Lev Tolstoj (1828-1910) sposa nel 1862 Sof'ja Bers dopo una sola settimana di fidanzamento. Il loro matrimonio alterna periodi di tranquillità a momenti di conflitto fino ad arrivare alla fuga finale dello scrittore e alla morte ad Astapovo. Queste le ultime parole scritte alla moglie prima di partire: "Ti ringrazio per i quarantotto anni di vita onesta che hai passato con me e ti prego di perdonarmi tutti i torti che ho avuto verso di te, come io ti perdono, con tutta l'anima, quelli che tu hai avuto nei miei riguardi". Fin dalla giovinezza Tolstoj è sempre stato alla ricerca della verità e soprattutto di una giustificazione razionale della vita. Voleva realizzare quello stato naturale che aveva trovato tra i contadini e i Cosacchi del Caucaso: provò inizialmente a ricostruirlo tramite i divertimenti e la vita dissoluta, poi nel matrimonio e nella vita di famiglia, considerata come nido e fondamento per una sana crescita morale e spirituale. Ma qual era realmente la concezione dell'amore nella produzione di Tolstoj? Sicuramente dalle sue opere emerge fin da subito e con forza uno schema di carattere divulgativo e filosofico che viene poi perfezionato a partire dagli scritti successivi e dal romanzo Sonata a Kreutzer (1890). La scrittura infatti per Tolstoj ha senso di esistere solo se tende verso il bene. Ma procediamo con ordine.
In Anna Karenina (1878), per esempio, troviamo una spiegazione abbastanza esauriente della sua concezione dell'amore, portando a maturazione l'idea di amore cosmico e universale in rapporto a quello romantico che emerge già in Guerra e pace (1865-1869): Pierre Bezuchov, personaggio principale e alter ego dello scrittore, capisce infatti il senso della vita grazie all'amore per Nataša. In Anna Karenina invece incontriamo quattro coppie che incarnano tre tipi diversi d'amore: Stepan e Dolly (rispettivamente fratello e cognata della protagonista) e inizialmente anche la stessa Anna con il marito Karenin rappresentano il vincolo sociale basato su affetti, convenienze e compromessi reciproci; Levin e Kitty ricordano l'unione tra un uomo e una donna che si innamorano sinceramente; e infine Anna e Vronskij diventano veri e propri simboli dell'amore romantico e cupo, capace di scardinare tutte le convenzioni sociali. Qual è l'atteggiamento giusto secondo Tolstoj? Proviamo a capirlo.
Stepan è un personaggio dallo spiccato aspetto sensuale proprio come la sorella Anna. Ha avuto una relazione con l'istitutrice francese dei figli ma nonostante tutto viene perdonato dalla moglie e dallo scrittore perché uomo e perché non ha dato scandalo in società. Il sentimento di Levin e Kitty cresce invece fino al matrimonio: Levin realizza l'ideale di vita famigliare e lavoro dei campi che propugnava Tolstoj e, dopo aver vissuto la morte del fratello e preso coscienza del dolore umano, sente ancora più forte l'orrore dell'esistenza, proprio come lo scrittore in quel periodo. Decide quindi di porre un limite alla conoscenza del creato: la vita non deve essere una ricerca tormentosa ma una saggia accettazione. Il rapporto di Levin e Kitty da sposati nasconde una lieve autocritica di Tolstoj: il matrimonio per amore potrebbe rivelarsi essere più duro di quello combinato. Anna si lascia sedurre dal giovane e bellissimo ufficiale Vronskij, segue il suo cuore e perde tutto per lui, compreso il figlio Sereža. Questo amore, oltre ad aprire un mondo nuovo e colorato, diventa sempre più soffocante e possessivo e rischia di allontanare i due innamorati. La passione infatti rende Anna sempre più insicura e triste. Anna e Vronskij sono uccisi da un amore troppo intenso e ingombrante: lei sotto le ruote di un treno, lui forse più tardi in guerra.
Dopo aver scoperto il sentimento più folle della sua vita, Anna comincia ad odiare Karenin, di vent'anni più anziano; il marito viene inoltre accusato di pensare solo alla carriera e di essere troppo pragmatico. Non riesce ad esprimere concretamente l'amore che prova per Anna: non sembra essere geloso, si dimostra sempre magnanimo e buono, tiene per sé tutti i sentimenti e tende ad essere freddo perfino con il figlio. Non sfida a duello Vronskij, si preoccupa solo per la reazione che la società russa avrebbe potuto avere nei confronti di Anna e dei problemi che questa poteva generare a entrambi. In poche parole combatte il suo rivale con la comprensione e con la ragione ma non capisce che una battaglia di questo tipo può essere vinta solo con il cuore e con la violenza dei sentimenti. Il tradimento di Anna è inoltre facilmente accostabile a quello che avviene in uno dei più celebri racconti di Cechov: La signora col cagnolino (1899). Qui l'omonima protagonista Anna Serge'evna inizia una relazione con il banchiere moscovita Dmitrij Gurov. Il motivo alla base del tradimento è però completamente diverso: se quello di Karenina era dettato dalla passione, quello narrato da Cechov è dettato dal desiderio di evasione, e come tale almeno in apparenza giustificabile.
Anna Karenina diventa alla fine per Tolstoj il simbolo della donna adultera da punire per aver tradito il marito e soprattutto per aver distrutto la famiglia, sede di sacrosanti principi. Secondo lo scrittore infatti Anna avrebbe dovuto con l'intelletto contenere il desiderio e porre un limite cognitivo e morale alle proprie aspirazioni. Il conflitto tra gli ideali naturali e l'attività della ragione, tema fondamentale del libro, si può risolvere in un certo senso nella semplice accettazione della propria vita, un po' come facevano i contadini di un tempo, credendo in Dio e non ponendosi troppe domande. Ne emerge la figura di un romanziere perennemente in crisi con il mondo e alla ricerca continua di una momentanea panacea per i suoi mali spirituali. La sua concezione dell'amore è per questo variabile, forse più vicina seppur con qualche riserva a quello di Levin e Kitty, ma sicuramente molto lontana dal sentimento torbido che avvolge Anna e Vronskij.
Poco importa comunque se Tolstoj voleva punire la sua protagonista e attribuirle una connotazione negativa. Anna resta in ogni caso un personaggio che emerge con straordinaria forza espressiva dal fondale cupo e pessimista creato appositamente da Tolstoj per lei; è una sorta di eroina ribelle che lotta con tutte le forze contro una società chiusa e un Dio che si fa sempre più tragico, incombente e sinistro. Alla fine Anna viene sconfitta e paga con il sangue il suo stesso ardire ma entra per diritto nell'immaginario collettivo e nel gotha dei personaggi più complicati, definiti e tridimensionali di sempre; e questo anche grazie al suo modo estremo di amare, condannato dallo scrittore ma pur sempre apprezzato dai lettori.
bel post! brava!
RispondiEliminaRingrazio a nome di autrice e blog ^^
EliminaCiao. grazie. Ti segnalo un'analisi compiuta da Abraham Yehoshua.
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2010/06/04/cultura/libri/anna-karenina-il-lavoro-dell-amore-NAbzIdRtwWkaCTUmul2jvK/pagina.html
Un bellissimo articolo (poi d'autore!) Grazie :)
EliminaSei molto simpatico, ma non è carino fare spam nei blog altrui XD
EliminaNon accadrà più. scusa.
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