martedì 23 novembre 2010

Poems (3) Timidezza



Bentornati a questa nuova puntata di Poems, rubrica ideata da Morna del blog Forgotten Pages! Questa settimana mi piacerebbe farvi leggere una poesia che mi sta molto a cuore... Sapete, ci sono alcune cose in particolare -siano esse libri, canzoni, film...- che fissano un esatto momento della tua vita come in un rettangolino della memoria. Per questa loro caratteristica potrebbero riassumere anni, pensieri, emozioni, in pochi minuti o secondi. Pensando a questa poesia, per esempio, è come se nella mia mente si aprisse la finestra sul mio passato alle scuole medie... Chi di voi non ricorda quel periodo tra gli undici e i tredici anni? 
Le prime cotte, i primi baci, la scuola, i cambiamenti, il trucco, le antipatie e le simpatie tra compagni, i conflitti di un mondo che si destreggia tra la sfera infantile e quella che auspica, o è convinta di essere già, il mondo "dorato" degli adolescenti. 
Io incornicerei quel periodo dentro questa poesia. La lessi quando avevo dodici anni sul mio libro di antologia (divoravo i libri di antologia sin dalle elementari... ) e non conoscevo ancora quale genio incantatore fosse Pablo Neruda. Scoprii solo dopo che quella poesia che portavo come ricordo fosse stata scritta da lui, e mi rallegrai un poco del gusto che avevo avuto nell'adocchiarla. Ma Timidezza mi era rimasta dentro perché dipingeva, quasi l'autore mi avesse sbirciato l'anima, quel desiderio di invisibilità che mi invadeva da quando ero piccolissima. Pensavo che avrei voluto strisciare silenziosa tra le gente, guardare senza essere vista, solo per la curiosità di sapere quali volti mi circondassero. Una timidezza che, devo ammettere, non è ancora riuscita a lasciarmi completamente... 
E la vostra "finestra" sul passato, qual è? :)




Timidezza 

Appena seppi, solamente, che esistevo 
e che avrei potuto essere, continuare, 
ebbi paura di ciò, della vita, 
desiderai che non mi vedessero, 
che non si conoscesse la mia esistenza. 

Divenni magro, pallido, assente, 
non volli parlare perché non potessero 
riconoscere la mia voce, non volli vedere 
perché non mi vedessero, 
camminando, mi strinsi contro il muro 
come un’ombra che scivoli via. 

Mi sarei vestito 
di tegole rosse, di fumo, 
per restare lì, ma invisibile, 
essere presente in tutto, ma lungi, 
conservare la mia identità oscura, 
legata al ritmo della primavera. 


Chi è l'autore?
Pablo Neruda è lo pseudonimo che Neftalì Ricardo Reyes scelse in onore del poeta cecoslovacco Jan Neruda (1834-1891)cantore della povera gente. Egli nacque a Parral nel 1904, da famiglia modesta che trascorse l'infanzia scontrosa nel piovoso, malinconico e selvaggio sud del Cile; frequentò le scuole fino al liceo nella cittadina di Temuco e poi l'Università a Santiago.
Dal 1926 al 43 girò il mondo come rappresentante diplomatico del suo paese, nel'36-37 visse l'esperienza della guerra civile spagnola non soltanto da spettatore interessato.
Dopo aver subito il fascino dell'incontro con la poesia spagnola, il poeta cileno venne travolto nell'appassionata vicenda della guerra civile, che determinò un mutamento profondo nell'animo, nelle convinzioni, nella cultura, nella poesia del poeta. La sua fu una vera e propria conversione al prossimo e la sua poesia divenne quella dell'uomo con gli uomini cioè una poesia sociale e di lotta politica, di adesione e di repulsione rispetto al prossimo, di sostegno e di esacrazione, di speranza e di rabbia: d'azione"
E quando cessata la guerra civile e sconfitte le armi repubblicane tanti spagnoli furono costretti all'esilio o morirono fucilati o in carcere quel "legame materno" con la Spagna si fece per Pablo drammatico e fu come una goccia di sangue che rimase indelebile. Se uno dei sentimenti più forti dell'anima moderna è quello di un continuo e cocente esilio di una imprecisata perdita esistenziale, la Spagna è stata per Neruda quella perdita, quell'esilio:Un vuoto angoscioso e accorato che si ripercuote nel suo virile grido di poeta dal lontano '39 a oggi
Nel 1944 tornato in Cile s'iscrisse al partito comunista cileno e venne eletto senatore.
Dal '48 al 52 fu
perseguitato e costretto all'esilio per la sua presa di posizione contro il neodittatore Gonzalez Videla; così tornò a viaggiare per il mondo.Nel 1971 guadagna il premio nobel per la letteratura, nel 1973 torna in Cile e in quello stesso anno muore a Santiago subito dopo il colpo di Stato del generale Pinochet.

3 commenti:

  1. Bellissima poesia, Malitia!!! =)
    E complimenti hai centrato in pieno lo spirito della rubrica ;))

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  2. E' meravigliosa... non la conoscevo, quindi ti ringrazio per averla condivisa con noi :)

    RispondiElimina

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