giovedì 24 aprile 2014

Recensione: I legionari di Friedrich Glauser




I legionari, Friedrich Glauser
Sem edizioni
 4,99 euro, 221 pagine
Disponibile solo in formato ebook
Friedrich Glauser ha condotto una vita piena di spostamenti e disagi legati soprattutto alla sua dipendenza dalla morfina e, a causa di questa, ai contrasti con il padre. Poiché quest'ultimo voleva internarlo, nel 1921 scappa di casa e si arruola nella Legione Straniera, esperienza che lo segnerà tanto da essere riproposta in diversi suoi testi. In quanto tossicodipendente, viene ricoverato diverse volte e frequenta case alloggio, ospizi, carceri, tutti luoghi che possiamo ritrovare nei suoi romanzi. Gli ultimi anni della sua vita trascorrono con Berte Bendel, un'infermiera che lascia lavoro e casa per seguirlo a Nervi, dove con l'autore vive sino alla morte improvvisa di Glauser, il 6 dicembre 1938, il giorno prima delle loro nozze.

Le opere di Glauser possono essere divise in due sottogruppi: i romanzi con una forte componente biografica e i polizieschi, nei quali ritroviamo sempre la figura del sergente Stauder; inseriamo I legionari nel filone dei romanzi con una componente biografica.

Pubblicato nel 2013 dalla SEM, I legionari ci mostra uno scorcio della vita nella legione straniera, facendocene conoscere uomini, luoghi, legami. Glauser riesce a far vivere al lettore l'esperienza inedita del protagonista-soldato che non conosce ancora i compagni, non sa a chi chiedere informazioni né di chi fidarsi.
Significativa è la primissima descrizione che viene data sui legionari in quanto uomini:

«I legionari? Una brutta razza. Fatta di ladri, assassini, stupratori e millantatori, molti millantatori. Millantano un passato che non esiste, per darsi un ruolo, un ruolo che non esiste. Perché cambia giorno dopo giorno, sotto il sole d’Algeria.»

Ecco i personaggi che Glauser dispone uno dopo l'altro, senza dare tempo al lettore di collegare un volto al nome: uomini che hanno deciso di lasciare la propria terra e la propria vita per servire un altro paese. E la domanda più interessante è: perchè vivere tre o forse più anni in un piccolo accampamento nel cuore del Sahara e magari perdere la vita lontano da casa?
Non otteniamo mai una risposta. Le storie che ogni legionario racconta non sono quasi mai vere o risultano poco verosimili. Il contesto nel quale ci troviamo è quello di un luogo indistinto, in mezzo al deserto, caldo e pieno di sabbia, in cui persone totalmente diverse e spesso in aperto contrasto, uomini con sogni, vite e ideali opposti convivono per anni senza saperene il motivo e, in fondo, senza un effettivo obiettivo. Lo stesso autore dice che:

«Ogni legionario è un uomo solo. Non è vero che la Legione cancella le barriere sociali e consente di condividere un destino comune. Non esiste un destino comune. Non c’è una dimensione familiare.»

Tra tanti nomi e soldati, Glauser ci espone più dettagliatamente le sensazioni e i pensieri del tenente Lartigue, del caporale Lös, del sergente Sitnikoff e di pochi altri. Le giornate passano bevendo e fumando, cercando di barattare l'acquavite per le sigarette e viceversa, perchè i giorni sono tutti uguali e senza alcol, senza perdere la consapevolezza di se stessi si rischia di impazzire. Di giorno il caldo e gli obblighi quotidiani scacciano via i pensieri e a molti fanno spuntare anche un sorriso.
Ognuna di queste persone è un piccolo mondo confuso che si è perso dentro die continua a perdersi ogni giorno di più. Affetto o compassione non sono apprezzati e appartenere alla legione straniera vuol dire essere componenti di un gruppo chiuso, subito riconoscibile, che da fuori è di certo desiderabile ma, da dentro, non corrisponde alle aspettative: chi ne fa parte vorrebbe uscirne e chi ne è escluso vorrebbe farne parte.

Esternamente, infatti, non si avvertono quegli elementi che più di tutti stroncano il soldato, facendolo sentire privo di appartenenza e di motivazioni. Proprio l'elemento dell'appartenenza, che dovrebbe essere il nucleo di una compagnia, manca nella legione straniera, perché il paese per cui combattono non ha nulla a che fare con le loro vite, né tanto meno l'obiettivo da raggiungere potrà in alcun modo interessarli.

È importante ricordare come Glauser vedesse e interpretasse il mondo che lo circondava: continuamente spostato tra case alloggio e ospizi, senza affetti vicini, è comprensibile il motivo per cui veda una società ostile e piena di solitudine. È giusto quindi evidenziare un nesso tra la sua esperienza nella legione straniera e questo testo. Ma, andando ancora più a fondo, potremmo scorgere un collegamento tra la legione straniera e la società nella sua totalità, volendo l'autore far emergere gli stessi elementi infelici che riscontra nella legione nella sua vita quotidiana.

Altro elemento pregnante della vicenda, oltre alla massiccia presenza del motivo della solitudine, è la sfiducia nei confronti dell'amicizia: Glauser ritrae uomini volti al proprio interesse, che tra di loro stringono esclusivamente alleanze da cui traggono un tornaconto. I rapporti interpersonali ne escono molto screditati, pur con un sottofondo di speranzosa malinconia che lascia al lettore un sorriso amaro. La critica di Glauser è rivolta non solo alle legioni e ai legionari, ma ad ogni società e ad ogni cittadino. Grazie ai personaggi dal carattere forte egli evidenzia quelli che sono i valori, o meglio i disvalori, esaltati dalla società contemporanea, mentre i personaggi più deboli, anzi più ingenui, agendo rettamente si trovano paradossalmente in svantaggio. Proprio a causa di questa contraddizione intrinseca anche ritornando in patria non sarà possibile avere una vita felice e giusta, poiché gli stessi meccanismi di autoaffermazione e interesse personale presenti nella legione si trovano alla base dei rapporti sociali.

Le donne sono quasi del tutto assenti dal racconto e quelle poche volte che vi compaiono sono o sono state prostitute. Bisognerebbe dunque soffermarsi sulla visione della figura femminile che il testo propone: questa sembra venirne fuori come mero oggetto al servizio dell'uomo, il quale può sfruttarla a proprio piacimento. Analizzando però più da vicino le controparti femminili, notiamo che tutte hanno una caratteristica comune: la furbizia. In alcuni casi è una furbizia ingenua e spontanea, forse dettata proprio dall'essere donna, in altri casi è calcolata e programmata, ma comunque ciascuna di esse termina la propria comparsa da vincente rispetto all'uomo, che senza essersene reso conto diviene egli stesso oggetto della volontà della donna.


Ben scritto, con una prosa asciutta e lineare, ne I legionari si potrebbe riscontrare la difficoltà di ricordare e seguire tutti i nomi dei luoghi e dei soldati. L'autore guida però il lettore senza mai abbandonarlo nella confusione di una lite tra soldati fannulloni. La narrazione si svolge in terza persona, attraverso la voce di un narratore che rarissime volte si spinge oltre la semplice descrizione dei fatti accaduti, pur dilungandosi nel racconto dei luoghi e dei paesaggi. 


Voto: 


A cura di Giulia Gullotta.


Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per aver condiviso la tua opinione!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...