Come
vi abbiamo annunciato la scorsa settimana con la lista delle opere candidate,
si è tenuta questo pomeriggio la prima scrematura che da ufficilmente il via al LXVIII Premio Strega. Il Comitato
direttivo - composto da Tullio De Mauro, Valeria Della Valle, Alberto Foschini,
Giuseppe D’Avino, Paolo Giordano, Melania G. Mazzucco, Edoardo Nesi, Simonetta
Fiori, Enzo Golino e Luca Serianni – ha deliberato, infatti, i nomi dei dodici
scrittori che potranno aggiudicarsi il prestigioso premio.
Ecco
i 12 libri semifinalisti del Premio Strega 2014.
Non dirmi che hai paura (Feltrinelli) di Giuseppe
Catozzella
Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la
corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del
cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è
sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi
parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e
avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese
martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto,
per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime
affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi
di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in
tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le
Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti
prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a
fronteggiare una perdita lacerante, mentre il "fratello di tutta una
vita" le cambia l'esistenza per sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non
ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di
vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri,
l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla
Libia, per arrivare via mare in Italia.
Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori)
di Antonella
Cilento
Cilento
Lisario Morales è muta a causa di un
maldestro intervento chirurgico, ma
legge di nascosto Cervantes e scrive lettere alla Madonna. È poco più di una bambina quando le propongono per la prima volta il matrimonio: per sottrarsi a quest'obbligo cade addormentata. Quando non può opporsi alla violenza degli adulti, infatti, Lisario dorme. E addormentata da mesi, come la protagonista della più classica delle fiabe, la riceve in cura Avicente Iguelmano, medico fallito giunto a Napoli per rifarsi una reputazione. Tra mille incertezze, pudori, paure, la terapia, al tempo stesso la più prevedibile come la più illecita, sarà coronata dal successo, e però spalancherà davanti alla mente del dottore, fragile, superstiziosa, supponente - in una parola, seicentesca -, un vero e proprio abisso di fantasmi e di terrori, tutti con una radice comune: il mistero abissale, conturbante, indescrivibile del piacere femminile, l'incontrollabile ed eversiva energia delle donne. L'affresco della Napoli barocca, fra Masaniello e la peste, riassume la sua forma rutilante, fastosa e miserabile, fosca ed eccessiva, grazie alla scrittura della Cilento, capace di creare sia gli effetti miniaturistici delle folle di Micco Spadaro, sia la potenza dei chiaroscuri caravaggeschi.
legge di nascosto Cervantes e scrive lettere alla Madonna. È poco più di una bambina quando le propongono per la prima volta il matrimonio: per sottrarsi a quest'obbligo cade addormentata. Quando non può opporsi alla violenza degli adulti, infatti, Lisario dorme. E addormentata da mesi, come la protagonista della più classica delle fiabe, la riceve in cura Avicente Iguelmano, medico fallito giunto a Napoli per rifarsi una reputazione. Tra mille incertezze, pudori, paure, la terapia, al tempo stesso la più prevedibile come la più illecita, sarà coronata dal successo, e però spalancherà davanti alla mente del dottore, fragile, superstiziosa, supponente - in una parola, seicentesca -, un vero e proprio abisso di fantasmi e di terrori, tutti con una radice comune: il mistero abissale, conturbante, indescrivibile del piacere femminile, l'incontrollabile ed eversiva energia delle donne. L'affresco della Napoli barocca, fra Masaniello e la peste, riassume la sua forma rutilante, fastosa e miserabile, fosca ed eccessiva, grazie alla scrittura della Cilento, capace di creare sia gli effetti miniaturistici delle folle di Micco Spadaro, sia la potenza dei chiaroscuri caravaggeschi.
Bella
mia (Elliot) di Donatella Di Pietrantonio
La storia di una donna che si ritrova a
improvvisarsi madre, nonostante quell'idea di sé fosse stata abbandonata da
tempo, con un adolescente taciturno e scontroso. E ciò che succede alla
protagonista e io narrante di questo romanzo, quando la sorella gemella, che
sembrava predestinata alla fortuna, rimane vittima del terremoto de L'Aquila.
Il figlio Marco viene affidato in un primo tempo al padre, che però non sa come
occuparsene. Prendersi cura del ragazzo spetta dunque a lei e alla madre
anziana, trasferite nelle C.A.S.E. provvisorie del dopo-sisma. Da allora il
tempo trascorre in un lento e tortuoso processo di adattamento reciproco,
durante il quale ognuno deve affrontare il trauma del presente, facendo i conti
con il passato. Ed è proprio nella nostalgia dei ricordi, nei piccoli gesti
gentili o nelle attenzioni di un uomo speciale, che può nascondersi l'occasione
di una possibile rinascita.
unastoria (Coconino Press) di Gipi
"Unastoria" sono due storie.
