venerdì 28 gennaio 2011

Prima puntata!!! Nuova rubrica dedicata ai manga

Buonasera! Sono stata così... assopita in questi giorni, che, pur ricordando di dover pubblicare la nuova rubrica che sta per essere inaugurata in questo post, non ho pensato né ad un nome , né ad un banner! Ragion per cui lascio entrambi momentaneamente sospesi e in fase di elaborazione; come noterete, mi sono avvalsa della collaborazione di due persone, visto che portare avanti un blog è faticoso quando alcuni periodi dell'anno sono più delicati di altri. Il primo è Ermes, che avete già conosciuto nella rubrica Teaser Tuesdays di questa settimana, in quella Poems e anche nella recensione sull'ultimo libro della Litizzetto. Ricorrerò a lui ogni qual volta avrò bisogno di qualcuno che posti le rubriche/recensioni al posto mio. Sapevo che non mi avrebbe deluso, ed infatti sono molto soddisfatta del lavoro che ha svolto finora, soprattutto per la puntata di Poems. *Ermes sviene leggendo cotanto complimento*... Non si aspetta mai che gliene faccia, lo critico sempre piuttosto aspramente! 
Altrettanto soddisfatta sono della prima puntata di questa bella rubrica, che apre Dusty pages in Wonderland al mondo dei manga. La ragazza che ho scelto come collaboratrice si chiama Surymae Rossweisse, di cui ammiro molto l'arguzia delle recensioni così come la capacità di non annoiare mai. Ma bando alle ciance e passo la parola a lei...


Scritto da Surymae Rossweisse.


Salve a tutti, gente! Io sono Surymae, e da oggi scriverò ogni venerdì quaggiù una rubrica su anime e manga, alcune delle mie più grandi passioni. Spero che ci terremo reciprocamente compagnia a lungo.

Vorrei inaugurare la rubrica parlando di un manga molto, ma molto ruffiano. E' stato infatti pubblicato dal 2003 al 2006 sulla più nota rivista di manga per ragazzi del Giappone, Shonen Jump, e da lì ha avuto un grande successo internazionale. Probabilmente le cause del successo sono da imputarsi anche al bel look dei protagonisti maschili, che sembrano fatti apposta perchè chiunque possa scegliere il proprio preferito, o dalla serie animata ricca di musiche all'ultimo grido, fotografie accattivanti e una sceneggiatura che screma le parti troppo verbose dell'originale. Chissà.
Ma attenzione: questa non è una serie qualunque. E' un manga audace, nonostante tutto, con una trama ispirata che non sono le solite “X vuole diventare il migliore della sua categoria” o “I personaggi si picchiano senza ragione, ma almeno ci sono un sacco di donzelle formose”, che ultimamente vanno tanto di moda. No. Questo manga è complesso, articolato, con dei personaggi che oltre a essere carini esteticamente hanno una personalità sfaccettata; e, ultimo ma non ultimo, la sopraccitata trama suscita anche riflessioni etiche mica da ridere. Avete capito di cosa sto parlando? Ebbene sì: inauguriamo la rubrica con “Death Note” di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata.

Dopo tanti salamelecchi, vorrete sentire nel dettaglio questa benedetta trama, ed è giusto. Light Yagami è un ragazzo delle superiori, all'apparenza perfettamente normale: ha un ottimo profitto, vive in una famiglia comune (padre poliziotto, madre casalinga, sorella minore un po' rompiscatole), e piace pure parecchio alle ragazze. Ma egli non riesce a godere di ciò: “Il mondo fa schifo!”, proclama, e di certo non gli si può dare torto. Crimini e corruzioni sono ovunque, un vero dolore per uno con un così spiccato senso della giustizia come lui. In una giornata da scuola come tante, però, la svolta: dal cielo sembra cadere un quaderno. Light si china a raccoglierlo: ha la copertina nera, recante la scritta “Death Note”. Quaderno della Morte.
Il nostro, stupito, apre l'oggetto, ma le sorprese non sono ancora finite. Sul retro infatti ci sono delle istruzioni, scritte in inglese, dal significato quanto curioso quanto inequivocabile: scrivendo il nome di una persona sul quaderno, questa entro quaranta secondi morirà. Light, ovviamente, pensa ad uno scherzo, ma il suo senso di giustizia e la sua curiosità hanno presto il sopravvento.
Prova il Death Note su due criminali, e... funziona. Le persone muoiono. All'inizio Light è distrutto, schiacciato dal senso di colpa. Ma dopo poco tempo, un'idea gli balena in testa: perchè non usare il quaderno come strumento per realizzare il suo grande sogno, un mondo giusto senza persone cattive? E perchè non scegliere lui, Light Yagami, come colui che promuoverà questa rivoluzione? E già che ci siamo, perchè non ergersi addirittura a dio del nuovo mondo? L'idea piace non poco a Ryuk, il dio della morte (shinigami in giapponese) precedente proprietario del quaderno: di certo adesso non si annoierà più come prima. Infatti nei giorni seguenti un gran numero di criminali comincia a morire per arresto cardiaco: la causa standard di morte del Death Note. La cosa non sfugge all'opinione pubblica, che capisce di trovarsi di fronte ad un serial killer e immediatamente si divide in due fazioni: quella a favore di Kira (così viene chiamato l'assassino dai media) e quella inorridita dalle sue gesta. In quest'ultimo gruppo spicca l'Interpol, che allertata dal caso decide di sguinzagliare contro il nostro Light/Kira il più grande detective esistente, il misterioso L. Quest'ultimo non lascia tempo al tempo e sfida platealmente il killer, dando così inizio ad una battaglia ideologica e soprattutto psicologica tra i due. Riuscirà Light a realizzare il suo insano sogno? O la giustizia, come ama dire L, prevarrà?   

