domenica 3 novembre 2013

A difesa del libro: il suo ruolo nella formazione contro la società del tweet

Oggi mi sono imbattuta in un interessantissimo articolo del lontano 2007 di Alan Wall, scrittore che di tanto in tanto contribuisce con i suoi pezzi a ReadySteadyBook, blog britannico indipendente nella top 10 del Guardian tra i migliori siti che si occupano di letteratura, che mirava a difendere la “dignità” del libro cartaceo in uno scenario apocalittico che profetizzava la morte dello stesso a causa della digitalizzazione. Curioso è pensare come questo pamplet nasca in un’epoca nella quale non esistevano ancora i dispositivi di lettura che conosciamo oggi e che ci permettono di portare con noi l’intera libreria - il primo ebook reader, il Kindle, arriverà solo due anni dopo la stesura di A defens of the Book –, ma ciò che lo scrittore sottolinea non ha nulla a che fare col formato dei volumi che leggiamo, piuttosto è una chiara denuncia nei confronti della patologica “automizzazione” della conoscenza. Il divertente commento con il quale si apre questo pezzo riguarda la constatazione che si è parlato della morte del libro per oltre quaranta anni e che quest’ultimo, nonostante il progresso tecnologico, non ha ancora perso la sua importanza ed è “ancora con noi”. 
Contrariamente alla logica dell’acquisizione tecnica, legata al download e all’archiviazione per l’uso futuro, il libro gioca ancora un ruolo formativo laddove permette una “reale conoscenza” performante che modifica l’animo umano al momento dell’acquisizione dell’informazione e lo spinge alla partecipazione. La conoscenza moderna non può limitarsi ad essere un archivio di file temporanei da eliminare attraverso la pulizia della cache, ricerca della soluzione momentanea al problema che si presenta di volta in volta. La vera archiviazione dell’esperienza avviene attraverso la lettura, capace di trasmettere competenze teoriche che vanno a farsi supporto di quelle pratiche. Per rafforzare la sua tesi, Wall si avvale dell’esempio del lavoro svolto dai musicisti e dai chirurghi, per i quali a nulla varrebbe l’abilità tecnica se non avessero studiato le note o il modo di suonare lo strumento i primi, l’anatomia umana i secondi. 
Il libro è forse una delle più importanti innovazioni tecnologiche della storia: l’invenzione della stampa lo ha portato ad essere prodotto creato per diffondere la conoscenza, contribuire alla dissertazione sulle cose del mondo (e non), creare aggregati sociali – ricordiamoci che proprio la diffusione delle Sacre Scritture nelle case dei comunitari ha portato alla costruzione della religione protestante, basata proprio sulla possibilità di qualsiasi uomo di affidarsi alla lettura del testo per cogliere l’essenza del divino. In conclusione, il breve saggio di Wall riporta forse uno dei più grandi timori: la pratica dello short message service sta trasformando irrimediabilmente la lingua, così tanto che i giovani non sanno più farne il corretto uso; bisognerebbe sforzarsi di non ridurre i caratteri e leggere di più, ma in questo devono avere un ruolo fondamentale gli insegnanti, che hanno il compito di spronare gli alunni ad un più regolare uso delle forme grammaticali. Mi viene da chiedere cosa penserebbe l’autore dell’articolo dei messaggi da 140 caratteri di Twitter, forse il social network dove si utilizzano maggiormente le abbreviazioni e articoli e congiunzioni perdono la loro funzione – nel 2007 era ancora poco diffuso rispetto ad oggi.
Si parla tanto di quanto il libro digitale stia cominciando a sostituire il cartaceo, ma come dicevo all’inizio, credo che il formato non sia importante, purché si legga. I dati sulla lettura purtroppo non sono rassicuranti, perché nonostante il proliferare di blog letterari, gestiti da amministratori capaci di divorare tra i 50-80 libri (minimo) l’anno, la maggioranza del popolo lettore si limita alla letture di 2-4 libri l’anno. La conoscenza è importante, determina le donne e gli uomini che saremo in futuro, continuate dunque a leggere e, per un’oretta al giorno, dimenticatevi del pc. Il vostro cervello e i voi futuri vi ringrazieranno.


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