Quella di Silvano Landi, uno scrittore che alla soglia dei cinquant'anni vede
la sua vita andare in pezzi e quella del suo antenato Mauro, soldato nella
carneficina della Prima guerra mondiale. Sotto i cieli di una natura magnifica
e crudele, ieri come oggi, Gipi racconta la fragilità e la bellezza, le lacrime
e le speranze degli uomini. La storia di un'eterna caduta nell'abisso e di
come, nonostante tutto, ogni volta ci si possa rialzare.
Come fossi solo (Giunti) di Marco Magini
A Srebrenica l'unico modo per restare
innocenti era morire. Marco Magini era un ragazzino durante i terribili fatti
della ex Jugoslavia, li conosceva solo dai telegiornali. Ma quando da studente
si imbatte nella storia di Drazen quella vicenda diventa un'ossessione. Quella
storia raccontava di un ventenne costretto a combattere una guerra voluta da
un'altra generazione e messo davanti a decisioni che nella loro eccezionalità
mostrano a nudo l'animo umano come in un antico dramma greco. La rievocazione del
massacro e del successivo processo presso il Tribunale penale internazionale
per la ex Jugoslavia è affidata a tre voci che si alternano in una partitura
ben scandita. La voce del magistrato spagnolo Romeo González che rievoca lo
svolgersi del processo, evidenziando le motivazioni non sempre etiche e limpide
che determinano una sentenza. Nell'eterno dibattersi tra ubbidire a leggi
fratricide o ribellarsi appellandosi ai diritti inviolabili dell'uomo, viene
fuori solo un'immagine povera e burocratica dell'esercizio della legge. Al
giudice González si affiancano le voci di Dirk, casco blu olandese di stanza a
Srebrenica, rappresentante del contingente Onu colpevole di non avere impedito
la strage, e quella del soldato serbo-croato Drazen Erdemovic, vero protagonista
della storia, volontario nell'esercito serbo, che fu l'unico a confessare di
avere partecipato al massacro, l'unico processato e condannato.
Nella casa di vetro (Gaffi) di Giuseppe Munforte
Cos’è una famiglia felice? Ecco la domanda
impellente che Munforte ci pone con questo romanzo. Davide, voce narrante del
libro, padre di Andreas e marito di Elena (con la quale cresce anche una figlia
concepita con un altro uomo, Sara), osserva la vita dei suoi cari con
discrezione. Vede Sara che si sistema gli occhiali mentre impara a leggere una
nuova parola, e poi Elena che trattiene il dolore – ma per cosa? La casa nella
quale condividono il quotidiano sembra protetta da una bolla di vetro mentre
appena fuori dalla finestra, sulla tangenziale milanese, le macchine sfrecciano
in un frastuono. Quella bolla è la voce stessa del narratore a crearla, quasi
volesse posare sulla casa un’aura che la difenda dagli urti col mondo. Davide
si nasconde, forse non c’è, vede soltanto, e si domanda se questa esistenza che
un giorno lasceremo, tutto ciò che abbiamo costruito, le persone che abbiamo
amato, continuerà anche senza di noi. Com’è il mondo quando gli voltiamo le
spalle? Nella casa di vetro è una favola metropolitana, o una preghiera, quella
di un padre, e di un marito, che cerca di conservare ogni attimo d’amore, di
non dissipare il tempo condiviso, perché sa che questo è il solo modo per
riconsegnarli all’eternità.
La terra del
sacerdote (Neri Pozza) di Paolo Piccirillo
È notte e la ragazza corre nella campagna
buia più veloce che può, senza voltarsi indietro. È finalmente riuscita a
scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido
le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge,
perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. La ragazza
si accascia, urla e partorisce, ma a quell'urlo di dolore ancestrale non segue
alcun pianto che annunci la vita. Lascia il bambino morto sotto un albero e
prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare. La
ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti
come "la terra del Sacerdote". Agapito è un uomo burbero e solitario,
arido e secco come la sua terra. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la
povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania; lì era divenuto
sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è
rimasto solo un soprannome. Dalla Germania è tornato con un segreto troppo
grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Quando Agapito
scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare
molto più grande di lui; la ragazza è un'immigrata clandestina, portata con
l'inganno dall'Est dell' Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia
in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per
partorire figli da destinare all'adozione o al traffico d'organi.
La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie) di Francesco Pecoraro
L'ingegner Ivo Brandani è sempre vissuto
in tempo di pace. Quando il libro comincia, il 29 maggio 2015, Ivo ha
sessantanove anni, è disilluso, arrabbiato, morbosamente attaccato alla vita.
Lavora per conto di una multinazionale a un progetto segreto e sconcertante, la
ricostruzione in materiali sintetici della barriera corallina del Mar Rosso:
quella vera sta morendo per l'inquinamento atmosferico. Nel limbo sognante di
un viaggio di ritorno dall'Egitto, si ricompongono a ritroso le varie fasi
della sua esistenza di piccolo borghese: la decadenza profonda degli anni
Duemila, i soprusi e le ipocrisie di un Paese travolto dal servilismo e dalla
burocrazia, il sogno illusorio di un luogo incontaminato e incorruttibile,
l'Egeo. E poi, ancora indietro nel tempo, le lotte studentesche degli anni
Sessanta, la scoperta dell'amore e del sesso, fino ad arrivare al mondo
barbarico del dopoguerra, in cui Brandani ha vissuto gli incubi e le sfide
della prima infanzia. Chirurgico e torrenziale, divagante e avvincente,
"La vita in tempo di pace" racconta, dal punto di vista di un
antieroe lucidissimo, la storia del nostro Paese e le contraddizioni della
nostra borghesia: le debolezze, le aspirazioni, gli slanci e le sporcizie, quel
che ci illudevamo di essere e quel che alla fine, nostro malgrado, siamo
diventati.
