lunedì 31 gennaio 2011

Recensione Il dilemma dell'onnivoro




(Trovi tutte le informazioni sul libro qui)

La prima volta che mangiai una confezione di patatine del McDonald's mi sentii male. Non ero solita frequentare i fast-food e passò qualche tempo prima che mi abituassi a questo tipo di cibo senza subirne le conseguenze. Ma come rinunciare a quelle dorate patatine, alla morbidezza del pane e alla dolcezza della carne del Big Mac?
Stava per avviarsi un lungo processo di dipendenza che scommetto riguardi anche molti di voi. Sappiamo tutti che non è cibo salutare, eppure lo ingurgitiamo ugualmente.
Con Il dilemma dell'onnivoro, Pollan cerca di illustrarci come i fast-foods, veri e propri demoni della società americana, siano gli ingranaggi di una mostruosa macchina alimentare davvero poco preoccupata della nostra salute.


C'è una premessa da fare: Micheal Pollan è americano. Ogni esperienza cui si fa riferimento nel libro è avvenuta in America, la sua concezione del cibo è prettamente americana, gli impianti, le grandi aziende e i supermercati di cui si parla hanno tutte in comune la bandiera a stelle e strisce. Fatta eccezione per McDonald's, noi italiani non abbiamo importato nemmeno una di queste cooperative. E' dunque normale che durante la lettura ci si senta un po' smarriti davanti ad alcuni nomi sconosciuti, anche se non è altrettanto normale rendersi conto che Pollan si stupisca dell'esistenze di fattorie vere. Fattorie piene di galline che scorrazzano per l'aia, o prodotti di prima mano quali frutta e verdura venduti senza l'ausilio dei pesticidi. Pollan constata quasi con gioia che il pollo cresciuto in un ambiente naturale ha un sapore migliore di quello che troviamo al supermercato. Il fatto che rimanga perplessa di fronte a queste "scoperte" mi induce a sperare che, tutto sommato, non conduca un'alimentazione così sbagliata, visto che nella mia città i prodotti freschi si trovano molto facilmente e per me è un'ovvietà quella che Pollan fa passare per una cosa straordinaria.


Chiusa questa breve parentesi, possiamo parlare più approfonditamente del libro.
Il volume è una versione young-adult del libro omonimo già pubblicato in Italia da Adelphi. Questa versione per ragazzi però sembra essere stata resa tale da alcune precisazioni nel corso della narrazione francamente ridicole: quale "giovane adulto" non conosce i significati di termini come "scuoiare" e "foraggio", che Pollan ritiene necessario esplicare?


Troviamo il libro diviso in quattro sezioni: Il pasto industriale, Il pasto biologico industriale, Il pasto sostenibile locale e Il pasto fai-da-te.


Nella prima Pollan denuncia con veemenza gli impianti alimentari cui fa visita per tentare di venire a contatto con questa realtà. Partendo dall'agricoltura, scopre che tutte le coltivazioni presenti in America e che in teoria dovrebbero godere della biodiversità, sono in realtà ridotte ad un solo alimento: il mais.
Il mais è onnipresente, è cattivo, si infila dovunque: nelle nostre bibite, nella carne, persino nelle riviste patinate. Il mais viene forzatamente somministrato ai bovini da allevamento, che dovrebbero invece essere alimentati ad erba, con gravi danni sulla loro e sulla nostra salute. Ma questo non è l'unico strappo alla regola: l'elenco degli "ingredienti" che compongono l'alimentazioni degli animali destinati a finirci nello stomaco è raccapricciante (ma lascio a voi il piacere di scoprire quali siano).


La seconda parte è anche essa una denuncia nei confronti del cibo definito "biologico", venduto da aziende che usufruiscono ugualmente del reo mais (leggiamo per esempio: "la normativa ufficiale sul cibo biologico consente alle aziende di produrre sciroppo di mais biologico ad alto contenuto di fruttosio - parole che non avrei mai immaginato di vedere insieme") e che consentono paradossalmente l'esistenza di cibi preconfezionati... biologici!


La terza parte è quella clou, l'esperienza a quanto sembra più meravigliosa e totalizzante che Pollan abbia mai vissuto: una settimana di lavoro in una fattoria. Pollan apprende qui tutto ciò che c'è da sapere su agricoltura e allevamenti veramente naturali e supportati dall'ausilio di pochissime macchine. Descrivendo persino i metodi di uccisione delle bestie, l'autore intende puntualizzare quanto questi siano umani e rendano la morte il più veloce e indolore possibile.


Nell'ultima sezione, infine, Pollan condivide con noi le gioie e i dolori della caccia e della raccolta dei funghi. 


Possiamo definire davvero lodevole lo sforzo di Pollan di perseguire in modo minuzioso l' obiettivo con cui ha cominciato a scrivere il libro: risolvere il dilemma dell'onnivoro, ovvero il dubbio, -originariamente da leggersi in chiave evoluzionistica, ma adesso tornato impellente a causa della pluralità dei cibi spazzatura di cui facciamo uso- su cosa si debba o non si debba mangiare.
Pollan intende svelare gli altarini, convertire la gente ad una scelta più consapevole di ciò che si porta in tavola. 
Facendo questo, lancia un messaggio anche a proposito delle abitudini alimentari americane: un'azione che per noi è normale -riunirsi a tavola la sera per mangiare assieme e discutere in famiglia- rappresenta invece in America più che altro un'eccezione alla regola. Per questo il libro risulta molto lontano dalla nostra mentalità, anche se indubbiamente utile, soprattutto nella prima parte.


Un'altra cosa che mi ha dato sinceramente fastidio è stata la pretesa dell'autore di decretare se un animale sia felice o meno. La parola felicità viene utilizzata un numero smoderato di volte, e sempre riferito agli animali. Quelli del pasto industriale sono infelici, quelli del pasto sostenibile locale sono felici (persino quando muoiono!). Possiamo dire che essi vivano in condizioni migliori, che siano più liberi di muoversi secondo natura, ma non possiamo dire che siano felici. E' un concetto fondamentalmente errato e per niente oggettivo.


Detto questo, il libro non mi ha procurato un particolare senso di rabbia/dispiacere/disgusto. Sarò una persona malignamente indifferente, ma non è sorto in me nessun desiderio di diventare vegetariana e/o cambiare il mondo. A meno che non si tratti di rendere consapevole gli amici che quelle crocchette di pollo che stanno gustando al Mc contengono una sostanza talmente tossica che, se ingerita in quantità da 5 gr, li ucciderebbe. Per poi togliergliele dalle mani e mangiarle io, ovvio.


