lunedì 3 marzo 2014

Recensione: L'incanto di cenere di Laura MacLem



L'incanto di cenere, Laura MacLem
Asengard edizioni
212 pagine, 9.90 euro
Rivisitazione dark della Cenerentola di Perrault, L'incanto di Cenere è la prova d' esordio abbastanza buona dell'italiana Laura MacLem, nata come scrittrice su un sito di fan fiction. I capisaldi della favola disneyanamente noti sono – ringraziando il Cielo – capovolti: la protagonista è niente meno che una delle sorellastre, Genevieve, fanciulla ben educata e coraggiosa che acquisisce, grazie al secondo matrimonio della madre, un patrimonio consistente a discapito di Christelle - colei che nella storia tradizionale è Cenerentola –, allontanata dalla sua legittima casa per prendere i voti, sotto preciso volere del padre che ne conosce la vera natura. La ragazza sin dal prologo è caratterizzata da tratti a dir poco inquietanti, o, per meglio dire, “demoniaci”. La dicotomia tra Cristianesimo e Paganesimo, che in un primo momento potrebbe apparire forte ed evidente, si rivela subito infondata. Genevieve nel corso della narrazione perde fiducia in Dio, quasi accreditando la possibilità del politeismo e avvicinandosi al mondo delle superstizioni e dei riti magici. L'elemento pregnante della storia è appunto quello che affonda nell'atavica materia del folclore popolare, dove il Demonio è combattuto più con simboli apotropaici che con l'acqua santa. Possiamo invece parlare di lotta tra Bene e Male, dove il secondo non ha nessuna connotazione psicologica ma si riduce all'essenza più pura del maligno.

Le rispettive rappresentanti sono, ovviamente, Genevieve e Christelle: quest'ultima rivela, soprattutto alla fine, tratti ben poco umani, incarnando l'idea a cui prima accennavo di Male assoluto. La sua caratterizzazione, quasi abbozzata, è tuttavia efficace: le sequenze iniziali di cui è protagonista catturano da subito l'attenzione, mentre nella seconda parte, proprio laddove il personaggio dovrebbe raggiungere l'apice, perde di smalto a causa delle scene - troppo comuni nel panorama horror - in cui viene inserita. Pregio assoluto del romanzo è comunque l'atmosfera gotica che diventa suggestiva – anche grazie alla penna dell'autrice – in alcuni punti focali. Ho trovato magistrale la scena in cui compare la Madrina, che conferma l'abilità della MacLem di reinventare gli elementi tipici della tradizione, pur non allontanandosi da essa.

Nella prima parte del romanzo l'autrice riesce egregiamente a miscelare tutti questi ingredienti, ma nella seconda, quando ci si aspetterebbe l' approfondimento di alcuni aspetti, questi vengono invece glissati per avviarsi a una conclusione troppo frettolosa e confusionaria, a danno anche delle scene horror che perdono in originalità.
Non è ben chiara, ad esempio, la funzione del Principe nella lotta contro il Male, né il suo personaggio viene adeguatamente sviscerato e approfondito – e la stessa cosa potremmo dire della Madrina, che compare soltanto una volta e avrebbe potuto disporre di diverse potenzialità.

Forse retaggio degli anni come scrittrice di fan fiction è lo stile barocco, ricco di metafore che personalmente avrei ridotto e che possono risultare talvolta ridondanti: l'insistenza sulla parola cenere, ad esempio, appare talvolta fastidiosa e la ritroviamo anche due volte, utilizzata per due diverse metafore, addirittura nella stessa pagina. Lo stile meritava appunto qualche correzione, ma nel complesso riesce a rendere in modo splendido le atmosfere gotiche e i ritmi della fiaba. È mancato, invece, l'ampliamento di molti spunti potenzialmente buoni, e a cui un numero maggiore di pagine non avrebbe nuociuto.

L'incanto di cenere si rivela comunque una storia ben scritta, concentrata in duecento pagine - elemento che ne favorisce la velocità - e scorrevole, ma che tuttavia lascia addosso la sensazione di incompiuto, anche a causa di un epilogo troppo aperto quanto delizioso.




Voto: 



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