Il desiderio di essere come tutti (Einaudi) di Francesco Piccolo
I funerali di Berlinguer e la scoperta del
piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio
intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino,
il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva
al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent'anni di
Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver... Se è vero
che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo
all'indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi,
folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni. Francesco Piccolo ha scritto
un libro che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di
formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in
queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose,
rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina
che tutto ci riguarda. "Un'epoca quella in cui si vive - non si respinge,
si può soltanto accoglierla".
Storia umana e inumana (Bompiani) di Giorgio Pressburger
Giorgio Pressburger compie con questo
libro un viaggio "dantesco", conducendo il lettore tra figure
storiche, grandi dittatori, grandi filosofi e grandi artisti, personaggi della
Divina Commedia, protagonisti della contemporaneità come il camorrista Sandokan
e Nelson Mandela, figure amate e rimpiante come il nonno e il fratello
Nicola... Tutte le presenze del libro vengono a costituire una galleria ricchissima
e sfaccettata che impone al protagonista di ripensare alla propria vita
collocandola sia all'interno della storia millenaria del popolo ebraico, sia
sullo sfondo del recente "secolo breve" - quel Novecento che ha
segnato la sua esistenza e che più che mai si è accanito contro i valori
supremi cui Pressburger nonostante tutto crede: l'amore e la libertà. Il
dialogo con i morti, la riflessione sulla storia, l'analisi critica di una
realtà caotica e multiforme si risolvono in visione onirica, ma soprattutto
poetica: e dichiaratamente poetica è infatti la prosa di Pressburger, scandita
da spazi bianchi che accennano a un ritmo di versificazione e invitano a una
lettura "inattuale", segnalando un progetto letterario contro
corrente rispetto alle tendenze dominanti di questo inizio secolo.
Ovunque, proteggici (nottetempo) di Elisa Ruotolo
In una giornata qualsiasi dei suoi
cinquant'anni, Lorenzo Girosa riceve una lettera in cui qualcuno mostra di
conoscere un segreto che da anni ha smesso di tormentarlo: un delitto commesso
quando era poco più che bambino. Tentando di riannodare i fili di quell'epoca
remota, Lorenzo racconta della grande villa in cui ha vissuto, generosa negli
spazi ma gravata dalla malasorte di casa senza figli, e della sua famiglia,
fatta di uomini inconcludenti e donne compromesse. È la storia del nonno
Domenico che cerca fortuna in America, del padre Nicola che senza un mestiere e
un talento diventa un rude saltimbanco chiamato Blacmàn, della madre Francesca
che scappa di casa per andare sulla pubblicità del sapone LUX. Tutti loro rivivono
nello sguardo di Lorenzo che, nascosto dietro le tende di una Villa Girosa
ormai deserta, è ben determinato a proteggere quanto di oscuro c'è nel proprio
passato. Con una prosa classica e una lingua di carne, "Ovunque,
proteggici" denuncia la forza di un destino che è scelta e di un sangue
che si riconosce solo nelle ferite.
Il padre infedele (Bompiani) di Antonio Scurati
Forse non mi piacciono gli uomini."
Il giorno in cui tua moglie, all'improvviso, scoppia a piangere in cucina, è
una piccola apocalisse. Uno di quei giorni in cui la tua vita va in frantumi ma
giunge, anche, per un attimo, a dire se stessa. E allora Glauco Revelli, chef
di un ristorante blasonato, maschio di quaranta anni, padre di una figlia di
tre, va alla ricerca della propria verità di uomo. Dall'ingresso nell'età
adulta, l'innamoramento, la costruzione di una famiglia, la nascita e
l'accudimento di una figlia, fino al disamore della moglie (che gli si nega dal
momento del parto) e al ritorno feroce degli insaziabili demoni del sesso,
tutto è passato in rassegna dal suo sguardo implacabile e commosso. Con
"Il padre infedele" Antonio Scurati scrive il suo libro più
personale, infiammato dal tono accorato della confessione e, al tempo stesso,
il romanzo dell'educazione sentimentale di una generazione.
Ricordiamo che l'11 giugno verrà effettuata un'ulteriore votazione per scegliere i 5 finalisti che il 3 luglio concorreranno per la vittoria del LXVIII Premio Strega, mentre i dodici volumi in semifinale concorreranno tutti al primo Premio Strega Giovani, decretato da una giuria di quattrocento studenti tra i 16
e i 18 anni, in rappresentanza di licei e istituti italiani ed esteri.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver condiviso la tua opinione!