lunedì 31 ottobre 2011

Caccia al tesoro: acchiappa Shadowhunters! Ultimo indizio #7


Buonasera e buon Halloween. Ebbene sì, sono tornata. Dopo una parentesi abbastanza delicata (e più lunga di quanto desiderassi) in cui ho purtroppo goduto di cattiva salute e ho dovuto lasciare il blog in mano a ValerioEm,  ho finalmente ripreso in mano le redini del Dusty pages. Ancora convalescente ma viva - e di questi tempi c'è da esserne contenti. Mi scuso immensamente per i vari ritardi, soprattutto quelli che riguardano l'ultimo indizio della caccia al tesoro. Purtroppo non è stato possibile postarlo in tempo per il 25, così lo facciamo questa sera, proprio per Halloween. Prima di mandarmi tutto il secondo capitolo (che avete raccolto componendolo indizio per indizio) all'indirizzo dpinwonderland@gmail.com, assicuratevi di essere follower di questo blog (o la vostra eventuale vincita sarà considerata nulla) e, soprattutto, commentate il blog a cui sarete reindirizzati risolvendo questo indizio. Questa volta è obbligatorio, in quanto dobbiamo assicurarci che abbiate effettivamente risolto l'indizio e non abbiate preso l'ultimo pezzo dal libro cartaceo. Come al solito, una volta trovata la parola (utilizzate le abilità acquisite nei vari indizi), fatela seguire da .blogspot.com nella barra degli indirizzi e se è quella giusta avrete accesso al brano finale. Vi ringrazio tantissimo per le partecipazioni, anche se soltanto tre di voi vinceranno Shadowhunters spero vi siate divertiti e abbiate passato momenti piacevoli. Io e ValerioEm l'abbiamo fatto. Buona fortuna a tutti!

venerdì 28 ottobre 2011

Il tempio degli Otaku...Trentacinquesimo appuntamento "Il cappuccino"


Scritto da Surymae Rossweisse



Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi ritorniamo a parlare di una mangaka di cui, in verità, avevamo già parlato: Wataru Yoshizumi. Allora ci eravamo soffermati sulla sua opera più famosa, “Marmalade Boy”. Adesso invece guardiamo un suo lavoro successivo, diverso dalla serie sopraccitata sia per formato – è formata da un solo volume – che per target, più maturo: dallo shojo siamo passati alla sua variante più matura, lo josei. Non che “Marmalade Boy” non fosse privo di tematiche più importanti, ma se la possibilità che due fidanzatini siano in realtà fratelli è piuttosto bassa, non lo è sicuramente la convivenza, realtà che si sta affermando sempre di più, anche nel Giappone chiuso e attaccato morbosamente alle sue tradizioni. Ma questa è solo la punta dell'iceberg di un volume che ha tanto da raccontare... Signore e signori, “Cappuccino” di Wataru Yoshizumi!

Ari Kojima e Sousuke Fujitani sono due giovani fidanzati con tante belle speranze ed idee per il loro futuro insieme. Lei lavora in una fabbrica di articoli di cancelleria, e lui è un insegnante. Siccome i rispettivi impieghi non gli consentono di vedersi spesso, decidono di fare il grande passo e convivere.
Convinti – con un po' di fatica – i rispettivi parenti i nostri riescono a realizzare il loro piano; e tutto, all'inizio, sembra dargli ragione. E' bello condividere insieme delle abitudini quotidiane, come ad esempio il cappuccino con il latte disposto a forma di cuore, e svegliarsi insieme la mattina.
Ma non si può sempre vivere con gli occhiali rosa, e non notare i problemi. All'inizio, per Ari, sono quisquilie: Sousuke non fa mai nessun lavoretto di casa. Capita. Tuttavia, quando una delle sue giovani studentesse comincia a fargli la corte, e questi non riesce a rifiutarla, le cose si fanno molto più serie. Tutto questo all'insaputa della sua convivente... o forse no. La situazione si mantiene in un equilibrio precario, ma presto per tutti e due arriverà il momento di prendersi le proprie responsabilità e decidere che strada prenderà la loro convivenza. Le parole non dette prevarranno sul cappuccino?

