martedì 14 gennaio 2014

Recensione: Angelize di Aislin




Angelize, Aislinn
Fabbri Editori
440 pagine, 16.00 euro
Angelize è una storia di angeli. Non i soliti angeli cui siamo abituati, che fanno del bene e aiutano le persone, quelli di Aislinn sono capaci di compiere azioni ignobili solo per appagare un proprio desiderio: un corpo di carne. Alcune delle loro vittime, costrette loro malgrado a prendere il posto lasciato delle creature immortali che le hanno strappate troppo presto alla vita, non si rassegnano ad accettare il loro triste e iniquo destino. Così, grazie all'aiuto di un personaggio controverso che loro chiamano “Dea”, riescono, infine, a riprendersi i propri corpi.
Gli angeli puri – che non sono stati contaminati dal desiderio della carne – vedono però l'esistenza di una simile anomalia nella creazione come un insulto alla legge divina e, capitanati dall’arcangelo Mikael, daranno il via a una spietata caccia per riportare le cose alla normalità.
A guidare i mezzi-angeli nella ricerca di un modo per non farsi uccidere nuovamente sono Rafael, Haniel e Hesediel: tutti poco più che ventenni, con caratteri e aspirazioni molto diverse, uniti da un comune destino, ma non per questo disposti a fidarsi l'uno dell’altro.
La narrazione è in prima persona, ogni capitolo è raccontato da uno dei tre ragazzi a turno, a volte riprendendo parte degli avvenimenti descritti nel precedente per esaminarli da un'altra angolazione. Questa pluralità di sguardi è sicuramente uno dei punti di forza del romanzo, perché consente di comprendere ciascuno dei protagonisti, conferendo maggior tridimensionalità e realismo a tutta la struttura.

L'universo di Angelize rivela fin da subito qualche piacevole novità: come s’intuisce dalla trama, gli angeli non sono creature votate esclusivamente al bene, ma hanno un lato oscuro, che li spinge a ingannare e uccidere gli esseri umani. Proseguendo nella lettura, si schiudono inoltre le porte di un mondo singolare, in cui il classico dualismo tra inferno e paradiso è riplasmato, senza però perdere di credibilità e potenza. Aislinn utilizza le figure degli angeli e del diavolo così come le conosciamo, ma aggiunge un tocco personale, senza alterare i tratti essenziali di quello che è un archetipo consolidato. Rimarrete sicuramente colpiti da ciò che quest'autrice è riuscita a creare.

Venendo allo stile, Angelize è un romanzo scorrevole e dal ritmo incalzante. Nonostante l'immediatezza della scrittura e la linearità della trama, che trova il suo punto di forza nella creazione della suspense, tra le pagine si trova anche spazio per qualche momento di riflessione.
Le descrizioni di Milano, la città in cui si svolge l'azione, sono particolarmente curate, e lasciano intuire un forte legame tra chi scrive e i luoghi narrati.
Altrettanto convincente è il lavoro di caratterizzazione fatto sui tre protagonisti, delineati con pochi tratti ma in modo efficace, anche grazie alle lievi ma significative modifiche di stile che si accompagnano al cambiamento del punto di vista. Questo espediente è evidente soprattutto nel personaggio di Haniel, vera star del libro e, sospettiamo, il preferito dell’autrice: uno sbandato, che mostra al mondo un ghigno di sfida e strafottenza, dietro il quale nasconde un passato oscuro e intriso di sofferenza.
Haniel è un impulsivo, una testa calda: il suo linguaggio è pertanto piuttosto sboccato e rozzo, venato da una spiccata ironia. Nonostante sia spesso presentato come il giullare del gruppo, la Aislinn riesce nell’impresa di non banalizzarlo, continuando a ricordare, in modo sottile, che quella è solo una facciata e che la sua natura è molto più complessa di come appare in superficie.
Le variazioni stilistiche tra il personaggio di Rafael, il più riflessivo, e quello di Hesediel, il più tormentato, sono invece meno marcate. In questo caso sono infatti le azioni a lasciar trasparite le differenze caratteriali tra i due.

Quella di Angelize è una scrittura sempre in tensione, se non per una lotta imminente, per i sentimenti di questi mezzi angeli divisi fra la voglia di riprendersi la loro vecchia vita e la necessità di improvvisarsi combattenti. C'è nel libro una certa acutezza nel trattare i caratteri e i sentimenti di ognuno, un volersi mettere in gioco attraverso i conflitti interiori ed esteriori dei personaggi, le cui idee sono spesso messe in dubbio e vanno rianalizzate.
Aislinn cerca il realismo delle situazioni, come dimostra la scena in cui Hesediel torna da Elena, la ragazza con cui stava da vivo. Le cose tra loro non andavano bene allora, e – contrariamente a quanto avviene nei classici romance in cui il «vissero felici e contenti» è un imperativo categorico –, il ragazzo non è un uomo nuovo, migliore, ma lo stesso di prima. Non c'è una riunione dei due amanti fra lacrime e promesse di non ferirsi mai più, e dopo un primo tentativo in questo senso, le loro vite tornano a scorrere esattamente dal punto in cui erano lasciati.

Ottima la scelta del finale, che non prevede una vittoria netta per nessuno dei due schieramenti in gioco, ma ha comunque un valore catartico.
Nonostante Angelize rappresenti un’ottima prima prova per questa scrittrice esordiente, è impossibile non ravvisare alcune pecche. Il primo luogo non è ben chiara la condizione dei angeli puri: la loro incapacità di “sentire” viene continuamente rimarcata, eppure vengono loro attribuite espressioni di rabbia e costernazione, senza contare il prepotente desiderio di incarnarsi per avere accesso alle passioni dell'uomo.
Un altro limite è costituito dalla scarsa caratterizzazione dei personaggi secondari, che rimangono solo nomi sulla carta, senza mai assumere personalità e tratti definiti.
In conclusione una maggiore cura per i dettagli e il world-building avrebbero senz’altro giovato a questo romanzo, che presenta comunque diversi punti d’interesse.


 Voto: 


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