Voto:

domenica 30 gennaio 2011

Anteprima Red di Kerstin Gier


In uscita dal 17 febbraio per Corbaccio editore:





Red - Kerstin Gier
Gwendolyn Sheperd è un'adolescente dei nostri giorni. Ha sedici anni e abita in una grande casa nel cuore di Londra con madre, zia, prozia, nonna, sorella, fratello e cugina. La sua è una famiglia un po' speciale, perché si tramanda un gene che permette di viaggiare nel tempo. Come se non bastasse, Gwendolyn ha pure la dote personalissima di vedere - e parlare - con gli spiriti dei morti Il primo a rendersi conto della straordinaria caratteristica ereditaria della famiglia era stato il conte di Saint Germain, un antenato vissuto nel XVIII secolo che, dopo approfonditi studi sull'argomento, aveva creato la società dei "Guardiani" votati alla custodia del segreto e del "cronografo", strumento fondamentale che permette ai viaggiatori di muoversi senza troppi rischi in altre epoche. 12 sono i viaggiatori nel tempo, aveva scoperto il conte, nati in diversi periodi storici e legati ciascuno a una pietra preziosa e a una nota musicale. L'obiettivo era di raccogliere una goccia di sangue di ciascuno di essi nel cronografo, per chiudere il cerchio e svelare così il segreto dei segreti, un mistero di cui solo lui è a conoscenza. Forse la pietra filosofale? Forse l'immortalità? Ma in che modo Gwendolyn è coinvolta, qual è il suo ruolo all'interno dei guardiani? E che cosa ha a che fare con lei l'affascinante ma freddo Gideon? E la cugina Charlotte sembra improvvisamente avercela con lei? In un susseguirsi di colpi di scena e di sorprese, di avventure e di smarrimenti, la nostra eroina scoprirà .molte cose di sé, della sua famiglia e del mistero che avvolge i guardiani del tempo. Ma molte cose restano ancora da scoprire.



Mi sentii strattonare in aria all'improvviso. Avevo lo stomaco sottosopra. La strada si trasformò in un fiume grigio davanti ai miei occhi. Quando tornai a vedere chiaramente, scorsi un'auto d'epoca che girava l'angolo mentre io ero inginocchiata sul marciapiede e tremavo di paura. C'era qualcosa che non andava nella via. Era diversa dal solito.
Il presentimento che mi aveva assalito si andava trasformando lentamente ma irrevocabilmente in un'agghiacciante certezza. Sapevo perfettamente che cosa era successo. Lo sapevo e basta. E sapevo anche che doveva esserci stato un errore. Ero finita in un'altra epoca. Non era successo a Charlotte. Era successo a me. Qualcuno doveva aver commesso un errore madornale.





Kerstin Gier
Kerstin Gier è nata nel 1966 e vive con marito e figlio vicino a Bergisch Gladbach, in Westfalia. Alla sua attività di insegnante ha affiancato dal 1995 quella di scrittrice. I suoi romanzi, come Männer und andere Katastrophen, da cui è stato tratto un film, Für jede Lösung ein Problem e Die Mütter-Mafia sono rimasti per mesi in vetta alle classifiche tedesche dei libri più venduti, ma è con Red che Kerstin Gier ha raggiunto il successo mondiale. Un successo da 600.000 copie e diritti venduti in 15 Paesi.

sabato 29 gennaio 2011

Anteprima Innamorata di un angelo

In uscita dal 10 febbraio presso Newton Compton  Innamorata di un angelo, il nuovo libro di Federica Bosco già autrice di numerosi romanzi rosa.

«Una mattina ti svegli e sei un’adolescente. Così, senza un avvertimento, dall’oggi al domani, ti svegli nel corpo di una sconosciuta che si vede in sovrappeso, odia tutti, si veste solo di nero e ha pensieri suicidi l’84% del tempo. E io non facevo eccezione». Questa è Mia, sedici anni, ribelle, ironica, determinata, sempre pronta ad affrontare con tenacia le incertezze della sua età: scuola, compagni, genitori separati, e un rapporto burrascoso con la madre single che la adora, ma è una vera frana in fatto di uomini. Mia insegue da sempre un grande e irrinunciabile sogno: entrare alla Royal Ballet School di Londra, la scuola di danza più prestigiosa al mondo, dove le selezioni sono durissime e il costo della retta è troppo alto per una madre sola. A complicare la sua vita c’è l’amore intenso e segreto per Patrick, il fratello della sua migliore amica, un ragazzo così incantevole e unico da sembrare un angelo, che però la considera una sorella minore. La passione per la danza e quella per Patrick sono talmente forti e indissolubili che Mia non sarebbe mai in grado di rinunciare a una delle due. Fino a quando il destino, inevitabile e sfrontato, la metterà davanti a una delle più dolorose e difficili scelte della sua vita. 


Federica Bosco racconta, con travolgente e sottile ironia, una straordinaria, delicata e commovente favola moderna, intrecciando, con lo stile che la distingue, il reale al sorprendente e all’inaspettato.




Federica Bosco
è scrittrice e sceneggiatrice.
Con la Newton Compton ha pubblicato
 Mi piaci da morire, L’amore non fa per me, L’amore mi perseguita (la trilogia delle avventure sentimentali di Monica), Cercasi amore disperatamente e S.O.S. amore(finalista al Premio Selezione Bancarella): tutti hanno avuto un grande successo di pubblico e di critica, in Italia e all’estero. È anche autrice di due “manuali di sopravvivenza” per giovani donne:101 modi per riconoscere il tuo principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi) e 101 modi per dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro. Potete leggere di lei sul suo seguitissimo blog all’indirizzowww.federicabosco.com.

