venerdì 10 ottobre 2014

Recensione: Il baco da seta, di Robert Galbraith/J.K. Rowling


Il baco da seta, Robert Galbraith
Salani
555 pagine, 18.60 euro

J. K. Rowling ripropone la formula vincente già utilizzata per e ci regala una nuova avventura del detective Cormoran Strike e della sua assistente Robin Ellacott. The Silkworm, questo il titolo originale del romanzo, si svolge secondo la struttura del thriller contemporaneo ma rivela un'atmosfera più composita e tematiche molto più profonde ed eccentriche. Grazie a questo valore aggiunto la Rowling si ritaglia un angolo per fare quello che poi le riesce meglio, ovvero creare personaggi ad hoc, analizzare i loro mondi privati e spingere il lettore a riflessioni su aspetti spinosi della società attuale. Da questa particolare formula nascono quelli che sembrano essere quasi "thriller sociali", proprio perché scavano nelle speranze e nella disperazione di uomini e donne dei nostri tempi.

Il baco da seta, secondo libro di quella che potrebbe essere almeno una serie di sette, è una sottile parodia del mondo letterario londinese che l'autrice dimostra di conoscere bene e soprattutto di saper interpretare con una forte dose di humour: incontriamo infatti scrittori narcisisti, editori megalomani, agenti senza scrupoli e wannabe senza speranza.


Rispetto a Il richiamo del cuculo la Rowling perfeziona la formula e presenta un delitto e un caso profondamente simbolici, inquietanti e molto più crudi ed efferati del precedente, sia per quanto riguarda le implicazioni emotive che il modus operandi. La narrazione ruota intorno alla misteriosa sparizione di Owen Quine, scrittore dal carattere terribile e con molti nemici. Il caso appare fin da subito collegato a Bombyx Mori, il romanzo che Quine aveva appena terminato e che accusava in modo preciso e rabbioso scrittori, editori e colleghi del suo mondo di ogni nefandezza possibile. La Rowling propone in questo modo il tema del libro misterioso che va cercato e in questo caso riletto per comprenderne i segreti e capire le sue rivelazioni criptiche. Le tematiche che la Rowling presenta riguardano in gran parte il mondo letterario. Tra le più interessanti citiamo soprattutto l'ossessione di essere pubblicati, un sentimento molto comune ma spesso illegittimo, che pervade l'atmosfera in modo inquieto e grottesco. L'editore Daniel Chard sostiene, in una delle affermazioni più felici del romanzo, che ci sia più bisogno di lettori che di scrittori.

Altro tema sempre attuale è la ricerca dell'ispirazione: capita infatti che un autore usi le storie delle persone che incontra nella vita quotidiana come materiale per le sue opere. Viene spontaneo quindi chiedersi fino a che punto sia corretto "mettere in piazza" i segreti altrui e che rapporto abbia questo con la moralità.

La trama è elaborata e ambiziosa, a tratti può sembrare quasi difficile da seguire, caratterizzata da rallentamenti ed interruzioni narrative che ricreano fedelmente quelli che sono gli stop propri delle indagini per omicidio. Dopo un inizio piuttosto blando e lento la narrazione prende poi velocità ma non mancano le pause: queste rappresentano il momento giusto per recuperare i fili delle storie personali tra i protagonisti, ma sono anche utili per dare il tempo al lettore di ambientarsi e riflettere sui possibili sviluppi del caso. Può capitare di annoiarsi qua e là ma la sensazione generale è in definitiva positiva: nonostante le circa 500 pagine di cui è composto il volume, il lettore si affeziona ai personaggi e ne vorrebbe leggere ancora. Sul finale, inoltre, la Rowling sceglie di non renderci partecipe dell'improvvisa illuminazione avuta da Strike negli ultimi capitoli e continua invece a bombardarci con false piste, aumentando ancor di più la suspense. Il lettore si trova quindi a seguire l'investigatore senza capire fino in fondo dove si sta dirigendo e resta incollato al romanzo fino alla fine. 

