giovedì 12 marzo 2015

Recensione: Il mezzo Re di Joe Abercrombie

Il mezzo re, Joe Abercrombie
Mondadori
298 pagine, 16 euro
Yarvi non aveva mai pensato che sarebbe potuto salire al trono. Nato con una mano deforme è
inadatto al combattimento e, nel disprezzo del padre, il re del Gettland, il suo destino è diventare uno dei “ministranti”, l’ordine di potenti sacerdoti consiglieri della corona. Ma, proprio la notte che precede l’ultimo esame, Yarvi e la sua maestra, Madre Gundring, sono raggiunti dalla notizia: il padre e il fratello di Yarvi sono morti, uccisi in un agguato ordito da Grom-gil-Gorm, sovrano del Vansterland, regno confinante e nemico. Adesso il re è lui. O mezzo re, per lo meno. Ma la sua vendetta dovrà essere intera. Spinto anche dal volere della madre, la bella e inflessibile Laithlin, Yarvi giura che farà giustizia contro gli assassini di padre e fratello e parte per Vansterland, pronto a dare battaglia. Ma subito cade vittima di un’imboscata e, salvatosi miracolosamente in mare, viene portato al mercato degli schiavi. Qui viene venduto per prestare servizio sulla nave capitanata da Shadikshirram, mercantessa dal cuore nero e la lingua affilata. Solo, nel mare ghiacciato, spogliato del suo lignaggio e incapace di reggere un’ascia o uno scudo, Yarvi potrà contare su una squadra di compagni improbabili e su un’unica vera arma: la sua mente. Basterà per ritornare a casa e portare a compimento la sua vendetta?




Il Mezzo Re inaugura la “Trilogia del Mare Infranto”, nuova serie letteraria dell'inglese Joe Abercrombie ormai famoso anche fuori dai confini del Regno Unito, ambientata in un universo narrativo che ricorda da vicino il mondo vichingo.
Il libro, che pur essendo il primo di tre volumi è autoconclusivo, racconta la storia di Yarvi, il giovane figlio di un re del Nord, dalla mano deforme e disprezzato dal padre.
Va subito chiarito, per chi già conoscesse Abercrombie (che abbiamo varie volte recensito), che ci troviamo davanti a qualcosa di completamente diverso, rivolto a un pubblico differente: queste serie si definisce infatti come fantasy young adult. Diciamo addio quindi alle scene crude, a personaggi come Glotka o Logen Novedita e al linguaggio sopra le righe: si tratta di un romanzo semplice e politically correct, pensato per un pubblico più giovane e meno “assetato di sangue”.

La trama, come si può capire dalla sinossi, è abbastanza lineare e segue i passi dell'adolescente Yarvi, erede al trono del Gettland, costretto a un lungo viaggio lontano da casa e alla prigionia dovuta a un vile tradimento che è costato la vita al padre e al fratello. Grazie all'aiuto di alcuni improbabili compagni di viaggio e alla sua astuzia, il giovane riesce dapprima ad evadere, quindi a tornare alla sua città, dove potrà portare a termine la sua vendetta.
A differenza di altre opere dell'autore, questo volume presenta diversi cali nel ritmo narrativo, con una parte centrale a tratti molto lenta, conclusa da un finale che invece è fin troppo sbrigativo. Strano a dirsi, vi sono anche numerosi errori di battitura e molte frasi rese in un italiano poco efficace, malgrado il traduttore sia lo stesso dell'ultimo volume pubblicato da Gargoyle.

Senza la solita schiera di personaggi con dubbia moralità, con molti meno dialoghi graffianti e con scarsi tratti di quella cinica ironia a cui Abercrombie ci aveva abituati, questo libro si dimostra meno interessante di quanto ci si potesse aspettare, rivelandosi un fin troppo classico romanzo di formazione, con il giovane protagonista che compie un lungo viaggio prima di tornare a casa.
Alla luce del fatto che Abercrombie riesce solitamente a a rendere affascinanti anche le figure più improbabili, risulta poi sospetto che i personaggi principali non riescano a creare molta empatia (abbastanza grave per un romanzo che si rivolge a questo target).

Fra le note positive: alcuni colpi di scena ben congegnati e un finale che sorprende - in particolare per quanto riguarda le rivelazioni sulle verità che stavano dietro alle morti del padre e del fratello di Yarvi (ciò verrà probabilmente ripreso nei prossimi volumi della serie).
Una precisazione: il Mezzo Re non è un brutto libro in sé, ma se state cercando qualcosa sulla linea della trilogia “La prima legge” rimarrete con l'amaro in bocca. Se invece volete regalare un libro d'avventura (perché, in effetti, di fantasy ha ben poco: niente magia, né creature diverse dagli umani) a un adolescente, questa può essere una scelta da non scartare.



Voto: 






Joe Abercrombie
nasce a Lancaster nel 1974. È il 2002 quando, allora studente di Psicologia all’Università di Manchester, pensa di scrivere una trilogia fantasy e inizia la stesura del primo episodio. Trasferitosi a Londra, lavora come montatore freelance e produttore di format televisivi di vario tipo e termina di scrivere quello che diventerà The Blade Itself. Dopo aver incassato lo scetticismo di alcuni degli agenti letterari più influenti del Regno Unito, Gollancz (storica etichetta britannica famosa per essere, tra gli altri, l’editore di George Orwell) ne acquista i diritti, vincolando Abercrombie a pubblicare l’intera serie per un giro d’affari a sette zeri. A The Blade Itself (2007) seguono Before They Are Hanged e Last Argument of Kings (2008). La trilogia The First Law si rivela un enorme successo tra i lettori anglosassoni. The Blade Itself, in particolare, è un vero e proprio boomerang editoriale: Abercrombie viene riconosciuto come miglior nuovo scrittore fantasy ed è finalista al prestigioso John Campbell Award, moltissimi Paesi inoltre acquistano i diritti del volume. Sempre Gollancz ha pubblicato i romanzi singoli The Heroes (2011) e Red Country (2012).

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