Pochi minuti fa è stata proclamata la cinquina di autori che quest’anno si contenderanno la LXVIII edizione del Premio Strega nella serata della votazione finale del 3 luglio al Ninfeo di Villa Giulia di Roma. Prima di passare in rassegna i voti e svelare le opere finaliste, vi ricordiamo che lunedì è stato assegnato a Palazzo Montecitorio dalla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini il Premio Strega Giovani. Il vincitore di questa prima edizione, giuria composta da quattrocento ragazzi provenienti da oltre quaranta scuole secondarie superiori distribuite in Italia e all’estero (Berlino, Bucarest, Parigi), è Giuseppe Catozzella, autore di Non dirmi che hai paura (Feltrinelli), che ha ottenuto ben 93 voti, surclassando gli altri cinque più votati: Gipi (41 voti); Magini (37 voti); Piccolo (30 voti); Di Pietrantonio e Piccirillo ex aequo (26 voti).
Ma adesso passiamo alla cinquina finalista.
Abbiamo seguito la diretta dello spoglio sul sito del Premio Strega a cura di Rai Letteratura.
La serata è cominciata in maniera incerta, con alcuni voti assegnati a ciascun autore, ma a quindici minuti dall'inizio dello spoglio sembra scontato il risultato - salvo poi una rimonta improvvisa e inaspettata proprio per quello che sarà il più votato. Sfida accesa tra Pecoraro, Cilento e Ruotolo, mentre Scurati e Piccolo sembrano già finalisti certi. Ma ecco, alla lettura dei voti finali, la rimonta di Catozzella che ottiene infine 57 voti contro i 55 di Scurati, 53 di Piccolo, 49 di Pecoraro e 43 di Cilento.
Dunque, senza più indugio, ecco a voi qualche informazione più dettagliata della cinquina finalista del Premio Strega.
Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il "fratello di tutta una vita" le cambia l'esistenza per sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
Giuseppe Catozzella è autore di poesie, romanzi-inchiesta, racconti e reportage. È stato a lungo consulente editoriale per la Mondadori e attualmente lavora per Giangiacomo Feltrinelli. Scrive su L’Espresso, Sette, Il Corriere Nazionale, Max, Lo Straniero, milanomafia.com, e ha collaborato con la trasmissione televisiva Le Iene. Del suo romanzo-inchiesta Alveare (Rizzoli, 2011; Feltrinelli, 2014) la casa di produzione Wildside ha acquistato i diritti cinematografici, e sono stati tratti tre differenti spettacoli teatrali. Ha anche scritto Espianti (Transeuropa, 2008) e La scimmia scrive (Cepollaro Edizioni, 2007). Tiene un blog sul sito del Fatto Quotidiano. Con Feltrinelli ha pubblicato Fuego (Zoom, 2012) e Non dirmi che hai paura (2014; vincitore della prima edizione del Premio Strega Giovani).
"Forse non mi piacciono gli uomini." Il giorno in cui tua moglie, all'improvviso, scoppia a piangere in cucina, è una piccola apocalisse. Uno di quei giorni in cui la tua vita va in frantumi ma giunge, anche, per un attimo, a dire se stessa. E allora Glauco Revelli, chef di un ristorante blasonato, maschio di quaranta anni, padre di una figlia di tre, va alla ricerca della propria verità di uomo. Dall'ingresso nell'età adulta, l'innamoramento, la costruzione di una famiglia, la nascita e l'accudimento di una figlia, fino al disamore della moglie (che gli si nega dal momento del parto) e al ritorno feroce degli insaziabili demoni del sesso, tutto è passato in rassegna dal suo sguardo implacabile e commosso. Con "Il padre infedele" Antonio Scurati scrive il suo libro più personale, infiammato dal tono accorato della confessione e, al tempo stesso, il romanzo dell'educazione sentimentale di una generazione.
Antonio Scurati (Napoli 1969)
è ricercatore alla IULM di Milano e coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza. Editorialista della “Stampa”, ha scritto i saggi Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale (2003, finalista al Premio Viareggio) e Televisioni di guerra (2003). Bompiani ha pubblicato, in versione aggiornata, il suo romanzo d’esordio Il rumore sordo della battaglia (2006), i saggi La letteratura dell’inesperienza (2006), Gli anni che non stiamo vivendo (2010) e i romanzi Il sopravvissuto, con cui l’autore ha vinto la XLIII edizione del Premio Campiello, Una storia romantica (2007, Premio SuperMondello), Il Bambino che sognava la fine del mondo, finalista al Premio Strega 2009. Del 2011 il romanzo, uscito sempre per Bompiani, La seconda mezzanotte.
I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent'anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver... Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all'indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni. Francesco Piccolo ha scritto un libro che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda. "Un'epoca quella in cui si vive - non si respinge, si può soltanto accoglierla".