Il killer viene rivelato infatti solo nelle ultime pagine in un modo davvero "teatrale", che porta conseguenze alquanto rocambolesche. La Rowling si rivela ancora una volta una vera e propria maga nel realizzare personaggi profondi, credibili e ben definiti; dimostra inoltre di conoscere molto bene il mondo editoriale londinese, presentando una serie di addetti ai lavori davvero azzeccati. Il lettore finisce per affezionarsi ai due protagonisti, ma anche ai minori, tanto da sentirne quasi la mancanza sul finale. Per quanto riguarda Strike e Robin, l'autrice svela di romanzo in romanzo nuovi aspetti della loro personalità ma mantiene anche segreti sul loro passato, a cui accenna solo brevemente: questo rinforza soprattutto la suspense e il legame tra un libro e il successivo. Il rapporto tra Strike e la sua assistente si fa più vicino e forte: il detective diventa in un certo senso più "umano" e Robin sempre più competente e intraprendente nel lavoro. Tra i personaggi di questo episodio spiccano soprattutto Leonora e Orlando Quine, rispettivamente moglie e figlia dello scrittore scomparso, che colpiscono per la semplicità con cui vengono descritte e il toccante rapporto che le unisce. All'appello non manca nemmeno Kathryn Kent, amante di Quine e azzeccato esempio, e in un certo senso caricatura, di scrittrice "dilettante".

I dialoghi sono un altro dei punti meglio riusciti del romanzo: realistici e verosimili, incalzanti e spesso profondi. Sono inoltre diversissimi per registri: vanno dal botta e risposta introspettivo e illuminante sul panorama letterario, al rapporto sempre più ravvicinato e complice tra Strike e Robin, fino ad arrivare al narcisismo di chi cerca con cura le parole e ama sentirsi parlare.

Lo stile è sempre quello a cui la Rowling ci ha abituato e che faceva già capolino dalle pagine di Harry Potter: immediato, fortemente introspettivo, piacevole da leggere e musicale. Ne Il baco da seta troviamo poi un' ulteriore precisione nei dettagli che nel precedente libro non era forse ancora presente.

In conclusione, anche questa volta J. K. Rowling ha sfornato un ottimo thriller, sicuramente più elaborato del precedente ma con la stessa completezza e intensità espressiva. L'unica pecca potrebbe essere forse quello che poi è anche un pregio: la struttura e i riferimenti letterari ambiziosi, che rischiano di scivolare in parte nella noia. Nell'insieme si tratta comunque di una piccola debolezza su cui possiamo tranquillamente soprassedere: la storia personale del detective Strike, interessante e varia e capace di portare avanti da sola la trama, e il rapporto speciale e in via di costruzione con l'assistente Robin sono in grado di spingere senza dubbio anche il lettore meno appassionato di thriller ad attendere con impazienza la prossima indagine.

Voto: 


7 commenti:

  1. Recensione a tempo di record! Io non sono neppure ancora riuscita a passar in libreria :D Comunque sono felice che sia ancora meglio del primo, non vedo l'ora ^^

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  2. Concordo con te, ma io ho trovato il movente un po' debole e troppo psichiatrico. Tu che ne dici?

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    1. Si, secondo me l'intero omicidio è molto strutturato ed eccentrico.
      Il finale è veloce, tutto costruito per mantenere alta la suspense. Anche per questo il movente può sembrare debole. Sicuramente con un epilogo di questo tipo si rischia di lasciare qualche dubbio nel lettore, però si tiene alta la tensione fino all'ultima pagina. Rispetto al primo thriller qui se vogliamo la Rowling schiaccia l'acceleratore ancora di più.
      Cosa intendi per psichiatrico? Il movente mi fa pensare ad una sorta di lucida follia forse.

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  3. Adoro la Rowling e ho letto tutto di lei, in inglese e in italiano. Ho amato molto di questo libro, che ho letto in originale, alcune scene gustosissime con agenti letterari e autori: feroci e disegnate alla grande. Ho però trovato il finale un po' deludente, troppo complicato, non molto credibile. La Rowling resta comunque nel mio piccolo olimpo personale.

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