On my wislist (7)

Hosted by Book Chick City


Questo mese funesto sta per finire, anche se probabilmente sarò impegnata per almeno un'altra settimana... Spero di riprendere presto il ritmo pieno col blog, a cominciare dalle povere rubriche che restano sempre dimenticate come se fossero il fanalino di coda del blog... *Tono altamente melodrammatico*. Ordunque, cominciamo dalla On my wishlist! 
Come sempre faccio una netta separazione tra classici e libri contemporanei. Il blog, per chi non avesse letto il trafiletto della colonna di destra, nasce infatti anche per parlare di questi. Mi dispiace non averne molto l'occasione visto che è il mio genere preferito, ma è alcune esigenze legate alla... possiamo dire "sopravvivenza" del blog? mi spingono a dover dare più spazio alle novità editoriali, alle recensioni, e ad altre piccole cose che più o meno forzatamente riguardano un genere diverso. Comunque troverò un modo per dedicare più tempo anche all'aspetto che mi preme di più del blog! 
Dunque, dicevamo i classici. Questo mese ho scelto Memorie di una ragazza perbene (recentemente commentato dal Ghetto, tra l'altro). Sarà possibile inserire Simone de Beauvoir tra i classici? Cos'è che fa di un classico un classico? La quantità di tempo trascorsa dalla morte dell'autore? Ma no, non può essere solo questo. Io considero un classico anche Il nome della rosa, ed Eco è vivo e vegeto. Eppure Il nome della rosa è un libro immortale. Allora lo è anche Simone de Beauvoir. *Sillogismo time*.
Secondo libro, tra i contemporanei, ho scelto Daniel Pennac! Mai letto un libro di quest'autore, purtroppo -nemmeno il tanto famigerato Come un romanzo- e La fata carabina mi incuriosisce particolarmente...
Terzo libro, sempre tra i contemporanei, è L'eleganza del riccio, che credo conosciate tutti! Avevo cominciato a leggerlo al pc ma i primi capitoli non mi avevano entusiasmato più di tanto. Tuttavia mi hanno detto che dopo migliora, quindi...


Tra i classici:

Memorie d'una ragazza perbene
Memorie d'una ragazza perbene - Simone de Beauvoir
Infanzia e adolescenza costituiscono la trama quasi romanzesca di Memorie d'una ragazza perbene, prima parte dell'autobiografia di Simone de Beauvoir.
Le tappe obbligate d'una educazione sentimentale, l'inevitabile scontro con la famiglia e l'ambiente sociale dell'alta borghesia francese conservatrice e bigotta, i meschini pregiudizi d'un mondo in declino insieme con i primi dubbi, i contrasti sentimentali, le tensioni, accompagnano il lungo viaggio verso la conquista di sé, fino agli anni dell'università e l'incontro con alcune tra le piú note figure della cultura francese, da Simone Weil a Raymond Aron, da Merleau-Ponty a Roger Vailland e Jean-Paul Sartre.





Tra i contemporanei:

La fata carabina - Daniel Pennac
Una vecchietta tremolante impugna improvvisamente una P38 e fa secco un giovane commissario di polizia che le si era avvicinato per aiutarla ad attraversare la strada. E' proprio intorno ai vecchietti, vittime e assassini, che gira questo romanzo di Pennac. Cosa sta succedendo nel mercato della droga parigino? Come mai gli anziani abitanti del quartiere Belleville sono diventati tossicodipendenti? E perché vengono anche uccisi con sistemi brutali? A queste domande rispondera Benjamin, il protagonista, ritenuto, come al solito, in un primo momento il principale indiziato.



L' eleganza del riccio
L'eleganza del riccio - Muriel Barbery
Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. 
Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l'esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre. 
Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto. 
L'eleganza del riccio, una raffinata commedia francese, è stato il caso letterario del 2007 in Francia: ha venduto centinaia di migliaia di copie grazie a un impressionante passaparola e ha vinto il Premio dei Librai assegnato alle librerie.


venerdì 28 gennaio 2011

Prima puntata!!! Nuova rubrica dedicata ai manga

Buonasera! Sono stata così... assopita in questi giorni, che, pur ricordando di dover pubblicare la nuova rubrica che sta per essere inaugurata in questo post, non ho pensato né ad un nome , né ad un banner! Ragion per cui lascio entrambi momentaneamente sospesi e in fase di elaborazione; come noterete, mi sono avvalsa della collaborazione di due persone, visto che portare avanti un blog è faticoso quando alcuni periodi dell'anno sono più delicati di altri. Il primo è Ermes, che avete già conosciuto nella rubrica Teaser Tuesdays di questa settimana, in quella Poems e anche nella recensione sull'ultimo libro della Litizzetto. Ricorrerò a lui ogni qual volta avrò bisogno di qualcuno che posti le rubriche/recensioni al posto mio. Sapevo che non mi avrebbe deluso, ed infatti sono molto soddisfatta del lavoro che ha svolto finora, soprattutto per la puntata di Poems. *Ermes sviene leggendo cotanto complimento*... Non si aspetta mai che gliene faccia, lo critico sempre piuttosto aspramente! 
Altrettanto soddisfatta sono della prima puntata di questa bella rubrica, che apre Dusty pages in Wonderland al mondo dei manga. La ragazza che ho scelto come collaboratrice si chiama Surymae Rossweisse, di cui ammiro molto l'arguzia delle recensioni così come la capacità di non annoiare mai. Ma bando alle ciance e passo la parola a lei...


Scritto da Surymae Rossweisse.


Salve a tutti, gente! Io sono Surymae, e da oggi scriverò ogni venerdì quaggiù una rubrica su anime e manga, alcune delle mie più grandi passioni. Spero che ci terremo reciprocamente compagnia a lungo.

Vorrei inaugurare la rubrica parlando di un manga molto, ma molto ruffiano. E' stato infatti pubblicato dal 2003 al 2006 sulla più nota rivista di manga per ragazzi del Giappone, Shonen Jump, e da lì ha avuto un grande successo internazionale. Probabilmente le cause del successo sono da imputarsi anche al bel look dei protagonisti maschili, che sembrano fatti apposta perchè chiunque possa scegliere il proprio preferito, o dalla serie animata ricca di musiche all'ultimo grido, fotografie accattivanti e una sceneggiatura che screma le parti troppo verbose dell'originale. Chissà.
Ma attenzione: questa non è una serie qualunque. E' un manga audace, nonostante tutto, con una trama ispirata che non sono le solite “X vuole diventare il migliore della sua categoria” o “I personaggi si picchiano senza ragione, ma almeno ci sono un sacco di donzelle formose”, che ultimamente vanno tanto di moda. No. Questo manga è complesso, articolato, con dei personaggi che oltre a essere carini esteticamente hanno una personalità sfaccettata; e, ultimo ma non ultimo, la sopraccitata trama suscita anche riflessioni etiche mica da ridere. Avete capito di cosa sto parlando? Ebbene sì: inauguriamo la rubrica con “Death Note” di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata.

