è un'opera di facile comprensione, ed Ikuhara in questo è – purtroppo? - una garanzia. Ma che importa? Godiamoci il viaggio, invece di concentrarci sulla destinazione. Ecco a voi l'anime “Mawaru Penguindrum”. Buona lettura (e visione)!

La partita di Himari Takakura, malata da tempo, è giunta al fischio finale. Dopo un allegro pomeriggio passato con i fratelli Shoma e Kanba all'acquario – una delle sue passioni, soprattutto i pinguini – è stata colpita da un attacco della sua malattia. Purtroppo, non c'è più niente da fare.
O meglio, sembra; ed è qui che un quadro quanto triste quanto realistico diventa bizzarro. All'acquario Himari aveva comprato un cappello: ebbene, questo cappello è abitato da una misteriosa entità che la riporta in vita sotto gli occhi atterriti dei fratelli. L'entità – una versione più sexy e tagliente della dolce ragazza – non lo fa certo per gentilezza: vuole un qualcosa che chiama “Penguindrum”. Incarica Shoma e Kanba di trovarlo a tutti i costi: altrimenti Himari morirà una seconda volta, e davvero non ci sarà più niente da fare. In loro “aiuto” arrivano tre buffi pinguini – uno per ogni fratello – invisibili agli altri e che capiscono il linguaggio umano.
Ma i nostri hanno solo un indizio: il Penguindrum è nelle mani di una liceale, Ringo Oginome. Quest'ultima sembra un'adolescente normale: chiacchiera con le amiche, va sempre in giro con il suo diario, le piacciono il curry ed uno dei professori di Shoma e Kanba, il signor Tabuki. Peccato soltanto che la ragazza creda che sul diario vi sia scritto il futuro, e che lei e Tabuki – di cui ha una vera e propria ossessione – siano destinati a stare insieme, nonostante lui sia fidanzato con la bella attrice Yuri Tokikago. Per sbarazzarsi della “rivale” farebbe veramente di tutto. Non c'è bisogno di dire che i due fratelli  – soprattutto il mite Shoma – non siano per niente entusiasti dall'idea di avere a che fare con i piani di Ringo, ma la vita di Himari è più importante. Inoltre, meglio affrettarsi: i fili del fato si stanno annodando a gran velocità, formando un disegno al cui centro ci sono il famigerato diario e la famiglia Takakura...

Ragazzi, non fate l'errore che ho fatto io. Credevo di guardare una serie tutto sommato realistica, in cui la cosa più stramba erano dei pinguini. Mi sbagliavo, e di grosso: “Mawaru Penguindrum” non è per niente realistico. Come al solito nelle opere di Ikuhara, infatti, ogni sua caratteristica è portata all'estremo, che siano le scenette comiche – alcune davvero divertenti, come le seghe mentali di Ringo su Yuri – le evidenti turbe psichiche del nostro cast, o i loro drammatici passati. Nessuno ha un trascorso normale; anzi, quelli che nei primi episodi sembrano i più sereni (come Himari, o il professor Tabuki) in realtà sono coloro che nascondono più scheletri nell'armadio. Come al solito, ripeto.
Non aiuta il fatto che detti passati orribili sono svelati a poco a poco, traendo in inganno lo spettatore sulla vera natura di “...Penguindrum”. All'inizio sembra che la storia sia piuttosto semplice: la nostra allegra famigliola deve sporcarsi le mani con i piani di una malata di mente che non ha niente di meglio da fare che infastidire un'affiatata coppia. Per contorno una ragazza ossessionata con Kanba, Masako, che per ottenere quello che vuole utilizza quasi esclusivamente la violenza. Eppure, tutto quello che ho appena scritto è sbagliato: la situazione è molto più complicata di così.
Ad ogni episodio lo spettatore crede che finalmente non ci sia più altro da sapere... ed invece no. Ecco arrivare qualcosa di ancora più triste, che rimescola le carte in tavola, forma legami impensabili e scioglie quelli che sembravano indistruttibili. Ad ogni episodio un nuovo interrogativo: e non è detto che alla fine della serie venga risolto. A volte, purtroppo, nell'intelaiatura di “...Penguindrum” si riscontrano dei buchi, o delle forzature. Ad esempio: di che diavolo è malata Himari? Oppure: nel passato di alcuni personaggi – inutile, non vi svelo chi! - ci sono delle storie di abusi, in un caso anche sessuali. Mai, e dico mai, degli adulti che lo notino. Infine: è evidente come nella nostra timeline molti personaggi abbiano seri problemi psicologici. Possibile che nessuno gli proponga una terapia adeguata? Eppure vediamo dei medici...
Come per “La rivoluzione di Utena” i personaggi sono un coacervo di insicurezze e psicosi. Gente che ha preso mazzate di tutti i tipi dalla vita, che rincorre la propria felicità anche a costo di quella degli altri, che sorridono anche quando in realtà vorrebbero dare in escandescenza o piangere. Se da un'opera cercate l'immedesimazione nei personaggi, qui non ne troverete: e per fortuna, aggiungo. Nonostante però siano quanto di più lontano ci possano essere da noi – almeno spero – finiamo comunque per affezionarci a loro, detestarli se fanno qualcosa di sbagliato o dispiacerci quando per l'ennesima volta le cose gli vanno male. 
Il fato è crudele, con questi personaggi. Tutti ci provano, ma nessuno riesce a controllarlo, nonostante se ne riempiano la bocca – vero, Ringo? Chi cerca di uscire da questo circolo vizioso di sofferenze è destinato a fallire, o a pagare un prezzo insopportabilmente alto. I ripetuti tentativi dei personaggi, però, danno il la ad una serie stuzzicante di interrogativi morali: è giusto lasciare che nella nostra vita tutto sia già scritto senza che noi possiamo farci niente? Dobbiamo arrenderci, o continuare a rivendicare una nostra autonomia? E che fare quando il destino si accanisce sulle persone che amiamo?
Inoltre: cosa sei disposto a fare per la persona a cui tieni di più al mondo? Se fosse il caso, useresti anche la violenza, oppure il tuo senso morale è più forte dell'amore? Ogni personaggio sarà costretto a porsi questa domanda, e naturalmente ognuno risponderà in maniera diversa. Senza spoilerare troppo, le loro risposte diverse causeranno delle frizioni tra Shoma e Kanba. Il primo mette dei paletti al suo desiderio di salvare la vita ad Himari; giusto, per carità, ma se magari si usassero metodi legali non sarebbe male. Il secondo, invece, pensa l'esatto contrario: non conta il mezzo, ma il fine. I loro contrasti si accentueranno sempre di più, fino al climax raggiunto negli ultimi episodi. E voi chi pensate abbia ragione? O forse in realtà non c'è una risposta certa a questo quesito?

