Angel, Elizabeth Taylor Beat Edizioni 304 pagine, 9.00 euro |
Ci
sono certi romanzi, definiti classici anche se poco conosciuti, che
riescono a catturare una storia collocata in un tempo passato e ad
attualizzarla come se fosse stata scritta nel presente. È il caso
del romanzo di Elizabeth
Taylor
(e non parliamo della famosissima attrice), Angel,
ossia la scalata verso il successo di una ragazza che sogna di
diventare scrittrice. Come Becky Sharp, una delle protagoniste de La
fiera della vanità
di William M. Thackeray, Angelica Deverell riesce a conquistare una
posizione sociale, la fama, il successo, nonostante i suoi romanzi
siano pieni di cliché ed errori ortografici, come anche di
inesattezze sul mondo borghese a cui non appartiene, un mondo di
lustrini e balli dove la felicità è solo una patina effimera che
nasconde oscurità e maldicenza. La protagonista vede la realtà in
modo tutto suo, giudicando gli altri non per quello che sono ma per
quello che vorrebbe fossero, sentendosi parte integrante di un
ambiente che ama ma che non la accetta pienamente e che disprezza le
sue origini povere - con le quali non riuscirà mai a convivere. Lo
stesso rapporto con la madre è simbolo di questo suo distacco: non
ne accetterà mai la malattia e la lascerà morire negandogli la sua
presenza. Angel riuscirà a vivere i suoi sogni e renderli reali,
risiedendo nella dimora che ha sempre sognato e circondandosi di
cimeli d’arte dal dubbio gusto. La ferma volontà di vivere una
vita fatta d’arte la porta ad una profonda solitudine, della quale
raccoglierà i cocci solo quando il fenomeno letterario comincerà ad
avere il suo declino. Si accorgerà di aver sposato un uomo che ha
idealizzato come se fosse un eroe, Esmé, un pittore tormentato,
crudele e fedifrago, del quale non è per niente innamorata, e di non
essere altro, essa stessa, che una proiezione della società che ha
dipinto e criticato nei suoi romanzi con estrema superficialità.
Angel
è l’antitesi di Jane Austen, che riusciva ad avere un occhio
sibillino della sua contemporaneità, e il contrario di quello che
dovrebbe essere una scrittrice secondo Virginia Woolf. La sua storia
è ispirata alla vita di una scrittrice realmente vissuta, Marie
Corelli, i cui romanzi ebbero un enorme successo nel tardo Ottocento,
sebbene fossero aspramente criticati per eccesso di sentimentalismo e
esagerato gusto per il melodrammatico.
Elizabeth
Taylor ha scritto un romanzo appassionante e particolare, che per
certi versi ha molto in comune con le storie di Dickens e del sopra
citato Thackeray. La sua scrittura è moderna eppure per niente
dissonante con la materia raccontata, ambientata nei primi del
Novecento – il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel
1957 -, ricca di ironia e molto attenta ai particolari. Nella
versione italiana non vengono meno i giochi di parole e le beffe che
mettono in evidenza la scarsa cultura della protagonista, che sin
dall’inizio si dice voler diventare scrittrice ma nello stesso
tempo non amare gli studi. Evidente polemica verso una letteratura
“non culturale”, il romanzo affronta poi le tematiche più
disparate, come l’amore, l’adulterio, la violenza domestica e la
guerra, il tutto affrontato mettendo in luce la psicologia dei
personaggi attraverso le loro azioni. Il risultato è un romanzo
sulla decadenza dei valori borghesi e sulla crisi delle coscienze, un
volume che punta il dito sull’omologazione delle masse e la
sfrenata corsa verso il successo.
Si
può dire impropriamente che si tratti di un romanzo di formazione a
doppio senso: da un lato è la storia di una ragazzina che diviene
adulta e raggiunge il suo sogno; dall’altro è la storia di una
donna che alla fine è costretta a fare i conti con il carattere
effimero del mondo che ha sovrapposto a quello reale.
Potrebbe
benissimo essere il racconto di vita di uno scrittore moderno, uno di
quelli molto apprezzati, non di certo per la valenza letteraria delle
sue opere, ma per la capacità di attrarre il pubblico, per la
semplicità e la scorrevolezza delle parole, con temi comuni e
fortemente stereotipati, arricchiti di trovate esotiche e di
immancabili drammi e storie d’amore.
Devo
ammettere che la lettura mi ha impiegato un bel po’ di tempo,
nonostante sia stata appassionante, complice anche il tipo
d’impaginazione scelto dalla casa editrice Beat: non sono un’amante
dei margini stretti, poiché credo che l’occhio venga affaticato e
forzato ad abbandonare la lettura di tanto in tanto. Detto questo,
però, ne apprezzo la grafica di copertina e il prezzo ben più
economico dell’originale Neri Pozza.
Alcuni
anni fa ne ho potuto apprezzare la versione cinematografica di Angel,
diretta da François Ozon, con la bravissima Romola Garai come
protagonista, ad oggi una delle trasposizioni cinematografiche tra le
più fedeli al testo originale. Vi consiglio di visionarla
successivamente alla lettura, se siete interessati, anche se devo
dire che le vicende sono raccontate con meno ironia, in modo che il
lettore venga quasi forzato ad amare questo personaggio per empatia,
perché in fin dei conti Angel è considerata un’ingenua
sognatrice, cosa che credo avrebbe fatto storcere il naso alla
Taylor.
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