Dopo tanti salamelecchi, vorrete sentire nel dettaglio questa benedetta trama, ed è giusto. Light Yagami è un ragazzo delle superiori, all'apparenza perfettamente normale: ha un ottimo profitto, vive in una famiglia comune (padre poliziotto, madre casalinga, sorella minore un po' rompiscatole), e piace pure parecchio alle ragazze. Ma egli non riesce a godere di ciò: “Il mondo fa schifo!”, proclama, e di certo non gli si può dare torto. Crimini e corruzioni sono ovunque, un vero dolore per uno con un così spiccato senso della giustizia come lui. In una giornata da scuola come tante, però, la svolta: dal cielo sembra cadere un quaderno. Light si china a raccoglierlo: ha la copertina nera, recante la scritta “Death Note”. Quaderno della Morte.
Il nostro, stupito, apre l'oggetto, ma le sorprese non sono ancora finite. Sul retro infatti ci sono delle istruzioni, scritte in inglese, dal significato quanto curioso quanto inequivocabile: scrivendo il nome di una persona sul quaderno, questa entro quaranta secondi morirà. Light, ovviamente, pensa ad uno scherzo, ma il suo senso di giustizia e la sua curiosità hanno presto il sopravvento.
Prova il Death Note su due criminali, e... funziona. Le persone muoiono. All'inizio Light è distrutto, schiacciato dal senso di colpa. Ma dopo poco tempo, un'idea gli balena in testa: perchè non usare il quaderno come strumento per realizzare il suo grande sogno, un mondo giusto senza persone cattive? E perchè non scegliere lui, Light Yagami, come colui che promuoverà questa rivoluzione? E già che ci siamo, perchè non ergersi addirittura a dio del nuovo mondo? L'idea piace non poco a Ryuk, il dio della morte (shinigami in giapponese) precedente proprietario del quaderno: di certo adesso non si annoierà più come prima. Infatti nei giorni seguenti un gran numero di criminali comincia a morire per arresto cardiaco: la causa standard di morte del Death Note. La cosa non sfugge all'opinione pubblica, che capisce di trovarsi di fronte ad un serial killer e immediatamente si divide in due fazioni: quella a favore di Kira (così viene chiamato l'assassino dai media) e quella inorridita dalle sue gesta. In quest'ultimo gruppo spicca l'Interpol, che allertata dal caso decide di sguinzagliare contro il nostro Light/Kira il più grande detective esistente, il misterioso L. Quest'ultimo non lascia tempo al tempo e sfida platealmente il killer, dando così inizio ad una battaglia ideologica e soprattutto psicologica tra i due. Riuscirà Light a realizzare il suo insano sogno? O la giustizia, come ama dire L, prevarrà?   

Come emerge da questa trama, la forza di Death Note si può riassumere in tre punti: l'intreccio, l'introspezione psicologica e i dilemmi etici dell'opera. Il primo non sempre è perfetto, visto che a volte la sceneggiatrice Tsugumi Ohba casca in alcune ingenuità o qualche deus ex machina di troppo. Non voglio fare spoiler, ma se qualcuno è a capo di un determinato settore ci sarà un motivo. E allora, perchè questi qualcuno si fanno perennemente fregare da un ragazzino che puzza ancora di latte? Mistero. Tuttavia, in generale è buono, riuscendo a risultare avvincente come tutti i buoni thriller e allo stesso tempo a coniugare momenti più riflessivi e parti narrate piuttosto lunghe.
Il secondo punto di forza è l'introspezione psicologica. Come già accennato, i personaggi sono tridimensionali, sfaccettati, con dei pregi, difetti, dubbi come tutti noi. E questo non vale solo per i due protagonisti, ma anche e soprattutto per i personaggi secondari. Come dimenticarsi, ad esempio, dei dilemmi di Soichiro Yagami, padre di Light, lacerato dal sospetto che il suo amato figlio sia Kira? Oppure come dimenticarsi della devozione malsana per Light da parte di Misa Amane, idol dal passato drammatico che, nonostante Kira la usi sfacciatamente per i suoi fini, per amor suo sacrificherà più volte la propria vita?
E per quanto riguarda Light? La sua introspezione psicologica è, possibilmente, ancora più curata delle altre. Essa non passa infatti soltanto per il canale narrativo ma anche per quello grafico. La sua graduale perdita di salute mentale viene infatti testimoniata da come viene disegnato da Takeshi Obata – a parere di chi scrive, non a caso questa è la sua ultima grande opera. Nei primi capitoli Light è ritratto con linee morbide e occhi grandi, come quelli di un bambino, che simboleggiano la sua innocenza. Nel corso dell'opera, però, i tratti del ragazzo si fanno più spigolosi, scavati; e gli occhioni diventano piccoli, illuminati da un bagliore cattivo. Qualcuno potrebbe obiettare che è semplicemente il tratto di Obata che si è affinato, come sempre accade nei manga, ma questa sembra una scelta ben precisa e che si sposa perfettamente con la metamorfosi del personaggio.

Infine, il terzo punto, ultimo ma non ultimo. Con una trama del genere, porsi delle domande è inevitabile. La prima è ovviamente se il fine giustifica i mezzi: il metodo di Kira è la strada giusta per far redimere i criminali? E se è la strada giusta, chi la applicherà non risulterà ancora più deplorevole dei criminali stessi? Ciò non causerà una reazione a catena di morti nel tentativo di creare un mondo migliore? Ed infine, sarebbe veramente un mondo migliore? Ogni singolo personaggio ha le sue risposte a riguardo, ma quello che veramente importa è cosa ne pensiamo noi, i lettori. A noi la scelta da che parte stare, o addirittura se stare da una parte.

Ci lasciamo con questi simpatici, per niente angoscianti, e facili da risolvere interrogativi. Alla prossima settimana, allora, sperando di parlare di qualcosa di più allegro!

giovedì 27 gennaio 2011

Tylwyth Teg: Interview with... Valentina Capaldi



Tylwytg Teg si arricchisce di un nuovo episodio! Devo fare mille scuse a questa autrice che vede pubblicata l'intervista quasi due mesi dopo il momento in cui l'abbiamo fatta! E' stata molto disponibile e gentile, e per questo la ringrazio infinitamente :) Il suo mini-romanzo, Elfo per metà rientra perfettamente nella categoria dei libri dedicati all'iniziativa! Ma di cosa si tratta? Eccovi la trama del suo libro e l'intervista a Valentina Capaldi.



