Tenebre e ghiaccio, Leigh Bardugo
Piemme
283 pagine; 17,00 euro
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Non sono una grande amante dei libri fantasy: quando leggo di
trame con cavalieri, spade e sacri calici, principesse e draghi,
tendo a girare alla larga, preferendo generi a me più congeniali.
Tuttavia, quando ho letto sul sito di Affari Italiani, lo scorso
novembre, dell'uscita per Piemme di Tenebre e Ghiaccio di Leigh
Bardugo mi sono subito incuriosita e ho voluto saperne di più.
“Perché?”, vi chiederete. Semplice, sono stata catturata
dall'accattivante titolo dell'articolo: Leigh Bardugo, un fantasy
ambientato nella Russia degli Zar... In questo caso l'ambientazione
originale del romanzo ha decisamente superato la mia diffidenza. Ho
fatto qualche ricerca in rete per sapere di più su questo libro e
sulla sua autrice, e ho scoperto particolari interessanti. La
Bardugo, di professione make-up artist, è nata a Gerusalemme,
cresciuta a Los Angeles e laureata a Yale: un curriculum di tutto
rispetto per questa giovane scrittrice, la cui trilogia di esordio,
di cui Tenebre e Ghiaccio rappresenta il primo capitolo, ha ricevuto
recensioni entusiastiche ovunque, comprese testate del calibro del
New York Times.
Il romanzo è ambientato in un luogo e in un tempo che ricordano
da vicino la Russia ottocentesca. La sua
protagonista, Alina Starkov, in seguito a un attacco da parte dei
mostruosi volcra, scopre di avere un potere enorme che le permetterà
di essere arruolata in un' élite di potenti maghi (Grisha), che
manovrano proprio lo Zar. La stessa Bardugo, in un'intervista
pubblicata on-line, ha ammesso di essersi voluta discostare dal mondo
tradizionale utilizzato di consueto nel genere fantasy, ossia il
medioevo anglosassone, e sebbene abbia voluto mantenere un certo
“criterio culturale” (cultural touchstone sono le sue
parole), ha scelto la Russia zarista, epoca evocativa per molti
lettori. Gran parte dei commenti che si leggono sui vari siti in
lingua inglese sono molto positivi: si parla di trama ben
strutturata, emozionanti in alcuni passaggi, e di un “comparto”
magico ben descritto e credibile. Insomma, pare che la nostra
truccatrice/scrittrice abbia fatto centro anche in una lettrice
refrettaria al genere come me.
In effetti, la lettura di “Tenebre e Ghiaccio” si è rivelata
molto piacevole: la caratterizzazione dei personaggi è efficace e i
molteplici riferimenti alla cultura russa rendono l'atmosfera del
romanzo accattivante, come si può notare subito dall'incipit: un
prologo narrato in terza persona dove sono abilmente presentati, in
poche parole, due dei personaggi principali della vicenda.
I domestici li chiamavano malenchki, piccoli fantasmi, perché erano i più piccoli e i più giovani e perché infestavano la casa del Duca proprio come fantasmi. […] Il bambino e la bambina erano arrivati a qualche settimana di distanza l'uno dall'altra, altri due orfani della guerra di frontiera […] Il bambino era basso e robusto, timido ma sempre sorridente. La bambina era diversa e sapeva di esserlo. (pag. 9)
Conosciamo così Alina Starkov e Malyen
Oretsev (detto Mal).
Alina, oltre a essere
protagonista, è anche narratrice in prima persona della storia: è
attraverso il filtro dei suoi occhi e delle sue emozioni che si
dipana la tormentata vicenda del regno di Ravka, diviso da conflitti
e letteralmente tagliato in due dalla Distesa delle Tenebre, un
deserto oscuro e impenetrabile, popolato da spaventosi e voracissimi
mostri, vulnerabili però alla luce.
Alina è un'eroina atipica:
il suo enorme potere di Convocatrice del Sole, che le permette di
accedere al potente gruppo dei Grisha, viene scoperto per caso
durante l'attraversamento della terribile Distesa, quando, per
difendere Mal dall'aggressione di un volcra, riesce a sprigionare
un'eccezionale quantità di luce tale da mettere in fuga il mostro.
Alina è quindi una ragazza forte . - pur non essendo appieno
consapevole della sua potenza - è insolente e tagliente ma nasconde
una naturachiusa e piena di dubbi. È
legata a Mal da un sentimento molto profondo: Mal, forte e
pragmatico, capace di affascinare donne e ragazze, cercatore di piste
di eccezionale abilità, ma privo di un potere particolare e quindi
escluso irrevocabilmente dalla cerchia dei Grisha, con il suo
ottimismo e la sua sicurezza è complementare alla personalità più
introversa dell'amica.
Alina
non è nemmeno immune al fascino misterioso dell'Oscuro, un
personaggio di raro fascino: bellissimo (“occhi
grigio chiaro che splendevano come quarzo” a pag. 39),
implacabile eppure capace di gesti gentili, crudele, manipolatore
estremamente seducente. L'Oscuro nutre una sconfinata sete di potere
e dominio: è lui la vera potenza del Regno di Ravka, capace di
influenzare anche il debole re, la personalità dominante decisa ad
avere tutto e a schiacciare chiunque non riconosca la sua sconfinata
autorità. L'Oscuro ha bisogno del potere di Alina per espandere e
consolidare il proprio dominio, ed è pronto a usare l'arma della
seduzione per incantare la ragazza e soggiogarla, così da avere
sempre a propria disposizione la sua “arma” implacabile.
La
vicenda corre veloce, tra intrighi di palazzo e figure enigmatiche
come l'Apparat (descritto in modo molto evocativo come un membro del
clero ortodosso, ma con qualcosa di indecifrabile: “[...]
lunga barba nera. Portava abiti da sacerdote, ma esibiva sul petto lo
stemma della doppia aquila d'oro” – pag. 89 – “[...]L'Apparat
mi stava osservando e le sue pupille nere avevano una luce
particolarmente intensa” – pag. 123),
fino al momento cruciale della resa dei conti fra Alina, Mal e
l'Oscuro: un finale interessante, anche se forse un po' scontato, ma
con ampi spiragli aperti che lasciano immaginare un degno seguito. Ho
apprezzato la scelta dell'autrice di chiudere questo primo capitolo
della trilogia con un epilogo scritto in terza persona (dando una
sorta di “circolarità” al romanzo) proprio come in terza persona
era narrato il prologo, lasciando intravedere alcuni temi che
probabilmente saranno sviluppati nel secondo volume: rimorso, paura e
fascino del potere. Per me, comunque, la vera carta vincente di
questo romanzo è data dai continui riferimenti alla cultura russa:
dai toponimi scelti (Ravka, Kribirsk, Os Kervo, Keramzin) ai nomi dei
personaggi (oltre Alina e Malyev, Genya, Zoya, Sergei, ecc);
dall'ambientazione di palazzo, con il Palazzo Minore dove alloggiano
i Grisha e il Gran Palazzo destinato alla nobiltà, ai rifermenti a
cupole, icone e giardini. Lo confesso, avendo visitato non troppo
tempo fa San Pietroburgo, non ho potuto impedire alla mia mente di
immaginare i nostri protagonisti aggirarsi per i corridoi e le sale
del meraviglioso palazzo dell'Hermitage. Promuovo quindi “Tenebre e
Ghiaccio” e ne consiglio la lettura!
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