Se dovessi definire “Il cappuccino” in una parola, sceglierei realistico. La storia, i personaggi... tutte cose che ciascuno di noi potrebbe vivere prima o poi, praticamente uguale. C'è quasi da domandarsi se non sia una storia autobiografica, da quanto è accurata e plausibile. Non un avvenimento fuori posto, non una strana coincidenza, ma semplicemente la vita vera.
Ci offre un vero e proprio spaccato di vita giapponese, soprattutto sul tema della convivenza. E' arcinoto che sia un paese piuttosto in bilico tra tradizioni e modernità, e questo emerge parecchio dal manga. Particolarmente degne di nota sono le reazioni dei genitori di Ari: non sono molto contenti nel sapere la scelta della figlia, ed infatti si tranquillizzano soltanto quando Sousuke promette loro di sposarla.
Tra il vecchio Giappone e i costumi occidentali si trova anche la donna, e “Il cappuccino” non se ne dimentica, anche se non è affatto un tema centrale. Questo è evidente soprattutto dal personaggio della studentessa, Aina Masaki: si veste come l'ovest comanda, è disinibita – quasi sfacciata – nel mostrare i suoi sentimenti verso il suo professore, di cui tra l'altro non tiene nemmeno in conto la differenza delle loro posizioni. Tutto il contrario non solo di Ari, ma anche dell'archetipo della donna giapponese, sempre posata e attenta a non mostrare i propri sentimenti più intimi.
Realismo è la parola d'ordine anche dei personaggi. Pur essendo caratterizzati con pochi tratti, sono efficaci ed il pensiero di aver incontrato prima o poi qualcuno come loro non è così fuori dal mondo. Naturalmente coloro che ne beneficiano di più sono Ari e Sousuke. Entrambi, a causa della loro giovane età, peccano di ingenuità: soprattutto lei, che è talmente accecata dall'amore da non vedere i difetti del loro rapporto, in particolare il non pensare mai sul serio ad un futuro a lungo termine. Ad esempio alla convivenza: come già detto, è stata una scelta dettata unicamente dal potersi vedere più spesso, e non dal voler veramente condividere una vita insieme. Questo denota un'immaturità di fondo comprensibile, che tutti noi prima o poi abbiamo sperimentato.
A proposito di immaturità, comunque, anche Sousuke si trova sulla stessa barca della sua compagna, anche se per motivi diversi. Lui, infatti, la dà per scontata, dal fatto che lei pulisca la casa al posto suo al fatto che non si accorga mai della sua amante. Anche la questione del tradimento è controversa, ma plausibile: la mangaka è brava nel sottolineare come lui provi veramente sentimenti sinceri per Ari, e che non desideri davvero tradirla, ma si lascia trascinare dagli eventi. E' ingenuo, e debole: sta male per il costante mentire alla sua amata, ma non abbastanza per staccarsi da una relazione clandestina che non porterà nulla di buono, né da una parte né dall'altra. Sa bene che se nel suo ambiente di lavoro si sapesse la vera natura dei rapporti con Aina sarebbe finito, ma questo non riesce a trattenerlo. E pensare che nemmeno la ama...!
Pur essendo quello della coppia che “si comporta peggio”, comunque, non viene mai dipinto in termini demoniaci: a differenza di tante altre opere simili, infatti, il fatto che sia lui a tradire lei è casuale, e non vuol dire assolutamente che le donne siano sante e gli uomini il male assoluto.
Altri personaggi importanti in “Il cappuccino” sono gli amici della coppia: amici per modo di dire, perché – neanche tanto – segretamente innamorati proprio di coloro a cui stanno vicini. Per ovvie ragioni gli viene dato meno spazio, e quindi sono caratterizzati peggio dei due protagonisti, però sono comunque convincenti, ed indovinate un po'...? Esatto, realistici. In particolare Inaba, innamorato di Ari: pur non riuscendo a dimenticarla si fa comunque da parte, accettando anche solo di esserle suo amico. Nonostante ciò soffre parecchio, e non sempre riesce a nascondere quello che prova veramente: ad esempio, quando scopre l'inganno di Sousuke ha parole piuttosto dure, e lo sprona a lasciarla. A voi sapere se e quando il suo consiglio verrà seguito, e se il povero Inaba avrà una possibilità...

Il tratto di Wataru Yoshizumi già lo conosciamo: ma chissà, forse un ripassino sarà adeguato. Beh, a dire la verità dai tempi di “Marmalade Boy” è cambiato poco o niente, e sinceramente non so quanto sia una cosa positiva. Certamente c'è un utilizzo più accorto dei retini, e un po' più di attenzione verso gli sfondi – anche se non troppa – ma le fisiologie dei personaggi sono viste e riviste. Ari potrebbe essere la sorella maggiore di Miki, la protagonista di “Marmalade Boy”, e lo stesso si può dire della sua controparte maschile. Anche qualche volto qui e lì tra i personaggi secondari ricorda qualche vecchia conoscenza. Pure l'espressività dei visi è rimasta sempre quella, ma quantomeno è riuscita a conservare anche l'ottima gestione del ritmo narrativo: pur essendo un volume unico non si ha mai l'impressione che la storia sia troppo affrettata. Anche il finale ha i giusti tempi – ed infondo, era l'unico davvero possibile. Ma questo lascio a voi l'onore di scoprirlo...

… E con questo è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

sabato 22 ottobre 2011

Anteprima Il bacio e il sortilegio di jacqueline Carey

Jacqueline Carey (forse l'ho già accennato) è l'unica autrice dalle situazioni prettamente piccanti che non solo leggo, ma che praticamente adoro. Mai volgare, stile ottimo, background super affascinante, personaggi  psicologicamente approfonditi, intrighi di corte, trame intrecciatissime. Personalmente mi sono fermata alla trilogia di Phedre (Il dardo e la rosa, La prescelta e l'erede, La maschera e le tenebre) ma prima o poi leggerò anche la saga del principe Imriel de La Courcel, di cui giorno 27 ottobre uscirà il quinto episodio, Il bacio e il sortilegio (18.00 euro per 384 pagine) edito da Nord. Per l'ultimo libro, La spada e la promessa, dovremo invece aspettare febbrario 2012.  


Il bacio e il sortilegio
Il bacio e il sortilegio - Jacqueline Carey
Dopo aver vendicato la morte della moglie, Imriel è libero di tornare a casa, dove lui e Sidonie rendono finalmente pubblica la loro relazione. La regina Ysandre, però, non può permettere che la delfina di Terre D’Ange si fidanzi col figlio della famigerata Mélisande Shahrizai, la donna che per ben due volte aveva cercato d’impadronirsi del regno e che poi era svanita nel nulla. Perciò, come segno della propria fedeltà, Imriel dovrà consegnare la traditrice alla giustizia, altrimenti Sidonie sarà diseredata. Grazie ai suoi legami con la Gilda Invisibile – una setta segreta ramificata in tutto il mondo – il giovane riesce a scoprire il nascondiglio della madre però, proprio quando si prepara a partire, giunge a corte Astegal, l’ambizioso principe di Cartagine. Con un subdolo incantesimo, Astegal assoggetta al suo volere tutti gli abitanti di Terre D’Ange, compresa Sidonie, che accetta persino di sposarlo. Essendo l’unico rimasto immune, il principe Imriel si trova quindi costretto a chiedere aiuto al solo uomo che possa spezzare il potentissimo sortilegio: Ptolemy Solon, governatore della remota isola di Cytherea, nonché amante di Mélisande Shahrizai… 