Trama:
È un grande problema quando una regina ha imposto su di te una maledizione che ti succhia la vita. È un grande problema quando la tua unica speranza di salvezza è un albero di dodici metri che può stritolarti con le sue radici se non gli vai a genio. È un grande problema quando i tuoi compagni hanno una scarsissima considerazione delle tue capacità. Ma, soprattutto, è un grande problema quando sei un elfo solo per metà.




Interview with...

Valentina Capaldi


Malitia: Buonasera Valentina e benvenuta su Dusty pages in Wonderland!


Valentina: Grazie e grazie anche per avermi contattata ^_^


MPuoi dare ai nostri lettori una tua breve descrizione?


V: Io sono ancora una studentessa universitaria, ma nell'attesa di laurearmi coltivo l'hobby della scrittura. 
Scrivo per passione sin da quando ero piccola, ma innanzitutto sono una grande lettrice. Leggo romanzi di qualsiasi genere, anche se da qualche anno ho cominciato a prediligere il genere fantasy, che è anche quello con cui mi trovo maggiormente a mio agio nella scrittura. 
Ho all'attivo la pubblicazione di due romanzi con una casa editrice piccolina ma tosta, però sto tentando anche altre strade che mi permettano di fare della scrittura un vero e proprio mestiere; in fondo è il lavoro che ho sempre desiderato fare e per il quale mi sento più portata, visto che mi riesce molto facile inventare storie.


MQuali sono gli autori fantasy che apprezzi maggiormente? Quali sono stati quelli che ti hanno "formato" come scrittrice e come persona?

VLa prima autrice fantasy che ho letto è stata Marion Zimmer Bradley, ma è inutile negare che la rivelazione della mia vita sia stato Tolkien. "Il Signore degli Anelli" è stato il punto di partenza che mi ha permesso di capire quanto in là fosse possibile spingersi nella creazione di un mondo nuovo.
Dopo Tolkien, ovviamente, sono andata avanti nella mia "formazione" fantasy approdando a scrittori noti come Lewis e Howard, ma anche un po' meno noti al grande pubblico come per esempio Gemmel, che ho scoperto da poco. 
Ora come ora l'autore che apprezzo maggiormente è Martin, che scrive un genere di fantasy che mi piace molto visto che sono sempre stata un'amante dell'intrigo politico; inoltre credo che strutturare una storia così complessa richieda una buona dose di genialità. 
L'anno scorso poi ho scoperto Jacqueline Carrey che mi ha conquistata. 


M: Hai scelto per il tuo romanzo un personaggio in parte appartenente al piccolo popolo. Quali sono le sue caratteristiche da elfo?

VDirei solo le orecchie a punta; per il resto non è molto elfico visto che, appunto, è un elfo solo per metà e ha trascorso gran parte della sua vita assieme alla razza di sua madre, che è una maga umana. A un certo punto però è costretto a trasferirsi nella foresta e a convivere per un po' assieme agli elfi veri. 
Si tratta di quel tipo di elfi che nella mitologia celtica viene definita "sidhe", ovvero i discendenti degli antichi dei; gli elfi che troviamo in Tolkien, per intenderci. 
Rispetto alla tradizione gli elfi del mio romanzo mantengono molte caratteristiche: sono più alti e belli degli esseri umani, hanno il controllo della magia, vivono in stretta simbiosi con la foresta. Non sono molto affabili però; intanto 

li troviamo impegnati in una sanguinosa guerra civile che li divide in due fazioni, e poi sono piuttosto alteri e considerano con assoluto sfavore le unioni con esseri di razze diverse. Per questa ragione il protagonista (che si chiama Caleb) non è ben accetto da loro.

MParlaci un po' di Caleb: qual è il suo carattere?

VCaleb ha innanzitutto un grandissimo problema: su di lui pende una maledizione scagliata dalla regina usurpatrice degli elfi, Tania, che assorbe la sua energia vitale. Il motivo è che Caleb, suo malgrado, sarebbe il legittimo erede al trono degli elfi, e la regina ha trovato un modo di eliminarlo senza sporcarsi troppo le mani; quindi lui è costretto a unirsi agli elfi ribelli che combattono Tania per poterla avvicinare e farsi rimuovere la maledizione, sebbene non abbia il minimo interesse per il trono.
Il primo aspetto del suo carattere che salta all'occhio, quindi, è che agisce per salvarsi la vita; tutto il resto (aiutare gli elfi a liberarsi della perfida regina), passa in secondo piano. Tuttavia non è un personaggio negativo: ha una buona dose di coraggio e di altruismo che si svilupperanno pian piano. E' comunque giovane (la sua età si aggira attorno ai venticinque anni) e ancora inesperto perché non ha completato il suo addestramento per diventare un vero mago, e inoltre è reso molto insicuro dal fatto che gli elfi lo disprezzano per il suo sangue misto, così come per lo stesso motivo i maghi lo considerano un essere bizzarro e un po' stupido. 

M: Uno scrittore tende sempre ad imprimere un po' di sé nei suoi personaggi, soprattutto quando scrive romanzo primo. Quanto e cosa di te c'è in Caleb?

V: Questa è una domanda complessa. Io dico sempre che tutti i personaggi di un libro sono le diverse facce di una stessa medaglia, e quella medaglia è lo scrittore. E' inevitabile, perché i personaggi promanano dalla mente di scrive e incarnano in qualche modo i suoi diversi aspetti; anche se, ovviamente, chi scrive non è i suoi personaggi, che una volta impostati vivono praticamente da soli. E' un mistero come questo possa accadere, ma accade: lo scrittore sa sempre esattamente quale sarà la mossa successiva del personaggio, come se fosse il personaggio stesso a suggerirla e non lo scirittore a guidare gli eventi.
Detto ciò, quanto di me c'è in Caleb? La risposta è che non ne ho idea, ma qualcosa sicuramente c'è perché l'ho inventato io. In realtà già il fatto che sia un personaggio maschile lo rende un po' più distante da me rispetto a quanto lo siano i miei personaggi femminili. 

M: Cosa ti affascina in particolare del piccolo popolo? Quali sono le altre creature, oltre agli elfi, di cui vorresti scrivere?

