venerdì 7 marzo 2014

Cheapy Books. Recensione: Angel di Elizabet Taylor




Angel, Elizabeth Taylor
Beat Edizioni
304 pagine, 9.00 euro
Ci sono certi romanzi, definiti classici anche se poco conosciuti, che riescono a catturare una storia collocata in un tempo passato e ad attualizzarla come se fosse stata scritta nel presente. È il caso del romanzo di Elizabeth Taylor (e non parliamo della famosissima attrice), Angel, ossia la scalata verso il successo di una ragazza che sogna di diventare scrittrice. Come Becky Sharp, una delle protagoniste de La fiera della vanità di William M. Thackeray, Angelica Deverell riesce a conquistare una posizione sociale, la fama, il successo, nonostante i suoi romanzi siano pieni di cliché ed errori ortografici, come anche di inesattezze sul mondo borghese a cui non appartiene, un mondo di lustrini e balli dove la felicità è solo una patina effimera che nasconde oscurità e maldicenza. La protagonista vede la realtà in modo tutto suo, giudicando gli altri non per quello che sono ma per quello che vorrebbe fossero, sentendosi parte integrante di un ambiente che ama ma che non la accetta pienamente e che disprezza le sue origini povere - con le quali non riuscirà mai a convivere. Lo stesso rapporto con la madre è simbolo di questo suo distacco: non ne accetterà mai la malattia e la lascerà morire negandogli la sua presenza. Angel riuscirà a vivere i suoi sogni e renderli reali, risiedendo nella dimora che ha sempre sognato e circondandosi di cimeli d’arte dal dubbio gusto. La ferma volontà di vivere una vita fatta d’arte la porta ad una profonda solitudine, della quale raccoglierà i cocci solo quando il fenomeno letterario comincerà ad avere il suo declino. Si accorgerà di aver sposato un uomo che ha idealizzato come se fosse un eroe, Esmé, un pittore tormentato, crudele e fedifrago, del quale non è per niente innamorata, e di non essere altro, essa stessa, che una proiezione della società che ha dipinto e criticato nei suoi romanzi con estrema superficialità.
Angel è l’antitesi di Jane Austen, che riusciva ad avere un occhio sibillino della sua contemporaneità, e il contrario di quello che dovrebbe essere una scrittrice secondo Virginia Woolf. La sua storia è ispirata alla vita di una scrittrice realmente vissuta, Marie Corelli, i cui romanzi ebbero un enorme successo nel tardo Ottocento, sebbene fossero aspramente criticati per eccesso di sentimentalismo e esagerato gusto per il melodrammatico.

Elizabeth Taylor ha scritto un romanzo appassionante e particolare, che per certi versi ha molto in comune con le storie di Dickens e del sopra citato Thackeray. La sua scrittura è moderna eppure per niente dissonante con la materia raccontata, ambientata nei primi del Novecento – il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1957 -, ricca di ironia e molto attenta ai particolari. Nella versione italiana non vengono meno i giochi di parole e le beffe che mettono in evidenza la scarsa cultura della protagonista, che sin dall’inizio si dice voler diventare scrittrice ma nello stesso tempo non amare gli studi. Evidente polemica verso una letteratura “non culturale”, il romanzo affronta poi le tematiche più disparate, come l’amore, l’adulterio, la violenza domestica e la guerra, il tutto affrontato mettendo in luce la psicologia dei personaggi attraverso le loro azioni. Il risultato è un romanzo sulla decadenza dei valori borghesi e sulla crisi delle coscienze, un volume che punta il dito sull’omologazione delle masse e la sfrenata corsa verso il successo.
Si può dire impropriamente che si tratti di un romanzo di formazione a doppio senso: da un lato è la storia di una ragazzina che diviene adulta e raggiunge il suo sogno; dall’altro è la storia di una donna che alla fine è costretta a fare i conti con il carattere effimero del mondo che ha sovrapposto a quello reale.
Potrebbe benissimo essere il racconto di vita di uno scrittore moderno, uno di quelli molto apprezzati, non di certo per la valenza letteraria delle sue opere, ma per la capacità di attrarre il pubblico, per la semplicità e la scorrevolezza delle parole, con temi comuni e fortemente stereotipati, arricchiti di trovate esotiche e di immancabili drammi e storie d’amore.

Devo ammettere che la lettura mi ha impiegato un bel po’ di tempo, nonostante sia stata appassionante, complice anche il tipo d’impaginazione scelto dalla casa editrice Beat: non sono un’amante dei margini stretti, poiché credo che l’occhio venga affaticato e forzato ad abbandonare la lettura di tanto in tanto. Detto questo, però, ne apprezzo la grafica di copertina e il prezzo ben più economico dell’originale Neri Pozza.

Alcuni anni fa ne ho potuto apprezzare la versione cinematografica di Angel, diretta da François Ozon, con la bravissima Romola Garai come protagonista, ad oggi una delle trasposizioni cinematografiche tra le più fedeli al testo originale. Vi consiglio di visionarla successivamente alla lettura, se siete interessati, anche se devo dire che le vicende sono raccontate con meno ironia, in modo che il lettore venga quasi forzato ad amare questo personaggio per empatia, perché in fin dei conti Angel è considerata un’ingenua sognatrice, cosa che credo avrebbe fatto storcere il naso alla Taylor.




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