Come emerge da questa trama, la forza di Death Note si può riassumere in tre punti: l'intreccio, l'introspezione psicologica e i dilemmi etici dell'opera. Il primo non sempre è perfetto, visto che a volte la sceneggiatrice Tsugumi Ohba casca in alcune ingenuità o qualche deus ex machina di troppo. Non voglio fare spoiler, ma se qualcuno è a capo di un determinato settore ci sarà un motivo. E allora, perchè questi qualcuno si fanno perennemente fregare da un ragazzino che puzza ancora di latte? Mistero. Tuttavia, in generale è buono, riuscendo a risultare avvincente come tutti i buoni thriller e allo stesso tempo a coniugare momenti più riflessivi e parti narrate piuttosto lunghe.
Il secondo punto di forza è l'introspezione psicologica. Come già accennato, i personaggi sono tridimensionali, sfaccettati, con dei pregi, difetti, dubbi come tutti noi. E questo non vale solo per i due protagonisti, ma anche e soprattutto per i personaggi secondari. Come dimenticarsi, ad esempio, dei dilemmi di Soichiro Yagami, padre di Light, lacerato dal sospetto che il suo amato figlio sia Kira? Oppure come dimenticarsi della devozione malsana per Light da parte di Misa Amane, idol dal passato drammatico che, nonostante Kira la usi sfacciatamente per i suoi fini, per amor suo sacrificherà più volte la propria vita?
E per quanto riguarda Light? La sua introspezione psicologica è, possibilmente, ancora più curata delle altre. Essa non passa infatti soltanto per il canale narrativo ma anche per quello grafico. La sua graduale perdita di salute mentale viene infatti testimoniata da come viene disegnato da Takeshi Obata – a parere di chi scrive, non a caso questa è la sua ultima grande opera. Nei primi capitoli Light è ritratto con linee morbide e occhi grandi, come quelli di un bambino, che simboleggiano la sua innocenza. Nel corso dell'opera, però, i tratti del ragazzo si fanno più spigolosi, scavati; e gli occhioni diventano piccoli, illuminati da un bagliore cattivo. Qualcuno potrebbe obiettare che è semplicemente il tratto di Obata che si è affinato, come sempre accade nei manga, ma questa sembra una scelta ben precisa e che si sposa perfettamente con la metamorfosi del personaggio.

Infine, il terzo punto, ultimo ma non ultimo. Con una trama del genere, porsi delle domande è inevitabile. La prima è ovviamente se il fine giustifica i mezzi: il metodo di Kira è la strada giusta per far redimere i criminali? E se è la strada giusta, chi la applicherà non risulterà ancora più deplorevole dei criminali stessi? Ciò non causerà una reazione a catena di morti nel tentativo di creare un mondo migliore? Ed infine, sarebbe veramente un mondo migliore? Ogni singolo personaggio ha le sue risposte a riguardo, ma quello che veramente importa è cosa ne pensiamo noi, i lettori. A noi la scelta da che parte stare, o addirittura se stare da una parte.

Ci lasciamo con questi simpatici, per niente angoscianti, e facili da risolvere interrogativi. Alla prossima settimana, allora, sperando di parlare di qualcosa di più allegro!

7 commenti:

  1. Mi piace moltissimo questa rubrica :D E poi, lo ammetto, adoro Death Note ;)

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  2. Che recensione meravigliosa *-*
    e grandiosa rubrica XD

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  3. mmmh non ho mai letto un manga fino ad ora (mamma mia che figuraccia) comunque questo mi ha incuriosito non poco...ahahha bene ci voleva che cominciassi a indebitarmi per comprare oltre i libri pure i manga!!!! vedrò dove potermelo procurare questo

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  4. Ciao, sono Surymae. Grazie mille per i complimenti alla recensione, alla prossima settimana! :)

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  5. Ciao, io ho guardato tempo fa l'anime in streaming in giapponese sottotitolato in italiano ed è davvero stupendo. Nel complesso è uno degli anime più belli che abbia mai visto.
    Ottima scelta nell'iniziare la rubrica con questo piccolo capolavoro di originalità.

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  6. Ottima iniziativa... leggo alcuni manga, leggerò anche voi!!! Complimenti

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