 Jacqueline Carey 
è nata nel 1964. Dopo essersi laureata in Psicologia e in Letteratura inglese presso il Lake Forest College, ha viaggiato a lungo e, successivamente, ha deciso di diventare una scrittrice, pubblicando numerosi racconti, varie opere di saggistica e infine la trilogia di romanzi incentrata su Phèdre − Il dardo e la rosa (Nord, 2005), La prescelta e l’erede (Nord, 2006) e La maschera e le tenebre (Nord, 2007) −, che ha suscitato l’entusiasmo del pubblico e della critica americani, tanto da rimanere nella classifica del New York Times per più di un mese. Dopo Il trono e la stirpe (Nord, 2009), Il sangue e il traditore (Nord 2010), Il principe e il peccato (Nord 2010) e La sposa e la vendetta (Nord 2011), Il bacio e il sortilegio e La spada e la promessa concludono la saga dedicata a Imriel, principe del magico regno di Terre D’Ange.

venerdì 21 ottobre 2011

Il tempio degli Otaku... Trentaquattresimo appuntamento "Mobile Suit Z Gundam"


Scritto da Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi parliamo non di una serie originale, bensì del suo sequel. Strano, vero? In generale i seguiti non hanno mai una buona reputazione, in tutti i mezzi espressivi. Andando bene sono buoni ma non in grado di vincere un confronto con i predecessori; andando male non avrebbero mai dovuto vedere la luce del sole, punto e basta. Questa serie, invece, non solo è in grado di giocare ad armi pari con l'originale, ma per molte persone lo supera. Al singolo fan scegliere da quale parte stare, ma qualunque sia la decisione non sfigurerà, visto che entrambi sono anime che hanno fatto storia per la loro qualità tecnica – per gli standard dell'epoca -, le loro trame intriganti, i personaggi terribilmente umani, ecc. Tutti pregi che non hanno tempo: in fondo non è forse quello che cerchiamo dalle opere di finzione in generale? Allora allacciate le cinture della sicurezza della macchina del tempo, fate ciao dal finestrino alla vecchia serie e ai suoi protagonisti, ed accostate a “Mobile Suit Z Gundam”!


NOTA BENE: Come si evince dal nome “Z Gundam” è strettamente legato al suo predecessore. I riferimenti a situazioni e personaggi passati si sprecano: quindi, siccome già la trama è abbastanza complicata da sola, vi consiglio vivamente di dare la precedenza al primo Gundam, di cui tra l'altro tanto tempo fa ne ho fatto la recensione proprio su questo blog. Uomo avvisato, mezzo salvato...

Sono passati sette anni dagli avvenimenti della prima serie, ossia la guerra tra la Federazione Terrestre ed una delle sue colonie spaziali, il Principato di Zeon. Quest'ultimo ha avuto la peggio, ma per evitare ulteriori disordini è stato creato un corpo militare speciale atto a toglierne gli ultimi rimasugli: i Titani. Col passare del tempo, però, quella che era un'unità subordinata in tutto e per tutto alla Federazione si è allargata decisamente troppo: non solo ormai non vi sarebbe più necessità di usarla, ma i loro capi sono liberi di dettare legge senza nessuna conseguenza, tiranneggiando le colonie spaziali. Inutile chiedere alla Terra di intervenire: c'è quasi da domandarsi chi in realtà comandi chi. Questo però non significa che nessuno provi a mettere freno a questo brutto andazzo. Ad esempio c'è l' A.E.U.G, Anti Earth Union Group, che si batte strenuamente contro entrambi.
In questa delicata situazione politica si trova all'improvviso invischiato un giovane genietto in robotica, Kamille Bidan. Un giorno in cui l'avvenimento più importante per lui in teoria doveva essere una bigiata da scuola diventa la svolta della sua vita. Tutto comincia con una lite con un Titano suo coetaneo, Jerid Messa: quest'ultimo non trova niente di meglio da fare che prenderlo in giro per il suo nome, decisamente poco virile. Risultato: Kamille viene praticamente arrestato e portato nella base titana locale.
Per sua fortuna, o sfortuna, quello è anche il giorno in cui l' A.E.U.G. ha deciso di sferrare un attacco proprio laggiù, visto che vi è nascosto un modello del nuovo mobile suit federale, che tra l'altro è stato costruito dal padre di Kamille – le coincidenze della vita... Nella confusione generata dall'attacco l'adolescente se ne appropria, e con questo cerca di fuggire. Il nuovo prototipo viene coinvolto in un combattimento: il nostro non solo non ci rimette la pelle, ma anzi dimostra a tutti i presenti un potenziale non indifferente.
Però non è così stupido da non capire che la storia non finisce qui, ed anzi è appena cominciata. C'è il problema di cosa fare del Gundam, e di conseguenza della sua vita. Tornare indietro e riconsegnarlo? No di certo, dopo tutto quello che è successo con Jerid. La Federazione? Figuriamoci. A meno che non consegnare il prototipo all' A.E.U.G., e rendersi utile alla causa...