Francesco Piccolo (1964)
è scrittore e sceneggiatore. Ha pubblicato Scrivere è un tic. I metodi degli scrittori (minimum fax 1994), Storie di primogeniti e figli unici (Feltrinelli 1996), E se c'ero, dormivo (Feltrinelli 1998), Il tempo imperfetto (Feltrinelli 2000), Allegro occidentale (Feltrinelli 2003), L'Italia spensierata (Laterza 2007), La separazione del maschio (Einaudi 2008 e 2010), Momenti di trascurabile felicità (Einaudi 2010), Il desiderio di essere come tutti (Einaudi 2013).
Per il cinema ha lavorato come sceneggiatore per My Name Is Tanino, Paz! (tratto dai fumetti di Andrea Pazienza), Ovunque sei, Il caimano, Nemmeno in un sogno, Caos calmo e Giorni e nuvole.
L'ingegner Ivo Brandani è sempre vissuto in tempo di pace. Quando il libro comincia, il 29 maggio 2015, Ivo ha sessantanove anni, è disilluso, arrabbiato, morbosamente attaccato alla vita. Lavora per conto di una multinazionale a un progetto segreto e sconcertante, la ricostruzione in materiali sintetici della barriera corallina del Mar Rosso: quella vera sta morendo per l'inquinamento atmosferico. Nel limbo sognante di un viaggio di ritorno dall'Egitto, si ricompongono a ritroso le varie fasi della sua esistenza di piccolo borghese: la decadenza profonda degli anni Duemila, i soprusi e le ipocrisie di un Paese travolto dal servilismo e dalla burocrazia, il sogno illusorio di un luogo incontaminato e incorruttibile, l'Egeo. E poi, ancora indietro nel tempo, le lotte studentesche degli anni Sessanta, la scoperta dell'amore e del sesso, fino ad arrivare al mondo barbarico del dopoguerra, in cui Brandani ha vissuto gli incubi e le sfide della prima infanzia. Chirurgico e torrenziale, divagante e avvincente, "La vita in tempo di pace" racconta, dal punto di vista di un antieroe lucidissimo, la storia del nostro Paese e le contraddizioni della nostra borghesia: le debolezze, le aspirazioni, gli slanci e le sporcizie, quel che ci illudevamo di essere e quel che alla fine, nostro malgrado, siamo diventati.
Francesco Pecoraro (1945)
lavora come architetto urbanista presso il comune di Roma, dove vive. Scrive da una ventina d'anni, poesie, saggi su arte e architettura pubblicati da riviste specializzate e racconti. Ha pubblicato i racconti di Dove credi di andare (Mondadori, 2007; Premio Napoli e Premio Berto), le poesie di Primordio vertebrale (Ponte Sisto, 2012) e Questa e altre preistorie (Le Lettere, 2008), che racchiude le prose del suo Tash-blog.
Lisario Morales è muta a causa di un maldestro intervento chirurgico, ma legge di nascosto Cervantes e scrive lettere alla Madonna. È poco più di una bambina quando le propongono per la prima volta il matrimonio: per sottrarsi a quest'obbligo cade addormentata. Quando non può opporsi alla violenza degli adulti, infatti, Lisario dorme. E addormentata da mesi, come la protagonista della più classica delle fiabe, la riceve in cura Avicente Iguelmano, medico fallito giunto a Napoli per rifarsi una reputazione. Tra mille incertezze, pudori, paure, la terapia, al tempo stesso la più prevedibile come la più illecita, sarà coronata dal successo, e però spalancherà davanti alla mente del dottore, fragile, superstiziosa, supponente - in una parola, seicentesca -, un vero e proprio abisso di fantasmi e di terrori, tutti con una radice comune: il mistero abissale, conturbante, indescrivibile del piacere femminile, l'incontrollabile ed eversiva energia delle donne. L'affresco della Napoli barocca, fra Masaniello e la peste, riassume la sua forma rutilante, fastosa e miserabile, fosca ed eccessiva, grazie alla scrittura della Cilento, capace di creare sia gli effetti miniaturistici delle folle di Micco Spadaro, sia la potenza dei chiaroscuri caravaggeschi.
scrive e insegna scrittura creativa da più di vent'anni. Ha fondato nel 1993 a Napoli il Laboratorio di scrittura creativa Lalineascritta (www.lalineascritta.it) e tiene corsi in tutta Italia. Ha pubblicato Il cielo capovolto (Avagliano, 2000), Una lunga notte (Guanda, 2002, premio Fiesole 2002, premio Viadana), Non è il Paradiso (Sironi, 2003), Neronapoletano (Guanda, 2004), L'amore, quello vero (Guanda, 2005), Napoli sul mare luccica (Laterza, 2006), Nessun sogno finisce (Giannino Stoppani, 2007), Isole senza mare (Guanda, 2009), Asino chi legge (Guanda, 2010), La paura della lince (Rogiosi, 2012). È tradotta in Germania e in Russia. Collabora con Il Mattino di Napoli. Ha realizzato racconti radiofonici per Rai RadioTre e scritto numerosi testi per il teatro.
Questi sono i 5 finalisti che il 3 luglio si contenderanno la vittoria del LXVIII Premio Strega, siete soddisfatti della scelta finale?
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver condiviso la tua opinione!