V: Il piccolo popolo in generale mi ha sempre affascinata perché è l'espressione stessa della magia; quando ero piccola e passeggiavo nel bosco mi aspettavo sempre di veder spuntare una fata o un folletto da sotto una foglia.
In "Elfo per metà" in realtà non ci sono solo gli elfi, ma anche un sacco di fate che sono custodi della magia elementale.
Le mie creature preferite però sono sempre stati gli gnomi; chissà, magari prima o poi lo scrivo un libro su di loro. 

M: Il finale di Elfo per metà ha lasciato i tuoi lettori col fiato sospeso. Ci sarà un continuo? Se sì, lo stai già scrivendo?

V: Sì, è in scrittura! Credo (spero) che mi basterà un altro libro per concludere. Mi piace molto come sta venendo, ma ovviamente sono un pochettino di parte...
Comunque l'ambientazione è completamente diversa e ci saranno molti personaggi nuovi. Rispetto al primo sarà meno adatto a un pubblico giovane, perché ho previsto alcune scene forti che sono indispensabili per lo sviluppo dei personaggi. 


MPer quanto riguarda la pubblicazione, hai avuto particolari difficoltà?

VNo, perché "Elfo per metà" è il secondo libro che pubblico con la stessa casa editrice e quindi diciamo che sono andata sul sicuro. 
In generale di problemi ne ho; purtroppo le case editrici che non richiedono contributo hanno tempi di lettura bibilici e molte di loro, quando rifiutano il manoscritto, nemmeno ti avvertono con un'e-mail, quindi finisci per aspettare per sempre...

M: Ultima domanda: Cosa ne pensi del fantasy italiano?

V: Ho l'impressione che in Italia, tra le grandi case editrici, ci sia la tendenza a considerare il fantasy come un genere per ragazzi. Non che sia sbagliato: il fantasy per ragazzi esiste e ha sfornato capolavori assoluti, ma ovviamente il fantasy non è solo per ragazzi. 
Fortunatamente c'è la piccola e media editoria. Ci sono alcune case editrici che realizzano un lavoro davvero ammirevole per lo sviluppo di questo genere e gli autori che scrivono per loro sono bravi, molto più bravi di quelli che si trovano in libreria sotto i grandi marchi. 
Il problema di fondo è che in Italia il fantasy non è un genere che va tantissimo tra i lettori (quei pochi che ci sono).
E' vero che negli ultimi anni si sono moltiplicati fans e iniziative legate al modno del fantastico, ma nella pratica io sono sempre in difficoltà quando devo fare una presentazione perché il pubblico non conosce e quindi non riesce a capire questo genere. 


MGrazie mille Valentina per la tua disponibilità e in bocca al lupo per il tuo prossimo libro! ^^

VGrazie a te!

Presto su Dusty pages in Wonderland il giveaway di Elfo per metà.

Sondaggio namber tri

Non è una bella serata, gli ultimi due giorni in generale non sono stati affatto belli. Tuttavia questo non è un blog adibito ai miei sfoghi personali, ma uno strumento di informazione. Ed io, in quanto informatrice, devo compiere il mio dovere.
Dunque.
Innanzitutto si è chiuso il sondaggio in merito ai romanzi scritti dagli under 18. Ne è emerso che il 63% dei votanti è disposto a dare una possibilità agli giovani scrittori se (presumo) l'offerta compete con la qualità del prodotto. Una esigua minoranza (27%) rifiuta a prescindere questa eventualità e una percentuale ancora minore (9%) invece è totalmente d'accordo con l'editoria, per così dire, "minorenne".
Ho già esposto il mio punto di vista qui (per chi avesse la pazienza e la curiosità di volerlo leggere); ad ogni modo ringrazio di cuore coloro che hanno voluto condividere la loro opinione con il blog :)
Il nuovo argomento, oggetto del sondaggio, (ohlalà, mi è appena venuto in mente...) è... l'influenza della pubblicità  nei nostri acquisti letterari.
Il marketing dell'editoria si è fatto sempre più furbo negli ultimi anni. I lettori sono prima di tutto pecuniosi consumatori, i libri oggetti belli e accattivanti che brillano come caramelle rosse e succose. E come dimenticare i grandissimi e colorati cartelloni, pieni di frasi ad effetto studiate apposta per stuzzicare la nostra curiosità? E le fascette inserite sulla copertina che riportano i commenti entusiastici di chissà quali ben pagati giornali? Scommetto che rivivrete tutti questa scena...
Entri in libreria, il profumo dei libri nuovi ti entra nei polmoni come aria refrigerante. La vista è colpita dalle luci accoglienti del negozio, mille colori e segnali  colpiscono con forza i  nervi ottici. Il cervello comincia a lavorare e a produrre un certo ignoto ormone (non sarà mica adrenalina??) che ti riempie il sangue alla vista di tutti quei libri. Ti guardi intorno, avido/a di informazioni. Quel libro l'hai letto, di quell'altro hai sentito parlare...
Poi eccolo. IL libro.
Primo aspetto che non può lasciarti indifferente: la copertina. E' meravigliosa, particolare, unica. Può essere sgargiante, oppure oscura e intrigante. Tocchi il libro: è morbido al tatto, le pagine sono spesse e ruvide, l'inchiostro è nerissimo e persino il carattere ha un certo non so che. Sei già conquistato/a, ma vuoi di più. Lo apri, leggi la quarta di copertina. La trama promette mille emozioni. Giri il libro, ecco i commenti della critica. Giornali che per il nome ricordano spesso quotidiani famosi (vedi le decide di possibili variazioni del New York Times), autori che letteralmente sono svenuti per il prodotto che hai in mano in quel momento. Beh, se tal scrittore ha detto che questo è il libro più fantasmagorico/megagalattico/superiperstrabello romanzo del mondo, avrà ragione...
Errato.
Ma voi intanto avete già acquistato il libro, fiduciosi e ignari della grandissima bufala che vi hanno appena rifilato. Lo scoprirete solo a casa, pagina dopo pagina, accumulando la delusione e lo stress di aver speso 20 euro per una patacca del genere. La prossima volta non vi farete più ingannare dalla copertina. Ve lo ripromettete ogni volta, eppure il fascino dell'estetica vi sedurrà sempre...
Siamo deboli e umani, gli editori l'hanno capito tanto tempo fa e hanno cominciato a sfruttare messaggi subliminali per indurci all'acquisto. Quel libro sembra chiamare, supplicare, sussurrare... "comprami", sta dicendo. Ma è solo un'impressione o è effettivamente così??
Ed è a questo punto che giungo alla fatidica domanda del sondaggio namber tri: quanto influisce la pubblicità nel momento in cui decidete di comprare un libro? Riflettete bene prima di rispondere... siete proprio sicuri di esserne totalmente esenti?