La differenza più evidente rispetto alla serie del '79 sono i personaggi: a parte qualche eccezione, infatti, quelli sopravvissuti alla Guerra di un anno hanno un ruolo molto piccolo. Giusto per completezza ci viene fatto sapere quale strada ha preso la loro vita dopo la guerra, ma i riflettori non sono puntati su di loro: anzi, in molti casi si potrebbe tranquillamente parlare di cameo. Tutto il resto sono nuovi arrivati, che non fanno rimpiangere i predecessori – ma qui dipende molto dai gusti e dall'interpretazione personale... - e che mettono parecchia carne al fuoco ad una storia che già ne aveva di per sé.
Ecco, parliamo della trama. Yoshiyuki Tomino, il “papà” di Gundam, ha imparato dagli errori della precedente stagione, e adesso ci offre una storia più matura e realistica. Se nell'originale la guerra veniva vista dagli occhi di civili involontariamente arruolati nell'esercito – non una situazione credibile al cento per cento... - questa volta i conflitti sono dal punto di vista di chi ha deciso di propria spontanea volontà di farne parte. Se qualcuno si pente e vorrebbe tornare sui suoi passi, è troppo tardi: nessuno li ha costretti a diventare militari, e se non vogliono più... beh, o mangiare la minestra o saltare dalla finestra. A ben pensarci, questo pone un deciso limite ai personaggi: se prima era comprensibile che si lamentassero della loro situazione, adesso non lo è più, e di conseguenza il gradimento degli spettatori rischia di scemare paurosamente al primo segnale di lagna. Non che questo impedisca ad alcuni di provarci comunque, ma tant'è.
Anche per questo, ma non solo, l'atmosfera generale è molto più pesante e nichilista, tant'è che questa è spesso definita una tra le più deprimenti serie di Gundam in generale. Capita di frequente di vedere qualche personaggio lasciarci le penne in modo inaspettato e crudele. Vedere gli ultimi episodi per credere: una vera e propria carneficina.
Ma adesso è un po' prematuro per parlare delle loro morti: concentriamoci invece su quello che fanno quando sono ancora vivi. Il cast di Zeta Gundam è piuttosto numeroso: e nonostante uno spazio generoso – cinquanta episodi – ci sono alcuni che sono meglio caratterizzati e altri meno, complice anche l'incipiente depressione di Tomino che si è sfogata su alcuni personaggi. Qualcuno si è salvato dal macello mentale dell'autore, avendo un carattere sfaccettato e coerente: penso ad esempio a Jerid, che fa passi da gigante con l'avanzare della storia, alla titana Emma Sheen, il cui rivedere delle proprie priorità ed esigenze è compiuto con cura, al veterano Bright Noah, che poco o nulla è cambiato rispetto ai tempi del primo Gundam.
Altri invece non sono stati così fortunati. Da Katz Kobayashi, che in sé riassume tutti i difetti dall'adolescenza, alla ragazza dai poteri psichici Four Murasame, che per ben due volte si è vista negare la chance di avere una buona introspezione psicologica, passando per Reccoa Londe, che dopo una metà di episodi di sanità mentale fa una drastica inversione ad u senza un motivo – o meglio, un motivo non troppo stupido e volgare, cosa che invece viene più volte indicata. Un vero peccato, perché le potenzialità c'erano tutte. Infine, un'inspiegabile categoria: quelli che non si riesce a capire quanto siano criptici e complessi e quanto frutto di una sceneggiatura confusa. Purtroppo tra questi rientra il nostro protagonista: pur essendo adolescente non si spiegano molti suoi radicali cambiamenti di atteggiamento ed umore, che a volte avvengono anche nella stessa puntata. Oppure Quattro Bajeena, l'improvvisato mentore di Kamille con numerosi scheletri nell'armadio: i suoi problemi sono dati dal passato da incubo che ha vissuto (maggiori informazioni nella prima serie) o semplicemente Tomino era indeciso su che cosa fargli fare? Sono passati più di vent'anni, eppure questi sono ancora interrogativi irrisolti.

Vorrei invece soffermarmi su uno dei temi più importanti della serie, che tutti noi prima o poi sentiamo vicini: i rapporti tra gli uomini e le donne. Naturalmente, con il precario stato psicologico di Tomino e con le sopraccitate atmosfere cupe, non aspettatevi una commedia chicklit. Avrete in abbondanza, invece, relazioni (o accenni di) che definire malate è un eufemismo, e anche se sane non sono destinate a finire bene. Per quest'ultimo punto chiedere a Jerid, a cui muoiono sotto gli occhi – più volte! - tutte le donne a cui si lega; non che Kamille, il principale autore di queste stragi, sia messo tanto meglio. Tutti e due, comunque, sono più felici di Quattro, che potrebbe scrivere un trattato sulle conseguenze più spettacolari e violente di relazioni finite male.
Care femministe del ventunesimo secolo, una cosa è certa: Z Gundam non fa per voi. Fate ciao con la manina a Bridget Jones e compagnia, perché qui non ne troverete. Anzi: le donne ci fanno una pessima figura. Volubili, succubi del primo maschio che incontrano, disposte anche a cambiare schieramento per i loro interessi, che si fanno usare e, nonostante ne siano consapevoli, ne sono felici. Davvero deprimente per una spettatrice, perché sa che persone del genere esistono anche nella realtà, checché ne dicano le sopraccitate commedie. Ma Z Gundam è deprimente in tutti i campi, non solo nella condizione della donna...

… A parte il comparto tecnico. Essendo una serie degli anni '80, non aspettatevi miracoli, ma se si chiude un occhio sull'età, ci ritroviamo con risultati niente male. Ad esempio il character design di Yoshikazu Yasuhiko, morbido e realistico allo stesso tempo; la ricostruzione curata degli ambienti e dei fondali; le musiche, solenni e sempre adatte alle scene; la regia di Tomino, almeno quella in stato di grazia. D'accordo, messe a confronto con una qualsiasi serie di oggi niente di tutto questo può vincere, ma preso a sé stante fa un'ottima figura. Quanto di meglio ci potesse essere all'epoca per quanto di meglio ci può essere negli anime mecha di tutti i tempi.

