I legionari, Friedrich Glauser
Sem edizioni
4,99 euro, 221 pagine
Disponibile solo in formato ebook
|
Friedrich Glauser ha
condotto una vita piena di spostamenti e disagi legati soprattutto
alla sua dipendenza dalla morfina e, a causa di questa, ai contrasti
con il padre. Poiché quest'ultimo voleva internarlo, nel 1921 scappa
di casa e si arruola nella Legione Straniera, esperienza che lo
segnerà tanto da essere riproposta in diversi suoi testi. In quanto
tossicodipendente, viene ricoverato diverse volte e frequenta case
alloggio, ospizi, carceri, tutti luoghi che possiamo ritrovare nei
suoi romanzi. Gli ultimi anni della sua vita trascorrono con Berte
Bendel, un'infermiera che lascia lavoro e casa per seguirlo a Nervi,
dove con l'autore vive sino alla morte improvvisa di Glauser, il 6
dicembre 1938, il giorno prima delle loro nozze.
Le opere di Glauser
possono essere divise in due sottogruppi: i romanzi con una forte
componente biografica e i polizieschi, nei quali ritroviamo sempre la
figura del sergente Stauder; inseriamo I legionari nel
filone dei romanzi con una componente biografica.
Pubblicato
nel 2013 dalla SEM, I legionari ci
mostra uno scorcio della vita nella legione straniera, facendocene
conoscere uomini, luoghi, legami. Glauser riesce a far vivere al
lettore l'esperienza inedita del protagonista-soldato che non conosce
ancora i compagni, non sa a chi chiedere informazioni né di chi
fidarsi.
Significativa
è la primissima descrizione che viene data sui legionari in quanto
uomini:
«I
legionari? Una brutta razza. Fatta di ladri, assassini, stupratori e
millantatori, molti millantatori.
Millantano un passato che non esiste, per darsi un ruolo, un ruolo
che non esiste. Perché cambia giorno dopo giorno, sotto il sole
d’Algeria.»
Ecco
i personaggi che Glauser dispone uno dopo l'altro, senza dare tempo
al lettore di collegare un volto al nome: uomini che hanno deciso di
lasciare la propria terra e la propria vita per servire un altro
paese. E la domanda più interessante è: perchè vivere tre o forse
più anni in un piccolo accampamento nel cuore del Sahara e magari
perdere la vita lontano da casa?
Non
otteniamo mai una risposta.
Le storie che ogni legionario racconta non sono quasi mai vere o
risultano poco verosimili. Il contesto nel quale ci troviamo è
quello di un luogo indistinto, in mezzo al deserto, caldo e pieno di
sabbia, in cui persone totalmente diverse e spesso in aperto
contrasto, uomini con sogni, vite e ideali opposti convivono per anni
senza saperene il motivo e, in fondo, senza un effettivo obiettivo.
Lo stesso autore dice che:
«Ogni
legionario è un uomo solo. Non è vero che la Legione cancella le
barriere sociali e
consente di condividere un destino comune. Non esiste un destino
comune. Non c’è una dimensione familiare.»
Tra
tanti nomi e soldati, Glauser ci espone più dettagliatamente le
sensazioni e i pensieri del tenente Lartigue, del caporale Lös,
del sergente Sitnikoff e di pochi altri. Le giornate passano bevendo
e fumando, cercando di barattare l'acquavite per le sigarette e
viceversa, perchè i giorni sono tutti uguali e senza alcol, senza
perdere la consapevolezza di se
stessi si
rischia di impazzire. Di giorno il caldo e gli obblighi quotidiani
scacciano via i pensieri e a molti fanno spuntare anche un sorriso.
Ognuna
di queste persone è un piccolo mondo confuso che si è perso dentro
di
sè e
continua a perdersi ogni giorno di più. Affetto o compassione non
sono apprezzati e appartenere alla legione straniera vuol dire essere
componenti di un gruppo chiuso, subito riconoscibile, che da fuori è
di certo desiderabile ma, da dentro, non corrisponde alle
aspettative: chi ne fa parte vorrebbe uscirne e chi ne è escluso
vorrebbe farne parte.
Esternamente,
infatti, non si avvertono quegli elementi che più di tutti stroncano
il soldato, facendolo sentire privo di appartenenza e di
motivazioni. Proprio l'elemento dell'appartenenza, che dovrebbe
essere il nucleo di una compagnia, manca nella legione straniera,
perché il paese per cui combattono non ha nulla a che fare con le
loro vite, né tanto meno l'obiettivo da raggiungere potrà in alcun
modo interessarli.
È
importante ricordare come Glauser vedesse e interpretasse il mondo
che lo circondava: continuamente spostato tra case alloggio e ospizi,
senza affetti vicini, è comprensibile il motivo per cui veda una
società ostile e piena di solitudine. È giusto quindi evidenziare
un nesso tra la sua esperienza nella legione straniera e questo
testo. Ma, andando ancora più a fondo, potremmo scorgere un
collegamento tra la legione straniera e la società nella sua
totalità, volendo l'autore far emergere gli stessi elementi infelici
che riscontra nella legione nella sua vita quotidiana.
Altro
elemento pregnante della vicenda, oltre alla massiccia presenza del
motivo della solitudine, è la sfiducia nei confronti dell'amicizia:
Glauser ritrae uomini volti al proprio interesse, che tra di loro
stringono esclusivamente alleanze da cui traggono un tornaconto. I
rapporti interpersonali ne escono molto screditati, pur con un
sottofondo di speranzosa malinconia che lascia al lettore un sorriso
amaro. La critica di Glauser è rivolta non solo alle legioni e ai
legionari, ma ad ogni società e ad ogni cittadino. Grazie ai
personaggi dal carattere forte egli evidenzia quelli che sono i
valori, o meglio i disvalori, esaltati dalla società contemporanea,
mentre i personaggi più deboli, anzi più ingenui, agendo rettamente
si trovano paradossalmente in svantaggio. Proprio a causa di questa
contraddizione intrinseca anche ritornando in patria non sarà
possibile avere una vita felice e giusta, poiché gli stessi
meccanismi di autoaffermazione e interesse personale presenti nella
legione si trovano alla base dei rapporti sociali.
Le
donne sono quasi del tutto assenti dal racconto e quelle poche volte
che vi compaiono sono o sono state prostitute. Bisognerebbe dunque
soffermarsi sulla visione della figura femminile che il testo
propone: questa sembra venirne fuori come mero oggetto al servizio
dell'uomo, il quale può sfruttarla a proprio piacimento. Analizzando
però più da vicino le controparti femminili, notiamo che tutte
hanno una caratteristica comune: la furbizia. In alcuni casi è una
furbizia ingenua e spontanea, forse dettata proprio dall'essere
donna, in altri casi è calcolata e programmata, ma comunque ciascuna
di esse termina la propria comparsa da vincente rispetto all'uomo,
che senza essersene reso conto diviene egli stesso oggetto della
volontà della donna.
Ben
scritto, con una prosa asciutta e lineare, ne I
legionari
si potrebbe riscontrare la difficoltà di ricordare e seguire tutti i
nomi dei luoghi e dei soldati. L'autore guida però il lettore senza
mai abbandonarlo nella confusione di una lite tra soldati fannulloni.
La narrazione si svolge in terza persona, attraverso la voce di un
narratore che rarissime volte si spinge oltre la semplice descrizione
dei fatti accaduti, pur dilungandosi nel racconto dei luoghi e dei
paesaggi.
Voto:
A cura di Giulia Gullotta.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver condiviso la tua opinione!