mercoledì 1 gennaio 2014

Recensione: "Difendere la Terra di Mezzo" di Wu Ming 4



Difendere la Terra di Mezzo, Wu Ming 4
Odoya
240 pagine, 18.00 euro
Difendere la Terra di Mezzo” è un saggio di Wu Ming 4 e - come ci fa notare lo stesso autore nei Ringraziamenti - della Wu Ming Foundation, un collettivo di narratori che gestisce il blog Giap e che su quest’ultimo ha portato avanti svariate discussioni su Tolkien.
Si potrebbe partire proprio da questo collettivo per parlare del contenuto di “Difendere la Terra di Mezzo”, dato che la domanda a fondamento delle 240 pagine dello scritto è: perché, dal lontano 1937 si continua a discutere di Tolkien e della Terra di Mezzo?
Chiunque abbia letto il Signore degli Anelli o lo Hobbit – e grazie al cinema anche chi non li ha letti – sa o comunque percepisce la grandezza dell’opera del professore di Oxford e non può che riconoscerne la levatura. Il saggio ci dice però che quella che consideriamo oggi una pietra miliare del fantasy fu invece aspramente criticata alla sua pubblicazione. Perché? Perché nel 1937 non ci si curava del fantastico e a spopolare erano romanzi che puntavano all’inconscio, al flusso di coscienza, all’inettitudine e all’alienazione borghese. Di conseguenza, “Il Signore degli Anelli” non fu considerato un’opera letteraria e Tolkien fu accusato di “escapismo”, cioè di voler evadere la realtà rifugiandosi nel mondo onirico.
Dopo averci deliziato con la personalissima definizione di Tolkien riguardo l’escapismo, il saggio ci informa tuttavia del fatto i critici del tempo – o quantomeno coloro che non accolsero di buon grado l’opera di Tolkien - non avrebbero potuto sbagliarsi di più.
Ripercorrendo infatti la riflessione di Tolkien riguardo la sua creazione e il fantastico in genere, analizzando l’opera da svariate prospettive e valorizzando chiavi di lettura spesso ignorate, come quella linguistica e filologica, Wu Ming 4 ci porta a una visione più completa e particolareggiata di quella che è l’immensa opera di Tolkien, puntando soprattutto al superamento di interpretazioni ormai datate e provincialistiche, tra cui quelle comunemente accettate in Italia. Ciascuna di queste teorie, che vedono il Signore degli Anelli come manifesto cattolico, manifesto di destra, allegoria del fascismo e della lotta all’industrializzazione, viene infatti sistematicamente smontata e corretta con una rielaborazione fondata sul testo - di cui vengono citati scene e passi - e sulla base di saggi scritti dall’autore nel corso della sua lunga carriera.
“Difendere la Terra di Mezzo” è dunque un saggio sicuramente interessante, per nulla pesante da seguire, che porta a riconsiderare l’opera come intenso lavoro di rielaborazione di antichi miti, riletti e adeguati da Tolkien stesso alla modernità. Legare l’opera di un filologo inglese a una sola e univoca interpretazione appare quindi riduttivo, ed è su questo che Wu Ming 4 punta il dito, curandosi di ampliare la nostra prospettiva d’analisi e raccontandoci peraltro il successo de “Il Signore degli Anelli” nel corso del tempo, l’influenza che ebbe e che ha su altri autori – da Terry Brooks , a G.R.R. Martin a J.K. Rowling – e persino i diversi tentativi della cinematografia di produrre il Signore degli Anelli, fino alla famosissima trilogia di Peter Jackson. Piacevolissima la scrittura, il modo chiaro e semplice d’esporre e la presenza di immagini e di schizzi che accompagnano il testo, curata dalla Brocherndors Brothers per quanto riguarda le illustrazioni e dalla Odoya s.r.l per la ricerca iconografica.
In appendice si trova poi il saggio “Noblesse oblige: immagini di classe in Tolkien” di T.A. Shippey, professore di letteratura medievale e anglosassone. Il più noto studioso di Tolkien analizza i diversi modelli sociali offertici ne “Il Signore degli Anelli” attraverso i popoli delle Quattro Terre, confrontandoli via via con la società degli Hobbit e con le sue classi sociali. Tutto ciò al fine di controbattere all’accusa mossa da uno scrittore di fantasy e fantascienza quale Michael Moorcock, secondo cui Tolkien sostiene i valori di un ceto medio “borghese in bancarotta morale”.
Lascio a chi si farà tentare dal saggio il gusto di scoprire la tesi che Shippey offre in risposta a Moorcock, consigliando la lettura a tutti gli appassionati come punto di partenza per una incontro più consapevole con i testi di Tolkien e – perché no – per uno studio più profondo di un tale cardine della letteratura.

 Voto: 





Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per aver condiviso la tua opinione!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...