E con questo è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

Caccia al tesoro: acchiappa Shadowhunters! Indizio #6





Hey guys!! Purtroppo Malitia ha l’influenza, come saprete se seguite il gruppo su Facebook, perciò il sesto indizio della Caccia al Tesoro devo presentarlo io: ValerioEm. Mi sento davvero onorato Ma iniziamo subito..
Eccoci arrivati al penultimo indizio di questa Caccia al Tesoro che vi ha fatto impazzire un bel po’ con i suoi indizi strani e, “a volte”, difficili. Quindi eccovene un altro che non è da meno. Un bellissimo puzzle che nasconde un immagine con un bel codice da decifrare. Appena lo decifrerete dovrete inserire nella barra degli indirizzi, come sempre, la frase trovata seguita da .blogspot.com e verrete indirizzati al mini-blog che conterrà la sesta parte del secondo capitolo di “Città degli Angeli Caduti”! Purtroppo Blogger non supporta il puzzle perciò abbiamo dovuto spostarlo su una pagina web esterna, vi basterà cliccare l’immagine sotto per raggiungerla! Non mi resta che dirvi Buon divertimento (spero non darete di matto xD)





giovedì 20 ottobre 2011

Poems (25) Pianto antico


Questa settimana ho deciso di tornare sul classico. Anche se è famosa e la conoscerete tutti, ieri mi è capitato di "rincontrarla" e non ho potuto trattenere (è un incanto che si rinnova sempre) la delizia per la perfezione di questi versi. Dedicata al defunto figlioletto Dante, Pianto antico è forse la più bella lirica di Carducci, toccante, incisiva, ricca di immagini. A voi le considerazioni...


Pianto antico

L'albero a cui tendevi 
la pargoletta mano, 
il verde melograno 
da' bei vermigli fior, 

 nel muto orto solingo 
rinverdì tutto or ora 
e giugno lo ristora 
di luce e di calor. 

 Tu fior de la mia pianta 
percossa e inaridita, 
tu dell'inutil vita 
estremo unico fior, 

 sei ne la terra fredda, 
sei ne la terra negra; 
né il sol più ti rallegra 
né ti risveglia amor.


Chi è l'autore?
Giosue Carducci nasce nel 1835 a Valdicastello (Lucca) e trascorre la sua infanzia a Bolgheri, in Maremma. Dopo i moti del 1848, la famiglia si trasferisce a Firenze dove Carducci inizia lo studio degli autori classici. Frequenta in seguito la Scuola normale di Pisa dove si laurea in lettere nel 1856. Si dedica all’insegnamento e intanto pubblica le sue prime Rime. Nel 1860 viene chiamato ad insegnare letteratura italiana presso l’università di Bologna, dove trascorre la sua esistenza: scrive le opere poetiche che gli procurano subito grande fama ed esprime il suo impegno civile. Nel 1890 viene nominato senatore, nel 1906 riceve il premio Nobel per la letteratura, nel 1907 muore nella sua casa di Bologna.

Anteprima La miniaturista di Silvia Mazzola

Ho un debole per gli storici  (mi ricordano i classici) e devo ammettere che questo libro mi ha subito colpito, quindi non esito a segnalarvelo: dal 28 ottobre La miniaturista di Silvia Mazzola sarà in libreria per Fazi a 17,50 euro (per ben 400 pagine). La storia è ambientata nella Venezia settecentesca e ha per protagonista Aurora Zanon, donna di origini umili destinata a diventare la più importante miniaturista della città.

La miniaturista - Silvia Mazzola 
Venezia, 1700. La giovane artista Aurora Zanon inizia la sua ascesa, che da umile allieva la porterà a diventare la miniaturista più apprezzata della Serenissima. Oltraggiata dal proprio maestro, schiava del successo in un mondo in cui bellezza e decadenza si rincorrono implacabili, Aurora dovrà rinunciare al suo amore per il nobile Lord Marvel. Oppressa dalla vergogna e dal rimorso, inizierà a viaggiare tra le capitali d’Europa in lotta con i ricordi, ma sempre con il coraggio di vivere fino in fondo la sua condizione di donna e di artista. 




Silvia Mazzola 
nata a Milano ma inglese d’adozione, vive a Londra da oltre venti anni con il marito e le due figlie. Storica dell’arte specializzata sul XVIII secolo, è coautrice di una guida su Roma. Con Mursia ha pubblicato La lingua nel piatto, Londra e Contorni, Mangiamore, sulla cucina e sulla cultura inglese. La miniaturista è il suo primo romanzo.

mercoledì 19 ottobre 2011

Anteprima Tempest: arrivano i Time Travel

Già ci sono diversi segnali, e questo libro ne è una prova. Dopo il successo della Trilogia delle gemme di Kerstin Gier, si sta infatti pensando di importare in Italia un nuovo genere: quello dei Time travels, i viaggi nel tempo. E probabilmente la moda scoppierà davvero -nonostante i libri di Diana Gabaldon siano già pubblicati da qualche anno nel nostro paese sono ignorati dai più, e poi si sa che gli young adult si spandono a macchia d'olio- aiutata dal film tratto dal libro che sto per presentarvi:  i diritti di Tempest, dell'autrice esordiente nonché blogger statunitense Julie Cross, in uscita per Fanucci il 3 novembre a 9,90 euro, sono stati infatti acquistati dalla casa di produzione di Twilight, la Summit. A primo impatto la trama potrebbe ben prestarsi ad una serie televisiva -elemento che mi fa sorgere qualche dubbio sull'effettiva qualità di un prodotto come questo- ma il giudizio su Goodreads è ampiamente positivo (più di quattro stelle) e non avendo molti altri esempi in Italia di questo genere narrativo potremmo addirittura trovarlo originale...