Il comparto tecnico è buono, come sempre del resto oggigiorno. Il character design è un po' anonimo e standard, ma è lontano dall'essere inguardabile; la fotografia è molto buona; e la regia... dai, c'è bisogno di dirlo? Ovviamente è ottima, sia nelle inquadrature che nel ritmo. Anche le musiche accompagnano con cura ogni scena, sottolineandone con forza le parti salienti. Unico neo a riguardo sono le due opening, la cui cantante non ha tutta questa gran voce; ma sono solo sottigliezze.

Insomma, “Mawaru Penguindrum” non è un capolavoro, ma rimane comunque un lavoro originale e godibile. Che dire? Speriamo solo che lo portino anche qui da noi, perché merita davvero.
E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!


N.d.M.: adoro questi pinguini!!

giovedì 23 febbraio 2012

Anteprima: Il sentiero nascosto delle arance di Ersi Sotiropoulos

Viene dalla Grecia il nuovo libro della Newton Compton. In uscita l'8 marzo prossimo con una copertina - sgargiante e allo stesso tempo malinconica- che ne richiama il titolo, Il sentiero nascosto delle arance di Ersi Sotiropoulos (Έρση Σωτηροπούλου) ci riporta indietro di una decina d'anni, raccontandoci le vicende intrecciate di quattro personaggi. Vincitore del Greek State Prize for Literature e del Book Critics' Award,  venduto ad un prezzo strategico (9.90 euro per 256 pagine) ormai marchio di fabbrica della casa editrice -con cui ha coronato i suoi migliori successi-, potrebbe rivelarsi un piacevole sorpresa o, forse, ingrossare le fila della nostra libreria nel reparto "romanzi mediocri". Le buone premesse -trama, copertina, ambientazione- sembrano scongiurare questo pericolo...


Il sentiero nascosto delle arance - Ersi Sotiropoulos
Durante una calda estate greca, alla fine degli anni Novanta, si intrecciano le vite di quattro personaggi stravaganti e solitari, mossi dal desiderio di cambiare le proprie esistenze. Lia è una ragazza affetta da un misterioso virus che la sta consumando e vive reclusa in un ospedale di Atene, circondato da alberi di arance. Il suo unico contatto con il mondo esterno è il fratello Sid, schivo e poco socievole. Il suo peggior nemico, invece, è Sotiris, un infermiere che non perde occasione per maltrattarla, al punto da spingerla a tramare una vendetta. C’è poi Nina, una ragazzina ribelle, che sogna di fuggire dal villaggio di pescatori dove trascorre gran parte della sua vita, un luogo in cui il tempo sembra non passare mai. Sarà proprio qui che la vedrà per la prima volta Sotiris, fatalmente attratto dalla sua bellezza. Le loro quattro strade, all’apparenza così distanti, potrebbero non incontrarsi mai. Eppure, al di là delle loro piccole manie, delle loro fragili volontà, qualcosa li accomuna e li lega: un insopprimibile bisogno d’amore. Ersi Sotiropoulos, pluripremiata scrittrice greca, firma un indimenticabile romanzo dal gusto dolceamaro, commovente e intenso.








Ersi Sotiropoulos
è nata a Patrasso nel 1953. Antropologa di formazione, ha studiato e vissuto a lungo in Italia, prima di ristabilirsi nel suo Paese natale. Dal suo esordio nel 1980, ha pubblicato diversi libri (romanzi, raccolte di racconti e di poesie), alcuni dei quali sono stati già tradotti in lingua italiana. Il sentiero nascosto delle arance è un grande successo internazionale

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