giovedì 19 giugno 2014

In difesa del diritto di critica



Le critiche non piacciono a nessuno, ammettiamolo: per quanto lo scrittore incompreso si nasconda dietro a un sibillino sorriso o a espressioni come "rispetto la tua opinione" ― il cui sottinteso è: in realtà della tua recensione non me ne frega niente, ho decine di altri fessi che mi leccano... l'ego ―,  dentro di lui mille fuochi stanno ardendo dall'ira e dallo sdegno. 
Taluni lo nascondono, altri fanno una piazzata o, mantenendosi anonimi, lasciano decine di insulti sotto al commento di uno sventurato che si è permesso di dire che quel libro, ohibò, fa schifo. Magari lo ha detto persino gentilmente, o ha lasciato un commento disinteressato che certo non si aspettava sarebbe stato ripreso e messo sotto processo dall'autore sul suo profilo facebook. Il poveretto non se lo aspettava ― non sa che gli scrittori seriali monitorano ogni commento in rete, ogni stellina in più o in meno che si aggiunge ai social network dedicati ai libri ―  ma non importa: ha peccato, terribilmente peccato di libertà di critica. Non solo questo, ha fatto di peggio: ha completamente ignorato la fatica e la mole di studio che l'autore ha impiegato per scrivere il libro. Impegno che, da solo, dimostra senza ombra di dubbio che sia un capolavoro. Come si è permesso, il criminale, di criticare lo stile piatto? L'autore ha letto decine di manuali di scrittura creativa e affini. Non è possibile che sia piatto, non lo è. E, d'altronde, tutti dicono che il libro è avvincente, emozionante, spettacolare ― N.B.: "tutti" potrebbe comprendere un bacino di lettori tra i dodici e i vent'anni, ma è ininfluente, è il pubblico. L'opinione di questa mosca bianca, un lettore anche lei, non vale niente. Forse non è una, sono due, tre, dieci. Ad ogni modo, sono poche. 
Ma l'autore non riesce a rimanere soddisfatto dalla semplice convinzione che non valga niente: è così, per carità, ma tutti devono sapere che qualcuno ha osato dire tanto. Lo metteremo sul torchio, in pasto alla folla sdegnata. 
È questo il caso di Keira Cass, ad esempio, che ha aggredito verbalmente ― anche con termini quali bitch ― una ragazza su Goodreads rea di aver scritto una recensione negativa molto votata. Ha poi chiamato le sue adepte sui vari social, non ultima l'agente, che si sono scagliate contro la vittima ― ops, scusate, il criminale. Lo scrittore non fa mai il lavoro sporco da solo e questo è ciò che si meritano quegli incompetenti che vanno in giro a dire che il libro è scritto male. Lo scrivessero loro, il libro, se sono capaci.
Ma il punto è che non lo sono: sono invece degli invidiosi. Sissignori, invidiosi. E irrispettosi di chi fa il proprio lavoro con impegno, fatica e onestà. Per non parlare di tutto lo staff che c'è dietro: editor, correttori di bozze, grafici. Vogliamo forse dire che un intero staff non ha capito che quel libro era scritto male?
No, non lo diremmo mai. 
Forse ora il criminale e i suoi simili ― ce ne sono tantissimi di criminali, in  rete, che si permettono di divulgare siffatte infamie ― smetteranno di scrivere spensieratamente che quel libro non è perfetto, anzi, è il contrario. 
Vincere, e vinceremo.
Ma sono troppi, questi criticoni, per estirparli come erbacce. L'autore, comunque, ci prova. Si è stancato delle critiche. 


I diritti imprescrittibili del lettore.

  1. Il diritto di non leggere
  2. Il diritto di saltare le pagine
  3. Il diritto di non finire il libro
  4. Il diritto di rileggere
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
  6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)
  7. Il diritto di leggere ovunque
  8. Il diritto di spizzicare
  9. Il diritto di leggere ad alta voce
  10. Il diritto di tacere
  11. Il diritto di criticare.



9 commenti:

  1. Un'analisi completa e ben scritta! Complimenti! Lo scrittore, o presunto tale, dovrebbe imparare a rispettare le opinioni più disparate!

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    1. Lo scrittore dovrebbe innanzitutto capire di non essere Dio in Terra.

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  2. A volte trovo interessante come il mondo delle fanfiction si stia riproponendo nel mondo dei pubblicati (o forse è sempre stato così, ma prima navigavo su altri lidi).
    Mi sono avvicinata alle recensioni con i blog di recensioni di fanfiction, che denunciavano la caduta libera della qualità degli scritti amatoriali. C'erano affermazioni eretiche tipo che per pubblicare - a qualunque livello - scrivere in italiano sarebbe gradito. O rispettare i disclaimer.
    Spesso e volentieri c'era l'attacco dello scrittore offeso, che spesso e volentieri chiamava a raccolta gli amyketti per dare il via ad esilaranti flame con gli isulti più disparati (su tutti il sempre classico 'siete solo invidiosi', ma personalmente ho un debole per 'zoccola frigida', notevole esempio di ossimoro casuale).
    Insomma, quello che certi autori fanno tutt'ora. Che poi la Cass è stata pure cretina, che tutto il macello l'ha montato su discussioni pubbliche.
    Sul serio, la maggior parte degli editori le recensioni le trucca in silenzio (non che renda più difficile beccarli... ), ma la Cass e seguito o non hanno capito come funziona internet o considerano i lettori degli analfabeti.