Un viaggio mozzafiato in una New York surreale, tra presente e futuro, dove nulla è come sembra e le coincidenze del passato possono diventare i nodi irrisolti del presente. Manhattan, 2009. Il diciannovenne Jackson Meyer è dotato della facoltà di viaggiare nel tempo. Una mattina, due uomini fanno irruzione nella camera della sua fidanzata Holly e le sparano; Jackson assiste impotente alla scena e, in preda al panico, salta nel tempo, ma si ritrova bloccato nel 2007, senza più riuscire a tornare nel presente. Così decide di rivivere il passato per cambiarlo, in modo che Holly non sia più in pericolo. Tornando ancora più indietro negli anni, Jackson scopre importanti segreti su di sé e la sua famiglia: le persone che ritiene più vicine sono in realtà pericolosamente diverse da quello che sembrano... Ma non è tutto: Jackson effettua due viaggi in un futuro non meglio precisato, in cui una misteriosa bambina di nome Emily gli mostra una New York totalmente devastata, mentre Manhattan sembra galleggiare in una dimensione surreale e perfetta. Jackson sarà costretto a prendere decisioni sconvolgenti che potranno compromettere per sempre la sua vita e quella di chi ama profondamente... 


 Julie Cross 
è una giovane scrittrice e blogger statunitense. Ama i film di Stephen King, la saga diTwilight e tutti i libri di HarryPotter. Tempest è il suo primo romanzo, in corso di pubblicazione in Francia,Germania, Regno Unito, Portogallo, Russia e Thailandia. La casa di produzione Summit Entertainment, che ha prodotto la saga di Twilight, ha acquisito i diritti cinematografici per Tempest per un prossimo film.

Teaser Tuesdays (41)




"Teaser Tuesdays" 

  • Grab your current read
  • Open to a random page
  • Share two (2) “teaser” sentences from somewhere on that page
  • BE CAREFUL NOT TO INCLUDE SPOILERS! (make sure that what you share doesn’t give too much away! You don’t want to ruin the book for others!)
  • Share the title & author, too, so that other TT participants can add the book to their TBR Lists if they like your teasers!
Ovvero, per i non anglo-leggenti:
  • Prendi il libro che stai leggendo
  • Apri una pagina a caso
  • Copia due pezzi "teaser" da una parte di questa pagina
  • STAI ATTENTO A NON SCRIVERE SPOILERS! (assicurati di non condividere troppe cose! Non si deve rovinare il libro agli altri!)
  • Indica il titolo e l'autore, in modo che gli altri Teaser Tuesday partecipanti possano aggiungerlo alla loro lista dei desideri se il libro è piaciuto



E' arrivato oggi con non so quanti giorni di ritardo e sono costretta a dargli la precedenza rispetto a quel povero Un giorno mi troverai che avevo cominciato (esattamente come Avevano spento anche la luna e non so cos'altro... ho ricominciato a studiare e il tempo ora si dimezzerà di nuovo). Non l'ho ancora aperto ma lo conto tra i Teaser Tuesdays (l'invito a riferirmi i vostri è sempre aperto ^^). Si tratta del nuovo Gaiman, Il ragazzo dei mondi infiniti. Buona lettura! 

Firmai per la tuta da combattimento. Mi spogliai, restando in maglietta e boxer, me la gettai sulle spalle e l'attivai,  e sentii che mi avvolgeva tutto il corpo dalla testa ai piedi; poi mi concentrai sul ragazzino nuovo. Lo focalizzai bene e cominciai a camminare verso di lui...
L'Interspazio era freddo, mi dava in bocca un sapore di vaniglia e di fumo di legna. Individuai il ragazzino senza difficoltà. E andò subito tutto storto. 
(Il ragazzo dei mondi infiniti, di Neil Gaiman, pag.47)

Non potevo lasciarlo lì.
Adesso riderete di me, ma non potevo. Certo, sembrava la cosa più sensata da fare; se avessi potuto scavare una fossa o qualcosa del genere, non avrei avuto problemi a lasciare Jay nel deserto ai confini dell'IntraSpazio. Ma il suolo era di un fango rosso arrostito e durissimo, coperto da un sottile velo di sabbia.
Quindi provai a tirarlo. Non si mosse. Sapevo che pesava molto più di me, ma neanche dieci minuti prima ero riuscito ad aiutarlo a trascinarsi via dal bordo del baratro, probabilmente spendendo ogni grammo di adrenalina che avevo in corpo, comprendevo ora.
(Il ragazzo dei mondi infiniti, di Neil Gaiman, pag.98)

