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L'incanto di cenere, Laura MacLem Asengard edizioni 212 pagine, 9.90 euro |
Rivisitazione dark della
Cenerentola di Perrault, L'incanto
di Cenere è la prova d' esordio abbastanza buona
dell'italiana Laura MacLem, nata come scrittrice su un sito di fan
fiction. I capisaldi della favola disneyanamente noti sono –
ringraziando il Cielo – capovolti: la protagonista è niente meno
che una delle sorellastre, Genevieve, fanciulla ben educata e
coraggiosa che acquisisce, grazie al secondo matrimonio della madre,
un patrimonio consistente a discapito di Christelle - colei che nella
storia tradizionale è Cenerentola –, allontanata dalla sua
legittima casa per prendere i voti, sotto preciso volere del padre
che ne conosce la vera natura. La ragazza sin dal prologo è
caratterizzata da tratti a dir poco inquietanti, o, per meglio dire,
“demoniaci”. La dicotomia tra Cristianesimo e Paganesimo, che in
un primo momento potrebbe apparire forte ed evidente, si rivela
subito infondata. Genevieve nel corso della narrazione perde fiducia
in Dio, quasi accreditando la possibilità del politeismo e
avvicinandosi al mondo delle superstizioni e dei riti magici.
L'elemento pregnante della storia è appunto quello che affonda
nell'atavica materia del folclore popolare, dove il Demonio è
combattuto più con simboli apotropaici che con l'acqua santa.
Possiamo invece parlare di lotta tra Bene e Male, dove il secondo non
ha nessuna connotazione psicologica ma si riduce all'essenza più
pura del maligno.
Le rispettive rappresentanti sono,
ovviamente, Genevieve e Christelle: quest'ultima rivela, soprattutto
alla fine, tratti ben poco umani, incarnando l'idea a cui prima
accennavo di Male assoluto. La sua caratterizzazione, quasi
abbozzata, è tuttavia efficace: le sequenze iniziali di cui è
protagonista catturano da subito l'attenzione, mentre nella seconda
parte, proprio laddove il personaggio dovrebbe raggiungere l'apice,
perde di smalto a causa delle scene - troppo comuni nel panorama
horror - in cui viene inserita. Pregio assoluto del romanzo è
comunque l'atmosfera gotica che diventa suggestiva – anche grazie
alla penna dell'autrice – in alcuni punti focali. Ho trovato
magistrale la scena in cui compare la Madrina, che conferma l'abilità
della MacLem di reinventare gli elementi tipici della tradizione, pur
non allontanandosi da essa.
Nella prima parte del romanzo
l'autrice riesce egregiamente a miscelare tutti questi ingredienti,
ma nella seconda, quando ci si aspetterebbe l' approfondimento di
alcuni aspetti, questi vengono invece glissati per avviarsi a una
conclusione troppo frettolosa e confusionaria, a danno anche delle
scene horror che perdono in originalità.
Non è ben chiara, ad esempio, la
funzione del Principe nella lotta contro il Male, né il suo
personaggio viene adeguatamente sviscerato e approfondito – e la
stessa cosa potremmo dire della Madrina, che compare soltanto una
volta e avrebbe potuto disporre di diverse potenzialità.
Forse retaggio degli anni come
scrittrice di fan fiction è lo stile barocco, ricco di metafore che
personalmente avrei ridotto e che possono risultare talvolta
ridondanti: l'insistenza sulla parola cenere, ad esempio,
appare talvolta fastidiosa e la ritroviamo anche due volte,
utilizzata per due diverse metafore, addirittura nella stessa pagina.
Lo stile meritava appunto qualche correzione, ma nel complesso riesce
a rendere in modo splendido le atmosfere gotiche e i ritmi della
fiaba. È mancato, invece, l'ampliamento di molti spunti
potenzialmente buoni, e a cui un numero maggiore di pagine non
avrebbe nuociuto.
L'incanto di cenere
si rivela comunque una storia ben scritta, concentrata in duecento
pagine - elemento che ne favorisce la velocità - e scorrevole, ma
che tuttavia lascia addosso la sensazione di incompiuto, anche a
causa di un epilogo troppo aperto quanto delizioso.
Voto: ![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisT2LQaGKOAV9eDI6lfgrZ5NY0wDVYkl3NHedPHMpyLCcA7Y7VTW5b-iHiCRYYGTjA_EwSXFeqJ3rFafdaf-W6YVjXMX2GHLRCIenSTNJsHTI8Wxfv0rmezSIx6Z63K-Qpz4ZlCL_gQJE/s1600/pieno.png)
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