martedì 25 gennaio 2011

Progetto Fever

Il blog L'arte dello scrivere... forse ha lanciato un'iniziativa, cui Dusty pages in Wonderland ha deciso di aderire, per promuovere ed incoraggiare l'uscita in Italia dei libri della serie Fever, di Karen Marie Moning. L'autrice ha scritto, oltre a questa, la serie Highlander, anch'essa inedita nel nostro paese. Unico libro che sia uscito qui da noi è il secondo di questa serie, intitolato To tame an highland warrior (Torna da me per la casa editrice Euroclub)...


tornadameLe antiche leggende scozzesi narrano dei "berseker", mitici guerrieri dotati di forza sovrumana che, si dice, abbiano ricevuto i loro poteri direttamente dagli dèi per combattere i soprusi. La loro furia in battaglia però si traduce spesso in una cieca violenza, incontrollabile e pericolosa. Pericolosa soprattutto per quelli che amano. Per questo Garvael, berseker appartenente al clan dei McIllioch, deve resistere al fascino della bellissima Jillian, figlia del nobile Gibraltar St. Clair, presso il quale il guerriero aveva trovato asilo anni addietro. Già allora Garvael si era sentito attratto da lei, ma adesso, convocato da sir Gibraltar che cerca marito per la ragazza, si ritrova davanti una donna provocante e bellissima... una donna capace di infuocargli il cuore e i sensi. Garvael però sa che deve tenersi lontano da lei per il suo stesso bene. Tanto più che il clan dei McKane, che ha sterminato tutti i McIllioch, si è messo sulle tracce di Gavrael e minaccia chiunque lo accolga e gli dia riparo. Per questo lascia tutti di sasso annunciando che non vorrà mai avere nulla a che fare con Jillian. Eppure, ogni volta che la vede, sente che quello che prova per lei è l'unica cosa che non riuscirà mai a combattere...


L'autrice ha pubblicato anche un romanzo singolo, Into the dreaming, ma come avrete capito, non c'è traccia in Italia nemmeno di questo.


Highlander è costituita da:


1. Beyond the Highland Mist (1999)
2. To Tame a Highland Warrior (1999)
3. The Highlander's Touch (2000)
4. Kiss of the Highlander (2001)
5. The Dark Highlander (2002)
6. The Immortal Highlander (2004)
7. Spell of the Highlander (2005)

 



Ma passiamo alla serie Fever... E' composta da cinque libri e si è conclusa pochi giorni fa in America con l'uscita dell'ultimo libro.



n162764Darkfever
MacKayla Lane, per gli amici “Mac”, è una normalissima ragazza della provincia meridionale degli Stati Uniti e ha una vita perfetta. E' giovane, carina, può comprarsi tutti gli abiti che vuole, e indossare il rosa perché grazie a Dio non stona col colore dei suoi capelli. Ha dei genitori che le vogliono bene e una sorella maggiore che le apre la strada, sì la sua vita a venticinque anni sembra proprio perfetta, almeno finché non le viene comunicata la morte di sua sorella Alina, che stava studiando all'estero, a Dublino, in Irlanda. Mac è sconvolta anche perché la sorella le aveva lasciato sul cellulare un messaggio criptico dove si mostrava spaventata. Decide quindi di andare a indagare da sola in Irlanda. Qui scoprirà un mondo che le era sconosciuto, popolato da esseri straordinari e spaventosi e scoprirà anche che lei e la sorella sono in realtà nate in Irlanda e poi state date in adozione all’estero, forse per proteggerle dal loro potere. Sì, potere. Poiché lei e anche sua sorella sono nate con il potere di vedere oltre il glamour dei Ferie. Le persone geneticamente predisposte a questo dono sono rarissime, perchè i faerie uccidono tutti quelli che hanno tale potere. A farle da improbabile mentore nella sua avventura sarà il ricco e misterioso collezionista di libri Jericho Barrons. Sotto la sua guida, Mac dovrà affrontare i letali Fae, decisi a scatenare una guerra contro l’umanità, e le proprie abilità latenti.

Di questo libro Weirde ha scritto:

Questo libro è molto interessante, la trama è scorrevole ed intrigante, e il mistero è mitigato da molte scene ironiche e simpatiche generate dal fatto che la simpatica protagonista a volte è un pò troppo interessata al suo aspetto. Mentre lo leggevo ho spesso pensato al telefilm Lost, in quanto, l'autrice per ogni mistero risolto ne apre altri tre e il libro finisce lasciando molti quesiti aperti. Non è mai completamente chiaro chi sono i buoni e chi sono i cattivi e tutto è molto misterioso.

Il lettore segue Mac e tutto è scritto dal suo punto di vista perciò lui sa solo ciò che Mac sa, cioè niente.

Avendo letto tutta la serie posso dire con cognizione di causa che migliora di libro in libro e vale veramente la pena di leggerla.

Siete curiosi? Barbara Slongo ha tradotto i primi tre capitoli del libro ed è disponibile nel caso qualche casa editrice volesse contattarla per affidarle il resto della traduzione. La sue referenze sono disponibili presso la mail di Weirde: weirde@libero.it

Ecco qui, invece, i primi 3 capitoli:

darkfever-3 cap



book cover of Bloodfever (Fever, book 2) by Karen Marie Moning
Bloodfever
La vita di Mac è ormai caduta a pezzi. Sua sorella è morta, ha scoperto che sia lei che la sorella erano state adottate e che in realtà erano nate in Irlanda e discendevano da un'antica stirpe di sidhe-seer, persone che possono vedere i Faerie, nonostante il loro glamour. Ma loro possedevano anche un altro potere molto pericoloso, possono sentire la presenza dei talismani Faerie, e in particolare di un libro malefico, che l'uccisore di Alina , sorella di Mac, sta cercando. Questo libro crudele ha il potere di far crollare le mura tra il mondo faerie e quello umano, che già si stanno sfaldando. Non solo i Seelie, ma anche gli Unseelie allora entrerebbero nel mondo umano. Così Mac è ora molto popolare tutti coloro che vogliono il libro vogliono usarla per trovarlo: Vlan un principe Seeie che no vuole che gli Unseelie fuggano sulla terra, Barrons un uomo misterioso che le ha salvato la vita molte volte, e L'assassino di Alina.