Jane Eyre: guida all'acquisto

Jane Eyre è un classico, Charlotte Bronte è morta da diversi anni e i diritti d'autore sono ormai decaduti. Motivo per cui è facile trovarlo su alcuni siti senza che ciò sia illegale, e motivo per cui (così come i classici in genere) può essere venduto a pochi euro, proprio come ha fatto La Repubblica pubblicando settimanalmente grandi romanzi di autori già passati a miglior vita da almeno un secolo. Il motivo è lo stesso per cui anche la Newton Compton può permettersi di pubblicarli a soli 6.00 euro (e certe volte a 4,90 euro), dando fondo in questo periodo ai titoli più disparati, spesso anche misconosciuti in Italia (I Borgia di Dumas, per esempio, di cui abbiamo parlato qui, era stato finora pubblicato esclusivamente da Sellerio) o tutte le pubblicazioni, comprese quelle minori, di studiosi come Freud o Darwin.
Sono disponibili diverse edizioni in commercio, alcune economiche, altre che sono più costose, altre che sono meno maneggevoli o che hanno una mediocre traduzione. Una validissima soluzione sono però i mercatini dell'usato, dove è possibile comprare questi libri anche ad un paio di euro. Una collana "da edicola", per esempio, che ha un tale prezzo è quella della Biblioteca Romantica edita da Fabbri, fornita di copertine eleganti e un comodo laccetto segnalibro. Controllate però che i caratteri non siano eccessivamente piccoli se questo vi crea problemi (non so dirvi per Jane Eyre, ma la mia edizione di Ritratto di signora è scritta in modo minuscolo).
Le edizioni Newton Compton sono le più quotate per il prezzo molto basso (come abbiamo detto 6,00 euro o anche meno), ma di solito le traduzioni non sono ottime, la carta è molto spessa e il formato è più rettangolare (in lunghezza) e stretto del normale. Esiste una collana della Newton chiamata "I GRANDI DELL'800" che risale al 2004 ed è ormai fuori catalogo, ma anche questa potreste ancora trovarla a pochissimi euro. La vedete a fianco (è l'edizione che ho io, tra l'altro) ed è caratterizzata da copertina bianca e quadro in alto al centro. Al contrario della nuova collana di questa casa editrice (che si chiama "grandi tascabili economici") ha inoltre la copertina rigida e la sovraccoperta.
Le edizioni che trovate facilmente in libreria, oltre alla Newton, sono poi varie. Le migliori, a mio avviso, sono quelle BUR (8,90 euro), Mondadori (10,00 euro con l'introduzione di William M. Thackeray, autore de La fiera della vanità a cui, come ricorderà chi ha partecipato al quiz su Jane Eyre, Charlotte Bronte dedicò il suo romanzo - la Mondadori si avvale sempre di ottime prefazioni) ed Einaudi (particolarmente costosa, 14.00 euro). Anche la Garzanti fa ottime edizioni per la collana "i grandi libri" e ha ripubblicato Jane Eyre con una nuova copertina. In particolare queste edizioni sono più resistenti delle precedenti, ma anche un po' meno maneggevoli. Non so invece darvi informazioni sulle Rusconi, oltre al prezzo contenuto (9,00 euro). Una novità nel campo dei classici è la Dalai -che per Jane Eyre ha scelto una copertina davvero asettica e priva di attinenze con il romanzo- e che non vi consiglio per la quantità di refusi ed errori grammaticali. Ultima, infine, è l'edizione Giunti, che, devo ammettere, vince sul rapporto qualità-prezzo (7,00 euro, buona traduzione, introduzione della scrittrice americana Joyce Carol Oates).


Jane Eyre. Ediz. integrale Jane Eyre Jane Eyre Jane Eyre Jane Eyre  Jane Eyre  Jane Eyre  Jane Eyre

Beauty Contest: presentazione dei partecipanti

Avrei voluto che le partecipazioni fossero un po' di più ma pazienza, ci saranno maggiori possibilità per i nostri otto candidati! Parte finalmente il Beauty contest, il contest dedicato alla trilogia Beauty di Scott Westerfeld, in uscita per Mondadori il 25 ottobre. In palio c'è una copia del libro, del valore di 22.00 euro, ed altro non è stato chiesto ai partecipanti che di esprimere il loro concetto di bellezza attraverso un testo o un'immagine. Le interpretazioni sono state diverse e i risultati interessanti. Qual è il vostro compito? Esaminate attentamente i candidati e poi esprimete un solo voto (onde evitare voti anonimi, che non saranno conteggiati, scrivete il commento a questo post con la preferenza utilizzando l'account con cui siete follower). Saranno due (e non più tre) ad andare in finale, mentre il vincitore verrà decretato dalla nostra giuria. Avete una settimana per votare il più meritevole... questa volta chi vince lo decidete voi!

 1. Daniela ha realizzato sia un testo che un'immagine:


La bellezza ha sempre un effetto potente sull’animo umano, quasi un messaggio d’altri tempi e altri spazi per ricordare orizzonti lontani, mete da conquistare o da inseguire. Essa è qualcosa che ci colpisce dritti al cuore, qualcosa che non riusciamo a fare a meno di guardare, qualcosa che riesce a provocarti una reazione interiore diversa da tutte le altre, che ti salta all'occhio nonostante non sia, appunto, perfetta, e ti incanta. Quando ti innamori di una persona, ti innamori del modo in cui si muove, del modo in cui parla, di come si comporta. Magari quello che tutti giudicano brutto, un suo piccolo difetto, per noi sembra la cosa più bella del mondo. Eppure non è perfezione, e non è neanche vera bellezza. È per questo che la bellezza non risiede nell’estetica bensì è un riflesso della nostra anima.

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2. Mik_94 ci ha motivato il suo lavoro così: siccome ho da poco studiato Il canto di Bacco e Arianna di Lorenzo il Magnifico, ho scelto di accompagnare il mio lavoro con una frase tratta da questa ballata: un intenso invito al Carpe diem e un'amara riflessione sulla caducità della giovinezza e della bellezza fisica. L'immagine,invece, è presa dalla copertina del film Profumo,ma l'ho modificata ,adattandola maggiormente al contesto ;) 


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3.Mar!a ci scrive: Mando un'immagine che mi ha da subito ammaliata: la trovo meravigliosa. E' poetica, di grande impatto visivo. I colori sono opachi, freddi, ma tutto è reso più intenso dai capelli lunghi e ondulati della ragazza, che spiccano come una macchia disordinata contro il cielo uggioso. Il suo vestito in più, molto dettagliato, è semplice ma elegante e sontuoso al tempo stesso. Le braccia spalancate nel vuoto, rendono la fanciulla regina delle maree e delle tempeste. I suoi palmi tesi sono la forza generatrice della natura.

