giovedì 19 marzo 2015

Recensione: Revival di Stephen King


Revival, Stephen King
Sperling & Kupfer
469 pagine, 19.90 euro
Stephen King ritorna a scrivere horror e lo fa col botto. Ma non si ferma qui. Decide di confrontarsi con quelli che sono i grandi pilastri della letteratura di genere, uno su tutti Howard P. Lovecraft, citarli e dare poi la propria personale interpretazione. Il re del brivido riaffila le sue qualità di grande narratore e con innata maestria ci trasporta in un universo alternativo dove le emozioni dei personaggi si fondono con quelle di chi legge. È un King ispirato quello che scrive, lontano dallo standard delle ultime prestazioni e che, se vogliamo, sfiora almeno in parte l'Olimpo delle sue opere più belle. Revival è caratterizzato da una struttura a scatole cinesi perfettamente incastrate l'una nell'altra. È romanzo di formazione quando segue la vita del protagonista fin dall'infanzia, ci introduce ai cambiamenti e commenta i passaggi chiave. Si trasforma poi in romanzo storico nella precisa ricostruzione degli anni '60 e del loro rock and roll, uno dei periodi più intensi, carichi di significato e meglio resi di tutto il volume. Assume per poco tempo le sembianze del poliziesco, o comunque ci va molto vicino, e realizza infine la sua pulsione horror nel finale angosciante e allucinato. Qui l'autore strizza l'occhio a tutto un genere con la creatività e il profondo rispetto del fan, passando dal gioco alla citazione illustre senza darci tregua. Su tutta la narrazione aleggia un'atmosfera di profonda inquietudine che fin dall'inizio segna il lettore: questa sensazione sfuma, si attenua, ritorna a farsi palpabile ma ci accompagna per tutto il viaggio. Siamo costantemente in attesa di qualcosa di sinistro che serpeggia a livello inconscio ma che sta comunque per accadere.

La trama di Revival ruota intorno a Jamie Morton e segue la sua crescita da bambino speranzoso a giovane chitarrista ritmico, fino a raccontarci realisticamente la disperazione del tossico e la successiva guarigione. La vita del protagonista è intrecciata fin dall'inizio alla figura del pastore metodista Charles Jacobs che trascina il giovane più di una volta verso la distruzione e rappresenta in un certo senso il suo diavolo tentatore: la perdita della fede di quest'ultimo porta infatti anche il ragazzo a cambiare la sua percezione del mondo. Nel corso di più di quarant'anni di storia americana i due continuano ad incrociarsi e ad influenzarsi l'un l'altro, fino ad essere complici in un gioco forse troppo grande e ardito che ricorda il sogno di Icaro di volare.

I personaggi creati da King sono complessi e credibili, ma in larga parte solo spettatori del rapporto che si realizza tra il protagonista e quella che potrebbe essere la sua controparte negativa. Jamie è fin dalle prime pagine un ragazzo e poi un adulto piuttosto normale, coinvolto suo malgrado in una grande avventura. King ricostruisce in modo convincente la vita del musicista turnista e la scena dell'epoca, con poche pennellate veloci ma ben assestate.  Nonostante il crollo fisico e psicologico dovuto alla droga, il giovane tende quasi sempre al bene e mantiene un comportamento rispettoso nei confronti degli altri. La sua curiosità lo spinge però inconsciamente verso Charles e non gli permette di chiudere per sempre il legame che lo lega all'ex pastore, dal canto suo quasi un novello Victor Frankenstein nel percorrere il sottile limite tra la vita e la morte. Nonostante il carattere in parte mefistofelico di Jacobs, il lettore non riesce comunque a condannarlo: proprio come Jamie riusciamo a comprendere le sue sofferenze fin da subito, percepiamo il cambiamento nell'uomo e lo accettiamo. Punto di rottura definitivo per questo personaggio è sicuramente il sermone che pronuncia dal pulpito poco dopo l'incidente: fermo, incalzante, perfettamente argomentato, quasi violento, cambia per sempre la sua vita ma anche quella di Jamie e dei fratelli. Un plauso va inoltre a King per non aver inserito nel romanzo il solito rapporto stucchevole e obbligato per far felice il grande pubblico ma una storia d'amore che, seppur acerba, è utile alla trama: Jamie resta un personaggio valido e interessante che riesce a sorreggere e portare avanti la struttura del romanzo a prescindere dal suo modo di amare.