    E come al solito per applaudire un libro va bene tutto, ma per criticarlo bisogna aver pubblicato dodici bestseller, aver vinto un nobel per la letteratura e Dio deve essersi congratulato con te per le tue doti letterarie.

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    1. Ah sì, un classico. I complimenti possono venire pure dagli analfabeti, per il resto devi essere come minimo un critico letterario.

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  3. E dei cosiddetti "critici" "recensori" di cui pullula il web vogliamo parlarne? Di tutta quella schiera di personaggi con gusti dubbi rispetto alla narrativa che si sentono divinità nell'analisi di un testo e poi le loro recensioni sono vomitate, sgrammaticate, piene di simboli sconosciuti nell'alfabeto o faccine stupide con le quali sta gente tenta di dissimulare l'intenzione provocatoria e bellicosa nei propri interventi (spesso e volentieri solo perché sta loro sul caxxo l'autore di turno)?
    No. Si parla sempre e solo degli autori che si vedono insultare a volte in maniera personale e devono stare zitti. L'Autore non può difendere il suo lavoro dagli ignoranti (L'80% della gente che ruota attorno al fantastico lo è, anche per questo me ne tengo fuori).
    L'autore non può spiegare le sue ragioni sennò è classificato come un rosicone.
    L'Autore deve sottostare al giudizio di incompetenti totali senza fare un fiato altrimenti cicciano focolai di buontemponi eruditi che prendono in giro il malcapitato di turno. Uhm.
    Uhm.
    Poi: è anche vero che è pieno di autori parecchio capre. Non ci piove.
    Ma non facciamo finta di non capire: i flame peggiori non nascono da reali e accurate analisi dei testi da parte di chi critica, bensì da antipatie spesso del tutto immotivate nei confronti di questo o quell'autore.

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    1. Certo che l'autore può farlo, ma dipende tutto da come lo fa. Il caso della Cass, ad esempio, è vomitevole.

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  4. Questo post è davvero ben scritto. Finalmente una persona che abbia il coraggio di scrivere le cose come stanno. Probabilmente ci saranno anche persone poco serie da stroncare un libro a causa dell' antipatia che nutre per l'autore, ma non saranno la maggioranza no? Se mai decidessi di scrivere un libro sarei psicologicamente pronta ad un mare di critiche, perché il mondo va così...ci sarà quello che non lo ha nemmeno letto ma lo stronca perché non gli è piaciuta la cover o l'analfabeta che scriverà di quanto gli è piaciuto. L'importante però è che se ne parli no? Io preferirei che il mio libro venisse un po' criticato piuttosto che non se ne parlasse affatto. Ovviamente mi riferisco a critiche educate e rispettose, perché credo che comunque il lavoro vada sempre rispettato e nessuno si deve permettere di scrivere : questo libro fa schifo, è illeggibile ecc ecc. Proprio perché la maggiorparte delle blogger sono comuni ragazze/i mortali e non Dio, un po' di delicatezza sarebbe d'obbigo. Si puo' benissimo stroncare un romanzo con educazione ed usando termini non offensivi.
    Ops, scusate il lungo papiro

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    1. A rischio di essere impopolare, se ho speso venti euro per un libro e quel libro è molto al di sotto delle mie aspettative io, lettore, ho tutto il diritto di scrivere su Anobii che fa schifo. Perché mi esprimo così, mi piace così, sono un consumatore e ho il diritto di farlo. Se sono un blogger, certo, non mi limito alla critica sterile e improduttiva (ma questa è la MIA politica, magari qualcuno ne ha un'altra), su quello siamo d'accordo. Ma spesso nemmeno la critica costruttiva è ben accetta

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  5. Concordo. Concordo in tutto e per tutto! Ho vissuto il caso Keira Cass dal vivo (capitai sulla recensione dell'"infame" poco dopo l'attacco dell'autrice), e rimasi letteralmente sconvolta per via di quel che lessi poco dopo non solo su profili dell'autrice stessa, ma anche in quelli di autori a lei vicini (Goodreads creò poi un polverone perché si parlava di mettere in evidenza le recensioni positive e non quelle più votate). Quel che forse mi sconvolse di più fu il modo in cui molti autori intervennero per dire la propria sostenendo la Cass (altri sostennero i lettori, ma la maggioranza la pensava come la Cass).
    Per come la vedo io, lo scrittore intelligente (e furbo) è quello che non risponde. Escludendo che da parte di una persona che viene pubblicata mi aspetterei una maturità che alla fin fine pochi hanno, ma in linea generale trovo assurdo e sbagliato quando questi, su recensione positiva o negativa che sia, si mettono a commentare. E sì, per me sbagliano nettamente anche gli scrittori che ringraziano per le belle valutazioni, perché da un lato sembra lo facciano per fare bella figura, dall'altro sembrano quasi sussurrarti all'orecchio "Io ci sono. Io ti vedo. Occhio a cosa scrivi."

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