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4.Sharon è senza parole davanti alla Venere di Botticelli, ma d'altronde il suo disegno della famosa opera d'arte non ha proprio bisogno di commenti!


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5.Arimi ha invece mandato un testo: 

Cos'è la bellezza??
Può essere tutto o niente.
Sempre più spesso è sinonimo di perfezione fisica...
Potremmo in futuro progettare figli perfetti esteticamente!! Che conquista o che sconfitta!!
Dove andranno a finire tutte quelle piccole imperfezioni che fanno di ognuno un essere unico e irripetibile, questa è la bellezza!!
La nostra diversità!!
Sia essa dovuta al colore della pelle, alla forma degli occhi, ma anche al modo di pensare, di agire, il mondo è bello perchè è vario, come dice un antico proverbio.
Pensando alla bellezza mi viene in mente una famosa canzone, le cui parole vorrei condividere con Voi:
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare...
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
il bene di una donna che ama solo te...
La luce di un mattino
l'abbraccio di un amico
il viso di un bambino.
Secondo me queste parole esprimono pienamente il concetto di bellezza!!




6.Vittoria non è da meno!

Se chiudo gli occhi e penso alla bellezza mille immagini mi attraversano il cervello: occhi verdi e neri, volti perfetti, tramonti celestiali, albe viola e rosse, fiori di ciliegio in boccio, montagne che si stagliano infinite nel cielo o oceani che baciano l’orizzonte. La bellezza non è un concetto, e neanche un’idea o una qualità: è un filo invisibile che collega le persone alla natura e la natura alle persone, portando l’armonia dall’uno all’altra. È quell’armonia che ci mozza il fiato d’improvviso, togliendoci le parole, facendoci annegare in ciò che abbiamo davanti, che sia una persona, un albero, un fiore o un paesaggio mozzafiato non è importante: non è necessario cercare di definire la bellezza, di restringerla dentro parole che mai descriveranno ciò che sente il cuore e che farebbero solo diventare banale ciò che è unico per ognuno di noi. Forse è meglio restare inconsapevoli di ciò che è bello, come quando diamo per scontato ciò che abbiamo sotto il naso gli tutti i giorni. Almeno così non siamo tentati di cambiare ciò che è già bello in una perfezione finta di plastica che non esisterà mai.

7.Azzurra ci ha mandato questa bellissima rosa con questa piccola motivazione: lo so, è un pò scontato come soggetto ma comunqe arriva diretto al punto e racchiude parecchie cose. La natura, bella e alcune volte terribile, la caducità del petalo. Il controllo della mano umana. Tutte forme di bellezza a mio parere. ;)


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8.Elena, infine, ci dà modo di presentarvi l'ultimo testo:

Se le avessero detto che avrebbe funzionato il metodo 'guarda il tuo riflesso e ripetiti all'infinito che sei bella e forse inizierai a crederci' forse ci avrebbe fatto un pensierino e avrebbe messo in pratica quel metodo. La bellezza reale per lei veniva espressa da qualsiasi cosa in modo diverso non costante nel tempo e ognuno, ogni persona la percepiva in modo diverso. Ma se cambiava da persona a persona, la bellezza cambiava anche nel tempo...nei secoli il concetto di bellezza doveva per forza essere mutato come erano mutate usanze e costumi e nel frattempo come era cambiata la mentalità delle persone. La bellezza era come una di quelle leggi che ti fanno imparare a memoria a scuola e dette da scienziati di cui a mala pena ricordi il nome. L'unica differenza era che la bellezza non poteva essere espressa in una legge vera e propria e per questo nessuno la poteva realmente capire. Le leggi della fisica forse erano addirittura più facili da comprendere rispetto al concetto di bellezza. Lavoisier diceva: nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, nulla di più vero.

Ricordo che le votazioni sono aperte fino alla mezzanotte del 26 ottobre. Fate sentire la vostra voce!

martedì 18 ottobre 2011

Caccia al tesoro: acchiappa Shadowhunters! Indizio #5

Avevamo deciso di aggiungere una cosa a questo quinto indizio ma mi sono resa conto che forse sarebbe risultato troppo difficilotto. E allora lo vedrete nel prossimo (il sesto) a cosa avevamo pensato, mentre per questo indizio (siamo quasi alla fine!) lasciamo un rebus. Come per tutti gli altri indizi vi renderete conto che è molto più semplice di quanto crediate, basta solo pensare un po'! Cosa è un rebus? E' un gioco di enigmistica che consiste nel ricostruire una frase tramite l'interpretazione di disegni e l'ausilio di alcune lettere. Facendo un esempio banale, per comporre il nome "Rosalba" potremmo utilizzare il disegno di una rosa e quella di un'alba. Il rebus qua sotto funziona secondo lo stesso principio, ma al nome delle cose rappresentate nell'immagine dovrete far precedere la lettera indicata. So già che avrete difficoltà in una figura, ma guardatela bene e riuscirete e collegarla con le altre parole. Ringrazio immensamente Azzurra che ha realizzato il disegno e si è prestata senza battere ciglio nonostante le mie strambe indicazioni (rese fittizie tra l'altro dall'intento di non farle capire quale fosse la soluzione xD). Appena trovate la frase che ritenete opportuna, scrivetela nella barra degli indirizzi facendola seguire da .blogspot.com e verrete rinviati al mini-blog con il quinto brano del secondo capitolo di Shadowhnters. Buon divertimento! ^^



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