Silver, Kerstin Gier Corbaccio editore 324 pagine, 16,40 euro |
Kerstin Gier è una delle poche
autrici young adult che apprezzo: sembrerà quasi contraddittorio da
parte mia, dato che l'autrice tedesca gioca il più possibile con gli
stereotipi e i cliché romantici, ma, un po' come Sophie Kinsella, la
Gier riesce a farlo in maniera intelligente, forzando al massimo –
e consapevolmente – i suoi personaggi, dando vita a vere e proprie
scene da commedia degli equivoci che lasciano anche intuire un certo
background da parte della scrittrice. Una di queste scene è
presente, ad esempio, durante una cena a cui la protagonista, Liv,
prende parte assieme alla sorella, alla madre, alla governante e alla
sua nuova “famiglia”: il nuovo compagno della madre e i relativi
figli, Grayson e Florence. L'azione della storia comincia proprio con
questa mesta notizia, che ovviamente crea sconvolgimento nella vita
di Liv. Ma presto saranno ben altre le cose che le daranno
scompiglio: scoprirà che il nuovo fratellastro fa parte di una sorta
di setta segreta, e che lei riesce a interagire nei suoi sogni e in
quelli dei suoi amici.
La Gier, come ho anticipato, non
fa mancare cliché e situazioni tipiche degli young adult che abbiamo
visto mille volte: già l'incipit, o l'idea dei sogni, non vi
sembrerà particolarmente originale. Il personaggio di Liv, come
temevo, ricorda molto quello di Gwen della Trilogia delle Gemme,
anche se non risulta meno realistico. Sembra che le ragazze preferite
della Gier siano quelle ficcanaso, un po' ignoranti, simpatiche e con
la risposta pronta. Liv risulta tuttavia meno memorabile di Gwen, e
la sua storia è troppo poco approfondita, soprattutto nel finale,
quando molte cose non vengono spiegate e risultano un po'
raffazzonate.
La storia d'amore, com'è ovvio, è
affrettata, “lui”, com'è ovvio, è perfetto e bellissimo, e i
suoi amici, compreso Grayson, sono tali e quali, camminano in branco
e quando passano per i corridoi le fanciulle svengono. Liv, com'è
ovvio, è impacciata, è carina ma non sembra – su questo punto la
Gier non sembra essere molto decisa -, ma soprattutto è determinata
a mettersi nei guai, nonostante la madre parli di lei come di una
sfigata che finora ha avuto solo un “destino da tappezzeria”. E
sembra incredibile a dirsi, visto la dote innata di Liv nel curiosare
in ciò che non dovrebbe, con tutto quello che questa curiosità
comporta.
La scrittrice gioca con l'elemento
fantastico, e, forse proprio perché la protagonista lo mette
continuamente in dubbio, questo risulta poco incisivo, molto
confusionario e, come dire, tirato per i capelli. In questo senso
viene lasciato molto più spazio ai rapporti interpersonali, alle
scenette comiche e ai sospiri d'amore.
La lettura è velocissima, a tratti
coinvolgente, ma per lo più abbastanza prevedibile e scontata: il
finale non è particolarmente ostico da intuire, e lascia in sospeso
molte domande che si spera verranno chiarite nei libri successivi.
Intanto, in Silver, c'è solo molta confusione.
Nonostante alcune premesse
negative, Silver non è un libro che sconsiglierei (certo, in
confronto è molto migliore Red): il genio di Kerstin Gier non
è espresso in tutta la sua potenzialità, ma la trilogia potrebbe
avere le carte in regola per diventare una buona lettura
adolescenziale, almeno al pari della Trilogia delle Gemme. Spero
tuttavia che la Gier cambi strada, non dia troppo spazio alla
superficialità – per amor di leggerezza – e riesca a conferire
un'impronta più personale alla storia. Al momento attuale, sembra
solo un'occasione sprecata.
Voto:
Mi sembra un po' illogicoscegliere consapevolmente di leggere un romanzo pieno di cliché e simile a tanti altri. Non che questo io lo abbia mai preso in considerazione, la trilogia delle gemme mi è bastata e avanzata, la Gier non mi piace, mi sembra la classica autrice "furbetta", che non ha nulla da raccontare ma ha trovato la formula giusta per il successo. C'è tanto di meglio in giro. Ciao
RispondiEliminaLa Gier non è come le altre autrici, è molto più ironica, sincera e non prende per i fondelli nessuno cercando di raccontare chissà quali grandi amori. I suoi sono cliché consapevoli, e non pretende di essere originale nelle storie. La sua bravura sta in altro, cioè nella capacità di rendere con ironia situazioni che abbiamo per lo più già visto. E, come dicevo nella recensioni, lei ricalca molto i modi della commedia, anche quella antica, che giocano. appunto sugli stereotipi. Per questo vale la pena leggerla, anche se Silver non è all'altezza della Trilogia delle Gemme
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