Le tematiche di Revival sono molteplici: si va dalla critica al potere consolatorio ma anche fuorviante che viene spesso dato alla religione, all'analisi delle nostre effettive possibilità di conoscenza, fino ad arrivare al raggiungimento di quelli che sono o dovrebbero essere i limiti del sapere e dell'agire umano. Ci si chiede anche quanto sia giusto comprendere e quanto a volte sia forse meglio ignorare una realtà troppo grande e dura da accettare. Seguiamo tramite le parole di Jamie la crisi del pastore Charles Jacobs che mette in dubbio la sua fede in seguito a un lutto e inizia un periodo di profonda ricerca che lo porta a toccare con mano le Colonne d'Ercole. In Revival troviamo anche il declino della religione moderna, non sempre in grado di dare risposte convincenti, e la favola dei guaritori e dei vari sedicenti santoni che popolano l'America, finti o veri che siano. Entra in vigore quello che è il regno della scienza, nel caso di Revival il potere dell'elettricità, come risposta e aiuto definitivo per raggiungere diversamente quella consolazione che altre divinità non sono riuscite a darci. Alla fine nonostante il passare dei secoli le domande dell'uomo restano sempre le stesse: riguardano in particolare la vita e soprattutto quello che ci aspetta dopo; a seconda della filosofia che seguiamo la risposta è diversa, ma il desiderio di dare un'occhiata dietro ai portoni dell'Eden è sempre alto. Sul finale troviamo anche la versione di King, una soluzione in linea con il sapore orrorifico del libro, sicuramente in disaccordo con altre tendenze ma non meno strana di quello che alcuni culti propongono.

I riferimenti letterari in Revival sono molteplici: abbiamo principalmente Lovecraft, già citato nell'epigrafe con una delle sue frasi forse più famose, gli Antichi e il ciclo di Cthulhu, a cui King cerca di dare un'interpretazione più "contemporanea". Seguono Ray Bradbury e il classico Something Wicked This Way Comes (in Italia noto come Il popolo dell'autunno e base del film Disney anni '80 Qualcosa di sinistro sta per accadere) per l'atmosfera inquietante ma soprattutto per la presenza in città di un luna park e il riferimento costante al potere dei fulmini. Non mancano infine citazioni a volumi maledetti e di dubbia esistenza dove la magia si fonde con la scienza e l'alchimia, tra cui il De Vermis Mysteriis, presentato da King come possibile base del leggendario Necronomicon. Infine viene citato The Monkey's Paw (La zampa di scimmia), breve racconto horror di William W. Jacobs.

Rispetto ad altri titoli dell'autore, Revival è un romanzo che si sviluppa soprattutto su quanto viene e non viene detto: i silenzi, le omissioni e le allusioni diventano in questo caso fondamentali. I dialoghi sono verosimili e contribuiscono a definire ulteriormente la psicologia dei personaggi. Le riflessioni del protagonista sono profonde, nostalgiche quando riguardano il passato, sempre e comunque dense di significato.
Il ritmo passa dal blando al serrato in poche pagine: circa a metà del volume la storia comincia a decollare e il seme del dubbio piantato nei primi capitoli non tarda a dare i suoi frutti. Le accelerazioni si susseguono, ci scappano di mano e di punto in bianco ci ritroviamo spesso in situazioni ancora inesplorate.

Al contempo King si dimostra perfettamente capace di descrizioni realistiche ed emotive di alto livello: le situazioni e i luoghi possono diventare poetici o raccapriccianti nella loro crudezza, ma in entrambi i casi non mancano mai di forza espressiva. Ogni immagine è estremamente visibile e chiara: il lettore vede scorrere davanti ai suoi occhi un film fatto di parole e corredato di fotogrammi indelebili. Da cinema è sicuramente la scena iniziale con il primo incontro tra Jamie Morton e il pastore Charles Jacobs sullo sfondo della campagna americana: lenti a focale lunga in stile Gangster Story di Arthur Penn, orizzonte schiacciato, sole accecante e a picco e l'ombra del predicatore che ricopre il piccolo protagonista, magnetica e inquietante al contempo, quasi a voler rappresentare il legame che il destino ha già tracciato. Questo è sicuramente uno degli incipit di King più belli di sempre.



In conclusione Revival è un ottimo titolo che piacerà ai fan dell'autore, soprattutto a quelli che preferiscono la sua verve più horror, ma anche ai lettori occasionali che ricerchino storie complesse, ben strutturate e fortemente visive. Il prezzo da pagare potrebbe essere la lentezza che a volte si impadronisce della narrazione o il finale, che ai lettori a digiuno di atmosfere fantastiche potrebbe risultare alquanto inverosimile. Nonostante queste lievi critiche, i frequenti cambi di ritmo mantengono il livello di attenzione alto e la trama scorre fluida e senza problemi. Revival resta quindi un romanzo ben scritto ed estremamente piacevole da leggere. Tutte le citazioni alla letteratura horror e fantastica sono infine acqua fresca per gli amanti del genere che, dopo aver compreso i riferimenti ai propri mostri sacri, rimarranno incollati fino all'ultima pagina.


Voto: 



3 commenti:

  1. L'ho spulciato giusto oggi in libreria. Quando c'è di mezzo De Vermis Mysteriis i libri di King sono una garanzia (più del solito).

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  2. L' ho appena letto, e sono stato colto da un improvviso attacco diarroico

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  3. Sinceramente mi ha deluso. In fondo a questa recensione si fa riferimento alla lentezza della narrazione e all'improbabilità del finale, ma è ancora poco. La narrazione è trascinata all'inverosimile, quasi si fosse trattato di tirare su quasi 500 pagine una storia adatta al massimo a cento, e le ultime sequenze sono talmente assurde da sfiorare la presa in giro. Uno Stephen King manierato, buono per il marketing e assolutamente non all'altezza dei suoi ultimi capolavori.

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