lunedì 11 novembre 2013

Eleanor Catton, vincitrice del Man Booker Prize con “The Luminaries”: tra gloria e discriminazioni di genere

Risale a martedì 15 ottobre la proclamazione del vincitore dell'edizione 2013 del Man Booker Prize, il prestigioso premio letterario britannico assegnato ogni anno al miglior romanzo in lingua inglese scritto da un cittadino del Commonwealth, dell'Irlanda o della Zimbabwe. A partire dal 2014, sarà aperto anche agli scrittori statunitensi. Quest'anno l'importante riconoscimento (insieme a un premio in denaro pari a 50000 £) è andato alla giovane scrittrice neozelandese Eleanor Catton, che con il suo The Luminaries ha battuto ben due record: quello di vincitrice più giovane (solo 28 anni) con il romanzo più lungo (più di 800 pagine).

Ma chi è Eleanor Catton? Conosciamola meglio.

Neozelandese nata in Canada, figlia di un filosofo e di una bibliotecaria, da subito si è fatta conoscere come una promettente giovane scrittrice, con due romanzi all'attivo che hanno ricevuto buone critiche. Il primo, The Rehearsal, incentrato su uno scandalo sessuale in una scuola, è stato pubblicato in Italia con il titolo La Prova da Fandango. È la seconda neozelandese ad aggiudicarsi questo riconoscimento, dopo Keri Hulme che fu premiata proprio nell'anno di nascita della Catton (1985).

The Luminaries, definito dal presidente della giuria Robert MacFarlane come un “lavoro strepitoso, luminoso, vasto senza essere tentacolare”, è una storia ricca di suspance ambientata nella città di Hokitika, in Nuova Zelanda, nel 1866, in piena corsa all'oro. Lo si può definire un mystery vittoriano, vista la serie di delitti irrisolti presenti nella trama e lo stile con cui è stato scritto. Leggendo diversi articoli pubblicati su siti di lingua inglese, sembra proprio che l'originalità di questo romanzo (da alcuni definito d'avanguardia) risieda proprio nella sua struttura, vale a dire nel far precedere ciascun capitolo da un quadro astrologico e nell'associare a ciascun personaggio un corpo celeste: i personaggi agiscono secondo i reali movimenti cosmici proprio così come erano, a partire dal 27 gennaio 1866. Sebbene questo meccanismo possa apparire artificiale ed eccessivamente sovra-strutturato, è in realtà una delle chiavi che rendono interessante l'opera, come sembra del resto affermare la sua autrice quando dice: “il paradosso sta nella relazione, da una parte, fra i personaggi che sono artefici del proprio destino e, dall'altra, il destino stesso che è predeterminato.”

Eleanor Catton ha le idee molto chiare anche su un altro punto, quello che riguarda il diverso trattamento fra scrittori e scrittrici. In un articolo apparso sul sito del Guardian, lo dichiara espressamente senza mezze parole: alle autrici vengono poste prevalentemente domande relative alle proprie sensazioni, al sentirsi fortunate per essere giunte dove sono giunte e a come sono nate le idee alla base delle proprie opere. Gli uomini, invece, vengono trattati più da pensatori, da persone con preoccupazioni che li accompagneranno per tutta la vita.

C'è inoltre la questione della giovane età: sebbene The Luminaries abbia ricevuto in generale recensioni positive, la Catton afferma di avere incontrato l'ostilità di alcuni recensori di “vecchia generazione”: le critiche più negative provengono tutte, senza eccezione, da alcuni over 45, rigorosamente uomini. Alcuni critici non hanno tollerato nemmeno lo stile particolare del romanzo, quell'utilizzo di una narratore onnisciente in terza persona, che pare più accettabile se scelto da uno scrittore maturo e di esperienza, molto meno da una giovane più giovane e inesperta.

Non ho ancora letto The Luminaries (edito nel Regno Unito da Granta, in Italia uscirà probabilmente la prossima primavera per Fandango), quindi non ho elementi diretti per valutarlo, tuttavia mi allineo a quanto affermato da Eleanor Catton riguardo alla disparità di trattamento fra autori e autrici. In effetti, ascoltando diverse interviste a scrittrici italiane e non solo, l'aspetto emozionale è spesso attentamente sottolineato, a discapito di altri, come a voler evidenziare, sempre e soltanto, il lato “umorale” e legato alle sensazioni che caratterizza l'universo femminile. 

Sono ragionevolmente portata a pensare che uno scrittore fresco di premiazione abbia meno probabilità di sentirsi chiedere “Come si sente?” rispetto a una scrittrice. Ho notato inoltre che alcuni lettori sono piuttosto ostili alla produzione letteraria femminile: spesso ritengono le opere scritte da donne “prodotti” di poco valore, libretti chick-lit (di qualsiasi epoca queste donne appartengono) e la ritrosia a leggerle e il pregiudizio si innalzano inarrestabili anche di fronte a nomi universalmente riconosciuti per il talento e il valore, come la recente vincitrice del premio Nobel per la letteratura Alice Munroe. Di recente ho proprio letto un caustico commento di un lettore (che stimava troppo le donne, per leggerne i libri) sulla rubrica di libri tenuta dall'ottimo (almeno per me) Antonio D'Orrico su Sette, il settimanale del Corriere della Sera in edicola il venerdì: non ricordo le esatte parole e nemmeno chi fosse la scrittrice snobbata, ma mi ha colpito il tono sgarbato e di sufficienza usato. Questo lettore ha ricevuto poi una risposta degna del suo intervento, testimone comunque che ancora esiste un certo pregiudizio nei confronti delle autrici. Con questo non voglio dire che un libro scritto da una donna non debba essere anche aspramente criticato, se è il caso, ma stupisce comunque l'ottusità di un atteggiamento così chiuso e retrogrado.

Tornando a Eleanor Catton, ecco a voi una piccola curiosità. Come ho scritto all'inizio, il Men Booker Prize è accompagnato da un premio in denaro: grazie a questa somma, la nostra scrittrice potrà avere “una stanza tutta per sé” (come teorizzava Virginia Woolf nel suo saggio datato 1929) dove lavorare. La Catton vive infatti con il poeta americano Steven Toussaint in un bilocale ad Auckland e finché è impegnato a lavorare al suo PhD in poesia... “Lo studio è suo, questi sono gli accordi. Perciò per il momento, non ho uno studio. L'idea di poterci trasferire in un posto più grande è estremamente eccitante.” E sì, certe cose sembrano proprio non cambiare mai!


1 commento:

  1. Interessante quanto particolare la struttura di questo romanzo, mi piace moltissimo anche la copertina! ;) Aspetterò che uscirà in italiano.

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