book cover of Faefever (Fever, book 3) by Karen Marie Moning

Faefever
Mac non sa più di chi fidarsi. Chi è veramente Barrons?Cosa vuole Vlan? E il Lord Master, l'assassino di sua sorella Alina, perchè non la uccide?
Questo terzo libro è sicuramente meglio del secondo e forse anche del primo. Molte cose finalmente cominciano a chiarirsi. A forza di dirci per esempio cosa Barrons non è, la rosa delle cose che può essere si restringe. Non è Seelie, non è Unseelie, quindi è umano, ma un uomano vecchio di secoli che appare giovane.......l'autrice lascia cadere due indizi importanti e credo di aver capito chi è, un umano rapito a tredici anni da una principessa Faerie, e tenuto per secoli in cattività, subendo abusi....ma che col tempo è riuscito a raccogliere potere e talismani e.....Questo è quelo che crdo, ma l'autrice non svela ancora la verità. Mac ancora ha mille domande senza risposta, sa ora il nome dell'assassino della sorella (forse), ma poco di più.



 Quarto e penultimo libro della serie che si concluderà con un quinto libro scoppiettante (così dice l'autrice). E devo dire che ogni libro è migliore del precedente. Il cerchio si sta chiudendo. Il malvagio di turno è uscito allo scoperto, ma non è solo e il mistero di chi abbia ucciso la sorella di Mac è ancora senza risposta.
Il mondo è stato invaso dagli eseri Unseelie nel libro precdente, Mac è stata catturata stuprata e trasformata con un lavaggio del cervello in un essere semnza memoria schiavo del desidrio di unirsi agli essere fae. Barrons l'ha salvata e ha ripristinato la sua memoria curando la sua assuefazione al sesso con due mesi di sesso appunto. E finalmente mentre lei era senza memoria abbiamo potuto scorgere un lato nuovo di Barrons che prova veramente qualcosa per Mac e lei lo ricambia, ma i due testoni quando lei riacquista la memoria non riescono ad essere sinceri e tornano a punzecchiarsi. E Mac ha molte ragioni per dubitare ancora di Barrons, che le tiene ancora nascoste tante cose. Ora Mac è più forte e ha nuovi alleati e un piano per salvare il mondo: uccidere più Unseelie possibile, ma ora sono loro a controllare i mondo.....e Il Lord Master, il malvagio di turno decide di usare mezzi bassissimi per ricattare Mac, rapisce i suoi genitori adottivi.....
Libro veramente bello, pieno di azione e colpi di scena, uno dopo l'altro. La mia teoria sull'identità di Barrons si è rivelata sbagliata ora ho nuove teorie e credo di capire perchè non riesco ad indovinare la sua vera identità, cosa è in realtà, nè umano, nè faery, ma altro. L'autrice nel suo sito ammette che la sua serie Fever è collegata con l'altra sua serie di libri, Highlander, che io non ho letto, quindi forse proprio là giace la verità sulla natura di Barrons.Comunque devo dire che questa autrice ha uno stile che cattura e la suspence non lascia scampo.


book cover of   Shadowfever    (MacKayla Lane, book 5)  by  Karen Marie Moning
Shadowfever
Finalmente i nodi vengono al pettine. Chi è in realtà Barrons, è immortale o può morire? E Mac è disposta finalmente a rivelargli i suoi veri sentimenti? Il Lord Master non è mai stato un vero cattivo all'interno della serie chi è il vero ideatore di ciò che sta accadendo? Chi ha veramente ucciso Alina? E soprattutto chi è veramente Mac? Tutte queste domande avranno risposta in questo libro scoppiettante dove nulla è ciò che sembra.




lunedì 24 gennaio 2011

Poems (8) Il Passato


Tanto per cominciare ne approfitto per presentarmi. Il mio nome è Ermes e collaborerò con l'amministratrice per tenere questo blog sempre aggiornato. Ma andiamo subito al punto.
La poesia che ho scelto per la rubrica di oggi è "Il Passato" di Emily Dickinson e i motivi per il quale l'ho scelta sono due: uno perchè stimo moltissimo questa donna e posso considerarmi un suo grande "fan", e poi per il tema che tratta.
Quante volte ci capita di chiuderci nei nostri ricordi? E' inevitabile e del tutto normale. Quando la realtà intorno a noi non ci soddisfa, quando siamo immersi nel silenzio notturno della nostra camera da letto, è allora che la nostra mente comincia a vagare libera per i nostri ricordi abbattendo le barriere del tempo e ritrovando quelle emozioni del passato che ci hanno fatto battere il cuore. E cosa succede se non siamo abbastanza forti da affrontare il passato? Se non siamo adeguatamente preparati a ritrovare vecchi ricordi che con fatica abbiamo cercato in di dimenticare in tutti i modi possibili? C'è chi fa del passato l'arma per affrontare il futuro, e chi invece fa del suo passato un nemico letale da temere.




Il Passato

E' una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all'estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l'incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!






Chi è l'autore? 
Emily Dickinson nasce ad Amhrest ( Massachusetts ) nel 1830 e muore nel 1886 ed è considerata una delle pià grandi poetesse liriche del XIX secolo.
Cresciuta in un ambiente familiare piuttosto soffocante a diciotto anni viene allontanata dalla scuola e la sua vita sociale si fermava a pochissime conoscenze, cosa che si accentuò a venticinque anni quando decise di chiudersi nella sua camera e di estraniarsi dal resto del mondo anche a causa di una malattia agli occhi. La maggior parte delle sue poesie vennere pubblicate soltanto dopo la sua morte.
Emily Dickinson è conosciuta soprattutto per il suo linguaggio semplice e i temi ricorrenti della sua poesia sono la Natura, l'Amore e la Morte.
I dettagli sulla sua vita sono piuttosto incerti. Si pensa che molte poesie d'amore fossero state composte pensando a Charles Wordsworth, uno dei pochissimi uomini di cui si innamorò e con i quali non ebbe mai una storia felice.


LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...